domenica 7 giugno 2015

Giuseppina, la fanciulla del perdono...! 1^ parte

Attraversando via Aldo Moro, colpisce al viandante la vista di quel semplice monumento edificato alcuni anni fa, con caparbietà, da alcuni abitanti del posto e da un comitato spontaneo di cittadini, per dedicarlo a una sfortunata ragazza della Guerra, che si chiamava Giuseppina Bianco.
Sono trascorsi da quell'episodio cruento, che la vide cadere per mano della viltà umana, settantuno anni, ma il suo ricordo, la memoria di quell'apparente inutile sacrificio non sono mai stati cancellati o sopiti da questa comunità, che fortunatamente conserva ancora alti i valori della riconoscenza e della pietà umana.  
Giuseppina Bianco, morta a diciassette anni, per conservarsi pura, per non cadere preda delle luride voglie di un marocchino imbestiato e ubriaco (G. Altamura).

Siamo qui a rievocare la storia di questa sfortunata ragazza di Piscinola, perché convinti che il suo esempio di vita, al di la della religione e della fede, possa e debba essere un riferimento, la forza e lo stimolo capace di far evolvere in maniera inversa tante criticità, materiali e morali, che attanagliano ancora, in questi nostri tempi, il nostro sfortunato quartiere... 

Chi viene ricordato non morirà mai!

Per illustrare la luminosa figura di questa semplice ragazzina, e il contesto storico nel quale si è verificato l'episodio, prenderemo più volte in prestito il racconto scritto dalla sua insegnante alla scuola elementare "Torquato Tasso", Giovanna Altamura, che la tenne molto a cuore tra le sue alunne più care, e l'ha immortalata nella sua novella: "Dove passò lo straniero", contenuta nel libro "La rivolta dell'umanità e altre novelle",  Gastaldi editore" e anche lo scritto del libretto di Innocenzo Davide: "Giglio Insanguinato" .

