mercoledì 7 dicembre 2016

Quel "filo di amore" che lega Piscinola al Louvre.... Un mistero nel mistero...!


Abbiamo fin qui cercato di narrare la bella storia di Piscinola: storia ricca di fede, di leggende, di folclore e di personaggi, sia famosi che semplici, che sono stati però grandi per loro umanità e le loro opere; ma la storia più bella di questo antico Casale è indubbiamente quella legata al culto della Madonna delle Grazie, il cui "baricentro di fede" è stato sempre identificato nei secoli nel territorio posto a sud dell'abitato di Piscinola.
Qui, ben tre siti, tra loro vicini, hanno visto nei secoli collocata l'antica e venerata immagine piscinolese della Madonna che allatta amorevolmente il Bambinello...
Già nelle carte topografiche più antiche è evidenziata, in questa parte periferica di Piscinola, una località identificata con il toponimo di “S. Maria delle Grazie” e al suo interno riportata una piccola chiesetta dedicata alla Vergine. Il tempietto era situato proprio in corrispondenza del bivio stradale, che in antichità collegava il Casale di Piscinola e quello di Marianella, con Napoli, attraverso il vecchio ponte di San Rocco.
Durante le varie epidemie, non ultima quella del colera del 1836, in questo luogo furono sepolti i morti di Piscinola, questo per attenersi alle disposizioni di "sanità pubblica" che imponevano di seppellire i morti, non più sotto le chiese cittadine, come avveniva usualmente, ma al di fuori del perimetro dell’edificato.
Secondo le testimonianze storiche, tratte dai "diari dei morti" della Parrocchia del SS. Salvatore, i morti di peste e i colerosi furono seppelliti proprio nell’antica chiesetta della Madonna delle Grazie, che qui già si trovava, come testimoniano molte mappe storiche redatte a partire dal XVIII secolo.
Infatti, dal libro di B. F. Sica, "Viaggio nella mia terra", sappiamo con certezza che nel 1608 la chiesetta della Madonna delle Grazie già esisteva. Il tempietto era di proprietà di un certo Rododerio, trovandosi ubicata tra i beni di Giovanni Toccho (o Tocco) e la strada pubblica. Anche Ottavio Acquaviva cardinale di Napoli, nella “Relazione di Santa Visita”, fece cenno alla sua esistenza, descrivendo anche il suo interno. Infatti da questa relazione sappiamo che la chiesetta aveva un unico altare e che tale A. De Luna (probabilmente Antonio De Luna), aveva l’incarico di fare celebrare la Messa ad ex-devozione e di tenere accesa una lampada votiva davanti all’immagine della Vergine
La menzione di un membro della nobile famiglia De Luna d’Aragona nell’amministrazione del culto di questo tempietto è un elemento molto importante sul quale ritorneremo al termine di questa trattazione, come pure risulta essere importante e certa la fonte storica che attesta che nei primi anni del secolo XVII in questo luogo sacro già era venerata un'immagine della Vergine. L’unica incertezza che riscontriamo è quella di non sapere se si tratta dello stesso dipinto di cui stiamo esaminando l'origine storica oppure di un’altra opera anteriore alla nostra.  
Nessuna testimonianza storica è stata mai rinvenuta riguardo il destino di questa primitiva chiesetta: se essa fu demolita o se crollò in seguito ad eventi naturali. Secondo alcune testimonianze raccolte dagli anziani di Piscinola, al suo posto, poco distante dal primitivo sito, venne edificata un’edicola, proprio sul margine della strada (Via Napoli-Via Madonna delle Grazie), là dove oggi sorge un muretto in tufo, per contenere il quadro della Vergine.
Lapide di dedica interna alla chiesetta
La bella chiesetta che oggi tutti ammiriamo fu costruita in maniera spontanea e gratuita con le offerte (anche in natura, come pietre di tufo, calce, pozzolana, ecc.) e con la forza delle braccia di molti devoti piscinolesi. Essa venne inaugurata nell'anno 1927, come attesta la lapide marmorea conservata al suo interno. Sull'altare maggiore fu quindi collocato il venerato e antico quadro della Madonna delle Grazie di Piscinola.
