venerdì 9 settembre 2016

Virtus Piscinola, una stella d'oro nel panorama sportivo italiano, 2^ parte

La Virtus Piscinola è "Stella d'Oro al merito sportivo"!
(continua dalla prima parte)


Il campo della Virtus di Cupa Acquarola è stato anche un "terreno fertile" che ha visto nascere e affermarsi valenti arbitri della pallacanastro napoletana e anche nazionale. Dalle affascinanti performance di famosi arbitri professionisti e non del basket che, come abbiamo detto, su questo difficile campo misuravano il loro valore, si appassionarono molti giovani e qui si formarono novelli e valenti arbitri originari di Piscinola. E' doveroso in questo post citare alcuni nomi della prima e della seconda schiera di arbitri. 

Foto celebrativa dell'anniversario di fondazione della Società Virtus Piscinola
Prendendo spunto dal libro "Virtus Piscinola Basket...e non solo", elenchiamo gli arbitri di federazione che spesso furono presenti sul campo dell'Acquarola: Massaro, Ugatti (Salerno), Hutter, Ardito, Picone e Melillo (di Avellino), Ciampaglia, Merola, Compagnone, Maddaloni, i fratelli Montella, Pallonetto, Colucci, Barra, Vavalà (calabrese). Mentre i nostri bravi arbitri piscinolesi, che furono apprezzati nel panorama cestistico cittadino e non, furono: Pino Longo (che divenne poi un valente arbitro nazionale), Salvatore di Febbraro, Giovanni della Corte, Gennaro Basso, Mariano Giordano, Raimo Nappa, Pasquale Castiello, Enzo Vastarella, Gigi Ciampaglia (quest'ultimo non nativo del posto, dichiarava che si sentiva piscinolese a tutti gli effetti).
Cosi nel 1970 grazie al prodigio compiuto da Pierino De Lise e alcuni valorosi che lo seguirono, il mitico e storico campo di via Cupa Acquarola fu rimesso in sesto e adeguato alle normative della federazione. Curioso è la descrizione di questo campo e del sito dove esso si ergeva... Si, perché il campo si trovava in una posizione sopraelevata rispetto alla piccola e tortuosa sede stradale (via Cupa Acquarola), che lo collegava alla vicina Piazza Tafuri di Piscinola. Ecco cosa scrive in merito Luigi de Rosa nel libro "Virtus Piscinola Basket... e non solo":
"Si pretese di attrezzare un campo che desse perlomeno la parvenza di rispondere quanto meno al regolamento.
La passione di Peppino Fioretto, militare di carriera di stanza a Vitipeno, concesse d'apportare tutte le modifiche richieste dalla federazione per acquisire l'agibilità del campo di gioco e fu così che si provvide ad asfaltare il campo senza tenere conto di ben altri lavori che, da regolamento, sui sarebbero dovuti eseguire. Le trasformazioni eseguite, imposte, dell'agibilità federale, proiettarono atleti, dirigenti e tifosi direttamente in paradiso. Ciò nonostante, l'accesso al campo, di arbitri e squadre avversarie con relativo seguito di dirigenti e tifosi, presentò non pochi problemi. 
[...]  
E i problemi furono davvero tanti...
"L'asfalto grezzo privo di idoneo appretto e sicuramente non di prima qualità, fu steso direttamente sulla terra battuta, costituendo così un'autentica grattugia, che metteva grande timore per le conseguenze di scivolate e cadute.In molti conservano ricordo assai spiacevole di scivolate e cadute su quell'asfalto. Al campo si accedeva mediante un tortuoso percorso che, dalla piazza, conduceva in un budello di strada, la cosiddetta "Cupa Acquarone" che, intimoriva non poco le squadre avversarie che l'attraversavano timorose, non perdendosi mai di vista e cercando di stare alquanto raggruppati tra loro, in una situazione che faceva loro prevedere un "agguato". Inoltre, atleti, dirigenti e spettatori, ospiti e locali, per raggiungere il campo dovevano salire una ripida e stretta scalinata, che pareva una sorta "di forca caudina" che impressionava non poco.
In cima alla scala s'apriva uno spiazzo regolamentare, asfaltato, circondato per metà da profumati alberi di aranci e mandarini che donavano al campo stesso, una dimensione di sobrietà. Un secolare pino gigantesco, sembrava accogliere e dare il benvenuto a coloro che vi mettevano piede per assistere alla partita o per giocarvi.
Incontro di basket sul campo di via Cupa Acquarola, anni '60
Il campo di gioco era delimitato da corridoi, sul lato ovest trovavano posto il tavolo dei giudici di gara e le panchine degli atleti, i corridoio ovest e nord, si trasformavano letteralmente in una siepe umana, a stento tenuta da corde tese proprio sulle linee di bordo campo.  
