mercoledì 19 ottobre 2016

Due prammatiche per combattere le "Farcinelle" troppo... leggere...!

I testi dei bandi pubblicati nel secolo XVIII sono una miniera di informazioni, oltre che sulle rilevanze della città di Napoli e dei suoi luoghi ameni, come i Casali e i distretti, anche sui costumi e sulle problematiche sociali presenti nel Regno di Napoli. 
Questa prammatica, pubblicata nel 1782, contiene una disposizione che a prima vista appare eccessiva, se si tiene conto che riguarda elementi di commercio al minuto, costituiti da pezzi di legno, chiamati farcinelle o farcine, che erano venduti al dettaglio alla pari del carbone e delle carbonelle, sia nella capitale che nei suoi distretti.
La disposizione fu resa evidentemente necessaria per contrastare una certa povertà esistente nel tessuto sociale della capitale del Regno e soprattutto l'abuso commesso dai "Massari" e forse dagli stessi "bottegari pizzicaroli", a discapito del popolino che utilizzavano questi combustibili per il riscaldamento delle loro abitazioni e per la cottura dei cibi in cucina.
L'abuso effettuato dai massari, che traevano le farcine o farcinelle dagli alberi, era la riduzione geometrica rispetto allo standard stabilito dalle leggi, lasciando però inalterato il prezzo richiesto per la loro vendita.
La cosa sorprendente è quella che la disposizione di legge (Prammatica VII) fa seguito a una precedente Prammatica , datata 1742 e dettagliatamente notificata attraverso i banditori negli stessi luoghi; evidentemente essa si era dimostrata insufficiente, visto che a distanza di 40 anni... si rendeva necessario reiterare la disposizione di legge. In pratica..., nei decenni che erano trascorsi, allentandosi il controllo sui massari, era stato pian piano reiterato il dolo sulle dimensioni delle farcinelle...!
Nel testo si descrivono con dovizia tutti i luoghi destinati alla pubblicazione dei bandi, e tra questi troviamo i Casali e i borghi a noi familiari: Arco di Polvica, Piscinola, Miano, Mugnano, Marano, Calvizzano, Secondigliano, Chiusano (Chiaiano?), nonchè il nome del banditore, tale Pasquale Moccia. Altro particolare interessante è quello che i banditori nello svolgere le loro pubblicazioni, erano accompagnati da amici trombettieri, proprio come vediamo rappresentati in teatro e nei film, nelle scene di ricostruzione di particolari eventi storici.
E' da notare ancora l'indicazione di Scampia (Scambia), che all'epoca del bando già costituiva un luogo abitato, crediamo composto prevalentemente dalle varie masserie a noi note. Altro toponimo di nostro interesse è quello del borgo di San Rocco.

Ecco il testo integrale della prammatica descritta:


PRAMMATICA VII.

(TRATTA DA: “SVPPLEMENTVM” PRAGMATIGAR DECRETORVM INTERDICTORVM REGIARVNQVE SANCTIORVM REGNI NEAPOLITANI A FRANCISCO LEGGIO I.C. – VOLVMEN PRIMVM – NEAPOLI 1790)