Questo quadro fu purtroppo vilmente rubato negli anni ‘80 del secolo scorso! Non abbiamo mai saputo l’anno esatto.
Di esso conserviamo solo tre foto che lo ritraggono durante due processioni svoltesi nel corso dei festeggiamenti del 2 luglio. Di una di esse sappiamo con certezza anche l'anno, 1933. Questa rarissima foto è conservata presso la sede dell'Associazione della Madonna delle Grazie, in via del Salvatore.
Processione della Madonna delle Grazie per le strade di Piscinola (L. Sica)
In questa foto, in bianco e nero, l'immagine della Madonna appare visibile nei tratti salienti con sufficiente definizione, anche se una parte del manto è nascosta dietro a delle figure di angeli. Lo sfondo del dipinto non contiene paesaggi o altre figure, ma appare monocromatico. Non conosciamo purtroppo le tonalità dei colori. Due testimonianze, che abbiamo raccolte negli ultimi tempi, riferiscono che l’immagine era dipinta su una lastra di rame e che risultava negli ultimi tempi alquanto annerita, probabilmente a causa della sua vetustà e per il fumo delle candele accese nel corso dei secoli.
Processione della Madonna delle Grazie per le strade di Piscinola (L. Sica)
Questo quadro, molto venerato dagli antichi piscinolesi, ha sempre destato una forte curiosità e un desiderio di conoscenza, che ci ha spinto a intraprendere indagini finalizzate alla scoperta delle fonti e dei riferimenti legati alla sua storia. Per questi motivi abbiamo condotto in questi anni intense ricerche, sia consultando le fonti storiche letterarie e sia cercando tra le pubblicazioni di storia dell'arte, oltre alle indagini condotte in diversi siti di arte e di antiquariato, per cercare qualche elemento in comune con altri dipinti o qualche traccia che conducesse all’autore del nostro quadro, nonostante la difficoltà di non avere il dipinto originale a portata di mano.
Procedendo con le ricerche, la Madonna delle Grazie venerata a Piscinola appariva un unicum...!!
Infatti i dipinti antichi della Madonna delle Grazie mostrano sempre il Bambino che prende il latte dalla Madre in posizione seduta sul grembo e alcune volte è rappresentato in piedi sulle gambe della Vergine e con le mani tese verso il seno, mentre la Madonna si trova sempre in posizione seduta, ma eretta, che mostra il Bambino, con lo sguardo rivolto verso l'osservatore oppure che guarda il Bambino Gesù. Nel dipinto piscinolese, invece, la Madonna  è protesa verso il Bambino che allatta, abbracciandolo amorevolmente, e guardandolo compiaciuta negli occhi.
Dopo diversi anni di indagini, con sommo stupore, abbiamo rinvenuto un dipinto che corrisponde in maniera stupefacente al nostro quadro, non solo nella posa dei personaggi, ma anche in molti particolari… 
Oggi possiamo affermare con sufficiente certezza che esso rappresenta l'unico quadro antico trovato (finora) che corrisponde almeno al 90% al dipinto della Madonna delle Grazie di Piscinola!
Processione del 2 luglio 1933, i soci posano sul sagrato della chiesa del SS. Salvatore
Il dipinto antico a cui ci riferiamo è quello del pittore milanese Andrea Solario, attualmente conservato a Parigi, nel museo del Louvre, ed è ricordato dagli studiosi con l'appellativo di "Madonna del Cuscino Verde", opera realizzata intorno all’anno 1510.
Ma procediamo con ordine e iniziamo a esaminare la storia del pittore, quindi narrare gli spostamenti del dipinto e, infine, eseguire il confronto tra i due quadri, per mostrare i particolari e le corrispondenze che ci hanno sbalordito.  
Il pittore Andrea Solario nacque a Milano intorno all'anno 1470. Nella sua famiglia si ricordano molti artisti e architetti di fama. Il fratello Cristoforo Solario, ad esempio, conosciuto con l'appellativo di "il Gobbo", fu uno stimato sculture e autore, tra l'altro, del sepolcro di Ludovico il Moro e Isabella D’Este. Fu anche architetto della fabbrica del Duomo di Milano. Fu proprio Cristoforo a condurre Andrea a Venezia, durante i suoi viaggi e i soggiorni di lavoro.
