venerdì 22 febbraio 2019

Quei notai di Piscinola, di tanto tempo fa...!




Antico stemma della municipalità di Napoli
A volte sorprende scoprire, nel corso delle nostre ricerche, tante notizie storiche riguardanti l'antico Casale di Piscinola. Sorprende soprattutto il fatto che un centro civico periferico, alquanto limitato, sia per estensione superficiale che per numero di abitati, abbia prodotto tanta eccellenza e sia stato nel corso dei secoli il luogo di appartenenza di tanti personaggi notabili della storia di Napoli; abbiamo, infatti, narrato su queste pagine del blog tante storie di personaggi: dai patrioti agli illuministi, dagli scrittori agli scienziati, dai musicisti ai letterati, dai condottieri ai giureconsulti. E non si finisce mai di scoprire...! Continuiamo a trovare nuove notizie, sempre più importanti e preziose, che riguardano questa terra: un piccolo scrigno della cultura! Un luogo antico, seppur piccolo, ma con una storia di degno di rispetto!! E possiamo dirlo, senza riserve: il quartiere di Piscinola non è secondo a nessun quartiere di Napoli per importanza storica! Sono le notizie pubblicate fino ad oggi a darci conferma di quanto sostenuto!
Questa considerazione la possiamo estendere ugualmente anche agli altri antichi Casali del territorio a nord di Napoli, Marianella, Miano, Chiaiano, Polvica, Secondigliano, ecc.
Questa volta descriveremo un pezzo di storia del quartiere, che è forse ancora inedita, vale a dire di quando Piscinola, tra i secoli XVIII e XIX, fu una delle sedi notarili del Regno di Napoli.

