domenica 20 novembre 2016

Quei ragazzi venuti dall'Oceano... In memoria dei caduti del cimitero Inglese di Miano.


La guerra è sempre portatrice di lutti e di distruzioni morali e materiali, e spesso, come avviene, modifica irreversibilmente il corso e la storia dell'umanità, senza portare sostanziali benefici, sia per i vincitori e sia per i vinti...!
Il racconto che contiene questo post non vuole trattare le cause che generarono il conflitto mondiale e l'occupazione angloamericana, né le modalità della liberazione e né tanto meno le vicissitudini della nostra Nazione nei difficili momenti dell'occupazione nazista e della liberazione delle truppe Angloamericane, con le conseguenti difficoltà economiche e socioculturali che seguirono. Intendiamo ricordare, come un memoriale, i tanti soldati, molti giovanissimi, che qui persero la loro vita tra le truppe di occupazione Angloamericane, soprattutto dal punto di vista della loro umanità; ricordare i loro affetti e passioni e il dolore patito dai familiari ed amici per la perdita delle loro vite, attraverso gli scritti che sono conservati nel nostro cimitero di Miano. A distanza di oltre settant'anni dalla fine del conflitto, lo consideriamo un doveroso riconoscimento e ringraziamento civico da donare alla loro memoria.
Alla fine del seconda guerra mondiale i caduti del Commonwealth in Italia furono circa 50.000, di cui molti sono sepolti nei 37 cimiteri di guerra sparsi in tutta la nazione (The Commonwealth Cementeries and memoriales), tra essi i principali che ricordiamo sono: Siracusa (1059), Catania (2135), Agira-Palermo (490), Bari (2128), Salerno (1846), Napoli-Miano (1206), Caserta (768), Minturno (2049), Val di Sangro (2617), Cassino (4271), Roma (426), Anzio (1056), Bolsena (597), Orviero (190), Assisi (945), Foiano (256), Arezzo (1632), Castiglione (502), Ancona (1019), Montecchio (582), Gradara (1191), Coriano (1939), Rimini (618), Cesena (775), Meldola (145), Forlì (496), Ravenna (955), Villanova (212), Faenza (1152), Santerno (287), Bologna (164), Argenta (625), Udine (414), Milano (414), Bassano (125), Asiago (166), Magnaboschi (183), Taranto (449); il numero tra parentesi indica il numero dei caduti contenuti.
I "nostri" caduti, quelli raccolti nel territorio di Napoli e Provincia tra il 1939 e 1945, oggi riposano nel Cimitero, Sacrario di Guerra di Miano, conosciuto da tutti con il toponimo di "Cimitero degli Inglesi", ma è più corretto dire "Cimitero del Commonweald", perché raccoglie anche tanti soldati caduti provenienti dai vari possedimenti e stati associati inglesi, come indiani, canadesi e tanti altri ancora. Come si è riportato sopra nel cimitero di guerra di Miano sono sepolti 1.206 Caduti, di cui 15 sono ignoti, essi appartengono ai seguenti paesi:
-Gran Bretagna  1092
-Canada   39
-Australia  2
-Nuova Zelanda  18
-SudAfrica   22
-Seyshelles  1
-Indie Occidentali  1
-Altri alleati  4
-Non identificati 4
Il cimitero si trova nel quartiere di Miano, ai confini con Piscinola; si estende su una superficie piana di circa 14,7 ettari, la parte occupata dalle sepolture è di 4,6 ettari, divisa in quattro grandi zone rettangolari, uguali tra loro.
Nel sito del Comune di Napoli così viene descritto questo luogo monumentale:" Il cimitero e localizzato su di un pianoro verde affacciato sul Vallone Boscariello, a Sud del nucleo abitato di Piscinola, lungo via Janfolla. L'area, molto articolata da un punto di vista orografico (è l'area del Vallone di San Rocco) è caratterizzata da una ricca vegetazione e da coltivazioni punteggiate da manufatti isolati (Masseria Macedonio, il Boscariello, il Santarello, ecc.). A Nord, oltre via Janfolla l'insediamento diventa urbano, composto da quartieri residenziali pubblici di natura intensiva con relative attrezzature, alternati a lottizzazioni private. Queste ultime sono di due tipi: con aggregazione in aderenza, a cortina lungo i tracciati urbani storici, oppure aggregate in lottizzazioni rade e sparse nella natura.