Particolare del dipinto conservato a Piscinola, 1933
Molto probabilmente Andrea frequentò la bottega di Leonardo da Vinci a Milano. Sicuramente le sue prime opere giovanili, prevalentemente ritratti o soggetti religiosi, si ispirarono alle composizioni e alla tecnica pittorica di Leonardo. A Venezia poi studiò le opere di Giovanni Bellini, di Cima da Conegliano, del Perugino, del Borgognone e soprattutto di Antonello da Messina.
Agli inizi del XVI secolo, quando Milano era passata sotto il controllo della Francia di Luigi XII, Andrea Solario divenne uno degli artisti più ammirati e richiesti dai francesi, in particolare dal governatore Charles II d'Amboise, del quale eseguì il ritratto, oggi perduto (ma si conserva una copia non autografa nel museo del Louvre), assieme ad una delicata Annunciazione e a una pregevole Deposizione
Risalgono a questi anni la realizzazione di alcune opere di altissima qualità, che pongono Andrea Solario in una posizione autonoma, grazie al suo tirocinio veneziano, come la Crocifissione e La testa del Battista (1503), ora conservati al Louvre, una commovente Deposizione ora nella collezione Samuel Kress alla National Gallery of Art di Washington ed il Ritratto di Gian Cristoforo Longoni (Londra, National Gallery). Le sue opere recano la firma “Andreas de Solari Mediolanensis”.
Madonna del Cuscino Verde di A. Solario, Museo del Louvre
Il governatore Charles II d'Amboise de Chaumont era anche nipote del potente cardinale Georges I d'Amboise, cardinale di Rouen. Quest’ultimo, folgorato da un ritratto che gli fu regalato dal nipote, chiamò il Solario in Francia, nell’agosto del 1507, per decorare con affreschi il suo maestoso castello di Gaillon in Normandia. Il soggiorno transalpino dell'artista si prolungò verosimilmente fino al 1510.
Fu in quegli anni che l'artista dipinse la piccola, celeberrima "Madonna del cuscino verde". Il castello fu poi saccheggiato nei secoli seguenti durante la Rivoluzione Francese e si salvarono solo pochi quadri del Solario, oggi esposti al Louvre, tra cui il celebre quadro della “Madonna del cuscino verde”. Dopo il ritorno a Milano, Solario si recò a Napoli e a Roma verso il 1513, per poi rientrare in patria, nel 1515. 
A Napoli, secondo la testimonianza dello storico Calvi, lavorò insieme ad Andrea da Salerno, eseguendo alcuni affreschi in una cappella della chiesa delle monache benedettine di San Gaudenzio (sicuramente si riferisce alla chiesa di San Gaudioso), opere purtroppo oggi perdute, a causa della trasformazione del complesso in ospedale, avvenuta durante la dominazione francese, alla fine del XVIII secolo.
Ultima opera di Andrea Solario fu il maestoso dipinto dell'Assunzione della Vergine, collocato nella sagrestia nuova della Certosa di Pavia, opera purtroppo rimasta incompiuta per la sopraggiunta morte dell'artista, avvenuta nel 1524.
Il dipinto della “Madonna del Cuscino Verde” esposto al Louvre misura 50 x 60 cm circa e risulta essere contenuto in una pregevole cornice coeva in legno, rivestita con decorazioni floreali, dipinte in argento e oro. Sullo sfondo è presente un paesaggio, che viene identificato dai critici d’arte corrispondente a quello della valle della Loira; si intravedono, tra l’altro, un tornante di un fiume e la sagoma di un castello (Castello di Gaillon). L’immagine della Vergine presenta un bel panneggio a due colori: rosso e blu, mentre in primo piano si vede il cuscino verde sul quale è adagiato un nudo Gesù bambino, con i capelli biondo ramato. La testa della Vergine è coperta da un velo bianco alquanto mosso, che avvolge anche il collo.
