sabato 18 aprile 2020

Signori e Signore benvenuti alla festa del SS. Salvatore!! E iniziava così la bella festa a Piscinola!!



A Piscinola abbiamo una lunga tradizione musicale. Basti pensare al M° Don Beniamino Montesano e al M° Santoro che, come abbiamo già letto su queste pagine, accompagnarono tanti giovani piscinolesi che tentarono di strimpellare una chitarra, straziare un pianoforte o strombazzare con un sax. 
Io fui uno di quelli che, pur appassionato di canto e di musica, non riuscii mai a percuotere nemmeno un tamburo. Però tanti mie amici e coetanei piscinolesi ci riuscirono, e pure alla grande.
Franco Ricci
I fratelli Renato (al piano) e poi Luciano Gargiulo, che accompagnò Peppino di Capri con la batteria. Oppure il grandissimo Mario Musella, e qualche altro complesso, come i Wanted Group che all'epoca si fecero onore nel panorama musicale partenopeo, oltre ad altri che sicuramente dimentico...
Immagine dei festeggiamenti del 1968
La nostra passione musicale affondava le radici nella tradizione. Infatti durante i festeggiamenti del SS. Salvatore, Nostro Protettore, il momento più atteso era “Il Concertino”, che si svolgeva in genere il penultimo giorno dei festeggiamenti, in quanto l'ultimo giorno era riservato a “Sua Maestà lo spettacolo pirotecnico”, preceduto dall'asta benefica, che noi chiamavamo “vènneta” ed era condotta mirabilmente da quello che oggi si sarebbe chiamato “rapper”, conosciuto in tutta Napoli come “Don Eugenio cu 'e lente”, al secolo Eugenio Pragliola, da Giugliano.
Nunzio Gallo
Sia i fuochi che la “venneta” meritano un capitolo a parte, così come lo meritano i “cuzzecari” che durante i festeggiamenti offrivano la loro mercanzia nei pressi delle cantine locali.
Ma ora parliamo del “Cuncertino”. Il palco, nei miei ricordi infantili, all'inizio veniva montato a ridosso del muro della scuola Tasso, di fronte all'attuale Ufficio Postale. Poi, con la costruzione delle “palazzine” il palco si prese a montarlo vicino alla cancellata che delimitava le palazzine. 
Tra le persone, i cantanti Mario Trevi e Mario Abbate
A Piscinola si sono esibiti il fior fiore dei cantanti napoletani, da Mario Merola ad Aurelio Fierro, e gli spettatori facevano un vero e proprio tifo da stadio, parteggiando ognuno per il proprio beniamino. Non di rado si accendevano delle discussioni su chi fosse più bravo e quindi si dovesse esibire per ultimo. Tra i più accesi c'erano i sostenitori di Tullio Pane e di Sergio Bruni.
Quest'ultimo era molto popolare, avendo portato al successo canzoni come “Sciummo”, “O ritratto 'e Nanninella” e “Vienime 'nzuonno”, tutte lanciate ai vari Festival di Napoli, senza peraltro, all'epoca, averne mai vinto nessuno. Il primo lo vinse nel '62 con”Marechiaro, Marechiaro” ed il secondo nel '66 con “Bella”. Aveva partecipato nel '60 anche a Sanremo, dove ottenne un buon successo con “Il mare”.
Sergio Bruni
Di contro Tullio Pane aveva già vinto nel '54 un Festival di Napoli e l'anno dopo addirittura il Festival di Sanremo in coppia con Claudio Villa, con “Buongiorno Tristezza”. 
Quella sera, si era forse verso la fine degli anni '50, perché ricordo che il palco era ancora a ridosso della scuola Tasso, gli animi dei sostenitori erano piuttosto accesi.
C'era attesa per capire che tra i due “Big” si sarebbe esibito per ultimo, e quando a salire per primo sul palco fu inaspettatamente Sergio Bruni, i sostenitori di Tullio Pane esplosero in un tifo incontenibile, perché questo significava che il loro beniamino era molto più importante del rivale.
Maria Paris
Ma chissà, forse fu semplicemente perché Sergio Bruni aveva un altro impegno in un'altra festa di piazza. Ed era proprio quello che sostenevano i suoi supporters. Poi gli animi si calmarono e le belle canzoni la ebbero vinta su tutto ed la folla potette godersi i due artisti con grande passione e partecipazione.
Un altro cantante che i piscinolesi avevano quasi adottato, in quanto originario della vicina Melito, era Mario Trevi, che non mancava mai a quei concertini e ricordo che fu sempre molto disponibile ad intrattenersi col pubblico dopo le esibizioni, forse anche perché aveva dei parenti a Piscinola.
Mirna Doris
Tra le donne ricordo che spesso si esibirono Mirna Doris e l'allora regina indiscussa della canzone napoletana Maria Paris, che, in una di quelle occasioni, regalò un cagnolino a una ragazza piscinolese.
Ma Piscinola ebbe pure un figlio naturale come Antonio Buonomo, che all'età di 10 anni vinse il locale concorso di voci nuove che si teneva durante i festeggiamenti. Cantò egregiamente un successo di Nunzio Gallo: “Sti mmane” e raggiunse uno strameritato primo posto.
Mario Merola
Il piccolo Antonio faceva il giovane di barbiere presso il salone gestito in “casa e puteca” da Don Mimì nel palazzo dello “Staviano”, condivideva con me la passione per i fumetti, che ci scambiavamo e divoravamo appena usciti da scuola. Don Gaetano “Lavoratore” Biancardi mi ha spesso ricordato come io passavo d'avanti alla sua bottega al “Capo 'a Chianca” intento a leggere mentre camminavo...
Meno male che all'epoca l'unico pericolo era costituito dai carretti dei contadini trainati dai cavalli, che però uscivano all'alba e si ritiravano al tramonto.
Tullio Pane
Qualche tempo fa ho rivisto Antonio Buonomo, che nel frattempo è diventato anche un bravo attore di teatro e cinema, oltre che un affermato cantante di successo (a meno di venti anni aveva già partecipato già a tre Festival di Napoli con “Nun spezzà sta catena”, “Guappetella” e “O Masto” in coppia addirittura col grande Mario Merola).
Ricordammo i vecchi tempi e mi confessò che per lui che si era esibito pure in America, quella a dieci anni fu la prima e l'ultima volta che si era esibito nella sua Piscinola. Mi sembrò molto rammaricato di questo, ed io per discrezione e delicatezza non gli chiesi la ragione di tutto ciò. Chissà, forse incomprensioni reciproche coi suoi compaesani. E chissà che forse non ci sia ancora tempo per rimediare a questa ingiustizia.
Pasquale Di Fenzo



