venerdì 15 aprile 2016

Agatino...Un muratore a Melbourne: Piscinola entra nei cerchi olimpici...!

Melbourne Australia -1956- XVI Olimpiade. 
L’evento per motivi climatici non può essere celebrato nel tradizionale periodo estivo, che ha sempre caratterizzato questa importante manifestazione. Il periodo scelto per la disputa di tutte le altre gare è dal ventidue novembre all’otto dicembre. L'Ungheria per protesta contro l’invasione dei carri armati sovietici, sembra intenzionata a rinunciare all'Olimpiade, poi vi prende parte con una ridotta rappresentativa e ciononostante conquisterà 26 medaglie. L’Ungheria sfila durante la cerimonia di apertura dei giochi accolta da un lunghissimo applauso. L’Unione Sovietica viene accolta dal silenzio totale e surreale di tutto lo stadio Cricket Ground. 
Centotremila gli spettatori stimati, settantadue nazioni partecipanti. Tremila trecento quarantadue atleti in totale, duemila novecento cinquantotto uomini, trecento ottanta quattro donne, venti sport, cento cinquantuno competizioni. Le due Germanie sono in campo sotto la stessa bandiera. Mancano l’Olanda, la Spagna e la Svizzera, che boicottano i Giochi in segno di protesta per l’invasione sovietica. 
Cerimonia di inaugurazione delle olimpiadi in Australia, 1956
Qualche giorno per smaltire le fatiche del viaggio. Gli allenamenti riprendono intensi sul ring. Vengono annunciati gli esiti dei sorteggi per gli incontri. Al primo turno, Agatino incontrerà il temutissimo russo Safronov. Agatino il caposquadra per disciplina. Ragazzo schietto, generoso, pronto al sacrificio per un compagno, per un amico. Amato da tutta la sua squadra per queste doti. Agatino ragazzo di campagna, che faceva il muratore nella sua città. 
Il primo pugile a rappresentare la sua regione alle Olimpiadi. Agatino quell’anno, il ventuno di dicembre mille novecento cinquantasei, compie ventisei anni. Agatino si batterà con il favorito della sua categoria, al primo turno degli incontri. Il roccioso, irsuto, rude, ‘o mangiacristiani, il russo Safronov, è lo sfidante agli ottavi di finale. Al suono del primo gong, le gambe di Agatino tremano per l’emozione. Ma è subito pronto. 
Foto della squadra italiana di pugilato in partenza per l'Australia, Agostino Cossia è il terzo da sinistra, anno 1956
Allunga la destra in avanti, che incontra quella dell’avversario, per una stretta di mano appena accennata. I due avanzano rapidamente verso il centro. Il russo si scaglia in avanti selvaggiamente, sinistro – destro.  