Giuseppina Bianco, nacque nel gennaio del 1927, a Piscinola, allora frazione del Quartiere San Carlo All'Arena, nella masseria Delle Donne. La sua era una famiglia numerosa, i cui genitori, Andrea e Teresa, e i numerosi fratelli piccoli, si dedicavano con sacrificio al duro lavoro nei campi.
[...] "Era una fanciulla buona, senza nulla di eccezionale, semplice e mite, modesta e bene educata come tutte le fanciulle del paese, religiosa, senza smanie, studiosa per quel tanto che le permise di ottenere la licenza elementare, per poi dedicarsi alle cure della famiglia e della terra come quasi tutte le contadinelle del luogo, presto spose e prolifiche mamme".
Scuola Torquato Tasso, foto anni '30
Giuseppina era molto pia e devota, dedicava spesso fioretti alla Madonna e frequentava la cappellina del Sacro Cuore durante le funzioni del mese di maggio; sovente si recava a piedi, con altre amichette, nel convento di Pianura, per visitare delle amiche suore. Spesso provava tristezza nel lasciarlo, per far ritorno a casa...
"Giuseppina, se avesse potuto, avrebbe scelto proprio quella vita, ma sapeva che la numerosa schiera di fratelli e delle sorelline avevano bisogno di lei, delle sue cure, e poi c'era la terra, la "loro" terra, che non poteva essere privata dell'opera delle sue braccia forti".
Spesso si confidava con la sua maestra, forse sua unica confidente, di quel sogno, quel desiderio segreto, dolorosamente soppresso, proprio per pensare alla sua famiglia. Concludeva le sue confidenze, con delle espressioni a lei abituali: "Non importa, non fa nulla"...
Giovanna Altamura descrive con molto realismo, i luoghi e il sacrificio che ogni giorno Giuseppina doveva compiere per recarsi alla scuola Torquato Tasso, attraversando impervie strade, che allora congiungevano le masserie ai confini con Mugnano, con la piazza di Piscinola:
"Era davvero una cara fanciulla, così come era stata una scolaretta tra le più care, affettuosa, garbata, allegra ma composta, che giocava e rideva con faciltà, ma senza abbandonarsi, mai, a scompostezza di giuochi. 
Per andare a scuola doveva fare, come tutti i bambini delle masserie lontane, un lungo cammino, attraversando una "cupa", stretta tra le terre, ma che accorciava di molto la lontananza. Giungeva a scuola con gli zoccoletti impolverati, con il grembiulino nero, diventato grigio, specie nei tempi di siccità, con i capelli disordinati dai lunghi rami dei rovi spinosi dei quali son fatte le siepi, ma le manine forti e scure, tenevano sempre un mazzolino di fiori colti lungo la via, o una mela, o un pugno di noci verdi e tenere ancora, da offrire alla maestra. E si scusava <<di non essere pulita - come dice lei, signora maestra - perché quella strada era così sporca e infangata e polverosa, che anche ogni attenzione, non era possibile giungere a scuola pulita come era sortita da casa>>".
Qualche volta cartella e cestino erano finiti a terra, per via, ed allora tirava fuori il grosso fazzoletto quadrettato, che la mamma le ficcava nella tasca del grembiule di scuola, e si metteva, svelta svelta, a pulire tutto, abituata a tenere tutto in ordine anche nella rustica semplice sua casa".
Giunse la terribile guerra, l'occupazione tedesca, i numerosi bombardamenti eseguiti dalle truppe angloamericane... Molti uomini, padri di famiglie numerose, furono mandati a combattere su altri fronti di guerra; in tanti furono deportati e in tanti resi prigionieri e trattenuti nei lager tedeschi o russi. Anche il padre di Giuseppina, Andrea Bianco dovette lasciare la sua numerosa famiglia per la guerra e anche lui fu fatto prigioniero.
"La guerra tremenda aveva portato i suoi lutti e le sue rovine anche laggiù, nel piccolo borgo tranquillo, e quando gli uomini dovettero lasciare la casa e la vanga, per il fronte ed il fucile, le donne, come tutte le donne d'Italia, si sostituirono ad essi, presero nelle mani, dure e forti gli arnesi della terra e continuarono, in silenzio, come sempre, il lavoro, senza recriminazioni né soste, bagnando, nei momenti più duri ed incerti, con le loro lacrime, le zolle dissodate e seminate con le loro mani. Le aiutavano i bambini, dimentichi dei trastulli, fatti adulti dalla necessità e dal dolore,...".
Truppe anglo-americane nei pressi del Museo Arch. Nazionale, in via Pessina
Fu la volta dell'arrivo in città delle truppe di "liberazione" angloamericane, che oltrepassando il Vesuvio, costrinsero il divenuto nemico germanico a ripiegare verso Cassino, sulla linea Gustav... 
Ma per questo territorio i guai  erano appena iniziati...
"Il paese era stato trasformato in sede di accampamento per i lerci marocchini del generale francese Jouè, reduci dalle bravure di Esperia e le donne avevano paura. Non osavano più andare fuori sole, nemmeno di giorno, nemmeno per andare in chiesa, e si raccoglievano nella minuscola cappella votiva dedicata al Sacro Cuore, in piena campagna".
Gran parte delle campagne dello Scampia, poste a ridosso della linea ferroviaria della Piedimonte d'Alife, furono scempiate dalla loro secolare quiete e rese improvvisati campi militari.... 
Terra sfortunata questa, che non ha avuto mai pace, anche nei tempi recenti...!
"Gli attendamenti dei semiselvaggi esseri strani avevano invaso le terre, e si allargavano nella campagna sconvolta, nella quale i secolari noci erano stati spezzati e divelti, le viti strappate, e la terra coltivata calpestata, battuta e trasformata in campo di manovra per autocarri, oppure in attendamenti e cucine".
Le donne, specie quelle sole, abitanti nelle lontane masserie erano le più indifese, e si organizzarono come potevano per un mutuo soccorso...
"Si davano coraggio, riunendosi a gruppi quando dovevano allontanarsi dalle immediate vicinanze di casa, e non rimanendo mai isolate nel lavoro. 
Sotto le ampie gonne ciascuna celava l'affilato falcetto, tagliente e leggero, che come arma di difesa non perdonava". [...] Nessuno degli afri maleodoranti riuscì a toccare una sola donna o fanciulla del piccolo borgo assolato. Piuttosto morire che cadere nelle mani di quegli infedeli che sputavano quando passavano dinnanzi alle chiese".