Le partite si svolgevano in un assordante e minaccioso contatto fisico tra tifosi locali, tifosi ospiti ed avversari in campo, spesso, impauriti e terrorizzati , tanto era esigua la distanza tra i vari protagonisti in gara, poiché, ad onore del vero, la distanza regolamentare in pratica, non esisteva.
[...] Una coppia di tifosi, tali Antonio Sica e Gennaro Russo erano soliti sostare sotto il canestro, agitando due grossi campanacci che con il loro suono infernale, tramortiva l'arbitro sotto canestro e gli avversari. Furono i precursori di tanti super tifosi della Virtus e alcuni di loro, nonostante gli anni passati, tuttora fanno sentire la loro presenza con un colorito linguaggio. A ragion veduta, posso affermare che così nacquero i primi gruppi organizzati di tifosi, altrimenti definiti "ultras".
Ritorniamo alla storia del basket a Piscinola. Quindi quel 1970 rappresentò il nastro di partenza di un nuovo corso per la storia della pallacanestro a Piscinola...
L'inizio di questa nuova era fu però macchiata da un tragico lutto, per la prematura scomparsa di uno dei più grandi atleti della Virtus, la scomparsa di Pasquale Cuozzo. Cuozzo lasciò un vuoto incolmabile nella squadra e nei tifosi. Alla sua memoria la dirigenza volle organizzare e dedicare diversi tornei e manifestazioni sportive.
Considerato che nel 1970 la Federazione FIP non esisteva più, la squadra fu rifondata con il nome di "Basket Club Piscinola"; i trascorsi meriti sportivi ne consentirono l'iscrizione direttamente al Campionato di Promozione, bay-passando fortunatamente l'inutile Campionato di Prima Divisione
Torneo "Pasquale Cuozzo", tra gli atleti: Miles Aiken e Luigi De Rosa
Intanto De Lise affidò la sede della società a volenteroso e paziente Angelo Ciampi, che fu assiduo organizzatore e intrattenitore dei giovani che la frequentavano la sede di palazzo Chiarolanza, dalla mattina alla sera, senza accusare stanchezza. 
Ma il vero propulsore della nuova squadra restava Pierino De Lise, che per attrarre i giovani alla passione della pallacanestro, offriva loro focacce e panini presso la trattoria Sarnacchiaro, coinvolgendoli poi in interminabili e accese discussioni sportive sulle partite di basket. Tra essi Luigi De Rosa menziona: "G. Lanzuise, R. Iannicelli, P. Cascella, V. Cangiano, L. De Rosa e tanti altri." 
Per la neo formazione ci furono per fortuna molti ex cestisti della Virtus (costretti nel triennio a emigrare in altre compagini), che ritornarono a Piscinola, coronando il loro sogno, mai sopito.
Per "rodare" la squadra con le nuove sconosciute compagini, che nel frattempo si erano distinte nel panorama del basket provinciale e regionale ("Sporting Torre del Greco", Torre Annunziata, Portici, Afragola. Castellammare...), la società decise di organizzare un torneo sportivo, dedicato alla memoria di Pasquale Cuozzo
Furono invitati le compagini del Benevento (serie B), dell'Avellino e dell'Italsider (serie C) e per essere all'altezza di queste formazioni collaudate, a qualcuno brillò l'idea di invitare a giocare a Piscinola il secondo straniero della squadra Partenope, il grande Miles Aiken. L'auspicio si avverò, grazie all'intercessione di Manfredo Fucile, presidente del  Comitato Regionale FIP ed ex giocatore di interesse nazionale. 
La squadra piscinolese fece una gran bella figura, vincendo il "Torneo P. Cuozzo", su un campo stracolmo di tifosi. A fine torneo, Miles fu contento per aver dato il suo contributo ai tifosi piscinolesi, mostratisi così accaniti per la pallacanestro...
Man mano che i successi arrivavano si vide aumentare il numero dei tifosi che sostenevano la squadra e, poi,... si aggiunsero anche tante ragazze tra le loro fila, cosa mai successo prima...! Nacquero così diversi fidanzamenti e anche dei matrimoni...!
Curioso anche la storia dei due ragazzi americani arrivati a Piscinola per aver preso erroneamente l'autobus "22", giunti al capolinea della piazza B. Tafuri, chiesero informazioni ad Agostino Crisciuolo, il quale intuendo le "prestanze sportive" dei due ragazzi, riuscì a "dirottarli" al campo di Cupa Acquarola... Qui, come per incanto, questi subito dimostrarono il loro valore atletico e furono contenti di giocare una partita nella squadra del Piscinola. Ma solo uno di essi accettò l'ingaggio nella società, e continuò a giocare per un certo tempo, dando molte soddisfazioni ai tifosi: si chiamava Daniel Neal (nome che tutti storpiavano in "'O Neil". Purtroppo, poco tempo dopo, Neal dovette far ritorno in patria, per degli impegni già presi.
