domenica 3 maggio 2015

Quando la scuola Tasso divenne una caserma...


La contraddizione più grande che possa essere capitata alla scuola pubblica, di una comunità civile, è quella di disporre di un maestoso edificio, costruito durante un periodo di dittatura, ma che divenne durante la seconda guerra mondiale una vera e propria caserma militare, registrando l'abolizione totale dell'insegnamento scolastico, che  era allora in corso per tanti bambini ...! Ci riferiamo in particolare alla vecchia scuola elementare Torquato Tasso di Piscinola: una bella struttura, ma dalla storia scandita purtroppo da episodi dolorosi e contrastanti, ma anche da elevati esempi di umanità, di abnegazione per il dovere, di sacrificio e di alti valori di fratellanza tra le persone, soprattutto tra i tanti militari non napoletani, che la frequentarono e gli abitanti di Piscinola e del circondario a Nord di Napoli.
L'edificio scolastico, dedicato al poeta eroico Torquato Tasso, fu inaugurato dal regime fascista, nell'anno 1930, con il chiaro intento di coltivare i discutibili principi dettati dalla dittatura, che intendeva così educare la gioventù italiana, attraverso la propaganda di regime, con l'esaltazione delle origini romane, il "culto" della forza muscolare e il mito della bellezza e della perfezione razziale! 
Gli spazi interni del complesso scolastico divennero presto luoghi attrezzati per eseguire dei saggi ginnici settimanali.
Gli ultraottantenni di oggi ricordano ancora quando da piccoli dovevano portare, loro malgrado, dei rottami di ferro a scuola, il celebre ferro alla patria, come si soleva dire..., ma non solo ferro, anche i rottami di piombo, di rame, di zinco e dei pezzi di gomma raccolti e rovistati nelle case. Essi ricordano ancora quando erano obbligati a indossare la "camicia nera", il pantaloncino grigioverde e un foulard azzurro al collo (pena il dover essere accompagnati a scuola da un genitore) e quando dovevano cantare a squarciagola gli inni dedicati alla Patria, accompagnati al pianoforte dall'insegnante di musica.
Con lo scoppio della guerra la scuola Torquato Tasso cessò di funzionare, per quanto concerneva l'insegnamento, divenendo una caserma a tutti gli effetti, fu infatti la sede del X Reggimento Autieri dell'esercito italiano. Tanti furono i militari, soprattutto non napoletani, che prestarono il loro servizio militare, alloggiati nella scuola, già a partire dall'entrata in guerra dell'Italia nel 1940. 
Ricordiamo che in questo periodo fu qui militare anche il maestro Pasquale Santoro, diplomato al conservatorio in flicorno e originario della città di Salerno. Santoro dopo la guerra, non lasciò più Piscinola, e dopo aver sposato una piscinolese, divenne il direttore  della banda musicale di Piscinola, nonché insegnante di musica di tanti talenti originari del territorio.
Bella è la testimonianza di Loredana, che ci ha ricordato diversi episodi legati alla vita del suo papà Luigi Barbero, originario della città di Torino, che fu appunto militare a Piscinola. Luigi, allora ventiduenne, rimase nell'edificio Tasso per sei mesi, dall'estate del 1942, fino agli inizi del 1943, prestando servizio nella 5^ Compagnia del X Reggimento Autieri, lì dislocata. Poi fu spostato del distaccamento ai Ponti Rossi. Loredana conserva ancora un affettuoso ricordo di quel periodo: una cartolina intitolata: Piscinola - Regia Scuola "Torquato Tasso", spedita dal suo papà ai suoi genitori, da Piscinola a Torino; sulla cartolina è riprodotta una foto della scuola Torquato Tasso. 
Cartolina spedita da Piscinola, il 3 settembre 1942 e diretta a Torino
Luigi è purtroppo scomparso recentemente e fino agli ultimi momenti della sua vita ha ricordato, con immutata nostalgia, il periodo della sua gioventù trascorso da militare a Piscinola e l'umanità non comune degli abitanti mostrata nei suoi confronti. 
Ecco uno stralcio della bella e toccante testimonianza che ci ha reso la figlia Loredana: "Papà diceva sempre che tra tutte le brutture della guerra lo accompagnava un dolcissimo ricordo. Quello della famiglia di un suo commilitone di Giugliano (anche lui soldato a Piscinola, n.d.r.). In particolare, della mamma di quel soldato. Era la vigilia di Natale e quella donna, quella mamma, gli disse "figlio vieni, vieni a casa da noi. Sei lontano. Non si sta soli a Natale" E lo baciò sulla guancia. Papà spesso me lo raccontava, si toccava quella guancia e mi diceva: "il cuore dei napoletani batte sempre un po' più forte del nostro...".
Uno dei tantissimi bombardamenti a cui fu sottoposta la città di Napoli