Iniziamo con la testimonianza più antica, risalente alla seconda metà del '700.
Autoritratto di De Mura (Galleria degli Uffizi)
Dalla storia del pittore napoletano Francesco De Mura ricaviamo la testimonianza che narra dell'esistenza e dell'operato del regio notaio Nicola Valenzia, con sede nel casale di Piscinola. Valenzia fu notaio di fiducia e soprattutto amico del famoso pittore De Mura, appartenente come è noto alla scuola napoletana di pittura del tardo barocco. Non sappiamo quasi niente della vita di questo notaio, ovvero se a Piscinola avesse solo l'ufficio o anche la sua abitazione. Forse era attaccato a questo territorio per origini familiari e forse per nascita, ma al momento, in base alle informazioni che abbiamo, non possiamo affermarlo con certezza. Altre ricerche occorreranno...
L’11 ottobre 1780 per mano del notaio Michele Valenzia di Piscinola, il pittore Francesco De Mura dettò il suo testamento, attraverso il quale, al Pio Monte di Misericordia di Napoli lasciava gran parte delle sue sostanze. Gli lasciò tutto quanto contenesse la sua casa: un capitale che raggiungeva l'impressionante cifra (in danaro contante) di 55.454 ducati, oltre i suoi 187 quadri, gli argenti, il mobilio, le carrozze, nonché altre numerose fedi di credito...!
Nell'atto scritto a Piscinola, a conclusione delle disposizioni di De Mura, si legge:“Io Francesco de Mura di questa Città ritrovandomi infermo di corpo, sano però per la Dio grazia di mente, e d’intelletto, e del mio retto parlare e memoria parimente esistente, dichiaro, che sotto il dì undici Ottobre dell’anno 17ottanta feci il mio inscriptis chiuso, e suggellato Testamento, che diedi a conservare al regio Notar D. Michele Valenzia di Napoli. Indi il 26 Febbraio dell’Anno 17ottantuno feci un Codicillo chiuso che consegnai parimenti…”.
Mappa dei luoghi a nord di Napoli, anno 1836 ca.
Allo studio notarile di Piscinola, De Mura tornò altre volte per aggiungere codicilli al suo testamento, fino al febbraio del 1781.
In uno di questi codicilli, per dimostrare la sua stima e riconoscenza per l'amicizia, si legge anche un dono offerto al notaio Michele Valenzia:
[...]“Item lascio juri Legati al suddetto Regio Notar Don Michele Valenzia, mio carissimo amico, docati cento per una sola volta, per un fiore per le tante fatighe per me fatte…”.
Nell'atto si legge, ancora: "E voglio che gli esecutori del presente mio Codicillo siano quelli stessi da me stabiliti nel citato testamento inscriptis, con le medesime facoltà, e non altrimenti. E finalmente dichiaro, che con il suddetto mio testamento, ordinai di corrispondersi al mag.co Notar Don Michele Valenzia, annui docati venticinque sua vita durante, colle leggi e condizioni indetto Testamento…”
Sotto al documento si legge chiaramente il luogo della stipula notarile: Piscinola Lì undici Ottobre millesettecento ottanta - Io Francesco di Mura ho disposto come sopra.
(notizie tratte da "Napoli Nobilissima", vol. 9, ed. Arte Tipografica, 2008). 
Nella Prammatica di Ferdinando IV del 10 luglio 1803, si apprende che il notaio di stanza a Piscinola era un certo D. Giosuè Piccirillo.
Antico stemma della municipalità di Napoli
Un'altro notaio regio, attivo nella sede di Piscinola, nella metà dell’’800, fu D. Filippo Barbati. Troviamo il suo nome riportato in un regio dispaccio, emesso nell'anno 1849. L'atto, del quale riportiamo la parte d'interesse, sancisce l’approvazione reale per l’accettazione delle donazioni offerte da alcuni fedeli in favore dell’opera della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria in Secondigliano. All’epoca era ancora vivente il suo fondatore, oggi diventato santo, ovvero San Gaetano Errico: nato e morto a Secondigliano. 
L’atto in parola recita così:
(N.874) "Decreto contenente il sovrano beneplacito accordato alla congregazione de’ PP. Missionari sotto il titolo de’ SS. Cuori di Gesù e Maria in Secondigliano nella provincia di Napoli per accettare le pie disposizioni in pro di essa fatte: 1 dal sacerdote D. Giovanni Riccardi con pubblico testamento del primo di settembre 1845 per notajo in Ponticelli Raffaele Benigno; 2 dal sacerdote D. Pasquale Occhicone per atto tra vivi de’ 25 di agosto 1840 pel notajo in Andretta Giambatista Luongo; 3 Da Maria Gaetana Russo con testamento pubblico de’ 26 di maggio 1832 pel notajo in Piscinola Filippo Barbati; 4 da Caterina Altamura per atto tra vivi de’ 23 di luglio 1828 pel notajo Michele Casolla; 5 da Orsola Alfiero con testamento pubblico de’ 12 di luglio 1837 per notajo Cosmo Miranda; 6 dal sacerdote D. Cosmo Andretta con testamento mistico de’ 5 aprile 1838 presso il riferito notajo Miranda; 7 e finalmente da Berardino Cardone con pubblico testamento de’ 17 di febbraio 1842 pel notajo Filippo Barbati; dovendo però restar salvi i diritti de’ terzi, ed eseguirsi tutte le condizioni e clausole accennate da’ suddetti pii disponenti ne’ loro atti rispettivi, de’ quali dovrà pure prendersi nota nella platea della congregazione. (Napoli, 16 maggio 1849)." (da "Collezione delle leggi e de' decreti reali del Regno delle Due Sicilie" , pp. 130-131).