Stemma del Regno di Napoli alla fine del XVIII secolo
"Essendo pervenuto a notizia del nostro Tribunale, che da' massari si fabbricano le farcinelle, che poi vendono in quella Città dai bottegari pizzicaroli per un tornese l'una, di mala qualità, sottili, e corte, in pregiudizio de poveri compratori: che perciò per rimediare a sì gravi inconvenienti, ed acciò il Pubblico non patisca col presente bando omni tempore valituro, si ordina, e comanda , che da oggi avanti i massari debbano fare le farcinelle spaccate con spacco fermo di quattro palmi lunghe, di cinque alte, e di competente grossezza, e che li bottegari pizzicaroli non possano comprarle da detti massari, o venditori, che le conducono, se non faranno della suddetta forma, qualità, e misura secondo la mostra, che si conserva nella segretaria di quella fedelissima Città legata, e suggellata, e comprandole di altra forma, qualità e misura, incorrano nella pena di carlini quindici per ogni volta, e nella stessa pena, colla perdita della roba, incorrano quelli, che li conducono contro la forma del presente stabilimento, e li bottegari siano tenuti denunciare agli uffiziali del Quartiere, assistenti, con farle osservare la lega, che non sia a tenore del bando suddetto, acciò li detti conduttori siano tenuti alle pene suddette.
Trombettiere
E li detti bottegari debbano comprare dette farcinelle a ragione di farcinelle venticinque a carlino e volendone forzosamente più di detta somma, incorrano nella pena di carlini come sopra; E rispetto agl'impostatori delle legna delle massarie de’ ristretti e casali, proibiamo, che quelli comprino per rimetterle, e poi rivenderle a caro prezzo, rinnovando col presente bando gli ordini, e pene contenute ne' bandi antichi, e ne capitoli del ben vivere, da esiggersi dette pene tante volte, quante si ritroveranno aver controvenuto; E finalmente quelli, che porteranno farcine di altri luoghi che non siano del distretto e casali, non portandoli della qualità espressa nel presente bando, incorranno nella medesima pena, colla perdita della roba. In S. Lorenzo li 30. Aprile 1742. Vincenzo Maria Caracciolo della Gioiosa. Il principe di Caramanico. Il duca di Montecalvo. Gio:Battista Cioffi. Agostino Tipaldi, Gioseppe Velli Segretario.
A di 3., 4., 5. Maggio 1742. Io Pasquale Moccia Lettore delli Regj Bandi dico di aver pubblicato il retroscritto bando colli trombetti miei compagni nelli luoghi soliti, e consueti della Fedelissima Città di Napoli, e in più in quattro borghi questi pubblicati a 3. Maggio. A quattro, e cinque detto nelli casali, cioè S. Rocco, Arco di Polvica, Chiusano, Mugnano, Carvizzano, Piscinola, Panicocolo, Miano, Secondigliano, S. Pietro a Paterno, Casoria, Barra, Ponticello, Casandrino, Fratta, Grumo, Arzano, S. Giovanni a Teduccio, luoghi spettanti al detto bando, Pasquale Moccia.
Il banditore in una stampa antica
A di 18., 19., 20., Maggio 1742. Io Pascale Moccia Lettore de’ Regj Bandi dico di aver pubblicato il retroscritto bando di nuovo nelli Casali; cioè Casalnuovo, Cardito, Marano, Fuori Grotta, Succavo, Pianura, Campana, Scambia, Afragola, luoghi spettanti al suddetto bando. Pasquale Moccia.
Avanti l’Illustre Signor Marchese D. Niccolò Fraggianni Regio Prefetto dell’Annona comparisce il Procuratore della Fedelissima, ed Eccellentissima Città di Napoli, e dice, come detta sua principale ha stimato per utile del pubblico fare il retroscritto bando; E perché il medesimo dee pubblicarsi in Somma, S. Anastasio, Ottajano, Pomigliano di Arco, Cerra, Marigliano, Mariglianella, Brusciano, e Caivano, luoghi, ove la sua principale, non ha soluto pubblicare bandi; perciò fa istanza degnarsi ordinare, che il bando suddetto si esegua, e si pubblichi ne’ suddetti luoghi ancora, non solo in questo, ma in ogni altro migliore modo ec. Salvis et.
Die 16 Mensis Maii 1742. Neapoli. Per Illustrem Dominum Marchionem D. Nicolaum Fraggianni Caput Aula S.R.C. Et Regia Annona Pasetium fuit provisum, et decretum, quod exequatur retrosciptum bannum, juxta ejus seriem, continentiam, et tenorem, et pubblicetur in supradictis locis enunciatis in supradicta instantia, hoc summ Fraggianni.
A di 19., 20., Maggio 1742. Io Pascale Moccia Lettore de Regj bandi dico di aver pubblicato il retroscritto bando colli trombetti miei compagni nelli seguenti casali, cioè Somma, S. Anastasio, Ottajano, Pomigliano d’Arco, Cerra, Marigliano, Mariglianella, Brusciano, e Caivano, luoghi spettanti al suddetto bando. Pasquale Moccia.
Registrato nel libro Bandorum 16. fol. 336.
Avanti il Signor D. Gioseppe Crisconio Regio Prefetto dell’Annona comparisce l'Avvocato Fiscale della Corte del Regio Giustiziere, e dice come nell'anno 1742. dall'Eccellentissimo Tribunale della Città si firmò per comodo, e vantaggio de' cittadini, di emanare il qui complicato bando, col quale si prescrivea a' massari la norma di osservarsi nella formazione delle farcinelle, che si vendono poi in quella Capitale da bottegari pizzicaroli per un tornese l'una: ma siccome in tutte le cose  suole avvenire, che col tratto del tempo si vanno a raffreddare; così è accaduto giusto in questa; giacché i massari suddetti, essendole andate a poco a poco adulterando, hanno ridotte quali al niente in grandezza in grave danno, e pregiudizio del Pubblico.
Il testo dove è stata tratta la Prammatica
Incumbendo pertanto al Comparente, che la cosa si rimetta nell'antico piede, con farsi dette farcinelle a tenore del precitato bando; quindi si è, che il Comparente in discarico di suo dovere fa istanza rinnovarsi tal bando, con pubblicarsi nuovamente, non solo nel distretto, e Casali di questa Città, ma anche in tutti quei luoghi ove fu in detto anno 1724. emanato, come Somma, S. Anastasio, Ottajano, Pumigliano d'Arco, Acerra Marigliano, Brusciano, e Caivano; acciò pervenghi a notizia di tutt’i massari, che le fanno, e non possono allegare causa d’ignoranza; e si dia in tal modo riparo ad un assurdo così serio, e di grave danno de' cittadini, i quali furono ridotti a pagar quello genere il doppio di prima: Così dice per ora, e fa istanza, non solum et salvis etc.
Die 13. mensis Martii; 1782. Neapoli. Per illustrem Dominum Militem et J. Doctorem D. Joseph Crisconio Regium Consiliarium, ac Regiae Annonae Praefectum, vists bando Illustris Tribunalis S. Laurentii de die 30. Aprilis 1742. Ac retroscipta comparitione, provisum, et decretum est, quod bannum praedictum exsequatur, et debitae executioni demandetur juxta illius seriem, continentiam, et tenorem, et publicatur in locis retroscripta comparitione enunciatis, hoc suun etc. Crisconius Ventrella Actorum Magister, & Secretarius."
Salvatore Fioretto
 

giovedì 13 ottobre 2016

Una basilica sontuosa sopra le catacombe di Capodimonte...e il sogno si avverò...!

