mercoledì 19 ottobre 2016

Due prammatiche per combattere le "Farcinelle" troppo... leggere...!

I testi dei bandi pubblicati nel secolo XVIII sono una miniera di informazioni, oltre che sulle rilevanze della città di Napoli e dei suoi luoghi ameni, come i Casali e i distretti, anche sui costumi e sulle problematiche sociali presenti nel Regno di Napoli. 
Questa prammatica, pubblicata nel 1782, contiene una disposizione che a prima vista appare eccessiva, se si tiene conto che riguarda elementi di commercio al minuto, costituiti da pezzi di legno, chiamati farcinelle o farcine, che erano venduti al dettaglio alla pari del carbone e delle carbonelle, sia nella capitale che nei suoi distretti.
La disposizione fu resa evidentemente necessaria per contrastare una certa povertà esistente nel tessuto sociale della capitale del Regno e soprattutto l'abuso commesso dai "Massari" e forse dagli stessi "bottegari pizzicaroli", a discapito del popolino che utilizzavano questi combustibili per il riscaldamento delle loro abitazioni e per la cottura dei cibi in cucina.
L'abuso effettuato dai massari, che traevano le farcine o farcinelle dagli alberi, era la riduzione geometrica rispetto allo standard stabilito dalle leggi, lasciando però inalterato il prezzo richiesto per la loro vendita.
La cosa sorprendente è quella che la disposizione di legge (Prammatica VII) fa seguito a una precedente Prammatica , datata 1742 e dettagliatamente notificata attraverso i banditori negli stessi luoghi; evidentemente essa si era dimostrata insufficiente, visto che a distanza di 40 anni... si rendeva necessario reiterare la disposizione di legge. In pratica..., nei decenni che erano trascorsi, allentandosi il controllo sui massari, era stato pian piano reiterato il dolo sulle dimensioni delle farcinelle...!
Nel testo si descrivono con dovizia tutti i luoghi destinati alla pubblicazione dei bandi, e tra questi troviamo i Casali e i borghi a noi familiari: Arco di Polvica, Piscinola, Miano, Mugnano, Marano, Calvizzano, Secondigliano, Chiusano (Chiaiano?), nonchè il nome del banditore, tale Pasquale Moccia. Altro particolare interessante è quello che i banditori nello svolgere le loro pubblicazioni, erano accompagnati da amici trombettieri, proprio come vediamo rappresentati in teatro e nei film, nelle scene di ricostruzione di particolari eventi storici.
E' da notare ancora l'indicazione di Scampia (Scambia), che all'epoca del bando già costituiva un luogo abitato, crediamo composto prevalentemente dalle varie masserie a noi note. Altro toponimo di nostro interesse è quello del borgo di San Rocco.

Ecco il testo integrale della prammatica descritta:


PRAMMATICA VII.

(TRATTA DA: “SVPPLEMENTVM” PRAGMATIGAR DECRETORVM INTERDICTORVM REGIARVNQVE SANCTIORVM REGNI NEAPOLITANI A FRANCISCO LEGGIO I.C. – VOLVMEN PRIMVM – NEAPOLI 1790)