Agatino scatta all’indietro saltellando leggero. Il russo rotola come un macigno, veloce verso di lui, su di lui, intorno a lui. Il combattimento è cominciato. Picchia come un dannato il russo, non solo picchia forte, ha anche una buona scuola il russo. Un guantone contro l’altro, un guantone contro una spalla, un guantone contro la figura, si ode il tonfo dei colpi. Agatino tiene duramente. I due si uniscono in una stretta, “corpo a corpo” - “break!”. 
Si riprende.
Agatino poggia la punta del guantone sulla bocca del russo, spinge indietro la testa di lui, balza via. Muscoli del corpo tesi, testa incassata tra le spalle, mani in posizione pronte ad attaccare o difendere ginocchia leggermente flesse, Agatino tiene duramente. Il russo è su di lui, i colpi piovono, le urla del pubblico lasciano intendere che Agatino si sta comportando molto bene. 
Picchia come un dannato il russo, non solo picchia forte, ha anche una buona scuola il russo. Nella prima ripresa, due destri, forti, di rimessa centrano Agatino. GONG! 
Il round termina in difficoltà. 
La testa ferma in avanti a guardare fisso l’avversario. Il torace si espande a recuperare il fiato, le braccia larghe appoggiate sulle corde. In faccia, sulle spalle, sul petto, l’acqua spremuta da una spugna lo rinfresca. 
Nelle orecchie i consigli dei secondi, un minuto di seduta sullo sgabello. 
Seconda ripresa. Al centro del ring, Agatino rinfrancato risponde per le rime agli attacchi. Balza in avanti, destro - sinistro, un pugno del russo gli manca per un pelo la nuca, un sinistro potente sta per abbattersi ancora, Agatino con velocità incalcolabile schiva, un destro sferrato in avanti saetta nell’aria, Agatino si lancia in una stretta, tregua, Break!
Si riprende. 
Agatino approfitta di un’ottima occasione, un sinistro potente si abbatte sulla bocca del russo, la testa di lui si piega all’indietro, il pubblico esulta, Agatino dà fondo a tutte le sue energie, lo eguaglia in velocità ed efficacia, un pugno del russo manca per il margine di un capello il mento di Agatino! GONG. 
Una foto del match olimpico
Un minuto, terza ripresa. Agatino sfrutta tutte le risorse a disposizione. Riesce a controllare gli attacchi di Safronov. Colpi veloci come fulmini piovono da una parte e dall’altra, uno, due, tre, quattro, uno/due, uno/due, uno/due, il pubblico con un grugnito segnala la sua apprensiva presenza. 
Un diretto, un gancio, schivate, pugni che passano nel vuoto, che atterrano sul collo, che si assestano nei fianchi. Agatino gli dà filo da torcere, cerca di coglierlo di sorpresa, riesce a controllare gli attacchi del macigno sovietico, inarrestabile, ribatte tutti i colpi, lo attacca, si difende. Ribatte tutti i colpi, lo attacca, si difende. Ribatte tutti i colpi, lo attacca, si difende, si difende, si difende. Si difende, si difende, ribatte tutti i colpi, si difende, si difende, si difende…. 
Suona il gong! 
Fine dell’incontro. 