La basilica di Capodimonte, sullo sfondo il Vesuvio innevato. Foto tratta dal Web, opera di NicoMusella
Sontuosa e solenne, la basilica di Capodimonte si erge splendente al centro dell'arco naturale che compone la base della collina di Capodimonte. L'ameno sito che guarda il centro storico di Napoli, si erge tra i lembi collinari, chiamati dello Scudillo e dei Ponti Rossi, ed è incorniciato tra la Reggia di Capodimonte e la nobile residenza di Villa Ruffo
Suor Maria di Gesù Landi
La cupola, di verde rame e la gran croce luminosa che la sovrasta, sono visibili da tanti posti della città e ricorda qualcosa di antico e solenne, a imitazione della basilica di San Pietro in Roma. Infatti essa è stata concepita come tempio in scala ridotta della basilica romana cuore della cristianità, in rapporto in scala prossimo di 1 a 3 e, per questa correlazione, essa è conosciuta anche con l'appellativo di "La Piccola San Pietro".
Per risalire alle origini di questo bellissimo tempio mariano dobbiamo fare un salto nel tempo di oltre un secolo e arrivare a colei che fu una veggente e l'ispiratrice della devozione verso la Vergine del Buon Consiglio, parliamo di Madre Maria Landi.
Maria Landi nacque a Napoli, il 21 gennaio 1861. Si distinse fin da giovinetta per la sua inclinazione alla vita spirituale e per la devozione verso la Madonna del Buon Consiglio.
Nel 1884 commissionò al pittore Spanò un quadro della Vergine, a cui diede il titolo di Madre del Buon Consiglio. Ci volle molto tempo e diversi bozzetti del pittore per arrivare alle fattezze desiderate da Maria, che chiedeva il quadro "...sempre più splendente"...
Maria presto emise i voti e divenne quella che un tempo si diceva "Monaca di Casa" e prese il nome di Suor Maria di Gesù. Nella sua casa in largo San Carlo All'Arena, realizzò una piccola cappella, dove sistemò il quadro della Madonna del Buon Consiglio, che intanto era stato terminato dal pittore Spanò. Successivamente andò ad abitare in via Duomo, dove fece realizzare un sontuoso oratorio per ospitare la cara immagine.
Il quadro
La cappella divenne subito meta di pellegrinaggi di devoti e subito furono riscontrati due eventi prodigiosi dovuti all'intervento della Vergine: nel corso dello stesso anno di realizzazione, 1884, Maria mostrò al popolo l'immagine della Madonna del Buon Consiglio e l'epidemia di colera che attanagliava Napoli in quel periodo, cessò immediatamente e, ancora, nell'anno 1906, durante la terribile eruzione del Vesuvio, quando una densa nube di cenere copriva l'intera città di Napoli, il quadro fu mostrato dal balcone di casa e un raggio di sole attraverso le nubi e lo illuminò... Qualche giorno dopo la nube si diradò e l'eruzione del Vesuvio cominciò a scemare...
Poco tempo dopo l'ultimo evento, Maria Landi, con l'aiuto dell'Arcivescovo di Napoli, ottenne il riconoscimento del culto verso l'immagine della Madonna del Buon Consiglio e l'aggiunta del titolo di "Regina della Cattolica Chiesa" (si racconta che questa dedica fu chiesta dalla Vergine a Madre Landi durante un'apparizione.
Ingresso alle Catacombe di S. Gennaro
Nel 1912 papa Pio X concesse, (addirittura contro le regole pontificie vigenti che richiedevano che il quadro dovesse essere conosciuto insieme al tempio che lo custodisse), l'incoronazione del quadro miracoloso, all'epoca ancora sistemato nella cappella di casa Landi.  Il rito dell'incoronazione fu eseguito dal Cardinale Prisco, il 6 gennaio 1912.
I pellegrinaggi dei devoti presso la cappella di famiglia  si susseguirono numerosi per venerare l'immagine della Madonna del Buon Consiglio e ben presto si rese necessario erigere un degno tempio che li accogliesse. Si racconta che il sito di costruzione fu indicato direttamente dalla Vergine, durante un'apparizione a Suor Maria nel 1900, con questa esortazione:Volo ut edifces mihi magnum templum super Catacumbas”, e quindi proprio sulla massa tufacea sotto la quale erano state scavate secoli addietro le Catacombe di San Gennaro. Il progetto fu incoraggiato dal cardinale di Napoli G. Prisco, che nominò una commissione tecnica per la circostanza.