Come già detto, i due quadri risultano molto corrispondenti tra loro, sia nella posa delle figure e sia nei particolari pittorici e, riferendoci al quadro di Piscinola, i pochi scostamenti che si notano sono rappresentati: dalla geometria del velo che copre il capo della Vergine, risultante essere meno ondulato e con poche pieghe, non è presente il paesaggio sullo sfondo, la testa della Madonna risulta essere leggermente più vicina a quella del Bambino e il volto risulta essere di poco orientato verso sinistra, mentre altre differenze sono appena percettibili.
Il dipinto della Madonna del Cuscino Verde in una stampa
La fattura del quadro di Piscinola risulta più semplice e meno curata nei particolari e negli abbellimenti. Ciononostante, possiamo sostenere che i due quadri non possono essere frutto della creazione di due distinti artisti che li hanno concepiti autonomamente, ma c’è sicuramente un legame storico-pittorico tra le due opere.
Diverse sono le ipotesi che possiamo azzardare in questo frangente sull'origine dei due quadri della Madonna tra loro corrispondenti:
a) Il quadro conservato al Louvre è un’opera eseguita dal Solario durante il suo soggiorno a Napoli, nel 1513. Non è assurdo ipotizzare che l’artista abbia visitato il nostro Casale e abbia visto l’immagine del quadro, all'epoca già esistente, a cui si sia ispirato per dipingere la sua “Madonna dal Cuscino Verde”.
b)  Il quadro un tempo conservato a Piscinola è una copia eseguita dal Solario, sempre nel periodo in cui soggiornò a Napoli, ispirandosi alla sua opera francese, e poi da lui venduta in città per sostenere le spese di vitto e di alloggio, oppure per omaggiare qualche amico o famiglia influente che l’abbia ospitato in città.
c) Il quadro un tempo conservato a Piscinola è un’opera realizzata da un discepolo del Solario che avendola copiata, per esercitarsi, dall’originale del maestro, l’abbia poi venduta o regalata a qualche facoltoso interessato.
d)  Il quadro un tempo conservato a Piscinola è una copia postuma, eseguita nei secoli seguenti alla morte dell’artista, da un copista nonostante le difficoltà logistiche di recarsi in Normandia o al Louvre, dove il quadro era custodito. La copia è stata poi successivamente portata a Napoli o venduta a qualche nobile famiglia o devoto facoltoso.
Riteniamo che la vicinanza della residenza della nobile famiglia De Luna alla chiesetta e la presenza di un rampollo di questa storica famiglia nella gestione del culto del tempietto, siano due elementi importanti per risalire all’origine dell’opera, facendo presupporre che il dipinto possa essere stato un bene ereditato dalla famiglia De Luna oppure un’opera commissionata da questa a qualche artista discepolo del Solario o allo stesso maestro.


La ricerca storica sulle origini del quadro della Madonna delle Grazie di Piscinola non terminerà con questo post a Lei dedicato, ma continuerà nel prossimo futuro, con più entusiasmo e passione, con la speranza di trovare presto altre fonti e nuovi riferimenti storici che ci aiuteranno nell’ardua impresa, magari confermando o smentendo alcune delle ipotesi qui formulate. Come pure speriamo che la pubblicizzazione di queste foto antiche aiuteranno a sensibilizzare le persone sulla storia del dipinto e consentiranno in qualche modo di far ritornare l’antico e venerato quadro nella sua storica “casa” di Piscinola...


Salvatore Fioretto


Questo ultimo post dell’anno 2016, riguardante l’indagine storica sul quadro della Madonna delle Grazie di Piscinola, è dedicato alla memoria di mio padre Luigi Fioretto, musicista del complesso musicale di Piscinola, recentemente scomparso e profondamente devoto alla Vergine delle Grazie, come lo fu suo padre Salvatore e suo zio materno, Trematerra Luigi.

Si ringraziano calorosamente i soci dell'"Associazione della Madonna delle Grazie" di Piscinola, in particolare il presidente e il vicepresidente, per averci consentito di copiare la foto storica conservata presso la loro sede.


domenica 20 novembre 2016

Quei ragazzi venuti dall'Oceano... In memoria dei caduti del cimitero Inglese di Miano.