Il cimitero del Commonwealth è un cimitero militare realizzato nell'immediato secondo dopoguerra. Il complesso cimiteriale ha un'estensione di 14723 mq.
L'impianto e quello tipico dei cimiteri anglosassoni: quattro campi d'inumazione sono ricavati da un unico prato da cui emergono delle croci ritmicamente iterate. In asse con l'ingresso è localizzato un altare con due piccoli corpi di servizio laterali. Il recinto è costituito da una compatta cortina di alberi L'area cimiteriale risulta marginale rispetto sia al sistema stradale che della rete del trasporto su ferro.
L'area cimiteriale è collocata sulla viabilità principale che collega la zona ospedaliera all'area nord; non sono presenti svincoli del sistema autostradale ne' aree di sosta.
La stazione ferroviaria più vicina e quella della Linea Metropolitana 1 denominata "Frullone", a una distanza superiore a 500 m dagli ingressi all'area cimiteriale. La stazione quindi non può essere considerata idonea ai fini dell'accessibilità pedonale all'area." 
E' concepito come un giardino all'inglese, con prato rasato nelle zone di calpestio, e le tombe "a fossa", che sono posizionate in maniera ordinata e simmetrica.
Nell'ampio frontale, che si erge sulla via Vincenzo Janfolla, si aprono le scale d'ingresso e tre cancelletti in ferro, con ai lati due grosse anfore stilizzate in marmo travertino. Su un lato del muro si legge scolpita la scritta che riporta: "Naples War Cemetery, 1939 - 1945", mentre nel suo lato interno "The land of which this cemetery stands is the gift of the italian people for he perpetual resting place of the sailors soldiers and airmen who are honoured here".  
A destra dell'ingresso s'incontra un piccolo tempietto, con all'interno una mensola e sopra un registro che consente di raccogliere le firme di coloro che visitano il cimitero.
Sul fondo del campo, in maniera prospettica e simmetrica, si erge un ampio altare in travertino, con al centro un'alta croce in marmo e bronzo e, ai due lati, due bassi tempietti con ampie aperture e sedili, sempre in elegante travertino bianco. 
Ogni tomba comprende una lapide in marmo travertino sul quale è inciso lo stemma del reparto militare di appartenenza del soldato, una Croce stilizzata, se di religione cristiana o una Stella di David, se di religione ebraica. Seguono, poi, il cognome del soldato (del nome sono presenti solo le iniziali), la data di morte e la sua età. Quello che lascia stupefatti è l'età dei soldati, perché la maggior parte di essi hanno un'età compresa tra 20 e 27 anni. E' presente anche la tomba di un soldato di 17 anni.
Molto singolare è la sistemazione di alcune tombe, che risultano avere le lapidi accostate tra loro: a due o a tre. In una di esse sono sepolti tre soldati dell'aviazione (crediamo di un equipaggio aereo) che sono morti nello stesso giorno. La sistemazione "accostata" lascia intuire che sia stato un incidente aereo che ha stroncato la giovane vita dei tre militari, accomunati tra loro da un sentimento di amicizia, tanto da essere stati sepolti vicino, forse per loro stessa volontà o per desiderio dei familiari.
La maggior parte delle lapidi, poi, presentano inciso alla base un breve pensiero o un ricordo dettato dai familiari. 
In primo piano la sepoltura dei tre avieri con le tre lapidi in forma accostata
Sono queste memorie, questi pensieri e dediche che colpiscono l'attenzione degli sporadici visitatori che donano pochi minuti del loro tempo per visitare il complesso monumentale di guerra, passeggiando su questo soffice prato, tra farfalle e uccelli che allietano il campo, sempre ben curato e abbellito con fiori e essenze di ogni colore e profumo!
Sono tante le belle frasi da leggere, che risultano essere delle vere poesie e commuovono l'animo, al ricordo di questi giovanissimi soldati che riposano lontano dalla loro patria... Essi hanno lasciato per sempre ogni affetto: i genitori, i fratelli, le mogli, i figli, gli amici, lo studio, il lavoro...!
Ne citiamo alcune che più ci hanno colpito per la loro nostalgia e la dolcezza della mesta poesia trasmessa, lasciando nell'anonimato il soldato a cui si riferiscono, per rappresentare tutti quanti sono accomunati in questo luogo di pace e di silenzio.