In una lettera spedita ai genitori a Torino, datata 31 luglio 1943, Luigi cosi scriveva: "...qui l'aria è buona e nonostante tutto si sta bene. Vi ringrazio per le sigarette, sto fumando insieme ad un mio amico napoletano. Oggi qui fa un caldo che mi sembra essere in Africa, ma il mio amico napoletano dice di non sentirlo.... Appena suona l'allarme ci spostiamo tutti nei ricoveri, anche se siamo fuori per servizio...".
L'edificio della scuola Torquato Tasso scampò miracolosamente ai bombardamenti, nonostante sul tetto fosse stata piazzata una "sirena di allarme". Devastante fu per il nostro territorio il bombardamento del 16 luglio del 1943, a opera dell'aviazione angloamericana, quando fu colpito anche l'edificio della "Maternità" in via Vittorio Veneto, con diversi morti e feriti tra la popolazione civile, ma la nostra scuola fu fortunosamente risparmiata dalla distruzione.
Soldati del reparto di polizia militare MP (foto di repertorio)
Con l'Armistizio dell'8 settembre 1943, l'edificio fu abbandonato dai militari e, come accadde per ogni altra caserma e struttura militare, fu saccheggiato dalla popolazione, ormai esausta, per recuperare armi, munizioni e suppellettili. Le Quattro giornate di Napoli erano alle porte e furono rese possibili grazie a questi equipaggiamenti: armi e munizioni, ottenute dai rivoltosi proprio dalle requisizioni effettuate nelle caserme abbandonate.
Con la Liberazione e con l'arrivo delle truppe di occupazione angloamericane, furono requisite grandi estensioni di campagne, le preesistenti caserme e tanti edifici pubblici ritenuti strategici per la logistica e la sede del comando delle truppe. Gli americani posizionarono il loro accampamento e il deposito degli automezzi nelle campagne di Piscinola, nell'area a ridosso della ferrovia Napoli-Piedimonte d'Alife e la stessa scuola Torquato Tasso divenne sede del comando americano. Furono occupate anche le caserme di Miano e di Secondigliano.
foto di repertorio
I soldati americani occupanti l'edificio della scuola Tasso si mostrarono comprensivi e affettuosi verso gli abitanti e soprattutto verso i ragazzi e i bambini del posto. Luigi, che oggi ha più di 80 anni, ricorda ancora quando gli americani lo selezionavano al lavoro saltuario, come aiutante meccanico, da svolgersi presso l'accampamento di Piscinola. 
Aveva allora 14 anni e ogni mattina si posizionava in fila ad altri ragazzi all'ingresso dell'accampamento americano, per essere selezionato alla mansione giornaliera. Spesso si alzava sulle punta delle scarpe per sembrare più alto...! Luigi al momento di andare in pensione si è ritrovato, non senza meraviglia, le marchette dei contributi versati dai soldati americani, in Am Lire...!  
Militari americani sul Vesuvio, anno 1944
Gli americani introdussero e distribuivano ai ragazzi, gli sconosciuti chewing gum (che furono presto chiamati 'e gomme americane) e le gustose barrette di cioccolato. Furono introdotti nuove forme di alimentazione: barattoli di piselli, di fagioli e di latte in polvere, castagne in polvere, scatolette di sardine sottolio e carne in scatola, il famoso beef di manzo, tutte cose mai viste da queste parti, prima di allora...!
Un altro anziano piscinolese ultraottantenne, di nome Pasquale, ricorda ancora l'affettuosità mostrata dai soldati americani. Aveva allora quattordici anni e un giorno si recò nell'edificio della scuola Tasso per curiosare, giacché ogni occasione allora era buona per cercare di trovare qualcosa da mangiare... Avendolo notato un tenente americano, lo chiamò e gli fece gustare un gelato...! Pasquale non aveva mai gustato fino a quel momento un gelato! Ripete ancora oggi commosso la domanda che gli fu posta dal militare: "Do you like ice cream?"... (Ti piace il gelato?)  Lui rispose: "Yes, I do..."  (Si, mi piace).
Nel marzo del 1944 il Vesuvio riprese il suo ciclo eruttivo... Ai danni della guerra si aggiunsero anche la paura e i danni di una devastante eruzione... E' proprio vero che i guai non vengono mai da soli...! 
Gli effetti dell'eruzione furono ben visibili anche dalla nostra zona, fortunatamente solo con lampi di luce di notte, piogge di cenere e forti boati.
In quel trambusto ci furono però anche degli episodi piacevoli e di relativa serenità... Un giorno il solito tenente americano volle portare con se alcuni ragazzi piscinolesi, a bordo della sua jeep, a osservare da vicino l'eruzione del Vesuvio. Diversi anziani raccontano ancora oggi con stupore il paesaggio infernale che si presentò alla loro vista e di come i soldati americani realizzavano degli stampi con il magma rovente, che poi spedivano in patria come dei curiosi souvenir: venivano realizzati dei medaglioni neri, riproducenti in scala maggiorata delle monete americane!