La costruzione della basilica, eseguita sul progetto dell'architetto Vincenzo Veccia, è durata quarant'anni, dal 6 gennaio 1920, quando fu posata la prima pietra, al 26 aprile 1960, giorno della solenne consacrazione, celebrata dal cardinale di Napoli Alfonso Castaldo. Tuttavia la basilica fu già aperta al culto alcuni anni prima della sua consacrazione.
Il terreno utilizzato per la costruzione del tempio fu donato da un benefattore e comprendeva una villa signorile con un ampio giardino. 
Purtroppo suor Maria di Gesù Landi non vide completato il tempio da lei ispirato, perché morì il 26 marzo 1931, ma la sua scomparsa non portò all'interruzione dei lavori, che anzi proseguirono seppur lentamente. 
Altare maggiore con le antiche sculture in marmo
Il 12 giugno 1938 l'effigie della Madonna del Buon Consiglio fu portata finalmente a Capodimonte, all'interno della basilica ancora in costruzione, come era stato chiesto dalla Vergine a Suor Maria di Gesù Landi.
Il tempio, che porta la dedica scritta nel timpano: "Augustae Matri Boni Consilii Reginae Cattolicae Ecclesiae - Anno Domini MCMLX - Dicatum" (Augusta Regina del Buon Consiglio Madre della Chiesa Cattolica, dedicato nell'anno del Signore 1960), è uno scrigno di opere d'arte, perché conserva tanti capolavori ricoverati qui e provenienti da tante chiese antiche napoletane, che furono chiuse a seguito del terremoto del 23 novembre 1980.
Interno della Basilica, sullo sfondo l'altare maggiore
Il tempio custodisce anche delle opere provenienti da diverse chiese che sono state demolite o chiuse perché pericolanti negli ultimi decenni. 
Il settecentesco altare maggiore, accoglie otto statue dei santi apostoli, delle quali: sei sono opere dello scultore Michelangelo Naccherino, e le rimanenti due sono opere degli scultori Pietro Bernini e Francesco Cassano; queste sculture provengono dalla chiesa non più esistente di San Giovanni dei Fiorentini, un tempo presente nel vecchio Rione Carità
L'Incoronazione della Vergine, posta sulla controfacciata della basilica, è opera di Giovanni B. Beinaschi, ed è proveniente dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, mentre sui due lati di questo dipinto si ammirano: una Natività di Giovanni Balducci, a sinistra, e nella parte opposta, a destra, una Deposizione di Marco Pino
La cappella di S. Maria Maddalena
Nelle cappelle e nelle navate laterali sono visibili importanti quadri, come: Sant'Antonio di Padova opera di Carlo Sellitto (il quadro è proveniente dalla demolita chiesa di San Nicola alla Dogana) e, ancora, il dipinto di Santa Maria Maddalena, opera della scuola del Vaccaro e l'Estasi di san Nicola di Simonelli Giuseppe, mentre il dipinto della Vergine attorniata dai santi Apostoli appartiene alla bottega di Fabrizio Santafede
Finanche molti elementi architettonici di marmo e non, che sono presenti in questa basilica, sono stati recuperati dalle chiese demolite o chiuse a seguito del terremoto del 1980.
La copia del Mosè
La basilica ospita la tomba della fondatrice, suor Maria di Gesù Landi e le tombe di alcuni arcivescovi di Napoli: Alessio Ascalesi, Corrado Ursi e Michele Giordano. Sono presenti anche le tombe di alcuni esponenti della famiglia reale di casa Savoia e d'Aosta: le principesse Elena d'Aosta e Anna d'Orleans.
La copia della Pietà
Degne di menzione sono le due statue in marmo di Carrara, riproducenti, in scala ridotta, le opere della Pietà e del Mosè di Michelangelo Buonarroti
Nella basilica di Capodimonte è presente l'organo settecentesco opera del maestro organaro Domenico Antonio Rossi, datato 1769 e il nuovo organo elettrico a canne, costruito nell'anno 1964.
Dal piazzale della basilica si accede alle Catacombe di San  Gennaro, attraverso il nuovo accesso pedonale realizzato  negli anni '60, per volere del compianto cardinale Corrado Ursi.
Sulla sommità della maestosa cupola è conservato un frammento di reliquia della croce di Gesù Cristo. 
Salvatore Fioretto