1692, Campagna Felice, Bulifon-de Silva

Il terzo regio notaio di Piscinola, qui narrato in ordine di tempo, è stato D. Domenico Liccardi. Ecco i documenti che testimoniano sulla sua esistenza e sul suo operato:
(N. 9985) Decreto che autorizza la chiesa parrocchiale di S. Biase di Mugnano in provincia di Napoli ad accettare il legato rimasole dal sacerdote D. Sabatino Chianese con testamento pubblico de’ 9 aprile 1844 per lo notajo in Piscinola Domenico Liccardi; salvo i diritti de’ terzi, e dovendo eseguirsi i pesi imposti, e notarsi nella platea della chiesa (Napoli, 14 febbrajo 1846).
Stemmi dei Sedili di Napoli
(N. 10168) Decreto che permette alla chiesa parrocchjale di Piscinola in provincia di Napoli ad accettare la donazione fattale da D. Teresa Ippolito con istrumento de’ 18 di ottobre 1845 per lo notajo Domenico Liccardi; salvo i diritti de’ terzi e l’esecuzione de’ pesi imposti da notarsi nella platea della chiesa parrocchiale. (Napoli, 12 giugno 1846)."
Sempre riferendoci a documenti che menzionano il notaio Domenico Liccardi, interessante, a parer nostro, è questo decreto che abbiamo trovato e che riportiamo per intero: esso descrive una controversia sorta per problemi di eredità. La cosa interessante è quella che esso ci consente di leggere, a distanza di oltre 170 anni, un documento ufficiale del tempo, quando Napoli era capitale di un Regno e quando gli atti ufficiali riportavano, oltre le disposizioni del re regnante, con tanto firma e di sigillo reale, anche la sottoscrizione di una serie di ministri in carica.
(N. 11274) Decreto autorizzante la chiesa parrocchiale di S. Biase in Mugnano ad accettare la disposizione fatta in suo favore da D. Sebastiano Tafuri.
Napoli, 11 Gennajo 1848.
FERDINANDO II. PER GRAZIA DI DIO RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, DI GERUSALEMME EC. DUCA DI PARMA, PIACENZA, CASTRO EC. EC. GRAN PRINCIPE EREDITARIO DI TOSCANA EC. EC. EC.
Veduto il testamento per atto pubblico de’ 6 di ottobre 1845 per lo notajo in Piscinola Domenico Liccardi, col quale D. Sebastiano Tafuri, tolti due legati di ducati cento l’uno, chiamava a se erede della proprietà de’ suoi beni la chiesa parrocchiale di S. Biase in Mugnano, e nell’usufrutto D.a Cristina Liccardi e D.a Benedetta e D.a Teresa Tafuri, madre e sorelle di lui rispettivamente, col peso dell’istituzione di una cappellania e della elemosina di annui ducati cinquanta a’ poveri di Mugnano;
Veduta la domanda della chiesa anzidetta, chiedente il nostro beneplacito per l’accettazione della enunciata disposizione;
Veduti i reclami da parte di D. Cristina Liccardi, e delle sorelle Tafuri, pe’ quali si attaccava il testamento per nullità, e per lesione di legittima della madre del testatore, e della proprietà delle sorelle;
Veduto l’istrumento di transazione de’ 14 di agosto 1846 per lo notajo in questa capitale Giovanni Mango, approvato con rescritto pontificio de’ 16 aprile 1847, per lo quale è stabilito che, fermo rimanendo l’usufrutto come sopra disposto, dovesse la proprietà dividersi in due parti eguali, l’una a favore della chiesa parrocchiale, l’altra delle signore Liccardi e Tafuri, con che però dovesse rimanere a carico della chiesa stessa il pagamento di due legati su riferiti di ducati cento l’uno, e degli altri pesi imposti;
Veduto l’articolo 826 della prima parte del Codice per lo Regno delle Due Sicilie;
Veduto il parere della Consulta de’ nostri dominii di qua del Faro;
Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato di grazia e giustizia;
Abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue.
Art.1 Accordiamo il nostro beneplacito perché la chiesa parrocchiale di S. Biase in Mugnano, provincia di Napoli, possa accettare con beneficio dell’inventario la disposizione come sopra in favor suo da D. Sebastiano Tafuri, ne’ termini però dell’istrumento di transazione de’ 14 di agosto 1847, che rimane approvata, salvo rimanendo i diritti di terzi.
2. Di tale disposizione e de’ pesi annessivi, che dovranno esattamente eseguirsi, sarà presa nota nella platea della chiesa medesima.
3. I nostri Ministri Segretarii di Stato di grazia e giustizia, degli affari ecclesiastici, e dell’interno, ciascuno per la parte che lo riguarda, sono incaricati della esecuzione del presente decreto.
                                               Firmato FERDINANDO.