Il russo Safronov “wins no easily on strong italian Agatino”. 
Alla premiazione di campione italiano di "Pesi Piuma"
Agatino perde ai punti, con scarto minimo. 
Safronov, il russo Vladimir Safronov, vola verso la medaglia d’oro. Vince per knoch out tutti gli incontri successivi. 
Dopo la trionfale vittoria, in una intervista, Safronov affermò che un solo incontro lo aveva infastidito, preoccupato. Un solo sfidante non finì al tappeto. Un solo, ostinato, generoso combattente terminò l’incontro non cadendo. Uno solo quando suonò l’ultima e definitiva campana, aveva la fronte alta nei confronti del vincitore. Uno solo era pronto a combattere ancora. 
Ventisei anni, cinquantasette chili di peso. Peso piuma, combattente indomabile, ragazzo di campagna, che faceva il muratore nella sua città. 
Il primo pugile della Storia a rappresentare la sua regione alle Olimpiadi.  
Agatino, non deluse. 
Agatino, aveva mantenuto la promessa. 
Agatino, mio padre. Aveva mantenuto la promessa.

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Villa M. Musella - Piscinola - Antonello Cossia recita "A fronte alta", durante la kermesse di "O_Maggio a Piscinola 2014"

"Ho scritto questo testo procedendo per accumulo di suggestioni, ricordi personali, resoconti di persone a me care. In un secondo momento si è delineata una forma più definita, si è chiarito dentro di me il senso di tale tensione e l’obiettivo che intendevo raggiungere. 
Ho cominciato una ricerca che man mano si espandeva e di cui rischiavo di perdere il controllo, sembrava ad un dato momento che tutto fosse accaduto in un solo anno dalla fine della II guerra mondiale in poi, il mille novecento cinquantasei.
Era periodo di blocchi mondiali contrapposti, di braccianti che affrontavano dure lotte per la propria autodeterminazione, di uomini che per guadagnarsi da vivere scendevano nel ventre delle montagne a metri e metri di profondità, di uomini che ricostruivano case distrutte dalla guerra, di uomini che sfidavano altri uomini con le mani coperte da guantoni per cercare di trasformare la propria condizione. Non si rifugiavano nei sogni, li inseguivano, se ne appropriavano, li rendevano spesso realtà.
"A fronte alta", opera rappresentata in teatro
E’ grazie a ciò che il paese si è trasformato, uscendo, almeno in apparenza dal disastro della seconda guerra. Uomini che probabilmente in maniera inconsapevole, davano corpo ad un’idea di utopia come qualcosa che non si è ancora realizzata, piuttosto che come qualcosa che non si realizzerà mai. 
Una cosa di cui fortemente si sente la mancanza. In questi tempi di Età della Grande Paura, una passione, un sogno, un ideale sono concetti pressappoco inesistenti, se non inquadrati nell’ottica e nel riconoscimento di un successo o una popolarità televisiva che dà diritto all’esistenza in questa nostra società. [...]”

Antonello Cossia


Il pugile piscinolese Agostino Cossia è stato campione d’Italia nella categoria dei ”Pesi Piuma”, per ben due volte, negli anni 1955 e 1956.
Ringrazio l'attore e mio caro amico, Antonello Cossia, per questa bellissimo post di ricordi e passioni che ha voluto dedicare su questa pagina di "Piscinolablog" al suo caro papà, Agostino Cossia.
Il racconto è contenuto nel libro "A fronte Alta", scritto da Antonello, da cui è stato anche tratto un lavoro teatrale, con debutto in scena nell'anno 2007.
Antonello mi ha poi spiegato che il nome di Agatino derivò da una errata interpretazione dei cronisti australiani, deformando il nome "Agostino", in "Agatino", senza mai correggerlo durante il torneo olimpico.


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Antonello e Agostino Cossia, foto di famiglia
Agostino Cossia premia sul ring il pugile piscinolese Pasquale De Stasio

sabato 9 aprile 2016

A Capodimonte, tra chimica e matematica, una storia di eccellenza napoletana! Parte seconda: Renato Caccioppoli

(Segue dalla prima parte)