Il compianto don Salvatore Nappa, che fu per molti anni parroco di Marianella, ricordava spesso, tra gli episodi della sua vita pastorale, il bell'episodio che lo vide protagonista assieme a un altro tenente americano, che si chiamava Clark. Allora era viceparroco e reggeva in via straordinaria la parrocchia di Piscinola. 
Torneo di basket davanti all'edificio Tasso, uno dei primi della Virtus, 1945
Approssimandosi la festività del Santo Natale, un giorno vide entrare in sagrestia il tenente americano, che gli chiese di poter celebrare la santa messa di Natale nella chiesa del SS. Salvatore, una cerimonia da svolgersi con la partecipazione delle truppe americane. C'era però la disposizione del cardinale Alessio Ascalesi che vietava di celebrare la messa la notte di Natale in tutte le parrocchie dell'Archidiocesi di Napoli. 
Don Salvatore Nappa non si perse d'animo e pur di esaudire il desiderio dei militari, lontani dalla loro patria e dalle loro famiglie, si fece accompagnare con una jeep americana in Curia, e riuscì a strappare dal cardinale Ascalesi una dispensa speciale per celebrare la messa. In quel Natale del 1943, la parrocchia  del SS. Salvatore di Piscinola fu l'unica chiesa di Napoli a poter celebrare la Santa Messa, che registrò la presenza di una folta rappresentanza di soldati angloamericani, oltre che di parrocchiani piscinolesi. 
Logo realizzato all'ingresso della sede Polisp. Virtus Piscinola (Marano)
Tra il tenente Clark e don Salvatore si instaurò così una bella amicizia; quando aveva qualche problema, don Salvatore si rivolgeva senza indugi al suo amico militare, sicuro che avrebbe esaudito la richiesta... Fu lui, infatti, che mesi dopo fece recapitare a Don Nappa il pallone per poter praticare il gioco del Basket nel cortile dell'oratorio al Cape 'e coppe (via V. Emanuele a Piscinola). 
Dopo la guerra questo militare ritornò a Piscinola e si recò in parrocchia per salutare il suo amico piscinolese, ma il destino volle che quel giorno don Salvatore era fuori per delle commissioni e purtroppo non si poterono incontrare... Don Nappa parlava sempre con rimpianto e nostalgia di quel mancato incontro con il suo amico di oltre oceano, il tenente Clark.
Tra i soldati americani in servizio alla scuola Tasso c'era anche il papà di Mario Musella, altro talento musicale di Piscinola, fondatore degli Showmen.
Un incontro della Virtus Piscinola nel campo di via Cupa Aquarola, anni '70
Si sa che gli americani che occuparono la scuola Tasso diffusero a Piscinola la passione per la pallacanestro: infatti installarono un campo di basket proprio nella piazza antistante alla scuola Tasso e nei momenti di tempo libero organizzavano interminabili match, spesso anche di sera, illuminati dai fari delle fotoelettriche. 
A quegli incontri assistettero spesso i fondatori della nascente società Virtus Piscinola, oltre che numerosi ragazzi che si appassionarono presto al nuovo gioco. Non tutti però sanno che gli americani diffusero tra la gioventù piscinolese anche il gioco del ping pong, altro gioco allora sconosciuto. Le partite i militari le disputavano nei locali dell'ex Municipio, in una sala situata al pianterreno. Don Salvatore Nappa e don Domenico Severino, come fecero per il basket, colpiti ed incuriositi da questo nuovo gioco, vollero riprodurlo nella sede dell'azione cattolica, tra i ragazzi dell'oratorio. E i risultati furono eccellenti. 
Realizzarono presto, in maniera artigianale, il tavolo, le racchette e la rete; ma per la palline, che erano di difficile riproduzione, ricorsero al benefattore americano, che subito esaudì il loro desiderio e il gioco si poté finalmente praticare, ancora una volta grazie al tenente americano...
Gli americani lasciarono Piscinola e l'Area Nord, della tarda primavera del 1945. Le campagna furono consegnate ai contadini solo dopo alcuni anni, anche se in un pietoso stato e con la ingombrante presenza dei residui dell'occupazione. Fu necessario tanto duro lavoro, faticosi colpi di picconi e di pale per poter demolire i piazzali di cemento assieme alle massicciate delle strade e ripristinare i terreni alle antiche coltivazioni. 
La scuola elementare riprese pian piano a funzionare di nuovo. Purtroppo moltissimi "ragazzi della guerra" non ritornarono più a scuola. Anni dopo, molti di questi non più giovani studenti, riuscirono con tanti sacrifici a ottenere la licenza elementare; furono infatti ammessi come privatisti agli esami statali, dopo aver frequentato degli appositi corsi serali a loro dedicati. La curiosità volle che molti genitori fecero gli esami nello stesso anno dei loro figli studenti ordinari...
Salvatore Fioretto