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N.B.: Le foto riportate in questo post sono state liberamente tratte dai siti web dove erano state inserite, con il solo scopo di favorire la libera diffusione della cultura.

  

venerdì 9 settembre 2016

Virtus Piscinola, una stella d'oro nel panorama sportivo italiano, 2^ parte

La Virtus Piscinola è "Stella d'Oro al merito sportivo"!
(continua dalla prima parte)


Il campo della Virtus di Cupa Acquarola è stato anche un "terreno fertile" che ha visto nascere e affermarsi valenti arbitri della pallacanastro napoletana e anche nazionale. Dalle affascinanti performance di famosi arbitri professionisti e non del basket che, come abbiamo detto, su questo difficile campo misuravano il loro valore, si appassionarono molti giovani e qui si formarono novelli e valenti arbitri originari di Piscinola. E' doveroso in questo post citare alcuni nomi della prima e della seconda schiera di arbitri. 

Foto celebrativa dell'anniversario di fondazione della Società Virtus Piscinola
Prendendo spunto dal libro "Virtus Piscinola Basket...e non solo", elenchiamo gli arbitri di federazione che spesso furono presenti sul campo dell'Acquarola: Massaro, Ugatti (Salerno), Hutter, Ardito, Picone e Melillo (di Avellino), Ciampaglia, Merola, Compagnone, Maddaloni, i fratelli Montella, Pallonetto, Colucci, Barra, Vavalà (calabrese). Mentre i nostri bravi arbitri piscinolesi, che furono apprezzati nel panorama cestistico cittadino e non, furono: Pino Longo (che divenne poi un valente arbitro nazionale), Salvatore di Febbraro, Giovanni della Corte, Gennaro Basso, Mariano Giordano, Raimo Nappa, Pasquale Castiello, Enzo Vastarella, Gigi Ciampaglia (quest'ultimo non nativo del posto, dichiarava che si sentiva piscinolese a tutti gli effetti).
Cosi nel 1970 grazie al prodigio compiuto da Pierino De Lise e alcuni valorosi che lo seguirono, il mitico e storico campo di via Cupa Acquarola fu rimesso in sesto e adeguato alle normative della federazione. Curioso è la descrizione di questo campo e del sito dove esso si ergeva... Si, perché il campo si trovava in una posizione sopraelevata rispetto alla piccola e tortuosa sede stradale (via Cupa Acquarola), che lo collegava alla vicina Piazza Tafuri di Piscinola. Ecco cosa scrive in merito Luigi de Rosa nel libro "Virtus Piscinola Basket... e non solo":
"Si pretese di attrezzare un campo che desse perlomeno la parvenza di rispondere quanto meno al regolamento.
La passione di Peppino Fioretto, militare di carriera di stanza a Vitipeno, concesse d'apportare tutte le modifiche richieste dalla federazione per acquisire l'agibilità del campo di gioco e fu così che si provvide ad asfaltare il campo senza tenere conto di ben altri lavori che, da regolamento, sui sarebbero dovuti eseguire. Le trasformazioni eseguite, imposte, dell'agibilità federale, proiettarono atleti, dirigenti e tifosi direttamente in paradiso. Ciò nonostante, l'accesso al campo, di arbitri e squadre avversarie con relativo seguito di dirigenti e tifosi, presentò non pochi problemi. 
[...]  
E i problemi furono davvero tanti...
"L'asfalto grezzo privo di idoneo appretto e sicuramente non di prima qualità, fu steso direttamente sulla terra battuta, costituendo così un'autentica grattugia, che metteva grande timore per le conseguenze di scivolate e cadute.In molti conservano ricordo assai spiacevole di scivolate e cadute su quell'asfalto. Al campo si accedeva mediante un tortuoso percorso che, dalla piazza, conduceva in un budello di strada, la cosiddetta "Cupa Acquarone" che, intimoriva non poco le squadre avversarie che l'attraversavano timorose, non perdendosi mai di vista e cercando di stare alquanto raggruppati tra loro, in una situazione che faceva loro prevedere un "agguato". Inoltre, atleti, dirigenti e spettatori, ospiti e locali, per raggiungere il campo dovevano salire una ripida e stretta scalinata, che pareva una sorta "di forca caudina" che impressionava non poco.
In cima alla scala s'apriva uno spiazzo regolamentare, asfaltato, circondato per metà da profumati alberi di aranci e mandarini che donavano al campo stesso, una dimensione di sobrietà. Un secolare pino gigantesco, sembrava accogliere e dare il benvenuto a coloro che vi mettevano piede per assistere alla partita o per giocarvi.
Incontro di basket sul campo di via Cupa Acquarola, anni '60
Il campo di gioco era delimitato da corridoi, sul lato ovest trovavano posto il tavolo dei giudici di gara e le panchine degli atleti, i corridoio ovest e nord, si trasformavano letteralmente in una siepe umana, a stento tenuta da corde tese proprio sulle linee di bordo campo.  
Le partite si svolgevano in un assordante e minaccioso contatto fisico tra tifosi locali, tifosi ospiti ed avversari in campo, spesso, impauriti e terrorizzati , tanto era esigua la distanza tra i vari protagonisti in gara, poiché, ad onore del vero, la distanza regolamentare in pratica, non esisteva.
[...] Una coppia di tifosi, tali Antonio Sica e Gennaro Russo erano soliti sostare sotto il canestro, agitando due grossi campanacci che con il loro suono infernale, tramortiva l'arbitro sotto canestro e gli avversari. Furono i precursori di tanti super tifosi della Virtus e alcuni di loro, nonostante gli anni passati, tuttora fanno sentire la loro presenza con un colorito linguaggio. A ragion veduta, posso affermare che così nacquero i primi gruppi organizzati di tifosi, altrimenti definiti "ultras".
Ritorniamo alla storia del basket a Piscinola. Quindi quel 1970 rappresentò il nastro di partenza di un nuovo corso per la storia della pallacanestro a Piscinola...