La seconda figlia di Michail Aleksandrovic Bakunin, nata dal matrimonio con Antonia, si chiamava Giulia Sofia e, come gli altri fratelli, intraprese gli studi universitari, riuscendo a conseguire la laurea in Medicina e Chirurgia all'Università di Napoli.
Giulia conobbe il noto chirurgo napoletano, Giuseppe Caccioppoli, con il quale convolò a nozze, nell'anno 1903. La coppia che aveva una differenza di età consistente (lei 34 anni e lui 51 anni), si stabilì in una villa situata a Capodimonte, che tutt'oggi si chiama Villa Caccioppoli.
Dalla loro felice unione nacquero, tra il 1904 e il 1910, ben cinque figli, ma solo due sopravvissero: Renato e Ugo. Renato era il primogenito, nacque a Capodimonte, il 20 gennaio 1904.
Nella villa di Capodimonte, Renato e Ugo trascorsero tutta la loro infanzia e giovinezza, frequentando ambienti raffinati dell'epoca e diversi circoli culturali cittadini.
Da studente Renato Caccioppoli s'iscrisse all'istituto per geometri, seguendo la volontà paterna, ma poi conseguì la licenza liceale, sostenendo gli esami da privatista. Si iscrisse all'Università di Napoli, dapprima al corso di Ingegneria, sempre a causa dell'influenza dell'intransigente genitore, tuttavia, successivamente, riuscì a cambiare facoltà, iscrivendosi al corso di Matematica. Si dice che la nuova scelta accademica fosse stata consigliata e sostenuta dall'amico di famiglia, il celebre filosofo Benedetto Croce. 
Si laureò finalmente in matematica, nell'anno 1925 e fu uno dei primi allievi del professore Mauro Picone, del quale divenne poi stimato assistente. Fu il prof. Picone a spronarlo nell'intraprendere la ricerca scientifica.
Nel 1928 conseguì la libera docenza in matematica e nel 1931 vinse la cattedra di Analisi Algebrica presso l'università di Padova. Nel 1934 tornò a Napoli, dopo aver rinunciato alla cattedra presso l'università di Roma.
A Napoli coprì la cattedra di Teoria dei gruppi; in seguito passò alla cattedra di Analisi superiore e, dal 1943, a quella di Analisi matematica.
Gli anni trascorrevano e lo spirito anticonformista e ribelle prendeva il sopravvento nel suo carattere, spesso era trascurato anche nel vestire, Renato non badava ai formalismi e alle regole consolidate nella "Napoli bene", alla quale egli apparteneva.
La sua produzione scientifica segnò importanti traguardi in quel periodo, e ben presto giunsero i primi risultati importanti: come nel 1932, quando la storica Accademia Nazionale dei Lincei gli conferì il premio nazionale per le scienze fisiche.
Grande mente scientifica, Caccioppoli è stato anche un valente musicista, suonava abilmente il pianoforte, tanto da esibirsi con successo in diversi concerti pubblici. Parlava correntemente quattro lingue oltre l'italiano, l'inglese, il francese, il tedesco e il russo.
A Napoli, grazie a un amico di famiglia, l'avvocato Mario Palermo, con cui instaurerà una profonda amicizia, incominciò a frequentare e a conoscere esponenti antifascisti; spesso partecipava a incontri segreti con adepti del nascente partito comunista.
Nel 1935 incontrò la bella sedicenne Maria Mancuso, Renato aveva 36 anni e, dopo averla frequentata, la sposò nel 1939.
Nel 1938, il giorno prima della visita di Hitler a Napoli, i due all'epoca fidanzati, entrarono in una locanda affollata, e rispondendo a una provocazione di alcuni militari tedeschi, che cantavano un noto inno di regime, intonarono la Marsigliese: Renato la suonava al piano e Maria la cantava in francese. La coppia fu arrestata e Renato Caccioppoli fu trattenuto per essere giudicato dal Tribunale Speciale. 
Grazie all'intercessione di alcuni amici influenti, la zia Maria Bakunin riuscì a salvare l'amato nipote dalla condanna al confino, facendolo credere pazzo. Si aprirono per Renato Caccioppoli le porte del manicomio giudiziario...
Presto però passò in una casa di cura privata, potendo ricevere anche la visita di amici e suonare il pianoforte. Dopo poco tempo riuscì a ritornare libero, anche se ogni volta che in città veniva programmato un comizio fascista, doveva scontare un periodo di internamento forzato nel manicomio; la stessa sorte che veniva riservata a molti dissidenti del regime.
Caccioppoli fu molto attivo in politica, anche se non ebbe mai nessuna tessera di partito; si fece parte attiva nell’organizzazione unitaria che si batteva per il disarmo, dal nome “Partigiani per la Pace”.
All'Università di Napoli, foto di gruppo con l'assistente, don Savino Coronato e i suoi allievi studenti di corso