La guerra è sempre portatrice di lutti e di distruzioni morali e materiali, e spesso, come avviene, modifica irreversibilmente il corso e la storia dell'umanità, senza portare sostanziali benefici, sia per i vincitori e sia per i vinti...!
Il racconto che contiene questo post non vuole trattare le cause che generarono il conflitto mondiale e l'occupazione angloamericana, né le modalità della liberazione e né tanto meno le vicissitudini della nostra Nazione nei difficili momenti dell'occupazione nazista e della liberazione delle truppe Angloamericane, con le conseguenti difficoltà economiche e socioculturali che seguirono. Intendiamo ricordare, come un memoriale, i tanti soldati, molti giovanissimi, che qui persero la loro vita tra le truppe di occupazione Angloamericane, soprattutto dal punto di vista della loro umanità; ricordare i loro affetti e passioni e il dolore patito dai familiari ed amici per la perdita delle loro vite, attraverso gli scritti che sono conservati nel nostro cimitero di Miano. A distanza di oltre settant'anni dalla fine del conflitto, lo consideriamo un doveroso riconoscimento e ringraziamento civico da donare alla loro memoria.
Alla fine del seconda guerra mondiale i caduti del Commonwealth in Italia furono circa 50.000, di cui molti sono sepolti nei 37 cimiteri di guerra sparsi in tutta la nazione (The Commonwealth Cementeries and memoriales), tra essi i principali che ricordiamo sono: Siracusa (1059), Catania (2135), Agira-Palermo (490), Bari (2128), Salerno (1846), Napoli-Miano (1206), Caserta (768), Minturno (2049), Val di Sangro (2617), Cassino (4271), Roma (426), Anzio (1056), Bolsena (597), Orviero (190), Assisi (945), Foiano (256), Arezzo (1632), Castiglione (502), Ancona (1019), Montecchio (582), Gradara (1191), Coriano (1939), Rimini (618), Cesena (775), Meldola (145), Forlì (496), Ravenna (955), Villanova (212), Faenza (1152), Santerno (287), Bologna (164), Argenta (625), Udine (414), Milano (414), Bassano (125), Asiago (166), Magnaboschi (183), Taranto (449); il numero tra parentesi indica il numero dei caduti contenuti.
I "nostri" caduti, quelli raccolti nel territorio di Napoli e Provincia tra il 1939 e 1945, oggi riposano nel Cimitero, Sacrario di Guerra di Miano, conosciuto da tutti con il toponimo di "Cimitero degli Inglesi", ma è più corretto dire "Cimitero del Commonweald", perché raccoglie anche tanti soldati caduti provenienti dai vari possedimenti e stati associati inglesi, come indiani, canadesi e tanti altri ancora. Come si è riportato sopra nel cimitero di guerra di Miano sono sepolti 1.206 Caduti, di cui 15 sono ignoti, essi appartengono ai seguenti paesi:
-Gran Bretagna  1092
-Canada   39
-Australia  2
-Nuova Zelanda  18
-SudAfrica   22
-Seyshelles  1
-Indie Occidentali  1
-Altri alleati  4
-Non identificati 4
Il cimitero si trova nel quartiere di Miano, ai confini con Piscinola; si estende su una superficie piana di circa 14,7 ettari, la parte occupata dalle sepolture è di 4,6 ettari, divisa in quattro grandi zone rettangolari, uguali tra loro.
Nel sito del Comune di Napoli così viene descritto questo luogo monumentale:" Il cimitero e localizzato su di un pianoro verde affacciato sul Vallone Boscariello, a Sud del nucleo abitato di Piscinola, lungo via Janfolla. L'area, molto articolata da un punto di vista orografico (è l'area del Vallone di San Rocco) è caratterizzata da una ricca vegetazione e da coltivazioni punteggiate da manufatti isolati (Masseria Macedonio, il Boscariello, il Santarello, ecc.). A Nord, oltre via Janfolla l'insediamento diventa urbano, composto da quartieri residenziali pubblici di natura intensiva con relative attrezzature, alternati a lottizzazioni private. Queste ultime sono di due tipi: con aggregazione in aderenza, a cortina lungo i tracciati urbani storici, oppure aggregate in lottizzazioni rade e sparse nella natura.