Il Ministro Segretario di Stato
di grazia e giustizia
Firmato, Nicola Parisio
Il Consigliere Ministro di Stato
Presidente internino del Consiglio de’ Ministri
Firmato, Marchese di Pietracatella.




Altre indagini e ricerche ci attendono, per cercare i dettagli della storia e della vita dei personaggi qui narrati, ma ci vorrà ancora del tempo...; intanto il post pubblicato ha saputo rendere un altro meritato elogio alla terra che li ha accolti: a Piscinola, terra di santi, di poeti, di musicisti, di scrittori, di giureconsulti e... di notai!
Salvatore Fioretto


giovedì 7 febbraio 2019

Quei caduti della seconda guerra mondiale: un memoriale per ricordarli...!

Sono trascorsi quasi ottant'anni da quel periodo buio della nostra storia, quando migliaia di ragazzi, poco più che adolescenti, venivano arruolati e mandati a combattere in battaglie svolte al di fuori dei confini d'Italia: Spagna, Russia, Jugoslavia, Grecia, Africa Settentrionale e altre nazioni, spesso inquadrati come combattenti nel "Corpo Truppe Volontari". Le loro partecipazioni riguardavano anche quelle campagne militari condotte dall'esercito italiano al di fuori dei confini italiani, durante la Seconda Guerra Mondiale, spesso al fianco delle truppe germaniche. Tuttavia l'invio di soldati italiani in combattimenti all'estero fu anche frutto di alleanze stipulate tra governanti, come quella tra il regime fascista e il dittatore Franco, nel corso della guerra civile spagnola, che ebbe inizio nel 1936. Altri caduti si ebbero dopo l'Armistizio del 1943, nei combattimenti contro le truppe tedesche, specie in Yugoslavia.
Di quei soldati morti in guerra spesso si hanno poche e scarne notizie, sia dei luoghi di combattimento e sia delle azioni di guerra che hanno determinato la loro infelice fine esistenziale. Spesso i loro nomi sono inseriti in lunghissimi elenchi, pubblicati nei siti istituzionali e da associazioni di reduci e combattenti, nei quali compare frequente la parola "Disperso"!
Considerato l'assenza di targhe e di testimonianze scritte che ricordano i caduti del quartiere di Piscinola, abbiamo deciso di intraprendere una ricerca specifica, per raccogliere i nomi dei soldati caduti durante la seconda Guerra Mondiale (più precisamente del periodo 1938-1945), comprendendo anche i civili, che erano originari del nostro quartiere, per nascita o per residenza, raccogliendo tutte le notizie e le informazioni disponibili che li riguardano. 
La ricerca è stata tutt'altro che facile, soprattutto perché tanti anziani del luogo ci hanno lasciato in questi anni, ed erano essi delle fonti preziosissime che sicuramente potevano aiutarci in questo arduo compito, e poi perché negli elenchi istituzionali dei caduti della Seconda Guerra Mondiale si accosta al nome del soldato caduto solo la città di origine (nel nostro caso la città di Napoli), senza indicare altri particolari che rendono noti i loro quartieri o borghi di appartenenza. 
Dopo accurate ricerche siamo riusciti a stilare un primo elenco delle vittime piscinolesi di quel buio periodo storico. L'elenco è provvisorio, tuttavia, man mano che nel tempo raccoglieremo altre testimonianze, provvederemo ad aggiornarlo e integrarlo. 
L'obiettivo principale di questo recupero antropologico è principalmente civico, ossia quello di immortalare nella storia i nomi dei nostri sfortunati concittadini, che hanno perso la loro vita, servendo la Patria, in conflitti ingiusti oppure sono stati vittime di bombardamenti in città.