Si ringraziano Loredana Barbero, Pasquale Di Fenzo, e i sigg. Luigi, Pasquale, Luigi e tanti altri anziani, piscinolesi e non, che hanno voluto contribuire con la loro preziosissima testimonianza alla scrittura di questo post. Un grazie a tutti di cuore.


Edificio Tasso al momento della demolizione della cortina di recinzione, realizzata negli anni '40, al posto della cancellata

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Eruzione del Vesuvio del 1944

sabato 25 aprile 2015

Una terra di Santi, di pittori, di giuristi, di navigatori,...e di scrittori! (3^ parte)

Se il livello culturale di una comunità si misura in base al numero degli scrittori e dei poeti che li contiene, se la ricchezza antropologica di un borgo o di un quartiere si valuta in base al novero dei libri, dei saggi e delle monografie a esso dedicati, allora possiamo dire che l'Area Nord di Napoli, con i quartieri di Piscinola, Marianella, Chiaiano, Scampia e Secondigliano, non è seconda a nessuno per questa classificazione e, tra i centri che la compongono, lo è ancor di più Piscinola; e lo diciamo non per campanilismo, ma perché i dati lo dimostrano appieno: Piscinola è dunque il quartiere ad avere il maggior numero di scrittori che hanno pubblicato negli anni monografie, saggi e romanzi riguardanti la sua storia, i suoi personaggi e gli avvenimenti che l'hanno resa compartecipe...
Tralasceremo, per questione di spazio, la citazione dei diversi documenti storici, nei quali si riportano brevi riferimenti su Piscinola e su altri casali di Napoli, come quelli di Paolo Diacono, Lorenzo Giustiniani, Pietro Giannone, Bartolommeo Capasso, Antonio Rizzi Zannoni, Antonio Summonte, Francesco Sacco, Camillo Tutini, Orlandini e Zuccagni.
Eseguendo un excursus cronologico sulle opere, in base all'anno di pubblicazione, risulta che il libro più antico e dettagliato scritto sugli antichi Casali di Napoli e tra essi, quindi, Piscinola,  Chiaiano, Miano, Marianella e Pollanella, risulta essere il liber scritto dal celebre storico Antonio Chiarito, dal titolo "Commento istorico-critico-diplomatico sulla costituzione de instrumentis conficiendis per curiales", edito nell'anno 1772.
Un altro libro antico su Piscinola è una monografia scritta dall'avv. Giacomo Rossi del 9 febbraio 1863, dal titolo "Memorietta riguardante la dimanda del Municipio di Piscinola a diventare Villaggio di Napoli. E' evidente dal titolo che l'argomento trattato riguarda le motivazioni che spinsero i consiglieri, dell'allora Municipio di Piscinola, a chiedere l'annessione al Comune di Napoli.
Compendio di D. Scandone
Segue la monografia del marchese Lucarelli, scritta nel 1913, che s'intitola: "I villaggi del Nord, quali erano e come sono". Questo opuscolo è una breve trattazione dello stato dei antichi comuni a nord di Napoli, annessi al Comune di Napoli allo stato di Villaggi.
Nel 1938 Domenico Chianese scrive la celebre opera "Gli antichi Casali di Napoli".
Nel 1950, mons. Domenico Scandone pubblica la prima brevissima storia di Piscinola, dal titolo "Notizie storiche su Piscinola".