E' ricordato dai tanti che lo conobbero in vita, soprattutto da quelli che furono i suoi studenti, per la particolare severità nei giudizi espressi agli esami, ma anche per saper encomiare quelle "matricole" che dimostravano, nel ragionamento matematico, dei particolati slanci di fantasia e autonomia di analisi. Aveva un fisico sempre asciutto, volto scarno, occhi arguti e sguardo profondo, con un ricorrente sorriso, pronto ad accompagnare delle battute di spirito... Si può affermare che Caccioppoli sia stato uno dei più prestigiosi matematici del novecento, conosciuto non solo tra i confini italiani, ma a livello europeo; egli ha contribuito a tenere alto il vessillo della nostra ricerca scientifica, quando l'Italia pagava un duro isolamento culturale e morale.
Per comprendere il suo carattere anticonformista, riportiamo due aneddoti: il primo, riguarda un episodio avvenuto durante la dittatura fascista: il regime aveva emesso un dispositivo che vietava agli uomini di portare a guinzaglio cani di piccola taglia, questo per conservare la "virilità italica", ed egli, quasi per sfida, si fece notare per strada, mentre passeggiava con una gallina al guinzaglio...
Il secondo aneddoto è l'episodio del comizio tenuto a un teatro di Bari, nel quale Caccioppoli fu invitato a parlare. Sul palcoscenico di quel teatro c'era casualmente un pianoforte e così, fuori da ogni schema e programma, egli si sedette al piano ed eseguì, davanti alla sala gremita di persone, diversi brani di opere classiche: Debussy, Strauss e Beethoven. Suonò in maniera impeccabile, come sapeva fare e, ovviamente, ricevette l'ovazione del pubblico... In risposta agli applausi ebbe a dire che per esprimere il significato della pace non c’era mezzo migliore della musica...
Le sue pubblicazioni scientifiche continuarono negli anni del dopoguerra, e altri riconoscimenti arrivarono dall'Accademia Nazionale dei Lincei, come negli anni 1952 e 1953, sempre per le scienze fisiche e matematiche. Fu socio e corrispondente di diverse accademie, tra le quali: l'Accademia Nazionale dei Lincei, l'Accademia Pontaniana, l'Accademia Patavina di scienza, lettere e arte...
Notevole anche il suo contributo alle pubblicazioni editoriali: tra gli anni 1947 e 1951 diresse, con Carlo Miranda, la rivista Giornale di Matematiche. Nel 1948 entrò come membro nel comitato di redazione degli Annali di Matematica. Dal 1952 fu membro del comitato di redazione di Ricerche di Matematica.
Foto di gruppo di docenti universitari
Gli ultimi anni della vita di Renato Caccioppoli furono a dir poco drammatici, deluso dalla politica e con il fallimento della sua relazione coniugale, finì per togliersi la vita, nel suo appartamento nel Palazzo Cellamare, in via Chiaia. Era l'8 maggio del 1959. 
Ci ha lasciato una ottantina di lavori di grande importanza, in gran parte sparsi, ma grazie al prof. Mauro Picone, sono stati raccolti in due volumi e pubblicati nel 1963, dall’Unione Matematica Italiana. Essi concernono l'Analisi funzionale, la quadratura delle superfici, il calcolo delle variazioni, la moderna teoria dell'integrazione, il calcolo differenziale, ecc.
Il prof. Renato Caccioppoli negli ultimi anni della sua vita
Nel 1931 estese il teorema del punto fisso di Brouwer.
Sulla vita di Renato Caccioppoli è stato prodotto anche un film, nel 1992, intitolato: Morte di un matematico napoletano, con la regia di Mario Martone.
A Renato Caccioppoli è stato dedicato il nuovo Dipartimento di Matematica e Applicazioni dell’Università Federico II di Napoli. Mentre il "Premio Caccioppoli" è assegnato dall'Unione Matematica Italiana.
Due grandi matematici  hanno così scritto sul suo conto:
- "Non amava il lavoro di lima e di rifinitura, ma preferiva affrontare costantemente problemi nuovi e con l’intuito geniale di cui era dotato sapeva spesso precorrere i tempi aprendo nuove vie al progresso della scienza” (Carlo Miranda);
Villa  Caccioppoli in una cartolina d'epoca
- "Sapeva muoversi in… spazi a dimensione infinita con estrema sicurezza intuitiva, comprendendo a prima vista dove l’analogia col finito funziona e dove l’analogia con gli spazi di dimensione finita cessa di funzionare” (Ennio De Giorgi).
Il fratello di Renato, Ugo Caccioppoli, che era nato nel 1905, divenne giudice del tribunale di Napoli e morì nella clinica Hermitage di Piscinola, il 18 agosto del 1992.
Salvatore Fioretto