Ringraziamo l'amico Pasquale Di Fenzo per averci regalato quest'altra perla di ricordi e aneddoti riguardanti le esibizioni canore dei cantanti napoletani ai festeggiamenti del SS. Salvatore a Piscinola degli anni passati... Lo attendiamo per altri racconti e aneddotti su Piscinola e il suo circondario, che sicuramente vorrà scrivere nel prossimo futuro per Piscinolablog. Grazie infinite Pasquale!

Questo post è dedicato alla memoria della cantante Mirna Doris recentemente scomparsa.
Salvatore Fioretto






mercoledì 8 aprile 2020

Ascoltando il treno...! Della serie "Un "trinomio" indelebile: "Musica, Campagna e Piedimonte.."! (III^ parte)

Continuando l'argomento dei post, dedicati alle tre antiche eccellenze di Piscinola, ossia: la Musica, la Campagna e la "Piedimonte", ecco altri due racconti che sono dei ricordi legati alla storia del nostro territorio. Il primo racconto, è una bella e nostalgica testimonianza scritta da Vittorio Selis, mentre il secondo è di chi scrive questa nota introduttiva. 

Prologo: Passano gli anni e Piscinola, con le sue campagne, con l'antico via vai della "Piedimonte", con la lussureggiante natura e la "sua" musica, con le belle tradizioni del territorio, cede inesorabilmente il passo al "nuovo" che avanza e distrugge tutto quello che incontra...!