-"Ricordati sempre della tua amorevole moglie e dei bambini. Gesù abbi pietà della sua anima. Riposa In Pace."
-"Non c'è maggiore amore di colui che dona la sua vita per il suo Paese"
-"Un'ora della vita densa di gloria vale di più di una esistenza anonima"
-"Lo amarono tutti i parenti e gli amici che lo conobbero. Oh uomo! Guarda la gravità di questo episodio e considera la tua vita"
-"Sia alta la voce di Gesù: Deponete le armi e venite a riposo da me"
-"Non dimenticheremo mai la sua memoria, verranno anni del dolce ricordo"
-"Una persona amata è andata via da casa nostra ma non dai nostri cuori, la sua amorevole madre"
-"Chi lo conosceva potrà dimenticarlo, ma non sarà mai così per coloro che lo amavano"
-"L'amato sposo di Mary, il papà di Valerie e Cristine, morì affinché noi potessimo vivere"
-"Tu crescendo non invecchiasti come noi che invece ci siamo lasciati invecchiare. Riposi bene nostro caro"
-"Beati color che piangono, perché essi saranno consolati" Matteo
-"La tua tomba non potrò mai vedere. Che una mano generosa possa deporre un fiore per me. Riposa In Pace" 
-"Il ricordo del mio amorevole marito che è morto perché noi possiamo vivere in pace"
-"In memoria del nostro amato figlio, che è stato uno tra i migliori: mamma e papà"
-"Riposo Gli conceda, stanco dopo la lotta, splenda su di lui lo splendore della Sua Santa luce"
-"Ci manca il tuo sorriso, il tuo cuore sincero e tenero, facesti del tuo meglio per tutti, ora ci lasci di te da ricordare"
-"Al calar del sole e al mattino lo ricorderemo"
-"Suo fratello David fu ucciso a 26 anni, il 16 luglio del 1943, i suoi diletti figli Roberto e Costanza"
-"Nessuno ha amore più grande di colui che dona la propria vita per i suoi amici"
-"Alla memoria del nostro amorevole ragazzo, al calar del sole e al mattino ci ricorderemo. Mamma e papà"
-"Ha dato la vita per l'Inghilterra. Dio gli conceda il riposo celeste. Amò la moglie e la famiglia"
-"Al comando di Dio cadde, ma non ebbe l'opportunità di dire addio alla sua amorevole moglie e ai suoi amici"
-"Non potranno morire perché sono uguali agli angeli"
-"Ha dato la sua vita per una giusta causa: la libertà. Dio abbia pietà della sua anima. Riposa In Pace."
-"Oh, con l'alba possano facce d'angelo fare un po' sorridere a quelli che abbiamo amato e perso'" 
-"Sono sempre cari i ricordi di coloro che abbiamo amato"
-"Nel mio cuore è conservato il ricordo di colui che amavo e che mai dimenticherò"
-"In orgogliosa memoria del nostro unico figlio. Hai dimostrato le tue virtù di cavalleria. Tua mamma e papà"
-"Sempre nei nostri pensieri, il suo sacrificio la nostra perdita"
-"Con il nostro amore custodiremo la sua memoria per sempre"
-"Il suo passaggio è stato il nostro più grande dolore, prego Iddio che un giorno si possa incontrare di nuovo"
-"Le memorie sacre del mio caro marito qui riposano. Mio amato, fino a quando ci incontreremo di nuovo"
-"L'amore duraturo che conoscevamo sostiene la strada di domani"
-"Nella profondità del mio cuore è conservata la memoria di colui che amavo, che non dimenticherò mai".

Questo post è dedicato alla memoria di questi giovani soldati che hanno perso la vita nel momento più bello della loro gioventù; è stato scritto con sinceri sentimenti di pietà e di riconoscenza civica, con la speranza di un mondo migliore che rifiuti sempre e con fermezza la guerra. Mai più la guerra!!  
"Non mori mai chi viene ricordato dai vivi!"
Salvatore Fioretto 

 

martedì 8 novembre 2016

Una terra di santi, di poeti, di navigatori, e… di giuristi… Il procuratore del Re Ferdinando Lestingi, Grand’Ufficiale della Corona d’Italia (4^ parte)



Abbiamo già trattato in questo blog la storia di alcuni eminenti personaggi della magistratura napoletana, che sono nati, vissuti o morti nell’antico borgo di Piscinola, dimostrando che questo territorio vanta un passato glorioso anche in questo particolare ambito di ricerca storica.