L'episodio dell'eccidio di Giuseppina Bianco avvenne, il 17 maggio del 1944, quando la ragazza era dedita, insieme alla mamma e alcuni fratellini, al lavoro di diserbo del grano nel suo piccolo podere, situato non lontano dalla masseria Epitaffio, dove c'era una cappellina (segue nella seconda parte).

Salvatore Fioretto 

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martedì 2 giugno 2015

Bike and passion...! La bella storia del ciclismo a Piscinola e nell'Area Nord di Napoli!

Se per il basket, per il pugilato e per la corsa campestre, sono in tanti a sapere la grande passione e l'antica tradizione sportiva detenuta da questa antica comunità piscinolese, poco o nulla invece si conosce dell'uguale nobile tradizione sportiva che tanti giovani piscinolesi e non, hanno esercitato nei decenni trascorsi per le "due ruote", vale a dire per la disciplina sportiva del ciclismo su strada!
Tappa a cronometro a squadra a Secondigliano, anno 1932
Piscinola, negli anni del dopoguerra, è stato uno dei centri abbastanza famosi tra le località campane a organizzare e disputare tornei di ciclismo su strada di una certa importanza, attirando corridori e tifosi da ogni parte della Regione e anche da fuori Regione. Lo stesso possiamo dire anche per Marianella e per Secondigliano.
Senza trascurare il fatto che le strade statali e provinciali adiacenti sono state sedi di importanti tappe del Giro d'Italia, che aveva come partenza o arrivo la città di Napoli.
Giro alla Doganella, anno 1932
Infatti spesso le tappe di questo torneo si snodavano per via Roma Verso Scampia, il Corso Secondigliano, per Capodichino e per la Doganella, con arrivo previsto allo Stadio Albricci nell'Arenaccia. In tali circostanze tanti erano i ragazzi del territorio che si recavano a piedi, per i campi, per raggiungere la strada provinciale passante per Scampia e tifare quindi i propri beniamini: Bartali, Coppi, ... 
Altro giro importante che interessava il territorio era il Giro della Campania, che spesso prevedeva tappe che interessavano le strade di Secondigliano, Scampia, Chiaiano, Miano, Capodimonte e i Colli Aminei.
Corridori napoletani della U.S. Internapolis
In tantissimi, poi, erano gli appassionati a seguire con entusiasmo le cronache delle tappe del Giro d'Italia e del Tour de France trasmesse alla radio, spesso commentando gli episodi accaduti, con amici e altri sportivi, la domenica mattina, seduti al tavolino di un bar, gustando un buon caffè...
Qui a Piscinola si disputò per diversi anni il torneo della Coppa Adolfo Leone, che era organizzato da un gruppo di volenterosi e appassionati, che si riunivano nel palazzo Chiarolanza, i loro nomi erano: Ferdinando Sica, Enrico Sica, Dante Palladino, Gennaro Sarnacchiaro e Vincenzo Esposito, a questo circolo sportivo aderirono tanti giovani ciclisti del quartiere e anche dei quartieri cittadini vicini. Vincenzo Esposito (padre del dott. Natalino Esposito) ne fu anche presidente, per diversi anni. La tappa ciclistica del giro "Adolfo Leone" si svolgeva prevalentemente tra Piscinola, la Pigna, Pianura e Qualiano, con ritorno e arrivo previsto a Piscinola. Anche se dobbiamo dire che il giro fu vinto una volta sola da un piscinolese, che si chiamava Sabatino Cascella. Il direttore di gara era Dante Palladino. Tra i corridori ricordiamo: Salvatore Bianco, Gennaro Abatiello, Gennaro Giordano, Raffaele Riccio e Salvatore Palladino; di quest'ultimo, che abbiamo conosciuto, tracceremo il suo particolare profilo sportivo.