L'inizio di questa nuova era fu però macchiata da un tragico lutto, per la prematura scomparsa di uno dei più grandi atleti della Virtus, la scomparsa di Pasquale Cuozzo. Cuozzo lasciò un vuoto incolmabile nella squadra e nei tifosi. Alla sua memoria la dirigenza volle organizzare e dedicare diversi tornei e manifestazioni sportive.
Considerato che nel 1970 la Federazione FIP non esisteva più, la squadra fu rifondata con il nome di "Basket Club Piscinola"; i trascorsi meriti sportivi ne consentirono l'iscrizione direttamente al Campionato di Promozione, bay-passando fortunatamente l'inutile Campionato di Prima Divisione
Torneo "Pasquale Cuozzo", tra gli atleti: Miles Aiken e Luigi De Rosa
Intanto De Lise affidò la sede della società a volenteroso e paziente Angelo Ciampi, che fu assiduo organizzatore e intrattenitore dei giovani che la frequentavano la sede di palazzo Chiarolanza, dalla mattina alla sera, senza accusare stanchezza. 
Ma il vero propulsore della nuova squadra restava Pierino De Lise, che per attrarre i giovani alla passione della pallacanestro, offriva loro focacce e panini presso la trattoria Sarnacchiaro, coinvolgendoli poi in interminabili e accese discussioni sportive sulle partite di basket. Tra essi Luigi De Rosa menziona: "G. Lanzuise, R. Iannicelli, P. Cascella, V. Cangiano, L. De Rosa e tanti altri." 
Per la neo formazione ci furono per fortuna molti ex cestisti della Virtus (costretti nel triennio a emigrare in altre compagini), che ritornarono a Piscinola, coronando il loro sogno, mai sopito.
Per "rodare" la squadra con le nuove sconosciute compagini, che nel frattempo si erano distinte nel panorama del basket provinciale e regionale ("Sporting Torre del Greco", Torre Annunziata, Portici, Afragola. Castellammare...), la società decise di organizzare un torneo sportivo, dedicato alla memoria di Pasquale Cuozzo
Furono invitati le compagini del Benevento (serie B), dell'Avellino e dell'Italsider (serie C) e per essere all'altezza di queste formazioni collaudate, a qualcuno brillò l'idea di invitare a giocare a Piscinola il secondo straniero della squadra Partenope, il grande Miles Aiken. L'auspicio si avverò, grazie all'intercessione di Manfredo Fucile, presidente del  Comitato Regionale FIP ed ex giocatore di interesse nazionale. 
La squadra piscinolese fece una gran bella figura, vincendo il "Torneo P. Cuozzo", su un campo stracolmo di tifosi. A fine torneo, Miles fu contento per aver dato il suo contributo ai tifosi piscinolesi, mostratisi così accaniti per la pallacanestro...
Man mano che i successi arrivavano si vide aumentare il numero dei tifosi che sostenevano la squadra e, poi,... si aggiunsero anche tante ragazze tra le loro fila, cosa mai successo prima...! Nacquero così diversi fidanzamenti e anche dei matrimoni...!
Curioso anche la storia dei due ragazzi americani arrivati a Piscinola per aver preso erroneamente l'autobus "22", giunti al capolinea della piazza B. Tafuri, chiesero informazioni ad Agostino Crisciuolo, il quale intuendo le "prestanze sportive" dei due ragazzi, riuscì a "dirottarli" al campo di Cupa Acquarola... Qui, come per incanto, questi subito dimostrarono il loro valore atletico e furono contenti di giocare una partita nella squadra del Piscinola. Ma solo uno di essi accettò l'ingaggio nella società, e continuò a giocare per un certo tempo, dando molte soddisfazioni ai tifosi: si chiamava Daniel Neal (nome che tutti storpiavano in "'O Neil". Purtroppo, poco tempo dopo, Neal dovette far ritorno in patria, per degli impegni già presi.
La tendostruttura dedicata a Don Domenico Severino, in via Nuova Dietro La Vigna
Vennero poi gli anni delle illusioni, delle delusioni e degli sprechi... Il primo fu il nuovo campo di basket regolamentare con pavimento in gomma (Tartan di prima qualità!), realizzato nel cortile della scuola Torquato Tasso, nell'ambito del programma di interventi sociali per il territorio. 
Il nuovo campo fu destinato alla B.C. Piscinola per lo svolgimento delle attività giovanili, per gli allenamenti e per gli incontri di campionato della squadra titolare. 
Ecco la descrizione che si trova nel libro di Luigi De Rosa:
"Pur essendo tracciato ed eseguito a regola d'arte, dotato di pavimento in tartan di prima qualità, canestri professionali, gli spogliatoi di ampia quadratura, panche, attaccapanni, e, udite, udite, sei docce per ogni ambiente, servizi igienici, tale da considerarlo un autentico fiore all'occhiello  per la realtà sportiva del borgo, restava comunque un campo "open" ovvero scoperto."
A Piscinola non si era mai visto tanto ben di Dio...[...]
Su questo campo ci fu solo il tempo di fare una gara inaugurale nel mese di giugno, ma a settembre già iniziarono i problemi di affidamento dei servizi di custodia, di guardiania e di pulizia... La struttura finì per essere miserevolmente abbandonata e poi lentamente vandalizzata ...
Il percorso sportivo della squadra proseguiva negli anni che seguirono... Registriamo la formazione allenata da Luigi Sica (soprannominato "Fich fich") con i totem dei componenti (che ci fornisce sempre il libro di De Rosa): "E. Marciano,  A. Abate, A. Bianco, L. Piccolo, N. Della Corte, P. Montesano, S. Montesano, C. Fioretto, D. Palladino, D. Manna, G. Sever, G. Riccio, E. Varvella, F. De Lise".
Alcuni di questi ragazzi, che erano nati nel biennio 1958-60, crearono anche un giornalino settimanale, intitolato "Le marmotte del basket": un simpatico ciclostilato contenente molte notizie e aneddoti sportivi accaduti nel trascorrere della settimana. Le copie del giornalino venivano distribuite agli spettatori, durante gli incontri della squadra nel campo di casa.
Foto dell'attuale gruppo dirigente della "Polisportiva Virtus Piscinola"
Uno di questi giovani, Ciccio De Lise, fu ingaggiato dalla Juve Caserta e divenne affermato cestista nazionale, tra i successi conseguiti ma non dimenticò mai le sue origini piscinolesi... 