La tendostruttura dedicata a Don Domenico Severino, in via Nuova Dietro La Vigna
Vennero poi gli anni delle illusioni, delle delusioni e degli sprechi... Il primo fu il nuovo campo di basket regolamentare con pavimento in gomma (Tartan di prima qualità!), realizzato nel cortile della scuola Torquato Tasso, nell'ambito del programma di interventi sociali per il territorio. 
Il nuovo campo fu destinato alla B.C. Piscinola per lo svolgimento delle attività giovanili, per gli allenamenti e per gli incontri di campionato della squadra titolare. 
Ecco la descrizione che si trova nel libro di Luigi De Rosa:
"Pur essendo tracciato ed eseguito a regola d'arte, dotato di pavimento in tartan di prima qualità, canestri professionali, gli spogliatoi di ampia quadratura, panche, attaccapanni, e, udite, udite, sei docce per ogni ambiente, servizi igienici, tale da considerarlo un autentico fiore all'occhiello  per la realtà sportiva del borgo, restava comunque un campo "open" ovvero scoperto."
A Piscinola non si era mai visto tanto ben di Dio...[...]
Su questo campo ci fu solo il tempo di fare una gara inaugurale nel mese di giugno, ma a settembre già iniziarono i problemi di affidamento dei servizi di custodia, di guardiania e di pulizia... La struttura finì per essere miserevolmente abbandonata e poi lentamente vandalizzata ...
Il percorso sportivo della squadra proseguiva negli anni che seguirono... Registriamo la formazione allenata da Luigi Sica (soprannominato "Fich fich") con i totem dei componenti (che ci fornisce sempre il libro di De Rosa): "E. Marciano,  A. Abate, A. Bianco, L. Piccolo, N. Della Corte, P. Montesano, S. Montesano, C. Fioretto, D. Palladino, D. Manna, G. Sever, G. Riccio, E. Varvella, F. De Lise".
Alcuni di questi ragazzi, che erano nati nel biennio 1958-60, crearono anche un giornalino settimanale, intitolato "Le marmotte del basket": un simpatico ciclostilato contenente molte notizie e aneddoti sportivi accaduti nel trascorrere della settimana. Le copie del giornalino venivano distribuite agli spettatori, durante gli incontri della squadra nel campo di casa.
Foto dell'attuale gruppo dirigente della "Polisportiva Virtus Piscinola"
Uno di questi giovani, Ciccio De Lise, fu ingaggiato dalla Juve Caserta e divenne affermato cestista nazionale, tra i successi conseguiti ma non dimenticò mai le sue origini piscinolesi... 

Quel periodo segnò anche un'altra importante prematura perdita nella famiglia della storica Virtus Piscinola, quella di Luigi Russo.
Nel biennio 1974-75 la squadra tentò il gran salto di categoria. La nostra compagine era composta da F. Ercolano, L. De Rosa, A. Mele, F. Crisciuolo, M. Cascella, S. Mele, P. Cascella.
La partita clou si presentò con lo squadrone sponsorizzato da una banca famosa, che era allenata dal conosciuto G. Monti. Contro ogni pronostico sfavorevole, i ragazzi del B.C. Piscinola seppero tirare fuori tutto l'orgoglio e la volontà, doti che hanno sempre contraddistinto le prestazioni della squadra sul mitico e temuto campo di casa "dell'Acquarone"...
"[...] Il campo volle evocare per l'occasione, tutti coloro che avevano edificato la storia cestistica piscinolese,  a bordo  campo erano schierati attenti e fiduciosi gli eroi dei tempi passati, da don Mimì a Cuozzo, a Mele, a Biagio Manna, ed a meno che non si dica, quell'ambiziosa e tracotante corazzata fu colpita e affondata, costringendola alla partita di ritorno, umiliata nella sua presuntuosa saccenza, ad un timore ed al più decoroso rispetto verso quei nuovi eroici piscinolesi. Il pubblico non credendo ai propri occhi, visse interminabili momenti di delirio collettivo ed aspettò con ansia, senza più timore, la partita di ritorno" (cit. libro di L. De Rosa).
Purtroppo la partita di ritorno, disputata nel campo di Fuorigrotta, non andò bene per i nostri colori, a causa del solito arbitraggio, giudicato dai tifosi poco sportivo e di parte; verso il termine dell'incontro l'esasperazione dei tifosi piscinolesi sfociò con l'invasione del campo; ne scaturì una pesante squalifica per la quadra del Piscinola, che vide l'addio alla agognata qualificazione!
Intanto un nuovo gruppo, detto "Gruppo del '62", con Uccello, Lanzuise, Della Corte, Manna, Rubino, Di Vaio, Silvestro, Longobardo, Russo, Faro, Cuozzo, Improta, Riccio, si faceva onore, arrivando a giocare la finale al torneo interregionale, disputato a Frosinone...