Nel 1984, con successiva edizione del 1989, l'arch. Cesare de Seta pubblica il saggio: "I casali di Napoli" ed. Laterza, nel quale si analizzano le condizioni degli antichi Casali nel suburbio di Napoli, alla luce del programma edilizio di riqualificazione "Il regno del Possibile - Piano delle periferie".
Nel 1985 il dott. Carmine Montesano scrive la storia della squadra di basket Virtus Piscinola, con il libro intitolato: "Storia di Periferia".
Arriviamo all'anno 1989, quando il dott. Biagio Franco Sica scrive il primo libro di storia completo su Piscinola, intitolato: "Viaggio nella mia terra, memoria storica del Casale di Piscinola", ed. tip. Cortese.
Nell'anno 1991 la casa editrice Electa Napoli pubblica "Dal Terremoto al Futuro", un trattato di urbanistica, in due volumi, nel quale si illustrano i progetti della ricostruzione post-terremoto, riguardanti tutti i quartieri di Napoli.
Nel 1994 Natale Mele e Carmine Montesano scrivono insieme: "L'Assistente, una comunità ricorda", un libro dedicato alla vita di Don Domenico Severino, fondatore della Virtus Piscinola.
Nel 1995 viene pubblicato l'interessante saggio: "Il futuro nella memoria - Note su Piscinola-Marianella, dalla condizione di Casali autonomi a quella di periferia napoletana", scritto dall'arch. Carmine Megna e Paola Locatelli.
Nel 2004 è pubblicata la bella fiaba, ambientata a Piscinola: "Il mago nel pozzo", scritta da Salvatore Nappa e Luigi Sica.
Nell'anno 2007 Antonello Cossia ricorda la storia del papà, il pugile olimpionico Agostino Cossia, nel suo libro: "A fronte alta", ed. Guida.
Nel 2010 è la volta del libro antropologico "Piscinola, la terra del Salvatore - Una terra, la sua gente,  le sue tradizioni..." di S. Fioretto, ed. The Boopen.
Nell'anno 2013, Pino Ciccarelli, fondatore del complesso musicale "Concerto Speranza", pubblica "Magari in un altra vita" ed. Marotta & Cafiero, con allegato il CD "Trasparenze". Il libro è un romanzo autobiografico, ambientato tra Marianella, Piscinola e Miano
Ancora nel 2013, viene pubblicato "Il borgo perduto - Storia di una via Gluck napoletana", scritto da Luigi Sica, ed. Marotta & Cafiero. Il libro è un concentrato di umanità e di ricordi di quello che fu l'antico borgo di Piscinola, prima della distruzione delle campagne e dello "Smeraldo Verde" di Scampia.
Sempre nel 2013, l'ex cestista, nonché allenatore di basket Giuseppe de Rosa pubblica: "Virtus Piscinola Basket... ma non solo": la bella storia della squadra piscinolese, raccontata dallo stesso protagonista.
Nel 2014 è la volta di "C'era una volta la Piedimonte", di S. Fioretto, ed. Atena: un libro di racconti sulla ferrovia Napoli-Piedimonte, ambientati in gran parte a Piscinola, e tra Secondigliano e Mugnano di Napoli.
Nello stesso anno 2014, Gaetano di Vaio, affermato produttore cinematografico di origini piscinolesi, assieme al giornalista Guido Lombardi, scrive il romanzo autobiografico e di riscatto sociale, "Non mi avrete mai", ed. Einaudi.
Ancora nel 2014, Carmine Aymone pubblica la bella storia del cantante piscinolese Mario Musella, fondatore degli Showmen, dal titolo: "Mario Musella, il nero a metà", presentazione del maestro Enzo Avitabile, ed. Graf. Al libro è associato anche un CD, con alcune canzoni degli Showmen.