Stemma del Regno di Napoli alla fine del XVIII secolo
"Essendo pervenuto a notizia del nostro Tribunale, che da' massari si fabbricano le farcinelle, che poi vendono in quella Città dai bottegari pizzicaroli per un tornese l'una, di mala qualità, sottili, e corte, in pregiudizio de poveri compratori: che perciò per rimediare a sì gravi inconvenienti, ed acciò il Pubblico non patisca col presente bando omni tempore valituro, si ordina, e comanda , che da oggi avanti i massari debbano fare le farcinelle spaccate con spacco fermo di quattro palmi lunghe, di cinque alte, e di competente grossezza, e che li bottegari pizzicaroli non possano comprarle da detti massari, o venditori, che le conducono, se non faranno della suddetta forma, qualità, e misura secondo la mostra, che si conserva nella segretaria di quella fedelissima Città legata, e suggellata, e comprandole di altra forma, qualità e misura, incorrano nella pena di carlini quindici per ogni volta, e nella stessa pena, colla perdita della roba, incorrano quelli, che li conducono contro la forma del presente stabilimento, e li bottegari siano tenuti denunciare agli uffiziali del Quartiere, assistenti, con farle osservare la lega, che non sia a tenore del bando suddetto, acciò li detti conduttori siano tenuti alle pene suddette.
Trombettiere
E li detti bottegari debbano comprare dette farcinelle a ragione di farcinelle venticinque a carlino e volendone forzosamente più di detta somma, incorrano nella pena di carlini come sopra; E rispetto agl'impostatori delle legna delle massarie de’ ristretti e casali, proibiamo, che quelli comprino per rimetterle, e poi rivenderle a caro prezzo, rinnovando col presente bando gli ordini, e pene contenute ne' bandi antichi, e ne capitoli del ben vivere, da esiggersi dette pene tante volte, quante si ritroveranno aver controvenuto; E finalmente quelli, che porteranno farcine di altri luoghi che non siano del distretto e casali, non portandoli della qualità espressa nel presente bando, incorranno nella medesima pena, colla perdita della roba. In S. Lorenzo li 30. Aprile 1742. Vincenzo Maria Caracciolo della Gioiosa. Il principe di Caramanico. Il duca di Montecalvo. Gio:Battista Cioffi. Agostino Tipaldi, Gioseppe Velli Segretario.
A di 3., 4., 5. Maggio 1742. Io Pasquale Moccia Lettore delli Regj Bandi dico di aver pubblicato il retroscritto bando colli trombetti miei compagni nelli luoghi soliti, e consueti della Fedelissima Città di Napoli, e in più in quattro borghi questi pubblicati a 3. Maggio. A quattro, e cinque detto nelli casali, cioè S. Rocco, Arco di Polvica, Chiusano, Mugnano, Carvizzano, Piscinola, Panicocolo, Miano, Secondigliano, S. Pietro a Paterno, Casoria, Barra, Ponticello, Casandrino, Fratta, Grumo, Arzano, S. Giovanni a Teduccio, luoghi spettanti al detto bando, Pasquale Moccia.
Il banditore in una stampa antica
A di 18., 19., 20., Maggio 1742. Io Pascale Moccia Lettore de’ Regj Bandi dico di aver pubblicato il retroscritto bando di nuovo nelli Casali; cioè Casalnuovo, Cardito, Marano, Fuori Grotta, Succavo, Pianura, Campana, Scambia, Afragola, luoghi spettanti al suddetto bando. Pasquale Moccia.