Altri lutti segnarono la storia della squadra: nel 1976 moriva a seguito di un incidente stradale sull'autostrada Salerno-RC, il conosciuto e apprezzato arbitro nazionale, formatosi nella Virtus, Mariano Giordano. Mentre Mario Quinterno non riuscì a superare un intervento chirurgico.
Il campionato 1978-79 vide la squadra, allenata dal tandem Ciro Barrese e Luigi De Rosa, raggiungere l'ambito traguardo della "serie D". La squadra era formata da: Tartaglione (reduce dalla Juve Caserta) Abbate, Marciano, Piccolo, Bianco, Della Corte N., Chianese e Sever. Si giunge a fine campionato con uno spareggio a tre squadre. Lo scontro finale tra il B.C. Piscinola e il Maddaloni vide il trionfo della squadra del B.C. Piscinola, che rappresentava i colori napoletani.
"Fu così che approdammo alla serie D ed il rientro a casa, dopo la partita nel casertano, fu un'autentica apoteosi perché, ancora una volta, la squadra era stata seguita da un centinaio di tifosi." (cit. libro di L. De Rosa).
Gli anni che accompagneranno la fine del secolo scorso e il nuovo millennio segneranno per la Polisportiva Virtus Piscinola l'alternarsi di vittorie, di belle illusioni con amare delusioni..., eventi che peraltro hanno contraddistinto, fino a oggi, la bella storia della squadra piscinolese. 
Anche gli allievi delle varie compagini delle "Under" hanno spesso brillato per essersi affermati con onore, spesso qualificandosi nei vari campionati di divisione. 
Intanto in quegli anni la presidenza della società, che era stata affidata a Zazzaro, passò nelle mani del dott. Carmine Montesano, il quale, in due mandati, nell'arco di due lustri, lascerà un'impronta considerevole nell'organizzazione della società e una testimonianza significativa nella storia della squadra piscinolese.  E ancora sulla scia di quella stagione fortunata, il presidente Gennaro Esposito ha continuato l'opera meritoria di Montesano.
Con Montesano registriamo due importanti iniziative: il recupero della denominazione sociale Virtus Piscinola, e la realizzazione della moderna tendostruttura di Via Nuova Dietro la Vigna. 
Inaugurazione dell'impianto di  Via N. D. La Vigna, Don Mazzi e D. F. Bianco
Già negli anni '80 alla squadra della B.C. Piscinola  fu assegnato un campo coperto in tubolari, costruito nell'ambito del Programma di Ricostruzione del Dopoterremoto; la struttura però non fu mai collaudata per dei difetti di progettazione e di realizzazione, subentrò l'abbandono e la vandalizzazione. 
Con gli anni rimase solo lo scheletro di acciaio, che svettava in mezzo al terreno circostante, coperto di una impenetrabile vegetazione infestante di rovi.  Oltre il danno la beffa, perché in quegli anni, a seguito delle disposizioni della Federazione che prescriveva di giocare i tornei, dalla "serie D" in su, in campi coperti, la squadra di Piscinola fu costretta a giocare sempre in trasferta, approfittando della ospitalità del campo della palestra CONI di Cavalli di Bronzo o di alcuni campi del circondario (campo di Cupa Spinelli). Ma nonostante le difficoltà logistiche, la squadra riuscì a giocare i play-off di qualificazione, in due diverse occasioni.
La svolta si ebbe con il finanziamento ricevuto dalla "Partita del Cuore" che fu organizzata dal sacerdote Don Mazzi allo stadio San Paolo di Napoli, il cui ricavato sarebbe stato destinato in beneficenza per finanziate qualche opera sportiva sul territorio indirizzata ai giovani... 
Ed ecco che il presidente Montesano, grazie all'intervento del presidente del CONI, riuscì a farsi assegnare quei fondi, che furono poi utilizzati in gran parte per l'acquisto della avveneristica tendostruttura e per i contestuali lavori edili di adeguamento.
Fu ancora una volta il contributo generoso di tanti piscinolesi e la forza di braccia di tanti volontari che trasformarono quel luogo di abbandono in "fucina" moderna e attrezzata per "forgiare" tante generazione di atleti del territorio, in nome dello sport senza divisioni geografiche e di classe. Ricordiamo tra questi volontari due persone che non ci sono più: Giuseppe Murolo e Raffaele Zazzaro
"Per lunghe settimane si lavorò dimenticando la propria professione e il proprio mestiere, in una estenuante battaglia contro il tempo, una ulteriore sfida da affrontare ..." (cit. libro di L. De Rosa). L'impianto di Via Nuova Dietro La Vigna è stato dedicato al fondatore della Virtus Piscinola, a Don Domenico Severino.