Frontespizio del periodico Almanacco Italiano
Il personaggio che qui tratteremo, vissuto nella seconda metà del secolo XIX, ha intrapreso una brillante carriera nell’ambito della magistratura italiana, ma ancor di più risulta essere famoso e fonte di riferimento da parte degli studiosi di diritto e di sociologia, per essere stato tra i primi a svolgere ricerche di antropologia criminale e a pubblicare trattati sul fenomeno della criminalità organizzata del Meridione d’Italia, in particolare sulla mafia siciliana. Ci riferiamo al Procuratore Regio, cav. uff. Ferdinando Lestingi.
Anche per lui, purtroppo, abbiamo fatto fatica a ricostruire le tappe della sua vita e il legame con il nostro territorio, mentre alcuni particolari della sua biografia risultano ancora poco noti e oggetto di ricerca, perché, come spesso lamentiamo, l’assenza di dediche stradali e di targhe civiche nel nostro quartiere hanno determinato nel tempo la grave perdita della nostra “memoria" storica e civica...!
Vecchio prospetto di Castel Capuano antica sede dei Tribunali di Napoli
Non conosciamo ancora le sue origini. Il particolare cognome, Lestingi, molto diffuso tra Bari, Trani e Conversano, lascia presupporre che le sue origini siano state pugliesi.
Lestingi conseguì la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Napoli. Ebbe tra gli insegnanti i “capisaldi” napoletani della scuola classica del diritto penale della nascente giurisprudenza italiana: E. Pessina, L. Capuano, F. De Blasio, F. Pepere, R. Fioretti, L. Zumpani. Mentre i suoi colleghi accademici negli anni di studio furono: G. Capitelli, P. Marsilio, E. Perfumo, V. Sansonetti, F. Criscuolo, V. Colmayer, N. Cianci, F. Lanzetta, A. Cammarota, F. Girardi..., i quali, come il Lestingi, occuparono posti di prestigio nell’ambito dell’insegnamento, della magistratura o dell’amministrazione dello Stato.
Castel Capuano in una foto di inizio secolo XX
Ferdinando contrasse matrimonio con Amalia Cocle, forse nipote o parente del famoso mons. Cocle, di cui abbiamo già descritto il legame con Piscinola. Amalia sopravvisse a Ferdinando almeno un decennio; troviamo infatti il suo nome nella lista dei benefattori del costruendo tempio di San Gennaro ad Antignano, dell’anno 1908.
Lestingi Ferdinando fu assunto presso l’amministrazione della giustizia. Svolse una brillante carriera in diverse sedi di tribunali del Regno, in particolare a Napoli e nell'Italia meridionale; infatti:
L'ingresso del Tribunali, anni '60, foto archivio l'Unità
- Nell’anno 1872 fu giudice presso il tribunale Civile e correzionale di S. Angelo dei Lombardi (AV).
- Nello stesso anno 1872 fu nominato reggente della Regia Procura del tribunale di Ariano Irpino (AV). In quell’anno era stato insignito del titolo di “Cavaliere”.
- Nell’anno 1873 fu nominato reggente della Regia Procura del tribunale di Cassino, ruolo che coprirà fino al 1876.
- Nell’anno 1877 fu nominato Procuratore del Re presso il tribunale di Bari.
- Nell’anno 1878 fu trasferito al tribunale di Santa Maria Capua Vetere per coprire il ruolo di Procuratore del Re, carica che esercitò almeno fino al 1880. 
- Nell’anno 1881 fu nominato Procuratore generale presso la corte di Appello di Palermo.
- Successivamente, nell’anno 1884, venne trasferito nel tribunale di Girgenti (Agrigento), come Procuratore Generale, ruolo che coprirà almeno fino all’anno 1885.
Mappa della provincia di Agrigento, di A. Rizzi Zannoni, fine XVIII sec.
Nel 1897 fu nominato Presidente della 4^ Sezione della Corte di Appello del tribunale di Napoli e poi nella 2^ sezione del tribunale Civile sempre di Napoli; aveva il titolo di Commendatore.
- Nel 1900, il commendatore Ferdinando Lestingi venne dispensato dal servizio, a causa della sua infermità e nominato “Primo Presidente della Corte di Appello a riposo”.