Tra gli scrittori di racconti e di romanzi di genere vario, originari di Piscinola, ricordiamo la scrittrice Anna Maria Montesano, che ha scritto diversi racconti pubblicati in raccolte dedicate; mentre tra i poeti ricordiamo le raccolte di poesie pubblicate in più volumi da: Cascella, Agostino Marano, Antonio Palladino e Daniele Buonpane; quest'ultimo giovanissimo, laureato in filosofia, ha già pubblicato tre libri di poesie, l'ultimo dal titolo "Non riesco a essere infelice", contiene diversi componimenti dedicati a Piscinola.
Nel 2015, infine, Salvatore Nappa ha pubblicato la raccolta di poesie "Aldila del mare", con un CD di canzoni etniche. Delle altre opere scritte da Nappa, abbiamo eseguito una descrizione nel precedente post a lui dedicato.
Sui poeti prepareremo in futuro un post più articolato a loro dedicato. 
Nella trattazione non è stata riportata la gran mole di libri dello scrittore e attore piscinolese Peppe Lanzetta, molti dei quali ambientati nell'Area Nord e a Piscinola. A Peppe Lanzetta dedicheremo in futuro un intero post.
Salvatore Fioretto

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domenica 19 aprile 2015

Tatunniello, 'o gelato cu 'o Tamburiello!