In questi anni ci ha lasciato un altro storico baluardo della Virtus, che fu tra i fondatori e anche allenatore nei primi anni della società, il prof. Gerardo Della Corte
Il resto è storia dei nostri tempi, la Polisportiva Virtus Piscinola continua, con l'infaticabile opera del suo gruppo dirigente, con i sostegno dei soci e dei tifosi, la sua missione sportiva nel tessuto sociale di Piscinola e nel territorio a Nord di Napoli, attraverso l'amore per il basket, al servizio delle attuali e future generazioni.
Per queste motivazioni di valore sociale e sportivo e per la sua ultra settantennale storia, costellata di onorate imprese sportive, il CONI ha conferito alla società "Polisportiva Virtus Piscinola", la "Stella d'oro al merito sportivo", nell'anno 2015. 
... Lunga vita alla Virtus Piscinola...! 
Salvatore Fioretto


La fonte di ispirazione di questo seconda parte della storia della Virtus Piscinola, dalla quale sono stati tratti aneddoti, nomi e anche diversi piccoli brani inseriti in corsivo, è stato il bel libro: "Virtus Piscinola Basket... e non solo", di Giuseppe De Rosa, al quale auguriamo tanti altri successi e soddisfazioni sportive e letterarie.
 










domenica 7 agosto 2016

Virtus Piscinola, una stella d'oro nel panorama sportivo italiano, I^ Parte


La bella storia della squadra “Virtus Piscinola”
La storia della nostra squadra inizia nell’autunno del 1943, con l’arrivo degli Americani.
Foto dall'alto di Piscinola, fine anni '40
Siamo in una Piscinola per tre quarti ancora coperta da fertili campagne, con tanta povertà e miseria; società uscita da poco da una guerra dolorosa e distruttiva.
Gli Americani, che avevano il loro quartier generale di zona insediato nella scuola “Torquato Tasso”, portarono molte loro usanze, oltre alla “coca-cola”, al “chewing gum” da masticare, alle scatolette ed al “boughi-boughi” anche un’altra cosa, che per Piscinola non era poi tanta una novità: la pallacanestro!
Infatti, già dal 1938, la “Gioventù Italiana Littorio” (G.I.L.) aveva fissato al muro dell’edificio scolastico due rudimentali canestri e organizzava campionati, ma gli imminenti eventi bellici allontanarono i giovani da questo sport.
Gli Americani trasformarono il largo di Piazza B. Tafuri, davanti alla scuola “Torquato Tasso”, in un vero e proprio campo di basket. Terminato il servizio giornaliero, i soldati disputavano tra loro accese partite, sotto le luci di potenti riflettori.
Un campo regolamentare fu realizzato nell'accampamento di Scampia, verso le caserme di Miano. Lì, tra i tanti spettatori degli incontri di basket, ci furono anche don Salvatore Nappa e don Domenico Severino, quest'ultimo ancora seminarista. Ai due subito balenò l’idea di “italianizzare” questo sport, coinvolgendo la gioventù piscinolese.
Ecco cosa scriveva nel libro "L'Assistente" il compianto prof. Gerardo Della Corte, amico d'infanzia di Don Mimì e allenatore per tanti anni della squadra di pallacanestro della Virtus:
Primi incontri di pallacanestro nella "Sede"
Divenuto sacerdote, egli (don Mimì) prete giovane si inserì subito tra i giovani e "inventammo" la pallacanestro a Piscinola.
Sembra presuntuoso questo termine "inventammo", ma non lo è poiché non avevamo nessuna nozione di questo sport.
Alcuni di noi, compreso, don Mimì, un giorno ci accorgemmo che al campo americano (ora 167, verso le caserme) si giocava questo sport e per parecchio tempo all'esterno della rete di recinzione osservavamo questo nuovo gioco, nuovo per noi.
Un bel giorno, quando ormai gli americani stavano evacuando, lasciarono un pallone abbandonato sull'erba. Fu tutto uno il pensare e il fare; scavalcammo il recinto e ci impossessammo di  questo pallone.
Per noi fu come aver trovato un tesoro; ci mettemmo all'opera e in breve tempo creammo uno spazio nel cortile della casa parrocchiale "o Cape 'e coppe" attaccando al muro con dei chiodi due cerchi di botte e lì incominciò a sudare tutte le sere per correre e passare la palla per farla entrare in questi due cerchi appesi al muro.
Dopo un certo periodo volemmo confrontarci ed ecco l'idea d'iscriverci al CSI per pallacanestro e corsa campestre.
Don Mimì aveva preso a cuore, perché vedeva che ci eravamo appassionati a questo sport: si doveva provvedere alle magliette.
Chiamò Maria Varriale, la mamma di Mimì Esposito e fece confezionare 10 casacche verdi, con numero in petto, e ci chiamammo “Fulgor Piscinola”.