“Ascoltando il treno...", di Vittorio Selis
...Il fischio della Piedimonte d’Alife mi destava dai miei infiniti pensieri. Ma mai nessuno era sulla scuola, sui compiti non fatti o sui docenti. Semplicemente il mondo scolastico, allora, non mi interessava. 
Stazione terminale di S. Maria C.V., 1972, foto di Rohrer
Eppure uno dei miei sogni era quello che mi vedeva nei panni di un docente itinerante. Ma non terrorizzante come il gufo che intimidiva Calimero mentre con il dito sull’elenco decideva chi interrogare. Lo sguardo mio andava oltre gli alberi che riempivano la vastissima zona divisa dal Villaggio da due linee, per me infinite, che a momenti avrebbero sfiorate e protette le numerose ruote del mio trenino. Di binari nella mia vita professionale ne avrei poi visti tanti, da quelli roventi di Adelaide con qualche canguro in lontananza a quelli protetti da porte scorrevoli di Tokyo con milioni di volti simili. Da quelli di Christchurch sempre attraversati da pecore a quelli di San Lorenzo ancora attraversati da cowboy, nella mia fantasia. Ma allora non sapevo che lì, di fronte, oltre i binari, sarebbe nato il rione Scampia. 
Scorcio di campagna e della  masseria di via  V. Miano, 1996, foto S. Fioretto
Alle spalle avevo il mio Villaggio che poi sarebbe diventato qualcosa di asettico, come il suo nome, VIII Municipale di Napoli. Guardavo a destra e sapevo di un mondo pieno di palazzi e di gente ammassata l’una sull’altra, guardavo a sinistra e ne immaginavo un altro, ricco di verde e di montagne. Forse un giorno sarei andato a sinistra fino ai piedi della grande montagna quasi sempre innevata. I passeri si inseguivano nel gioco dell’amore con il loro suono non nobile per molti, ma immensamente bello per me. In pochi secondi loro riuscivano a creare mille musiche. I cardellini, i canarini e gli altri uccelli più nobili per ugola e per piumaggio, erano prevedibili. Poi, il fatto che alcuni imbecilli li accecassero per ascoltare la musica divina, come dicevano loro, mi metteva una gran tristezza e rabbia addosso. 
Scorcio della campagna alla masseria Torricelli, Mugnano
I passeri no, nessuno li voleva in gabbia. Le piume non erano appariscenti e il loro canto non era amato al punto tale da metterli nella “caiola”. 
Ed ecco che mi svolazzavano intorno felici, spesso sfiorandomi i capelli. Solo il fischio del vecchio trenino napoletano li metteva sull’attenti per evitare di esserne travolti. Più in là, dietro il ponticello, bande di bambini erano già pronte con tanti sassi per fare la “petraiola” al treno, come indiani all’assalto della diligenza. Nella piccola stazione c’erano sempre ragazzini alla ricerca del filo d’erba più lungo per poterne fare un cappio per le malcapitate lucertole. Altri cercavano le prime spighe selvatiche per tirarle come frecce sulle schiene delle ragazzine. Alcuni passeggeri che dovevano andare verso sinistra avevano il “maccaturo” ben annodato pronto a essere sciolto dai contadini in attesa di cibo e di acqua nella polverosa campagna. Altri chiacchieravano dell’antipatico capo ufficio o della bonazza appena arrivata in ditta. C’era quasi ogni mattina una mamma che teneva per l’orecchio il figlio da accompagnare a scuola per l’ennesimo filone fatto.
Treno fermo nella stazione di S. Maria C.V.
Ascoltando il treno per pochi minuti, dal primo fischio alla fermata in stazione, passava un tempo infinito. I miei pensieri volavano insieme alle immagini del film visto la sera prima nel cinema di famiglia. Qualche volta andavano insieme ai soldati di Ottaviano a sconfiggere Marcantonio per trascinare Cleopatra non in trionfo, ma incatenata per i Fori Imperiali.  
Altre volte entravano con i vagoni in tetri campi di concentramento nazisti. Erano felici, i miei pensieri, quando cavalcavano per la prateria uno dei cavalli del mucchio selvaggio o si aggrappavano alle varie ed infinite liane di Tarzan alla ricerca dello stregone o dei cattivi di turno. Il suono del treno che mi interessava per il mio viaggio era quello che arrivava da sinistra. Esso si udiva già in lontananza perché libero da inquinamenti acustici, mentre quello che veniva da destra era sempre ovattato e confuso con mille altri suoni della chiassosa città. Il primo suono che si udiva non metteva in allarme i passeggeri che dovevano andare al corso Malta. 
Ponte della Piedimonte a via cupa Vicinale Piscinola, anno 2005
Loro sapevano che avevano ancora molto tempo prima dell’arrivo del trenino. Il suono di destra, invece, arrivava sempre come un fulmine a ciel sereno, confuso ai numerosi suoni di Miano. 
Tutti entravano in agitazione. Qualcuno spingeva per crearsi spazio, qualche altro si avvicinava ai binari per conquistare il posto migliore e più panoramico. Quelli interessati al suono di sinistra, invece, non avevano fretta. Nella testa albergava un solo pensiero: evitare posti con vista panoramica per la "petraiola" sicuramente in arrivo. Quelli che andavano verso sinistra si preparavano ad aprire ancora di più i finestrini, già ben aperti e un po’ lesionati, dopo l’attacco subito. Volevano respirare l’aria fresca e bella delle campagne che dovevano attraversare, da Mugnano a Giugliano, da Aversa a Piedimonte. Una volta, ascoltando il treno, mi successe una cosa straordinaria. All'improvviso venne...
Vittorio Selis 