Precisiamo, infine, che non abbiamo inserito i nomi dei civili e dei partigiani caduti nel corso delle "Quattro Giornate di Napoli", come pure le vicende dei fanciulli deceduti a causa dello scoppio accidentale di bombe a mano: per loro abbiamo già dedicato nel blog dei post in memoria.

Iniziamo con l'elenco dei soldati caduti in combattimento:

- Raffaele Capuozzo (20 anni), fu Gaetano, nato a Piscinola, il 7 novembre 1921. Abitava in via Vecchia Miano. Arruolato nella 82^ Fanteria "Torino", fu mandato a combattere al fronte russo, come tanti ragazzi italiani della sua età. Perse la vita a Wolinzewo (Ucraina), il 6 dicembre 1941. I suoi resti riposano nel cimitero militare del posto.
Motivazione: "Wolinzewo, quota 129 - fronte russo. Portatreppiede di mitragliatrice, durante aspro combattimento, caduto il puntatore prontamente lo sostituiva, continuando con calma il fuoco efficace, nonostante la pronta reazione nemica. Colpito a morte, si abbatteva sull'arma".
(Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale italiana dell'anno 1949, parte I)

- Giuseppe Della Corte (27 anni), di Salvatore e Luongo Maria, nato a Piscinola, il 24 novembre  1915. Abitava in piazzetta Vittorio Emanuele III (in un appartamento del palazzo don Carlos). Sergente nel reparto 90° Reggimento Fanteria. Morì prigioniero nell'ospedale n.2985 Kociet (fronte russo), il 20 aprile 1943. 

- Di Febbraio Marco, di Salvatore, da Piscinola (Napoli). Soldato del Raggruppamento di Artiglieria M.C. ("Medi Calibri") del C.T.V. ("Corpo Truppe  Volontari"); morto in Spagna, durante la battaglia dell'Ebro, il 3 settembre 1938.
Motivazione: "Guardiafili presso l'osservatorio di batteria si offriva volontario per recarsi a prendere filo per lo stendimento di una linea, attraversando una zona battuta da mitragliatrice e da artiglieria. Colpito da scheggia, cadeva mortalmente ferito. Battaglia dell'Ebro (nel corso della guerra civile spagnola), 3 settembre 1938 (XVI)"
(Pubblicato sulla G.U. del Regno d'Italia, n.20 part. I - Sabato 25 gennaio 1941 (pag. 323)).

- Francesco Faro, fu Nicola, da Piscinola (Napoli). Soldato di fanteria, caduto in combattimento in Jugoslavia (pos. n. 796).
(Dal libro: "Ventimila Caduti: Gli italiani in Jugoslavia, dal 1943 al 1945", di Giacomo Scotti, ed.1970.

- Gennaro Della Corte (26 anni), di Salvatore, nato a Piscinola, il 10 maggio 1917, morto l'1 settembre 1943, caduto in località non precisata.

- Dirupo Alfonso (27 anni), di Luigi e di Liccardo Maria, nato a Piscinola il 20 giugno 1914, soldato della 9^ Compagnia di Artiglieria (già 30^ batteria da 20 mm), caduto in Libia, ad Agedabia (Cirenaica, a sud di Bengasi), il 28 febbraio 1941.  Sepolto nel cimitero militare di Agedabia.
Decorato in precedenza con la "Medaglia commemorativa con gladio romano per le operazioni in Africa Orientale", anno 1936.

- Albano Mario (24 anni), di Pasquale, nato a Piscinola, il 17 luglio 1921, paracadutista, morto il 10 marzo 1945, caduto in località non precisata.

- Musella Salvatore (48 anni), nato a Piscinola, il 29 giugno 1896, morto il 3 marzo 1944, a Beniaminow-Nieporent/ Legionovwo (Voivodato di Masovia). Sepolto a Bielany/Varsavia (Polonia), nel cimitero militare italiano d'onore (Da verificare).