Avanti l’Illustre Signor Marchese D. Niccolò Fraggianni Regio Prefetto dell’Annona comparisce il Procuratore della Fedelissima, ed Eccellentissima Città di Napoli, e dice, come detta sua principale ha stimato per utile del pubblico fare il retroscritto bando; E perché il medesimo dee pubblicarsi in Somma, S. Anastasio, Ottajano, Pomigliano di Arco, Cerra, Marigliano, Mariglianella, Brusciano, e Caivano, luoghi, ove la sua principale, non ha soluto pubblicare bandi; perciò fa istanza degnarsi ordinare, che il bando suddetto si esegua, e si pubblichi ne’ suddetti luoghi ancora, non solo in questo, ma in ogni altro migliore modo ec. Salvis et.
Die 16 Mensis Maii 1742. Neapoli. Per Illustrem Dominum Marchionem D. Nicolaum Fraggianni Caput Aula S.R.C. Et Regia Annona Pasetium fuit provisum, et decretum, quod exequatur retrosciptum bannum, juxta ejus seriem, continentiam, et tenorem, et pubblicetur in supradictis locis enunciatis in supradicta instantia, hoc summ Fraggianni.
A di 19., 20., Maggio 1742. Io Pascale Moccia Lettore de Regj bandi dico di aver pubblicato il retroscritto bando colli trombetti miei compagni nelli seguenti casali, cioè Somma, S. Anastasio, Ottajano, Pomigliano d’Arco, Cerra, Marigliano, Mariglianella, Brusciano, e Caivano, luoghi spettanti al suddetto bando. Pasquale Moccia.
Registrato nel libro Bandorum 16. fol. 336.
Avanti il Signor D. Gioseppe Crisconio Regio Prefetto dell’Annona comparisce l'Avvocato Fiscale della Corte del Regio Giustiziere, e dice come nell'anno 1742. dall'Eccellentissimo Tribunale della Città si firmò per comodo, e vantaggio de' cittadini, di emanare il qui complicato bando, col quale si prescrivea a' massari la norma di osservarsi nella formazione delle farcinelle, che si vendono poi in quella Capitale da bottegari pizzicaroli per un tornese l'una: ma siccome in tutte le cose  suole avvenire, che col tratto del tempo si vanno a raffreddare; così è accaduto giusto in questa; giacché i massari suddetti, essendole andate a poco a poco adulterando, hanno ridotte quali al niente in grandezza in grave danno, e pregiudizio del Pubblico.
Il testo dove è stata tratta la Prammatica
Incumbendo pertanto al Comparente, che la cosa si rimetta nell'antico piede, con farsi dette farcinelle a tenore del precitato bando; quindi si è, che il Comparente in discarico di suo dovere fa istanza rinnovarsi tal bando, con pubblicarsi nuovamente, non solo nel distretto, e Casali di questa Città, ma anche in tutti quei luoghi ove fu in detto anno 1724. emanato, come Somma, S. Anastasio, Ottajano, Pumigliano d'Arco, Acerra Marigliano, Brusciano, e Caivano; acciò pervenghi a notizia di tutt’i massari, che le fanno, e non possono allegare causa d’ignoranza; e si dia in tal modo riparo ad un assurdo così serio, e di grave danno de' cittadini, i quali furono ridotti a pagar quello genere il doppio di prima: Così dice per ora, e fa istanza, non solum et salvis etc.
Die 13. mensis Martii; 1782. Neapoli. Per illustrem Dominum Militem et J. Doctorem D. Joseph Crisconio Regium Consiliarium, ac Regiae Annonae Praefectum, vists bando Illustris Tribunalis S. Laurentii de die 30. Aprilis 1742. Ac retroscipta comparitione, provisum, et decretum est, quod bannum praedictum exsequatur, et debitae executioni demandetur juxta illius seriem, continentiam, et tenorem, et publicatur in locis retroscripta comparitione enunciatis, hoc suun etc. Crisconius Ventrella Actorum Magister, & Secretarius."
Salvatore Fioretto
 