Logo inserito su azioni CFMI, società gerente francese della FNP


"La Piedimonte...insurrezionale...!", di Salvatore Fioretto 
La ferrovia “Piedimonte” è stata anche scenario di un avvenimento di protesta, che si verificò a Piscinola, agli inizi degli anni ‘70.
Scorcio di campagna a via  V. Miano, e la nuova MN, 1996
Difficile da immaginarsi, ma indirettamente essa rappresentò la “scintilla”, che accese gli animi contrapposti su un campo di protesta, fino a sfociare in una vera e propria battaglia campale, svoltasi, inconsuetamente, durante l’occupazione delle campagne piscinolesi di “Scampia”.
Era l’anno 1971, la campagna di Piscinola fu sventrata, trasformata e resa sterile, dopo una lunghissima quiete secolare, fino ad essere calpestata, mortalmente, con cingolati e mezzi di cantiere. Questi mezzi, con il loro rovinoso movimento, distruggevano ogni forma di vita, vegetale e animale.
Alberi di noci, viti e pioppi furono divelti praticando dei grossi crateri alla loro base, per estrarre anche la famosa “radica di noce”. I fori nel suolo furono poi lasciati aperti, un po’ come un amorfo paesaggio lunare.
Fortunatamente la ferrovia “Piedimonte” divideva ancora, con la sua linea ferrata, la piana di Scampia dalla parte marginale della campagna Piscinola, quella che era confinante con il centro storico, comprendente anche alcune masserie: facendo, in un certo senso, da scudo. E, forse, proprio grazie a questa linea ferrata che una parte marginale del “verde” piscinolese è sopravvissuta per altri trent’anni circa.

