domenica 20 maggio 2018

Il pittore del "mare turchino", il maestro Giuseppe Chiarolanza.


Continuando la trattazione degli artisti che sono nati o hanno vissuto nell'Area Nord di Napoli, è la volta del pittore Giuseppe Chiarolanza.
Giuseppe Chiarolanza nacque a Miano, il 17 marzo del 1868. Frequentò, con profitto, l'Istituto di Belle Arti di Napoli, nel quale seguì l'indirizzo e gli insegnamenti ricevuti, dipingendo quadri di genere e paesaggi ariosi.

Fu allievo del celebre maestro, Alfonso Simonetti, del quale seguì le orme, anche lui paesaggista.
In suo onore dipinse "Il pantano di Licola".
Una volta diplomato, seguì il suo percorso artistico, divenendo un apprezzato paesaggista; i suoi quadri divennero celebri per la vivacità e la delicatezza dei colori, ma fu molto abile anche nel ritrarre scorci di boschi, colline con tanti alberi e i vecchi borghi abitati. 
Esordì nel 1880, all'evento pittorico "Promotrice napoletana" con l'opera "Bosco di Capodimonte - Studio dal vero" (opera oggi esposta nelle sale della ex Provincia di Napoli). Già in questo primo "dipinto studio", Chiarolanza mostrò, una tecnica e una libertà di rappresentazione scenica, che verrà da lui confermata nella produzione pittorica successiva, tuttavia sempre più mirata a una crescente attenzione verso la resa del vero. 
I suoi paesaggi, talvolta scorci cittadini, marine, boschi e campagne, apparvero con frequenza fin dalle prime mostre cittadine a cui partecipò, tra le quali si ricordano:
  • 1880, "Promotrice di Napoli";
  • 1884, opera esposta: "Nelle reali delizie di Capodimonte";

  • 1887, opera esposta "Pantano di Licola";
  • 1896, opere esposte: "Bosco di Licata", "Autunno", "Inverno";
  • 1890, partecipa con diverse sue opere alla Mostra del Lavoro, nella quale venne premiato con medaglia d'argento;
  • 1890, partecipa con diverse sue opere alla "Mostra del Lavoro" della Galleria Umberto I a Napoli, dove conseguì una medaglia di bronzo.
Chiarolanza partecipò anche a diverse esposizioni italiane, tra le quali:
  • nel 1883, alla "Mostra Nazionale di Roma", dove presentò "Il pascolo" e "Nel bosco reale di Capodimonte";
  • nel 1898, alla Mostra di Torino, con i quadri "Dintorni di Napoli", "Via di Miano presso Napoli" e "Ponti Rossi".
Nel 1890 fu chiamato a collaborare alla decorazione delle sale del celebre Caffè Gambrinus, insieme a tanti altri artisti celeberrimi, appartenenti alla famosa "Scuola di Posillipo" e altri pittori impressionisti napoletani, tra i quali Pietro Scoppetta (autore delle miniature degli spartiti musicali delle case editrici napoletane, tra cui della Trevers), Luca Postiglione, Attilio Petrella, Vicenzo Volpe,  Gaetano Esposito, Vincenzo Magliaro, Vincenzo Irolli, Alberto Cocco, Giuseppe Casciaro, Edoardo Matania, Giuseppe Alberto Cocco.
Altri artisti che collaborarono, insieme a Chiarolanza, all'opera del Gambribus, furono: Alceste Comprioni, G. Battista De Curtis (autore delle celebri canzoni classiche napoletane), Raffaele Ragione, Aldo Ciarnelli, Salvatore Cozzolino, Giuseppe de Santis, Umberto Albino, Nicola Bondi, Carlo Brancaccio, Vincenzo Capone,Vincenzo Caprile.
Ponti Rossi (Napoli)
Diverse sue opere furono acquistate dalla "Casa reale" dei Savoia ed alcune oggi si trovano esposte nella Pinacoteca del Museo di Capodimonte, nonchè presso diversi collezionisti privati napoletani e non. 
I suoi dipinti ritraggono paesaggi marini ma anche paesaggi agresti e gruppi di popolani ripresi nei borghi più popolari di Napoli. Sicuramente alcuni suoi dipinti sono stati ispirati dalle vedute ammirate a Miano e in altri posti delle colline di Napoli, tra cui quella di Capodimonte.
Le sue numerose opere pittoriche sono esposte nei migliori musei italiani ed europei e sono scambiate oggi nelle più importanti case d'asta di dipinti.

Giuseppe Chiarolanza morì a Napoli, nell'anno 1920. 
Salvatore Fioretto


     





    Particolare del dipinto "Ponti Rossi"


     

     





    venerdì 4 maggio 2018

    L'Omaggio al libro, "Borgo Perduto" del 5 maggio 2013. Quinto anniversario dalla pubblicazione.