Il cimitero del Commonwealth è un cimitero militare realizzato nell'immediato secondo dopoguerra. Il complesso cimiteriale ha un'estensione di 14723 mq.
L'impianto e quello tipico dei cimiteri anglosassoni: quattro campi d'inumazione sono ricavati da un unico prato da cui emergono delle croci ritmicamente iterate. In asse con l'ingresso è localizzato un altare con due piccoli corpi di servizio laterali. Il recinto è costituito da una compatta cortina di alberi L'area cimiteriale risulta marginale rispetto sia al sistema stradale che della rete del trasporto su ferro.
L'area cimiteriale è collocata sulla viabilità principale che collega la zona ospedaliera all'area nord; non sono presenti svincoli del sistema autostradale ne' aree di sosta.
La stazione ferroviaria più vicina e quella della Linea Metropolitana 1 denominata "Frullone", a una distanza superiore a 500 m dagli ingressi all'area cimiteriale. La stazione quindi non può essere considerata idonea ai fini dell'accessibilità pedonale all'area." 
E' concepito come un giardino all'inglese, con prato rasato nelle zone di calpestio, e le tombe "a fossa", che sono posizionate in maniera ordinata e simmetrica.
Nell'ampio frontale, che si erge sulla via Vincenzo Janfolla, si aprono le scale d'ingresso e tre cancelletti in ferro, con ai lati due grosse anfore stilizzate in marmo travertino. Su un lato del muro si legge scolpita la scritta che riporta: "Naples War Cemetery, 1939 - 1945", mentre nel suo lato interno "The land of which this cemetery stands is the gift of the italian people for he perpetual resting place of the sailors soldiers and airmen who are honoured here".  
A destra dell'ingresso s'incontra un piccolo tempietto, con all'interno una mensola e sopra un registro che consente di raccogliere le firme di coloro che visitano il cimitero.
Sul fondo del campo, in maniera prospettica e simmetrica, si erge un ampio altare in travertino, con al centro un'alta croce in marmo e bronzo e, ai due lati, due bassi tempietti con ampie aperture e sedili, sempre in elegante travertino bianco. 
Ogni tomba comprende una lapide in marmo travertino sul quale è inciso lo stemma del reparto militare di appartenenza del soldato, una Croce stilizzata, se di religione cristiana o una Stella di David, se di religione ebraica. Seguono, poi, il cognome del soldato (del nome sono presenti solo le iniziali), la data di morte e la sua età. Quello che lascia stupefatti è l'età dei soldati, perché la maggior parte di essi hanno un'età compresa tra 20 e 27 anni. E' presente anche la tomba di un soldato di 17 anni.
Molto singolare è la sistemazione di alcune tombe, che risultano avere le lapidi accostate tra loro: a due o a tre. In una di esse sono sepolti tre soldati dell'aviazione (crediamo di un equipaggio aereo) che sono morti nello stesso giorno. La sistemazione "accostata" lascia intuire che sia stato un incidente aereo che ha stroncato la giovane vita dei tre militari, accomunati tra loro da un sentimento di amicizia, tanto da essere stati sepolti vicino, forse per loro stessa volontà o per desiderio dei familiari.
La maggior parte delle lapidi, poi, presentano inciso alla base un breve pensiero o un ricordo dettato dai familiari. 
In primo piano la sepoltura dei tre avieri con le tre lapidi in forma accostata
Sono queste memorie, questi pensieri e dediche che colpiscono l'attenzione degli sporadici visitatori che donano pochi minuti del loro tempo per visitare il complesso monumentale di guerra, passeggiando su questo soffice prato, tra farfalle e uccelli che allietano il campo, sempre ben curato e abbellito con fiori e essenze di ogni colore e profumo!
Sono tante le belle frasi da leggere, che risultano essere delle vere poesie e commuovono l'animo, al ricordo di questi giovanissimi soldati che riposano lontano dalla loro patria... Essi hanno lasciato per sempre ogni affetto: i genitori, i fratelli, le mogli, i figli, gli amici, lo studio, il lavoro...!