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sabato 2 aprile 2016

A Capodimonte, tra chimica e matematica, una storia di eccellenza napoletana! Parte prima: Maria Bakunin

Michail Bakunin e Antonia
Capodimonte è rinomata per le sue porcellane, per la splendida reggia borbonica, per le Catacombe di San Gennaro e per la suggestiva veduta panoramica sulla città; grazie a queste peculiarità artistiche e paesaggistiche i suoi siti monumentali sono meta di turisti provenienti da ogni angolo del mondo. Ma non c'è solo questo...!
La storia che stiamo per raccontare è bella e interessante, ma purtroppo sconosciuta a molti e riguarda la vita di due personaggi importanti della storia d'Italia e di Napoli, i quali, strano a dirsi, hanno in comune tra loro proprio Capodimonte e il mitico rivoluzionario russo, Michail Aleksandrovič Bakunin
Parleremo della vita della docente e ricercatrice di Chimica, Maria Bakunin e del celebre accademico matematico Renato Caccioppoli.
Michail Bakunin è stato un filosofo, rivoluzionario e anarchico russo, passato alla storia per essere stato uno dei fondatori dell'anarchismo moderno. Ma la sua notorietà maggiore è dovuta per essere stato autore di molte opere a tema "rivoluzionario", quali: Stato e anarchia, L'impero knouto-germanico e tanti altri libri.
Michail Bakunin
Bakunin durante il suo peregrinare in Europa, dopo Germania, Francia, Belgio e Svizzera, fu più volte in Italia e soprattutto a Napoli, ospite di quello che fu uno dei primi suoi discepoli del socialismo e sarà poi il suo amico fraterno, parliamo dell'avvocato socialista, ex garibaldino, Carlo Gambuzzi.
Michail prese in sposa la polacca Antonia Kwiatkowska, dalla quale ebbe tre figli, Carlo, Giulia Sofia  e Maria. Alla sua morte, avvenuta a Berna nel 1876, la vedova Antonia, assieme ai tre figli, si trasferì in Italia, e giunta a Napoli, fu ospite dall'avvocato Carlo Gambuzzi, nella sua bella villa che si trovava a Capodimonte, non lontano dalla celebre reggia borbonica; qui i figli trascorsero tutta la loro giovinezza, seguiti amorevolmente da Carlo; Carlo Gambuzzi dopo qualche tempo sposò la vedova Antonia e dalla loro unione nacque una bambina, che fu chiamata Tatiana.
La Reggia di Capodimonte in un dipinto ottocentesco
Dei tre figli di Bakunin, Maria si distinse fin da piccola per la sua personalità forte e determinata, influenzata anche dalla celebrità del padre. Nacque nel 1873 a Krasnoyarsk, in Siberia, luogo di rifugio della madre, dopo l'arresto del padre.

Si racconta che una volta a Capodimonte la sorella più piccola finì accidentalmente dentro a una cisterna dell'acqua, profonda come un pozzo, e lei senza pensarci due volte si fece calare dentro legata a una corda e riuscì a mettere in salvo la sorella, afferrandola per i capelli. Altro episodio curioso raccontato è quello che un giorno percorrendo le strade del territorio a bordo di un calesse, il cavallo si imbizzarrì e lei con una fredda lucidità, non comune per i fanciulli della sua età, riuscì a riportare alla calma la bestia.
Foglio di stato matricolare universitario di Maria Bakunin
La sua determinazione e la costanza negli studi l'aiutarono molto ad affermarsi nella vita e, con duri sacrifici, dopo aver frequentato il liceo Umberto I di Napoli, s'iscrisse all'Università di Napoli. Dopo il corso regolare di studi, conseguì giovanissima la laurea in Chimica, nell'anno 1895. Nel frattempo il fratello Carlo divenne ingegnere, mentre l'altra sorella, Maria Sofia si laureò in Medicina e Chirurgia.
Maria fu presto assunta all'Università di Napoli come preparatrice e assistente di laboratorio di Chimica.
La sua presenza come collaboratrice dell'Istituto fu notata dal direttore dell'Istituto di Chimica generale dell'Università di Napoli, il prof. Agostino Oglialoro Todaro; inutile dire che l'accademico s'innamorò perdutamente della fanciulla e che volle sposare poco dopo. Andarono ad abitare in un appartamento sito in via Mezzocannone, proprio vicino alla facoltà.
Raduno a Napoli di accademici della chimica per festeggiare il prof. Cannizzaro, Maria Bakunin è a destra della foto, 1896