Quel periodo segnò anche un'altra importante prematura perdita nella famiglia della storica Virtus Piscinola, quella di Luigi Russo.
Nel biennio 1974-75 la squadra tentò il gran salto di categoria. La nostra compagine era composta da F. Ercolano, L. De Rosa, A. Mele, F. Crisciuolo, M. Cascella, S. Mele, P. Cascella.
La partita clou si presentò con lo squadrone sponsorizzato da una banca famosa, che era allenata dal conosciuto G. Monti. Contro ogni pronostico sfavorevole, i ragazzi del B.C. Piscinola seppero tirare fuori tutto l'orgoglio e la volontà, doti che hanno sempre contraddistinto le prestazioni della squadra sul mitico e temuto campo di casa "dell'Acquarone"...
"[...] Il campo volle evocare per l'occasione, tutti coloro che avevano edificato la storia cestistica piscinolese,  a bordo  campo erano schierati attenti e fiduciosi gli eroi dei tempi passati, da don Mimì a Cuozzo, a Mele, a Biagio Manna, ed a meno che non si dica, quell'ambiziosa e tracotante corazzata fu colpita e affondata, costringendola alla partita di ritorno, umiliata nella sua presuntuosa saccenza, ad un timore ed al più decoroso rispetto verso quei nuovi eroici piscinolesi. Il pubblico non credendo ai propri occhi, visse interminabili momenti di delirio collettivo ed aspettò con ansia, senza più timore, la partita di ritorno" (cit. libro di L. De Rosa).
Purtroppo la partita di ritorno, disputata nel campo di Fuorigrotta, non andò bene per i nostri colori, a causa del solito arbitraggio, giudicato dai tifosi poco sportivo e di parte; verso il termine dell'incontro l'esasperazione dei tifosi piscinolesi sfociò con l'invasione del campo; ne scaturì una pesante squalifica per la quadra del Piscinola, che vide l'addio alla agognata qualificazione!
Intanto un nuovo gruppo, detto "Gruppo del '62", con Uccello, Lanzuise, Della Corte, Manna, Rubino, Di Vaio, Silvestro, Longobardo, Russo, Faro, Cuozzo, Improta, Riccio, si faceva onore, arrivando a giocare la finale al torneo interregionale, disputato a Frosinone...
Altri lutti segnarono la storia della squadra: nel 1976 moriva a seguito di un incidente stradale sull'autostrada Salerno-RC, il conosciuto e apprezzato arbitro nazionale, formatosi nella Virtus, Mariano Giordano. Mentre Mario Quinterno non riuscì a superare un intervento chirurgico.
Il campionato 1978-79 vide la squadra, allenata dal tandem Ciro Barrese e Luigi De Rosa, raggiungere l'ambito traguardo della "serie D". La squadra era formata da: Tartaglione (reduce dalla Juve Caserta) Abbate, Marciano, Piccolo, Bianco, Della Corte N., Chianese e Sever. Si giunge a fine campionato con uno spareggio a tre squadre. Lo scontro finale tra il B.C. Piscinola e il Maddaloni vide il trionfo della squadra del B.C. Piscinola, che rappresentava i colori napoletani.
"Fu così che approdammo alla serie D ed il rientro a casa, dopo la partita nel casertano, fu un'autentica apoteosi perché, ancora una volta, la squadra era stata seguita da un centinaio di tifosi." (cit. libro di L. De Rosa).
Gli anni che accompagneranno la fine del secolo scorso e il nuovo millennio segneranno per la Polisportiva Virtus Piscinola l'alternarsi di vittorie, di belle illusioni con amare delusioni..., eventi che peraltro hanno contraddistinto, fino a oggi, la bella storia della squadra piscinolese. 
Anche gli allievi delle varie compagini delle "Under" hanno spesso brillato per essersi affermati con onore, spesso qualificandosi nei vari campionati di divisione. 
Intanto in quegli anni la presidenza della società, che era stata affidata a Zazzaro, passò nelle mani del dott. Carmine Montesano, il quale, in due mandati, nell'arco di due lustri, lascerà un'impronta considerevole nell'organizzazione della società e una testimonianza significativa nella storia della squadra piscinolese.  E ancora sulla scia di quella stagione fortunata, il presidente Gennaro Esposito ha continuato l'opera meritoria di Montesano.