- Valentino Francesco, nato a Napoli, il 10 novembre 1924, civile, morto il 16 aprile 1944, a Graz (Stiria - Austria), e sepolto a Mauthausen (Austria), nel cimitero militare italiano. (Da verificare)



Nel mese di gennaio 2020 sono stati trovati i nomi di questi quattro dispersi originari di Piscinola, che furono pubblicati su un'apposita rivista nazionale, nell'anno 1946:
(Aggiungiamo all'elenco in attesa di una verifica)
- Guarino Pasquale (soldato), fu Giovanni, nato nel 1909, residente in vico Operai - Piscinola (notizie chieste da Mele Michele).
- Cuozzo Gennaro (soldato), residente nella masseria Filanda (da via del Plebiscito)
- Avolio  Vincenzo (caporale maggiore), residente in via Piscinola, 12.
- Massari Antonio (soldato), residente in vico Operai, 7 - Piscinola.

Nomi dei caduti rinvenuti il 5 agosto 2020
(da accertare ancora la data e il luogo del decesso e il Corpo militare  di appartenenza):

- Ippolito Sabatino, nato a Piscinola, il 26 marzo 1920, caduto il 27 agosto 1944 (soldato, forse caduto in una località ai confini con l'Italia, da verificare);


- Ippolito Salvatore (soldato, forse caduto a Cremona, da verificare).

Caduti Civili durante i bombardamenti del 1943-1944, a Napoli: 
-Salvatore Montesano, nato a Piscinola, morto durante un bombardamento del 1944, a Napoli, in Piazza Garibaldi. 




Questo breve post è dedicato ai soldati e anche ai civili, originari del quartiere di Piscinola, caduti durante la Seconda Guerra mondiale: 
A voi, cari Caduti di Piscinola, va il nostro tributo di uomini del "terzo millennio". Possiamo farlo solo tramite questo mezzo, con questo memoriale, perché attraverso questo scritto si possano ricordare sempre le vostre vicende, le vostre giovani vite troncate durante gli anni più belli della gioventù. Noi non vi dimenticheremo mai!
I conflitti, ovunque avvengono, a prescindere dalle cause che li generano, sono sempre azioni umane sbagliate e ingiuste, da condannare sempre, auspicando che regni la Pace in ogni luogo. Mai più la guerra!
Salvatore Fioretto

 

giovedì 31 gennaio 2019

Il professore diventa enciclopedico....!

Pubblichiamo integralmente la biografia che la famosa enciclopedia universale italiana, "Treccani", ha inserito in uno dei suoi volumi, descrivendo la vita e le opere del nostro eminentissimo concittadino di Piscinola, il professore Raffaele Chiarolanza, medico, scienziato e deputato della Repubblica Italiana. L’articolo è stato scritto da Arnaldo Cantani.

 

CHIAROLANZA, Raffaele

di Arnaldo Cantani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)