Nel 1909 vinse la cattedra di Chimica Applicata presso la scuola politecnica di Napoli, divenne poi docente di Chimica Tecnologica Organica presso la stessa scuola, nell'anno 1911, passò poi alla cattedra di Chimica Organica, sempre presso la scuola di ingegneria. Divenne titolare della cattedra di Chimica Industriale presso la scuola politecnica, nell'anno 1936. 
Nel 1940 si trasferì alla Facoltà di Scienze dell'Università di Napoli, dove insegnò Chimica Organica fino al pensionamento, avvenuto nel 1948. Nel 1949 le fu assegnato il titolo di "Professore emerito dell'Università di Napoli".
Amò l'Università, il suo lavoro di insegnante e soprattutto i suoi allievi, in maniera speciale, fino alla fine della sua vita e, anche quando divenne "professore emerito", non smise mai di insegnare.
Per capire la difficile personalità di Maria Bakunin, la sua caparbietà e sopratutto il suo "coraggio combattente",  raccontiamo il singolare episodio avvenuto del settembre del 1943, quando per opera dei tedeschi, la biblioteca dell'ateneo fu data alle fiamme. 
Maria Bakunin in età matura
C'era un plotone tedesco, che penetrato nei corridoi dell'università, stava per completare l'opera di distruzione dei libri, ma ella con un coraggio sovrumano si piazzò davanti ai soldati, seduta a terra con le braccia incrociate, mentre proprio nelle sue vicinanze i libri iniziavano a prendere fuoco; con determinazione chiese ai soldati teutonici di risparmiare la cultura napoletana...! Forse ammirato dal gesto coraggioso e inusuale di questa donna, il tenente germanico ordinò al plotone di indietreggiare...
Di quell'episodio dell'incendio alla biblioteca si conserva anche la corrispondenza tra la Bakunin e il reparto dei vigili del fuoco di Napoli, nella quale Maria lamentava il ritardo registrato dalla squadra dei vigili per raggiungere il sito e spegnere le fiamme. Comunque, grazie al coraggio di questa donna, un disastro ben più grave fu evitato e gran parte della biblioteca federiciana fu salva!
Spirito libero, Maria ebbe carattere severo e duro, specie con il personale dell'Università, dal quale esigeva competenza e dedizione, anche se non si risparmiava di fare loro visita, quando sapeva che qualche suo assistente era a letto malato. Non scese mai ai compromessi, specie con il regime. 
Maria Bakunin
Un aneddoto racconta l'episodio accaduto nel 1941 all'Università di Napoli, quando, durante una sessione di esami, un ufficiale si presentò in divisa per sostenere l'esame di Chimica Organica (all'epoca, secondo una disposizione ministeriale, gli studenti arruolati godevano di un percorso protetto, ricevevano una certa tolleranza agli esami e non potevano essere bocciati...). A vederlo in divisa la professoressa Bakunin esclamò: "Cosa ci fa lei qui in divisa?!", il militare sentendosi offeso estrasse la pistola dal fodero e la puntò contro la donna, in procinto di fare fuoco, e se non fosse stato per il rapido e provvidenziale intervento dell'ing. Bonifazi, sarebbe accaduta una tragedia parossistica...!
Nel campo scientifico Maria Bakunin svolse importanti ricerche e studi nella stereochimica e nella fotochimica. Viene ricordata per le ricerche e spiegazioni sul fenomeno dell'Isomeria, sulla sintesi (condensazioni di alogenuri aromatici con fenoli o ammine), per lo studio degli eterociclici indolici e delle melanine, per le reazioni fotochimiche, per l'interpretazione della reazione di Perkin, ma svolse anche importanti ricerche nella chimica applicata (acque, scisti bituminosi, ecc.). Per quest'ultimo ambito scientifico, tra il 1909 