Ne citiamo alcune che più ci hanno colpito per la loro nostalgia e la dolcezza della mesta poesia trasmessa, lasciando nell'anonimato il soldato a cui si riferiscono, per rappresentare tutti quanti sono accomunati in questo luogo di pace e di silenzio.
-"Ricordati sempre della tua amorevole moglie e dei bambini. Gesù abbi pietà della sua anima. Riposa In Pace."
-"Non c'è maggiore amore di colui che dona la sua vita per il suo Paese"
-"Un'ora della vita densa di gloria vale di più di una esistenza anonima"
-"Lo amarono tutti i parenti e gli amici che lo conobbero. Oh uomo! Guarda la gravità di questo episodio e considera la tua vita"
-"Sia alta la voce di Gesù: Deponete le armi e venite a riposo da me"
-"Non dimenticheremo mai la sua memoria, verranno anni del dolce ricordo"
-"Una persona amata è andata via da casa nostra ma non dai nostri cuori, la sua amorevole madre"
-"Chi lo conosceva potrà dimenticarlo, ma non sarà mai così per coloro che lo amavano"
-"L'amato sposo di Mary, il papà di Valerie e Cristine, morì affinché noi potessimo vivere"
-"Tu crescendo non invecchiasti come noi che invece ci siamo lasciati invecchiare. Riposi bene nostro caro"
-"Beati color che piangono, perché essi saranno consolati" Matteo
-"La tua tomba non potrò mai vedere. Che una mano generosa possa deporre un fiore per me. Riposa In Pace" 
-"Il ricordo del mio amorevole marito che è morto perché noi possiamo vivere in pace"
-"In memoria del nostro amato figlio, che è stato uno tra i migliori: mamma e papà"
-"Riposo Gli conceda, stanco dopo la lotta, splenda su di lui lo splendore della Sua Santa luce"
-"Ci manca il tuo sorriso, il tuo cuore sincero e tenero, facesti del tuo meglio per tutti, ora ci lasci di te da ricordare"
-"Al calar del sole e al mattino lo ricorderemo"
-"Suo fratello David fu ucciso a 26 anni, il 16 luglio del 1943, i suoi diletti figli Roberto e Costanza"
-"Nessuno ha amore più grande di colui che dona la propria vita per i suoi amici"
-"Alla memoria del nostro amorevole ragazzo, al calar del sole e al mattino ci ricorderemo. Mamma e papà"
-"Ha dato la vita per l'Inghilterra. Dio gli conceda il riposo celeste. Amò la moglie e la famiglia"
-"Al comando di Dio cadde, ma non ebbe l'opportunità di dire addio alla sua amorevole moglie e ai suoi amici"
-"Non potranno morire perché sono uguali agli angeli"
-"Ha dato la sua vita per una giusta causa: la libertà. Dio abbia pietà della sua anima. Riposa In Pace."
-"Oh, con l'alba possano facce d'angelo fare un po' sorridere a quelli che abbiamo amato e perso'" 
-"Sono sempre cari i ricordi di coloro che abbiamo amato"
-"Nel mio cuore è conservato il ricordo di colui che amavo e che mai dimenticherò"
-"In orgogliosa memoria del nostro unico figlio. Hai dimostrato le tue virtù di cavalleria. Tua mamma e papà"
-"Sempre nei nostri pensieri, il suo sacrificio la nostra perdita"
-"Con il nostro amore custodiremo la sua memoria per sempre"
-"Il suo passaggio è stato il nostro più grande dolore, prego Iddio che un giorno si possa incontrare di nuovo"
-"Le memorie sacre del mio caro marito qui riposano. Mio amato, fino a quando ci incontreremo di nuovo"
-"L'amore duraturo che conoscevamo sostiene la strada di domani"
-"Nella profondità del mio cuore è conservata la memoria di colui che amavo, che non dimenticherò mai".

Questo post è dedicato alla memoria di questi giovani soldati che hanno perso la vita nel momento più bello della loro gioventù; è stato scritto con sinceri sentimenti di pietà e di riconoscenza civica, con la speranza di un mondo migliore che rifiuti sempre e con fermezza la guerra. Mai più la guerra!!  
"Non mori mai chi viene ricordato dai vivi!"
Salvatore Fioretto