Di tecnica non se ne parlava perché non si aveva la minima idea di un regolamento. Via via ci fu l'esigenza di un campo e Don Mimì convinse Antonio Fioretti a metterci a disposizione un pezzetto di terra che aveva a via Acquarola.
Incontro di basket organizzato in piazza B. Tafuri, lato via del Plebiscito
Sotto con pale, zappe, picconi ed asce a sradicare gli alberi e livellare il terreno, e così per parecchi anni si gioca su terra battuta, con il sottoscritto allenatore improvvisato, senza nessuna competenza.
Poi si nomina anche il presidente del gruppo sportivo; ma chi guidava tutto era Lui, Don Mimì Severino, molto caparbio.
Credeva in quello che voleva, credeva nello sport come veicolo di avvicinamento per i ragazzi verso la chiesa. E quando poi siamo cresciuti come squadra, fino agli allori della serie "B", allora vi era impegno per tutti.
Ci eravamo "dirozzati" per equipaggiamento (ricevendo maglie vere di basket dalla Virtus Bologna); per tecnica perché io ero aggiornato frequentando corsi di allenatore. [...]
Sono convinto che Don Mimì da lassù sia contento che questa invenzione sia andata avanti e quel tempo impegnato durante la sua vita terrena per la formazione dei giovani attraverso la pallacanestro produca buoni frutti ancora per parecchie generazioni a Piscinola. [...]
Logo della Virtus Piscinola
I due religiosi, con un manipoli di ragazzi che li seguivano, decisero così di allestire un rudimentale campo di basket nel cortile interno all’edificio, sede dell’”Azione cattolica”. L’Azione Cattolica, intitolata a “San Giovanni Bosco”, si trovava allora al numero 71 di Via Vittorio Emanuele, sobborgo di Piscinola, meglio conosciuto con il toponimo di “‘o Cape ‘e Coppe”. Comprendeva un edificio con quattro locali, due al piano terra e due al primo piano e un cortile interno, sul quale i locali si affacciavano.
Natale Mele fu tra i fondatori della nascente esperienza sportiva, ed ecco la sua testimonianza:
"[...] La prima attività che prese subito corpo fu l'animazione dei gruppi di Aspiranti. Ragazzi di 5 Elementare e di Scuola Media rapidamente coinvolti nei GREST (GRuppi ESTivi).
Spinto dalla fiducia accordatami organizzammo giochi all'aperto, tornei di Pallacanestro, serate delle stelle e passeggiate insieme.
[...] Fui letteralmente contagiato dalla esperienza sportiva. Portai in Seminario l'amore per la pallacanestro; organizzai con il CSI i trofei natalizi e quello per il 4° Centenario del Seminario di Capodimonte. Don Severino vedeva in me crescere l'amore per la pallacanestro e più di una volta mi chiamava al dovere di collocare sempre al primo posto l'Apostolato, perché mai lo sport e fine a se stesso."
Il basket rappresentò sicuramente una grande novità per la comunità piscinolese. Il campo di gioco era in terra battuta ed i canestri furono costruiti con molta approssimazione. Iniziarono così a pervenire le prime adesioni di giocatori e a svolgersi i primi allenamenti.
Un altro pallone in dotazione della squadra fu ricevuto in dono proprio dai soldati americani grazie all'interessamento di don Salvatore Nappa. Ben presto rimase solo don Mimì a guidare i giovani, perché don Salvatore Nappa fu chiamato a reggere la parrocchia di Poggioreale e da allora don Mimì fu per sempre e per tutti i giovani di Piscinola semplicemente “l’Assistente” e così continuavano a chiamarlo tutti.
Incontro di basket organizzato in piazza B. Tafuri, lato via del Plebiscito, anni 50
Man mano che trascorrevano i mesi, molti giovani dell’Azione Cattolica si entusiasmarono per la pallacanestro e giocavano interminabili e animate partite nel minuscolo campetto del “Cape ‘e Coppe”.
Giuseppe de Rosa nel suo libro "Virtus Piscinola Basket... ma non solo", ricorda i pionieri della nostra compagine che furono tra i tanti: Peppe Vastarella, Peppe Tomo, Ciccio Quinterno, Pasquale Basso, Donato Severino, Gennaro Arco, Ciccio Longobardo, Ferdinando Silvestri, Agostino Cossia, Donato e Gennaro soprannominati "'e Carmusine", Ciro Montesano, Gerardo Della Corte, …
La “cosa” cominciò a crescere, fino al punto da rendere inadatto lo spazio disponibile. Dopo vari tentativi condotti in vari palazzi piscinolesi, si trovò uno spazio attrezzato, che i soldati americani avevano lasciato libero sgombrando Piscinola. La struttura si trovava un po’ fuori mano e senza servizi, perché situata verso Scampia, ma l’entusiasmo dei giovani superò anche quelle difficoltà. In pochissimo tempo Piscinola ebbe finalmente un vero e proprio campo di basket regolamentare.