e il 1910, svolse degli studi e delle ricerche per un progetto promosso e finanziato dal ministero. Oltre alla stesura della mappa geologica dell'Italia, riguardante gli "scisti ittiolici", eseguì diversi studi e indagini scientifiche in Tirolo e, insieme al prof. Francesco Giordani che era stato suo allievo prediletto, a Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno, sulle catene dei monti Picentini, ma anche in Sicilia. L'obiettivo era estrazione industriale dell'Ittiolo: un olio formatosi dalla fossilizzazione dei pesci (dal greco: ictus pesce e litos pietra), che poteva essere utilizzato ai fini medicinali. 
Purtroppo i risultati di queste ricerche non sortirono il giusto riconoscimento per la nostra scienziata, ma altri furono i personaggi che raccolsero l'alloro accademico...
A lei si deve anche l'introduzione di un metodo originale per realizzare la ciclizzazione, utilizzando l'anidride fosforica; in seguito il metodo è stato usato per la preparazione dell'Aspirina. 
Fu uno dei primi studiosi dei melanomi.
Eseguì, per conto dell'Accademia Pontaniana, l'analisi chimica dell'acqua minerale affiorante dalla sorgente presso il Santuario di Pompei.
Apprezzata dai colleghi accademici, nel 1919 divenne vicepresidente della "Sezione di chimica di Napoli", era già socio dal 1912. 
Nel 1932 venne eletta presidente della sezione di scienze fisiche e matematiche della "Società di scienze, lettere ed arti di Napoli" (1932-1952). 
Altorilievo di Federico II sulla facciata dell'Università
Molto stimata da Benedetto Croce, Maria Bakunin, fu eletta nel 1944 presidente della prestigiosa e antica "Accademia Pontaniana di Napoli": la prima donna a ricevere l'ambita onoreficenza, era stata già iscritta all'Accademia, come socio, fin dal 1905 ed era stata nominata in precedenza vicepresidente. 
Fu anche la prima donna socio dell’"Accademia Nazionale dei Lincei", nella classe delle scienze fisiche, nell'anno 1947. 
Negli ultimi anni della sua vita usciva raramente di casa e si dedicava allo studio delle lingue straniere, riceveva spesso la vista del card. Corrado Ursi, col quale coltivava una sincera amicizia.
Morì a Napoli nella sua casa di via Mezzocannone, nell'anno 1960, all'età di ottantasette anni, senza mai aver smesso la sua attività di docente e ricercatrice scientifica.
Il portone dell'appartamento di via Mezzocannone
Maria Bakunin, Mariussa per gli amici, è stata una delle prime donne a conseguire la laurea in chimica ed è stata una delle prime donne a svolgere attività scientifiche di ricerca e di didattica all'interno dell'ateneo napoletano, in un periodo della storia italiana nel quale le donne non avevano molti spazi disponibili nella società, e scalare il successo accademico era una possibilità riservata solo ai docenti maschi. Ella può essere considerata, a tutti gli effetti, la prima artefice della rivoluzione femminile che partì proprio da Napoli, città dai mille indiscussi primati nella storia d'Italia... Noi aggiungiamo: tutto ebbe inizio da Capodimonte e dall'Area Nord di Napoli...
Forse il grande riconoscimento che Maria Bakunin meritava era proprio il Premio Nobel per la chimica, che purtroppo la nostra scienziata non ha avuto la soddisfazione di ricevere in vita...
Il nipote prediletto da Maria Bakunin fu Renato Caccioppoli, figlio della sorella Maria Sofia; ma questa storia riguarderà la seconda parte di questo post, che cureremo prossimamente...
Salvatore Fioretto

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Facciata dell'edificio universitario, sede centrale al corso Umberto I