giovedì 13 ottobre 2016

Una basilica sontuosa sopra le catacombe di Capodimonte...e il sogno si avverò...!

La basilica di Capodimonte, sullo sfondo il Vesuvio innevato. Foto tratta dal Web, opera di NicoMusella
Sontuosa e solenne, la basilica di Capodimonte si erge splendente al centro dell'arco naturale che compone la base della collina di Capodimonte. L'ameno sito che guarda il centro storico di Napoli, si erge tra i lembi collinari, chiamati dello Scudillo e dei Ponti Rossi, ed è incorniciato tra la Reggia di Capodimonte e la nobile residenza di Villa Ruffo
Suor Maria di Gesù Landi
La cupola, di verde rame e la gran croce luminosa che la sovrasta, sono visibili da tanti posti della città e ricorda qualcosa di antico e solenne, a imitazione della basilica di San Pietro in Roma. Infatti essa è stata concepita come tempio in scala ridotta della basilica romana cuore della cristianità, in rapporto in scala prossimo di 1 a 3 e, per questa correlazione, essa è conosciuta anche con l'appellativo di "La Piccola San Pietro".
Per risalire alle origini di questo bellissimo tempio mariano dobbiamo fare un salto nel tempo di oltre un secolo e arrivare a colei che fu una veggente e l'ispiratrice della devozione verso la Vergine del Buon Consiglio, parliamo di Madre Maria Landi.
Maria Landi nacque a Napoli, il 21 gennaio 1861. Si distinse fin da giovinetta per la sua inclinazione alla vita spirituale e per la devozione verso la Madonna del Buon Consiglio.
Nel 1884 commissionò al pittore Spanò un quadro della Vergine, a cui diede il titolo di Madre del Buon Consiglio. Ci volle molto tempo e diversi bozzetti del pittore per arrivare alle fattezze desiderate da Maria, che chiedeva il quadro "...sempre più splendente"...
Maria presto emise i voti e divenne quella che un tempo si diceva "Monaca di Casa" e prese il nome di Suor Maria di Gesù. Nella sua casa in largo San Carlo All'Arena, realizzò una piccola cappella, dove sistemò il quadro della Madonna del Buon Consiglio, che intanto era stato terminato dal pittore Spanò. Successivamente andò ad abitare in via Duomo, dove fece realizzare un sontuoso oratorio per ospitare la cara immagine.
Il quadro
La cappella divenne subito meta di pellegrinaggi di devoti e subito furono riscontrati due eventi prodigiosi dovuti all'intervento della Vergine: nel corso dello stesso anno di realizzazione, 1884, Maria mostrò al popolo l'immagine della Madonna del Buon Consiglio e l'epidemia di colera che attanagliava Napoli in quel periodo, cessò immediatamente e, ancora, nell'anno 1906, durante la terribile eruzione del Vesuvio, quando una densa nube di cenere copriva l'intera città di Napoli, il quadro fu mostrato dal balcone di casa e un raggio di sole attraverso le nubi e lo illuminò... Qualche giorno dopo la nube si diradò e l'eruzione del Vesuvio cominciò a scemare...
Poco tempo dopo l'ultimo evento, Maria Landi, con l'aiuto dell'Arcivescovo di Napoli, ottenne il riconoscimento del culto verso l'immagine della Madonna del Buon Consiglio e l'aggiunta del titolo di "Regina della Cattolica Chiesa" (si racconta che questa dedica fu chiesta dalla Vergine a Madre Landi durante un'apparizione.
Ingresso alle Catacombe di S. Gennaro
Nel 1912 papa Pio X concesse, (addirittura contro le regole pontificie vigenti che richiedevano che il quadro dovesse essere conosciuto insieme al tempio che lo custodisse), l'incoronazione del quadro miracoloso, all'epoca ancora sistemato nella cappella di casa Landi.  Il rito dell'incoronazione fu eseguito dal Cardinale Prisco, il 6 gennaio 1912.
I pellegrinaggi dei devoti presso la cappella di famiglia  si susseguirono numerosi per venerare l'immagine della Madonna del Buon Consiglio e ben presto si rese necessario erigere un degno tempio che li accogliesse. Si racconta che il sito di costruzione fu indicato direttamente dalla Vergine, durante un'apparizione a Suor Maria nel 1900, con questa esortazione:Volo ut edifces mihi magnum templum super Catacumbas”, e quindi proprio sulla massa tufacea sotto la quale erano state scavate secoli addietro le Catacombe di San Gennaro. Il progetto fu incoraggiato dal cardinale di Napoli G. Prisco, che nominò una commissione tecnica per la circostanza.