Stella di bronzo del CONI al merito sportivo
Enzo Mele fu giovanissimo atleta e tra i primi cestisti della squadra piscinolese. Ecco cosa scriveva della sua esperienza con la pallacanestro di Don Mimì, nel libro "l'Assistente":
"I ricordi legati alla pallacanestro sono veramente tanti; la comune gioia delle vittorie, l'amarezza delle sconfitte, il dolore covato nel cuore e letto sul viso di Don Domenico Severino quando io e Pasquale Cuozzo cedemmo alle lusinghe della Partenope di Currò, cosa questa che durò solo pochi giorni; ritornammo infatti a testa china a Piscinola.
Solo qui con tutti i disagi esistenti riuscivamo a divertirci in una squadra fatta di amici. Alla Partenope, anche se eravamo bravi, ci sentivamo come pesci fuor d'acqua.
Come dimenticare, poi, l'episodio che mi capitò in un torneo delle festività di Pasqua a Pozzuoli? Don Severino era seduto sulla panchina ed io accovacciato davanti a lui. L'arbitro fischiò in modo inopportuno ed io mi lascia andare ad una espressione nei confronti del direttore di gara, diciamo così... pittoresca. Mi sentii mollare uno schiaffone così forte che..., ancora oggi mi brucia. "Da te non me lo sarei aspettato!" mi disse. [...].
In uno degli ultimi incontri, a casa sua, quando le sue condizioni di salute erano diventate assai precarie, mi regalò una coppa, che conservo gelosamente e mi disse: "Prendila, ti appartiene, contribuisti anche tu quando la vincemmo. La coppa è targata 1957."
Il primo incontro della nascente squadra fu disputato con la squadra dell’ILVA di Bagnoli e fu diretto dall’arbitro federale Ugo Hutter, che allora era uno dei migliori fischietti napoletani.
Nel 1947 la squadra si iscrisse al campionato provinciale del CSI, insieme alle squadre della “Fulgor Puteoli”, “Vomero”, “Guido Negri” e “Tenax”.
La squadra e don Mimì Severino nel campo di via Cupa Acquarola
Ben presto si ripresentò ancora il problema del campo di gioco, perché il terreno su cui insisteva il campo donato dagli americani era stato rivendicato dal contadino che lo coltivava prima dell’occupazione americana. Così la squadra Piscinolese ritornò di nuovo alla ricerca di una propria “casa”. In tale stato di precarietà, si giocava nei locali di Via Vittorio Emanuele e in qualche cortile piscinolese.
La squadra quell'anno si riscrisse al campionato, anche se costretta a giocare sempre in trasferta, per la mancanza di una propria struttura capiente. A quei tempi la denominazione della compagine piscinolese era “Gruppo Sportivo Aurora” e con tale nome si iscrisse al Campionato CSI, nella categoria ragazzi.
Si andò avanti con alterne vicende fino a metà anni ‘50, quando, per abbattere la scaramanzia, fu deciso di cambiare nome e la squadra fu chiamata “Fulgor”.
Ancora Giuseppe De Rosa che scrive: "Quei giovani volevano per la loro terra qualcosa che la illuminasse e la presentasse più visibilmente in una luce più forte, ed ecco che la chiamarono Fulgor, come quella luce splendente che volevano per il loro borgo e per se  stessi".
Stella d'argento del CONI al merito sportivo
Nel 1956 la “Fulgor” fu iscritta al Campionato CSI Seniores. Fu trovata finalmente una sede stabile, attrezzando un campo in Via Cupa Acquarola, nel pieno centro di Piscinola.
Il campo fu battezzato “Palestra AIACE”.
Questo momento storico segnò l’inizio di una serie di gloriosi e insperati successi per la squadra piscinolese.
"Il nostro primo campo regolamentare, che presentava per pavimento terra battuta e per soffitto il cielo, era contrassegnato da linee segnate con calce in polvere, quattro pali a sorreggere i canestri e delle funi per rudimentali transenne. Era divinamente bellissimo e per anni è stato temuto spauracchio per tutte le società che lo raggiungevano per disputare partite, il cui epilogo per gli avversari più accorsati, era segnato in partenza. Inoltre, era un autentico banco di prova per arbitri straniti, tanto che, in quel tempo nell'ambiente arbitrale, le voci di corridoio sostenevano che per essere promossi alla categoria superiore, bisognava guadagnarsi il lasciapassare solo superando, indenni, la classica partita "tosta" in quel di Piscinola" (dal libro di De Rosa, Virtus Piscinola Basket...).