CHIAROLANZA, Raffaele. - Nato a Piscinola (Napoli) il 17 sett. 1881 da Vincenzo, insegnante, e da Maria Angelina di Febbraro, compì gli studi secondari a Napoli conseguendo la licenza liceale d'onore. Iscrittosi alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Napoli, frequentò i laboratori di vari istituti: di istologia, diretto da G. Paladino; di embriologia, diretto da A. Della Valle; di batteriologia, diretto da N. Pane; di clinica pediatrica, diretto da F. Fede; di semeiotica chirurgica, diretto da G. Pascale. Vinse una borsa di studio per gli studenti del sesto anno di corso e si laureò in medicina e chirurgia a pieni voti e con la lode il 31 luglio 1905.
Dopo essere stato assistente volontario nell'ospedale di Loreto a Napoli nel 1905-1906, nel 1907 divenne assistente ordinario presso la clinica chirurgica dell'università di Napoli diretta da A. D'Antona. L'anno seguente vinse una borsa di studio di perfezionamento all'estero in ematologia; si recò dapprima a Berlino, ove frequentò il Königliches Institut für Infektionskrankheiten diretto da G.T.A. Gaffky e lavorò con A. von Wassermann e J. Koch, e il laboratorio del Charlottenburg - Westendkrankenhaus diretto da E. Grawitz; fu quindi a Londra, ove si dedicò allo studio delle opsonine con sir A.E. Wright. Tornato in Italia e ripreso il suo posto presso la clinica chirurgica napoletana, nel 1911 ottenne il titolo di aiuto, che conservò fino al 1915. Nel 1910 conseguì per titoli la libera docenza in patologia speciale chirurgica, disciplina della quale ottenne da allora corsi di insegnamento universitario pareggiato, e nel 1914 quella in clinica chirurgica: tali docenze vennero confermate con d.m. del 15 febbr. 1930. Negli anni accademici 1913-14 e 1914-15 fu incaricato dal prof. G. Pascale - divenuto nel frattempo direttore dello istituto - della supplenza degli insegnamenti ufficiali di semeiotica e clinica chirurgica.
Durante la prima guerra mondiale prestò servizio inizialmente come capitano, poi come maggiore medico e diresse sezioni ospedaliere di guerra e l'ospedale militare De Amicis di Alessandria. Di nuovo a Napoli, lasciata la clinica universitaria divenne chirurgo ordinario prima dell'ospedale di Loreto e poi di quello dei Pellegrini; nel 1933, vinto il relativo concorso, assunse la direzione di quest'ultimo ospedale, che doveva poi mantenere per dieci anni.
Il Chiarolanza fu un ottimo chirurgo, esperto e sicuro nella capacità diagnostica e abile operatore. Subito dopo la laurea, grazie agli studi compiuti all'estero, pubblicò lavori di ematologia, batteriologia e istologia. Indirizzatosi verso la chirurgia, durante la sua attività universitaria fu autore di numerosi studi su argomenti di diagnostica e di tecnica chirurgica, che costituirono oggetto di comunicazioni a varie societá scientifiche e di pubblicazioni. Si occupò delle forme chirurgiche della tubercolosi, del pneumotorace artificiale, della chirurgia plastica e delle ricostruzioni facciali; della chirurgia dell'elefantiasi, dei tumori dell'apparato respiratorio e intestinale, delle cisti, delle fistole ossee, delle artriti purulente; della chirurgia del simpatico, delle fratture della colonna vertebrale, delle cisti del pancreas, delle embolie postoperatorie; dei vantaggi e delle controindicazioni dell'anestesia locale.Nel primo dopoguerra il Chiarolanza si era impegnato anche nella vita politica a livello locale. Il 28 luglio 1920 fu tra i fondatori della sezione napoletana della Democrazia sociale, di cui fu segretario politico. In tale carica dette un contributo notevole alla formazione della coalizione costituita per fronteggiare socialisti e popolari nelle elezioni del 27 novembre del 1920, che conquistò la maggioranza al comune di Napoli. Nell'amministrazione retta dal sindaco A. V. Russo, egli fu assessore fino all'aprile 1921.