Negli anni '60 e '70 i quartieri di Piscinola e di Marianella hanno conosciuto una stratigrafia di umanità che riusciva a sopravvivere con dignità in quel che fu un momento difficile dell'economia locale e nazionale, un periodo poi non tanto diverso da quello attuale. 
Targa toponima "Villaggio di Piscinola" (foto Gino La Bruna 2011)
Per sopravvivere e sbarcare il cosiddetto lunario, tante persone praticavano i più disparati lavori, saltuari e occasionali... Molti erano gli "stagionali" che fornivano la loro manovalanza nei campi agricoli o nel settore dell'edilizia, ma tanti erano anche coloro che si arrangiavano praticando moltissimi mestieri ambulanti. 
Già in passato abbiamo qui parlato di Luisella 'a pisciavinnela e di 'Ntuono, venditore di "girelli" e di sedie di legno, ma c'erano anche acconciambrella, acconciapiatti, carnacottari, venditore di spiche (mais) e di castagne lesse o arrostite, eppoi, fiorai, piattari, stagnari e zarellari; ci dobbiamo fermare per ora qui, perché l'elenco potrebbe essere incontenibile, dato che tanti erano i mestieri ambulanti di una volta...! 
Ricordiamo ora in questo post un altro personaggio leggendario di Piscinola e di Marianella, che ha segnato con la sua presenza dei momenti lieti e piacevoli nella gioventù di moltissimi ragazzi della mia generazione e anche di altre, addirittura possiamo dire che egli ha regalato tanti momenti "gustosi" e indelebili della nostra vita: parliamo di Antonio D'Angelo, a tutti noto con il nomignolo di Tatunniello.  
Un venditore ambulante di gelati (foto di repertorio)
Tatunniello era originario del centro storico di Marianella, abitava nella località denominata "Vascio 'e case Marfella".
Aveva un carretto trainato da un asinello e nel periodo estivo, di pomeriggio, girovagava tra i quartieri di Marianella, Miano e Piscinola, vendendo superbe e gustose granite di limonata. Le preparava abilmente dentro ad una specie di tinozza di legno, che aveva un coperchio di chiusura a forma di cupola di rame, terminante con una maniglia. Questo coperchio doveva essere ripetutamente ruotato, a ritmo stabilito, in un verso e nell'altro, per consentire alla granita di limone di rendersi pronta per l'uso. La granita era prelevata con una specie di coppino e distribuita negli appositi coni e secchielli.  C'è da dire che durante questa preparazione dei gelati e la loro vendita, l'asino, che era ammaestrato, se ne stava buono a ruminare col muso in un sacco di Avena (chiamata Biada), che gli era stato appeso al collo.
La presenza pomeridiana di Tatunniello era inconfondibile, perché egli aveva  ben pensato di accomunare la sua attività al suono di un tamburo, che portava appeso al carretto e faceva fragorosamente trullare a ogni angolo di via stabilita lungo il suo percorso pomeridiano: era in pratica un suono usato a mo' di richiamo pubblicitario. 
Ricordo ancora il ritmo del trullare del tamburo e il costo del gelato, che era di 10 o 20 lire, a seconda del formato del cornetto che lo conteneva. Ma la leccornia ambita da tutti i bambini era quella di trovare nella granita uno spicchio di limone... una vera prelibatezza!!
Tatunniello è stato attivo, come venditore di limonate, tra gli inizi degli anni '60 e la fine degli anni '70. Purtroppo con il "sisma" del 1980, così come è accaduto per molti altri ambulanti di Piscinola e di Marianella, anche l'attività di questa simpaticissima e umile persona è scomparsa tra i meandri di una  "Ricostruzione" lunga  e difficile, che ha generato una specie di spartiacque con il passato, con la scomparsa di tante usanze e tradizioni che erano presenti in questi due quartieri, da tempo immemorabile.
Ecco una bellissima testimonianza di Tatunniello, scritta dal figlio Ludovico e cortesemente concessa per questa nostra dedica:
"L'uomo col "Tamburriello", era mio padre.
Mi è stato chiesto se io abbia delle foto che lo ritraggono insieme al suo carrettino e purtroppo, non ne esistono.
Allora, ho deciso di descrivervelo un po’.......
Era il secondo di sette figli, il padre aveva una macelleria e mia nonna, puliva le interiora dei vitelli e delle pecore.
Mio padre, mi raccontava che aveva sempre lavorato in vita sua...
Si diceva con ironia, che avesse ripetuto per sette anni la prima classe elementare.
Poverino, mi raccontava che da ragazzino, tornava la sera dall'avere venduto la trippa a Capodimonte e il padre, gli faceva trovare un carretto pieno di angurie che lui, doveva portare non so dove.
Ai bambini, era conosciuto per la limonata che vendeva in estate.
Lui però, aveva un attività per ogni stagione.... Come le "quattro" di Vivaldi.
In estate, c' era dunque la limonata, poi le spighe di mais bollite, poi le castagne, anch'esse bollite e d' inverno, faceva delle pizze fritte e crocchè di patate.
Sempre "ambulante".... 
Marianella vista dall'alto
Certo, non pagava le tasse e non era a norma con i criteri igienici, in quegli anni però , era un "vivere e lasciar vivere" e i vigili urbani, spesso chiudevano un occhio o anche due.
Di carattere, mio padre era una persona semplice ed umile ed è rimasto cosi, fino alla fine dei suoi giorni.
Mi sorprende e mi onora il fatto che il mio babbo, abbia lasciato un segno cosi indelebile, nella storia di Marianella e di Piscinola.
Tra le altre cose che mi ha insegnato e trasmesso, ricordo che era del parere che, quello che rimane di una persona post vita, è la sua " fama" " a' nnommina"... positiva o negativa che essa sia...