Il nuovo periodo iniziò, infatti, con l’aggiudicarsi la “Coppa Chiarolanza” nel 1956 e con il cambio della denominazione sociale in “Virtus”. Circa l’origine del nome, pare che don Severino, per far fronte alla cronica mancanza di attrezzature e dotazioni, scrisse alla storica “Virtus Bologna”, la quale di buon grado inviò sei magliette nere, con una vistosa “V” sul petto. Fu questo un bel pretesto per favorire il cambio della denominazione sociale; infatti pare che a Don Mimì il nome “Fulgor” non piacesse molto.
Stella d'oro del CONI al merito sportivo
Con il nome di “Virtus” incominciò l’epoca più gloriosa della pallacanestro a Piscinola che, con alterne vicende, dura ancora fino ai nostri giorni.
Nel 1956 la squadra si aggiudicò il “Campionato Provinciale del CSI” in un quadrangolare che si disputò a Pozzuoli, vincendo nella semifinale contro la favorita forte squadra del Partenope. Nella finale la Virtus vinse contro la UCAG, per 45 a 43.
Ecco quanto riporta Carmine Montesano nel suo libro "Storia di Periferia": La vittoria nel campionato di prima divisione, prima tappa importante, rivive nel racconto di Enzo Mele e Gennaro Cappiello, "Al sconcentramento finale furono ammesse quattro squadre: Virtus Piscinola, A.P. Partenope, Akragas ed una squadra di Salerno. Nelle semifinali della mattina, battemmo la Partenope (che annoverava tra le sue fila Abbate e Brancaccio della serie A), mentre l'Akragas batteva i salernitani. Informati telefonicamente del risultato, i tifosi piscinolesi si riversarono in gran numero sul campo di Pozzuoli, in tempo per assistere, dopo un entusiasmante gara, al trionfo della Virtus sull'Akragas di Deker, il quale militava in serie A".
Nel 1958 si laureò Campione di Prima Divisione Campana FIP, con gli atleti: E. Mele, G. Russo, L. Pinci, S. De Rosa, C. Barrese, G. Cappiello, G. Biancardi, M. Quinterno.
Nel 1959 vinse il Campionato Promozione, dopo un drammatico spareggio con la squadra del “Marigliano” a Maddaloni, mentre nel 1960 disputò il “Campionato di Serie B regionale”.
Stella d'oro del CONI al merito sportivo
"La società visse alcuni momenti più belli e gloriosi della sua lunga storia. La pallacanestro entrando nelle case di tutti i piscinolesi, aveva coinvolto, di fatto emotivamente l'intera comunità. Le partite venivano seguite da decine e decine di persone che vivevano l'attesa partita con apprensione, cominciando a far conoscere l'attaccamento dei propri tifosi ai colori sociali" (dal libro di De Rosa, Virtus Piscinola Basket...).
Nel 1963 Gerardo Della Corte lasciò il posto di allenatore a Peppe Vastarella. Fu Vastarella a condurre la squadra agli ambiti successi. Poi, nel breve giro di due anni, sotto le presidenze di Giuliano e Sica, arrivò l’ammissione alla “Serie C Nazionale”.
Nel frattempo grandi cambiamenti avvennero in casa: il campo di terra battuta lasciò finalmente il posto all’asfalto, per allinearsi alle direttive federali. In quegli anni la “Virtus Piscinola” e la “Partenope” erano le uniche compagini a difendere l’onore della pallacanestro partenopea.
Nel settembre del 1965, avversata dalla sfortuna e dai cronici motivi economici, la società fu costretta ad ammainare la bandiera e per cinque anni restò fuori dalle competizioni di alto livello. Anche se per i primi due anni qualche incontro fu disputato a livello cittadino e provinciale.
Nonostante le difficoltà, Pierino De Lisa, con forte entusiasmo, ristrutturò il campo di Via Cupa Acquarola, costruendo gli spogliatoi in muratura, con tanto di impianto di illuminazione regolamentare.
Don Salvatore Nappa
"Ognuno con le sue capacità, apportò il suo contributo, passando giorni e settimane a ripulire il vecchio campo di gioco e spazi circostanti, da erbacce, fogliame arbusti e rifiuti. I più giovani trascurarono persino gli studi travolti dall'entusiasmo e tanti adulti che rientravano dal lavoro viravano sul campo invece di tornare alle proprie case. [...]
A Pierino del Lisa va il merito d'aver operato quella specie di miracolo che permise, dopo soli tre anni e nessuna speranza, il ritorno della pallacanestro a Piscinola." (dal libro di De Rosa, Virtus Piscinola Basket...).
L’esordio della rifondata squadra avvenne nel mese di agosto del 1970, nel corso dei festeggiamenti patronali in onore del SS. Salvatore. La società fu chiamata “Basket Club Piscinola”. La sede della società fu stabilita nel palazzo “Chiarolanza”. (segue nella seconda parte)
Salvatore Fioretto