Con Montesano registriamo due importanti iniziative: il recupero della denominazione sociale Virtus Piscinola, e la realizzazione della moderna tendostruttura di Via Nuova Dietro la Vigna. 
Inaugurazione dell'impianto di  Via N. D. La Vigna, Don Mazzi e D. F. Bianco
Già negli anni '80 alla squadra della B.C. Piscinola  fu assegnato un campo coperto in tubolari, costruito nell'ambito del Programma di Ricostruzione del Dopoterremoto; la struttura però non fu mai collaudata per dei difetti di progettazione e di realizzazione, subentrò l'abbandono e la vandalizzazione. 
Con gli anni rimase solo lo scheletro di acciaio, che svettava in mezzo al terreno circostante, coperto di una impenetrabile vegetazione infestante di rovi.  Oltre il danno la beffa, perché in quegli anni, a seguito delle disposizioni della Federazione che prescriveva di giocare i tornei, dalla "serie D" in su, in campi coperti, la squadra di Piscinola fu costretta a giocare sempre in trasferta, approfittando della ospitalità del campo della palestra CONI di Cavalli di Bronzo o di alcuni campi del circondario (campo di Cupa Spinelli). Ma nonostante le difficoltà logistiche, la squadra riuscì a giocare i play-off di qualificazione, in due diverse occasioni.
La svolta si ebbe con il finanziamento ricevuto dalla "Partita del Cuore" che fu organizzata dal sacerdote Don Mazzi allo stadio San Paolo di Napoli, il cui ricavato sarebbe stato destinato in beneficenza per finanziate qualche opera sportiva sul territorio indirizzata ai giovani... 
Ed ecco che il presidente Montesano, grazie all'intervento del presidente del CONI, riuscì a farsi assegnare quei fondi, che furono poi utilizzati in gran parte per l'acquisto della avveneristica tendostruttura e per i contestuali lavori edili di adeguamento.
Fu ancora una volta il contributo generoso di tanti piscinolesi e la forza di braccia di tanti volontari che trasformarono quel luogo di abbandono in "fucina" moderna e attrezzata per "forgiare" tante generazione di atleti del territorio, in nome dello sport senza divisioni geografiche e di classe. Ricordiamo tra questi volontari due persone che non ci sono più: Giuseppe Murolo e Raffaele Zazzaro
"Per lunghe settimane si lavorò dimenticando la propria professione e il proprio mestiere, in una estenuante battaglia contro il tempo, una ulteriore sfida da affrontare ..." (cit. libro di L. De Rosa). L'impianto di Via Nuova Dietro La Vigna è stato dedicato al fondatore della Virtus Piscinola, a Don Domenico Severino.
In questi anni ci ha lasciato un altro storico baluardo della Virtus, che fu tra i fondatori e anche allenatore nei primi anni della società, il prof. Gerardo Della Corte
Il resto è storia dei nostri tempi, la Polisportiva Virtus Piscinola continua, con l'infaticabile opera del suo gruppo dirigente, con i sostegno dei soci e dei tifosi, la sua missione sportiva nel tessuto sociale di Piscinola e nel territorio a Nord di Napoli, attraverso l'amore per il basket, al servizio delle attuali e future generazioni.
Per queste motivazioni di valore sociale e sportivo e per la sua ultra settantennale storia, costellata di onorate imprese sportive, il CONI ha conferito alla società "Polisportiva Virtus Piscinola", la "Stella d'oro al merito sportivo", nell'anno 2015. 
... Lunga vita alla Virtus Piscinola...! 
Salvatore Fioretto


La fonte di ispirazione di questo seconda parte della storia della Virtus Piscinola, dalla quale sono stati tratti aneddoti, nomi e anche diversi piccoli brani inseriti in corsivo, è stato il bel libro: "Virtus Piscinola Basket... e non solo", di Giuseppe De Rosa, al quale auguriamo tanti altri successi e soddisfazioni sportive e letterarie.