    In occasione del quinto anniversario dalla pubblicazione del Libro "Il borgo Perduto", scritto da Luigi Sica, ecco il mio omaggio letto al teatro "TAN" di Piscinola, la sera del 5 maggio 2013.

    "Ecco un altro grande giorno per Piscinola, per la nostra cara Piscinola, dopo quella sera del 14 gennaio 2011, che dedicammo qui, alla cara “Terra del Salvatore”; quando ebbi l’onore di ricevere il tuo messaggio di auguri, caro Luigi.
    Finalmente oggi è nato il libro “Il Borgo perduto”, il tuo libro su Piscinola.
    Già immagino il bel “viaggio” che ci farai compiere indietro nel tempo, prendendoci tutti per mano…! Ho avuto conferma dai brani fin qui letti…
    Ecco rivedere l’antico e affollato “Cape ‘e Coppe, con le sue viuzze e le venelle, con la sua gente sempre allegra e sorridente, pur vivendo nella dignitosa miseria…!
    Ed ecco Miez’'a Piazza…, la cantina ‘e Pippotto, la trattoria ‘e Sarnacchiaro…e ’o brode ‘e purpo!
    Ci farai riveder ‘o ‘Cape ‘a Chianca, con il suo vociare e quel profumo di terra bagnata che, dopo ogni temporale, dalle campagne di Scampia, fin lì si diffondeva; e …più giù, la bella e ariosa stazione della Piedimonte, con la mitica pasticceria Marra…, che profumo quelle sfogliatelle!!
    Ed ecco riveder ‘a Festa ‘o Salvatore (la nostra bella festa…!) con quell’esplosione di gioia collettiva, ‘a zuppe ‘e cozze, ‘e bancarelle cu ‘o turrone, ‘e figurine e ‘o ffuoco ‘n’aria dai mille colori!! Tanto da dire ai giovani d’oggi: “Che vi siete persi…!!”.
    Rivedremo le nostre verdi e fresche campagne, piene di grano, di canapa, di perzeche e di percoche; i dolci colori dello Scampagnato! (quando era veramente un verde “scampagnato” e non quel rione grigio di cemento che vediamo oggi…!). E poi le vecchie masserie, cu è panne spase mmiez’a ll’arie e l’inebriante profumo d’’e furne ‘e pane.
    Ci farai risentire le dolci melodie della nostra banda, la bella "musica ‘e Piscinula", con i suoi bravi direttori: Santoro, Piccolo, e capiremo perché a Natale si dice ancora: “55, ‘a musica ‘e Piscinola”. 
    Racconterai dei grandi personaggi, come di don Beniamino Montesano, di Mario Musella e del prof. Chiarolanza, nostro esimio scienziato e deputato della Repubblica.
    Ci delizierai con tutti questi ricordi, che di sicuro ci porteranno tanta dolce nostalgia… 
    Ci commuoveremo, lo so’, perché poi ci ritroveremo di sobbalzo, come dopo un bel sogno, qui, in questo mondo che quasi non ci appartiene, che ha conservato così poco di quel bel tempo, di quella umanità di Piscinola di una volta... 
    Lo so’, ci prenderà anche una gran rabbia, pensando che abbiamo accettato silenziosamente tutte le metamorfosi, senza far niente per impedirle, senza reagire…, perché pensavamo che il “progresso” fosse l’unica panacea per tutte le povertà .... E alla fine ci siamo resi conto che allora eravamo ricchi senza saperlo e oggi ci sentiamo sempre più poveri, senza che ci manchi niente…!
    Caro Gigi, consentimi di chiamarti così, da fraterno tuo amico: il livello culturale di un paese o di un quartiere si misura in base ai libri di storia e dei romanzi che gli vengono dedicati, e oggi, qui, posso dire insieme a te, che Piscinola è tra i quartieri ad avere il più alto numero di libri dedicati. Questo sai che vuol dire? Vuol dire che siamo figli di un grande popolo! E oggi, con questo tuo nuovo libro, saremo ancora di più fieri di appartenervi…
    Ora anche a te il compito di diffondere la grandezza della nostra gente, la grande umanità dei vecchi piscinolesi, soprattutto ai giovani di oggi e di domani, perché possano sentirsi orgogliosi e fieri di appartenere a una grande terra.
    Piscinola oggi soffre, è vero… e tu lo sai (lo sappiamo tutti!), per le molte scelte sbagliate, ma non può e non deve sentirsi considerata meno importante di altri quartieri della città di Napoli!
    Ti abbraccio forte, caro Gigi, con i miei migliori auguri di “in bocca” al lupo per il tuo libro, e ad maiora semper!
    Tuo affezionatissimo amico, Salvatore Fioretto".