E sembra proprio che il buon "Tatunniello", aveva ragione!
Buona vita a tutti!!"

Il sig. Ludovico D'Angelo ha provveduto a registrare una ricostruzione fonica del rullo del tamburo, come era allora eseguito dal papà Tatunniello...
Suono del tamburo di Tatunniello

A Tatunniello, il famoso gelataio cu 'o tamburiello, mio ricordo d'infanzia, ho dedicato anche una mia poesia, che riporto qui:

‘O tamburiello… Abbascio Miano!
Dint’’a ll’afa d''a staggione
e 'na quarantina d’anne fa,
tutti quanti 'e guagliune
se mettevane a pazzià…

Chi curreve e chi alluccave,
dint’a n'arie 'e giardeniello,
ma ‘o penziero loro stave
già aspettanne ‘o tamburiello…

Vers’‘e cinche d’’a cuntrora,
se senteva già 'a luntano
‘o rummore ‘e nu tamburo
che s’avvicinava chianu chiano…

Era chella na carrettella piccerella,
tirata ‘a nu povero ciucciariello,
e ncoppa a essa, n’omme anziane,
ca s’era ‘mprovvisato gelataie!

Accussì tutt’e guagliune
nun capevene cchiù niente,
e currevane comm’arille,
jenne ‘ncontro ‘o "tamburiello"!

Tanta gente da ‘e barcune
s’affacciave cu ‘e criature:
quanti strille…, che scenata…!
pe’ s'accattà na limunata!!

Mentre se gudevane 'a frescura,
'e sta delizia d’’a natura,
cchiù cuntento ‘o vicchiariello
faceva nata sunata 'e tamburiello!

Tantu tiempo già è passate,
e sti sapure mo se so’ scurdate…,
oggie tamburiello, granita 'e limone
so’ divintate sultanto ricordi... chin''e passione!

Salvatore Fioretto

Si ringrazia il sig. Ludovico D'Angelo per aver consentito alla pubblicazione della sua testimonianza.

Si ringrazia Gino La Bruna per la sua testimonianza fotografica, sopra inserita, della ormai simbolica foto della targa "Villaggio di Piscinola", da lui ripresa nel 2011, origine di tanti momenti aggregativi e di sana riscoperta delle tradizioni piscinolesi. La redazione di Piscinola blog, intende rendergli qui il giusto tributo che merita.
Si ringrazia, infine, Noemi Caira per la sua bella foto qui inserita.
Piscinola, foto di Noemi Caira, anno 2014