- Nello stesso anno 1900, il Ministero di Grazia e Giustizia gli conferì il prestigioso titolo di “Grand’Ufficiale nell’Ordine della Corona d’Italia”.
Morì a Piscinola, nel novembre del 1900. La notizia del decesso venne riportata nella rubrica dei necrologici, della rivista italiana "Almanacco Italiano - Enciclopedia popolare di vita pratica", dell'anno 1901 ed. Firenze.  
Non sappiamo ancora con precisione in quale strada di Piscinola risiedesse e per quanto tempo sia stato cittadino del nostro quartiere, tuttavia nell'Annuario Detken dell'anno 1913, nel villaggio di Piscinola, in via del Salvatore 45, si trova indicata la villa Cocle, la quale dovrebbe essere stata la residenza della famiglia Lestingi e che poi, dopo la morte di Ferdinando, avrebbe mutato il titolo con il cognome della moglie, Amalia Cocle.
Trafiletto dei necrologici, tratto da "Almanacco Italiano", anno 1901
Durante il suo mandato presso il tribunale di Palermo, prima, e in quello di Girgenti, dopo, ebbe modo di osservare e studiare da vicino il fenomeno delle associazioni criminali, poi denominate con il termine di “mafia”, allora ancora allo stato embrionale. Le sue osservazioni di antropologia criminale furono tradotte in due brevi trattati e pubblicati sulle pagine della rivista “Archivio di Psicologia, Antropologia criminale e scienze penali”, in particolare: “La Mafia in Sicilia” fasc. I, anno 1880 e “L’associazione della Fratellanza nella provincia di Girgenti”, fasc. V, anno 1884. 
"Sala dei Busti" presso Castel Capuano
Questi due trattati sono antesignani di tutti gli studi eseguiti sul fenomeno criminale della mafia siciliana e di altre organizzazioni malavitose e sono richiamati in tutte le bibliografie dei saggi storici, di diritto e di sociologia che trattano questo fenomeno sociale dell’Italia postunitaria.
In un articolo Lestingi sosteneva che il fenomeno della “Fratellanza” nella provincia di Agrigento fosse stato originato da alcuni abitanti di Favara, che avevano scontato diversi anni di soggiorno obbligato nell’isola di Ustica. Le “fratellanze” segrete erano quindi una sorta di "associazione di mutuo soccorso" o di aiuto reciproco, non visto essenzialmente come mezzo per aumentare il profitto, ma più per aiutare a gestire i rapporti nella gerarchia e far rispettare le regole adottate. 
"Sala dei Busti" presso Castel Capuano
A questa “famiglia artificiale” si accedeva mediante una caratteristica cerimonia di affiliazione che il Lestingi per primo descrisse: “Un solenne giuramento obbligava un socio agli altri, prestato alla presenza di tre di costoro, de’ quali uno, legato l’indice con un filo, lo pungeva spruzzando di qualche goccia di sangue una immagine sacra, che di poi veniva bruciata, spargendo al vento la cenere; la divinità. 
La cenere dispersa significava che come non si poteva ridar forma alla carta, così non era possibile al socio sciogliersi o mancare agli obblighi contratti (Lestingi 1884, p. 455).”
Un’altra cosa interessate, che trapela nei suoi scritti, è l’origine della parola mafia, che deriverebbe dalla consuetudine dei malviventi di Trapani di rifugiarsi nelle cave di tufo dei dintorni, cave che erano chiamate “Mafie”.
"Aquila bicipite" sulla facciata di Castel Capuano
Ferdinando Lestingi fu tra i realizzatori di un’importante opera della scuola di giurisprudenza: la traduzione del compendio francese “Corso di Procedura Penale, scritto da E. Trébutien. L’opera fu intitolata: “Corso di Procedura Penale, tradotto e messo a confronto col codice di Procedura Penale Italiano e corredato della giurisprudenza delle Cassazioni d’Italia”, autori: F. Lestingi, P. Marsilio e N. Durante. Napoli 1866.
Di Lestingi si conservano diverse epistole indirizzate al celebre scienziato, medico e antropologo, Cesare Lombroso, in risposta ad alcuni quesiti da questi rivolti, in ambito delle sue ricerche, relative alle pene detentive per i criminali e sul possibile trattamento alternativo al carcere per i detenuti.
Salvatore Fioretto

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