Dopo la seconda guerra mondiale il Chiarolanza rivolse sempre più i propri interessi ai problemi della classe medica e iniziò quella infaticabile e appassionata attività politica e sindacale che doveva proseguire per tutta la vita. Primo commissario del disciolto sindacato dei medici di Napoli, egli, antifascista e firmatario a suo tempo del manifesto Croce, si adoperò affinché colleghi che avevano ricoperto cariche politiche sotto il regime fascista non subissero discriminazioni. Presidente poi del ricostituito Ordine dei medici di Napoli fino al 1966 (con una interruzione di tre anni), fece parte del comitato centrale della Federazione nazionale degli Ordini dei medici dal 1946 al 1967, ne fu segretario dal 1950 e ne divenne presidente nel 1952: mantenne tale carica fino al 1964, rimanendo poi presidente onorario a vita. Se si pone mente al fatto che l'Istituto nazionale di assicurazioni contro le malattie, derivante dalla fusione delle preesistenti casse mutue, venne istituito nel 1947 e che durante i primi anni di vita dedicò la propria attività prevalentemente alla riorganizzazione del settore, risulta evidente che il Chiarolanza si trovò ai suoi vertici nel periodo più difficile dell'attuazione della "assicurazione contro le malattie": allora, infatti, la classe medica, sindacalmente impreparata, divisa nei suoi interessi pratici in una miriade di componenti, turbata da inaspettate trasformazioni del servizio professionale, dovette stabilire nuovi rapporti tra medico e paziente e inserirsi anche nella burocrazia amministrativa. Le difficoltà crescenti, le polemiche che sempre più investirono la classe medica, trovarono il Chiarolanza fermo nella difesa a tutti i livelli della dignità e della libertà professionale, potendosi egli valere del suo prestigio per conciliare gli interessi dei medici con le esigenze della mutualità e i nuovi rapporti sociali; analoga azione mediatrice egli svolse fra le varie categorie mediche, perché acquistassero una comune coscienza ordinistico-sindacale e morale, più aderente alle trasformazioni della società. Può essere interessante ricordare che fin dal 1954 il Chiarolanza propugnò l'unificazione di tutti i servizi assistenziali e l'"abbandono di quel mosaico di assistenza oggi fornito dai vari istituti".
Più volte consigliere comunale di Napoli, nel giugno 1953 fu eletto deputato al Parlamento per la seconda legislatura repubblicana nel collegio di Napoli-Caserta per il Partito nazionale monarchico. Presentatosi candidato alle elezioni politiche del maggio 1958 nelle liste del Partito monarchico popolare non venne rieletto, ma nel luglio dell'anno successivo subentrò a R. Cafiero, allora deceduto. Nella IV legislatura (1963-68) venne confermato deputato per il Partito democratico italiano di unità monarchica. In Parlamento dette un qualificato contributo nel campo della legislazione ospedaliera e sanitaria e svolse un'intensa azione per la costituzione di un fondo di previdenza e assistenza per i medici, l'E.N.P.A.M., di cui fu il primo presidente e in seguito membro del comitato direttivo: l'ente, istituito nel 1957, dal 1º genn. 1958 cominciò a erogare la pensione agli anziani e ai superstiti. Il Chiarolanza contribuì inoltre a far modificare la legislazione sull'ordinamento dell'Opera nazionale assistenza per gli orfani dei sanitari italiani, di cui fu membro del comitato direttivo, e fece approvare una legge per i radiolesi che reca il suo nome.
Il Chiarolanza svolse anche intensa attività giornalistica: nel 1951 costituì l'Associazione stampa medica italiana (A.S.M.I.) aderente alla Federazione italiana della stampa, fondò e diresse per circa venti anni il periodico Risveglio sanitario e ridette vita al Bollettino ufficiale dell'Ordine dei medici di Napoli, in cui apparvero molti suoi articoli; fondò nel 1964 il settimanale Il Medico d'Italia, organo ufficiale della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, e potenziò la rivista Federazione medica.
Appartenne a numerose società scientifiche, fra cui l'International College of Surgeons, la Société internationale de chirurgie, l'Association française de chirurgie et d'orthopédie, la Società italiana di chirurgia e la Società nazionale di scienze e arti: fu membro del Consiglio superiore di sanità dal 1952 al 1964.
Morì nella sua casa di Napoli, la sera dell'11 marzo 1969.

Fonti e Bibl.: oltre a R. Chiarolanza, Curriculum vitae, Napoli 1941, cfr. D. Giordano, Chirurgia, Milano 1938, ad Indicem; Necrol., in Bollettino uff. d. Ord. d. med. di Napoli, 30 settembre 1969, pp. 1, s.; in Il Medico d'Italia, VI (1969), 10, p. 4; E. R. Papa, Storia di due manifesti. Il fascismo e la cultura ital., Milano 1958, p. 100; R. Colapietra, Napoli tra dopoguerra e fascismo, Milano 1962, ad Indicem; A. Scirocco, Dall'Unità alla prima guerra mondiale, in Storia di Napoli, X, Napoli 1971, p. 123; I deputati al Parlamento dal 1848, Roma 1978, p. 110.
Arnaldo Cantani



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