In quelle circostanze di esproprio un gran numero di contadini si trovarono da un momento all’altro senza più reddito e senza più terra. Percependo che il Comune non ne voleva saperne di assumerli o trovare loro un’occupazione alternativa, issarono una grande barricata davanti all’ingresso del cantiere, posto proprio di fronte al rione “Don Guanella”.
Per due giorni tutta la zona fu uno scenario di movimenti di camionette della Celere e un fronte di contadini con i loro familiari (donne, anziani e ragazzi), senza che però accadessero incidenti.
Era il mese di gennaio, faceva molto freddo e la notte era dura da trascorrere. Si accesero dei falò, che illuminavano l’intera zona, con una luce spettrale...!
Scorcio di campagna a via  V. Miano, e la nuova metrò MN, 1996
Tutta l’area era diventata stranamente libera, senza confini, senza nemmeno più un albero.
La terra e il cielo si incontravano in un orizzonte, mai visto prima di allora.
Addirittura i Piscinolesi si accorsero che in fondo alla loro pianura si vedevano le cime dell’Appennino Campano...! Eppure c’erano sempre state, ma occultate alla vista da una lussureggiante vegetazione...
Intanto le ditte appaltatrici con i loro camion attendevano impazienti nelle retrovie, alle spalle delle camionette della polizia, pronte per iniziare le loro opere. Si doveva costruire, tra l’altro, un asse stradale importante, che avrebbe di lì a poco collegato il nuovo insediamento di edilizia popolare di Scampia con la costruenda Tangenziale e quindi con il centro della città di Napoli. E poi palazzi, palazzoni, molti palazzoni!
Scorcio di campagna s via  V. Miano, e la nuova Metro' MN, 1999
La mattina del secondo giorno di protesta l’aria incominciò ad essere pesante, il nervosismo era palpabile nell’aria! I poliziotti della Celere erano sempre lì schierati in gran numero e con l’equipaggiamento antisommossa.
Ad un certo punto, la struttura della ferrovia “Piedimonte” fu investita da questo avvenimento storico, tutt’altro che esaltante per la storia millenaria di Piscinola.
Un gruppetto di giovinastri, sui venti anni, si posizionarono sui binari della ferrovia, a lato dei due schieramenti e incominciarono a lanciare i sassi della massicciata verso lo schieramento della polizia. Il responsabile della forza pubblica, temendo forse che la situazione potesse degenerare e sfuggire di mano, diede subito l’ordine di attaccare i protestanti.
Furono lanciati numerosi lacrimogeni, che trasformarono il territorio in un misero campo di battaglia...!
Treno della Piedimonte fermo nella stazione Giugliano 1972,  foto di Rohrer
Naturalmente i contadini furono coinvolti loro malgrado nei tafferugli. 
Si svolsero scene alquanto “forti”, forse senza eguali nella storia recente di Piscinola.
Tra il fumo dei lacrimogeni si vedevano i poliziotti inseguire i dimostranti, i quali, nell’intento di schivare i colpi dei manganelli, scappavano con le mani sul volto, per difendersi anche dal fumo irrespirabile, irritante per gli occhi. Molti cadevano rovinosamente nelle buche, lasciate aperte dopo aver sradicato gli alberi.
Diverse furono le persone costrette quel giorno a farsi medicare all’ospedale, alcuni dei quali fecero registrare dei giorni di prognosi. Nell’edizione serale dei quotidiani locali (a quell’epoca alcuni giornali avevano due edizioni giornaliere), furono pubblicati articoli che raccontavano nei dettagli l’episodio di cronaca accaduto e si attribuivano le responsabilità dello scontro ai contadini, che avevano, a detta dei cronisti, innescato la reazione della forza dell’ordine.
Stazione Giugliano, militari in partenza per il fronte I guerra mondiale, 1917 ca.
Fortunatamente le Associazioni di categoria, che tutelavano gli interessi dei contadini, riuscirono a far valere pacificamente i diritti dei loro iscritti per un’occupazione stabile, al punto che l’amministrazione comunale decise di assumere nelle file del suo organico molti contadini di Piscinola e delle zone limitrofe, per i quali non ci sarebbe stata altra scelta che quella di emigrare nelle regioni del Nord dell’Italia.
[...]
Morale del racconto: alla fine, per colpa di un gruppo di “teppistelli”, i contadini di Piscinola stavano per andare in galera o rimetterci la vita, proprio quando qualcuno gridava ancora: “Dare la terra ai contadini...!”
Treni accantonati, in attesa della demolizione, a S.Maria C. V., 1978
Prima di allora, solo nel lontano 1910, la campagna piscinolese fu espropriata dalla società “Chemins de Fer du Midi de Italie”, per realizzare la nuova linea ferroviaria “Napoli-Piedimonte D’Alife”. Di quegli anni non si hanno notizie di scontri o di proteste. Eppure anche allora l’esproprio delle terre non dovette essere indolore, perché la ferrovia divise, in due parti indipendenti estesi appezzamenti di terreno.
I contadini sono stati per natura sempre parsimoniosi, diligenti e lungimiranti e hanno sempre saputo discernere il progresso che porta al benessere, da quello che invece non porta da nessuna parte. Difatti i risultati dell’espansione urbanistica del 1971 sono sotto gli occhi ed il giudizio di tutti noi...!!! 
Salvatore Fioretto (dal libro: Piscinola, la terra del Salvatore, 2010)

 


Conclusioni:
Ringraziamo innanzitutto il carissimo amico Vittorio Selis per aver partecipato a Piscinolablog, con la sua bellissima testimonianza sulla Piedimonte a Piscinola. Grazie Vittorio! 

Termina questa miniserie, composta da tre gruppi di racconti, dedicata al rapporto di Piscinola, con la musica, con le campagne e con la "Piedimonte"... 
Il mondo è cambiato, è vero..., ma quei ricordi, quelle emozioni, quelle sensazioni di bellezza, non possono mai essere cancellati dalla mente di chi li ha pienamente vissuti e goduti...! Essi però possono essere dei solidi valori di riferimento per le future generazioni, per la riscoperta delle proprie radici e per stabilire così un legame generazionale...!

Fotomontaggio con effetti grafici, by S. Fioretto