La costruzione della basilica, eseguita sul progetto dell'architetto Vincenzo Veccia, è durata quarant'anni, dal 6 gennaio 1920, quando fu posata la prima pietra, al 26 aprile 1960, giorno della solenne consacrazione, celebrata dal cardinale di Napoli Alfonso Castaldo. Tuttavia la basilica fu già aperta al culto alcuni anni prima della sua consacrazione.
Il terreno utilizzato per la costruzione del tempio fu donato da un benefattore e comprendeva una villa signorile con un ampio giardino. 
Purtroppo suor Maria di Gesù Landi non vide completato il tempio da lei ispirato, perché morì il 26 marzo 1931, ma la sua scomparsa non portò all'interruzione dei lavori, che anzi proseguirono seppur lentamente. 
Altare maggiore con le antiche sculture in marmo
Il 12 giugno 1938 l'effigie della Madonna del Buon Consiglio fu portata finalmente a Capodimonte, all'interno della basilica ancora in costruzione, come era stato chiesto dalla Vergine a Suor Maria di Gesù Landi.
Il tempio, che porta la dedica scritta nel timpano: "Augustae Matri Boni Consilii Reginae Cattolicae Ecclesiae - Anno Domini MCMLX - Dicatum" (Augusta Regina del Buon Consiglio Madre della Chiesa Cattolica, dedicato nell'anno del Signore 1960), è uno scrigno di opere d'arte, perché conserva tanti capolavori ricoverati qui e provenienti da tante chiese antiche napoletane, che furono chiuse a seguito del terremoto del 23 novembre 1980.
Interno della Basilica, sullo sfondo l'altare maggiore
Il tempio custodisce anche delle opere provenienti da diverse chiese che sono state demolite o chiuse perché pericolanti negli ultimi decenni. 
Il settecentesco altare maggiore, accoglie otto statue dei santi apostoli, delle quali: sei sono opere dello scultore Michelangelo Naccherino, e le rimanenti due sono opere degli scultori Pietro Bernini e Francesco Cassano; queste sculture provengono dalla chiesa non più esistente di San Giovanni dei Fiorentini, un tempo presente nel vecchio Rione Carità
L'Incoronazione della Vergine, posta sulla controfacciata della basilica, è opera di Giovanni B. Beinaschi, ed è proveniente dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, mentre sui due lati di questo dipinto si ammirano: una Natività di Giovanni Balducci, a sinistra, e nella parte opposta, a destra, una Deposizione di Marco Pino
La cappella di S. Maria Maddalena
Nelle cappelle e nelle navate laterali sono visibili importanti quadri, come: Sant'Antonio di Padova opera di Carlo Sellitto (il quadro è proveniente dalla demolita chiesa di San Nicola alla Dogana) e, ancora, il dipinto di Santa Maria Maddalena, opera della scuola del Vaccaro e l'Estasi di san Nicola di Simonelli Giuseppe, mentre il dipinto della Vergine attorniata dai santi Apostoli appartiene alla bottega di Fabrizio Santafede
Finanche molti elementi architettonici di marmo e non, che sono presenti in questa basilica, sono stati recuperati dalle chiese demolite o chiuse a seguito del terremoto del 1980.
La copia del Mosè
La basilica ospita la tomba della fondatrice, suor Maria di Gesù Landi e le tombe di alcuni arcivescovi di Napoli: Alessio Ascalesi, Corrado Ursi e Michele Giordano. Sono presenti anche le tombe di alcuni esponenti della famiglia reale di casa Savoia e d'Aosta: le principesse Elena d'Aosta e Anna d'Orleans.
La copia della Pietà
Degne di menzione sono le due statue in marmo di Carrara, riproducenti, in scala ridotta, le opere della Pietà e del Mosè di Michelangelo Buonarroti
Nella basilica di Capodimonte è presente l'organo settecentesco opera del maestro organaro Domenico Antonio Rossi, datato 1769 e il nuovo organo elettrico a canne, costruito nell'anno 1964.
Dal piazzale della basilica si accede alle Catacombe di San  Gennaro, attraverso il nuovo accesso pedonale realizzato  negli anni '60, per volere del compianto cardinale Corrado Ursi.
Sulla sommità della maestosa cupola è conservato un frammento di reliquia della croce di Gesù Cristo. 
Salvatore Fioretto

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