Nato a Piscinola nel 1934, Palladino disputò diversi tornei regionali e anche fuori regione, come ciclista esordiente, per un arco di circa sette anni. Salvatore militò anche tra le fila della squadra ciclista del Lepor Casoria, ottenendo apprezzabili piazzamenti in tante tappe e giri. Vinse, tra gli altri, il torneo di Grumo Nevano e due volte quello della città di Casandrino. Disputò anche le semifinali del campionato italiano, nella "Squadra B", anche se poi, pur vincendo la selezione, la "Squadra B" non fu ingaggiata dalla federazione al torneo nazionale... preferendo stranamente quella perdente...!
Giuseppe Coppola (*)
Un altro grande organizzatore dei tornei di ciclismo a Piscinola fu Vincenzo De Lise, detto 'O Guardiano, che nel 1955 impiantò in piazza B. Tafuri un circolo sportivo chiamato "Rinascente Piscinola", che era affiliato alla U.V.I. (Unione Velocipedistica Italiana). Vincenzo organizzava con cadenza annuale il torneo della "Coppa Piscinola", a cui partecipavano molti ciclisti. Tra i corridoi piscinolesi di quel periodo c'è da segnalare anche Avolio Paolo, vincitore di diverse gare disputate nel comprensorio. Il torneo aveva una tappa lunga quasi 120 km, con percorso che si snodava tra Piscinola, Chiaiano, Marano, Qualiano, Montagna Spaccata e ritorno a Piscinola; con arrivo previsto in rettilineo nella zona Madonna delle Grazie. Dopo qualche tempo la tappa divenne cittadina, con doppio percorso tra Piscinola, Capodichino, Capodimonte, Colli Aminei, Cappella Cangiano, Chiaiano e Piscinola.
Il gruppo sportivo piscinolese e supporters "Adolfo Leone", in una gara a Sparanise, anno 1950
Significativa era la partecipazione di atleti provenienti dalla provincia di Caserta e altre località della Regione Campania. La gara era nota per la sua durezza, per i sostenuti dislivelli, con strette curve; lunga quasi 80 km, prevedeva due giri e una volata in discesa di 4 chilometri, fino al traguardo di Piscinola. 
Registriamo una cronaca avvenuta al giro dell'anno 1960. In quel torneo era dato per vincente il corridore originario di Alvignanello, frazione di Ruviano, che si chiamava Giuseppe Coppola, giovane promettente atleta, che aveva tutto il sostegno e il tifo dei suoi compaesani, giunti in molti a Piscinola per sostenerlo nell'impresa. 
Giuseppe Coppola e Luigi Del Buono, 1963 (*)
Correva insieme ad altri due suoi conterranei: Luigi Del Buono e Salvatore Russo. Questi giovanissimi, pieni di speranza, partivano dal nulla, per inseguire un sogno ritenuto da tanti compaesani praticamente impossibile... Tra i corridori c'era anche Carapella e De Novellis, nonchè l'intera rosa dei corridori piscinolesi della Rinascente.
Verso l'ultimo giro della corsa ci fu uno scatto a tre di Carapella, De Novellis e Coppola, ma poi Coppola prese il sopravvento nel rush finale, proiettatosi verso l'ambito traguardo, quando mancavano poco più di quattro chilometri alla fine... Così perdurava la situazione in testa e il Coppola sentiva già suo l'ambito trofeo, ma non aveva fatto i conti con la sfortuna, sempre in agguato per un corridore...! Quando mancavano solo due chilometri al traguardo, purtroppo, accadde che due motociclette uscendo da un incrocio sbarravano la volata al traguardo del sicuro vincitore, spedendolo direttamente al pronto soccorso del Cardarelli..., con la prognosi di frattura alla clavicola e quaranta giorni di ingessatura, immobilizzato con tanto di busto di gesso. Coppola arrivò al nosocomio privo di sensi e, quando rinvenne, gli fu difficile accettare la disfatta, senza che questa fosse stata da lui stesso determinata. Riuscì per fortuna a superare il brutto momento e dopo sei mesi era di nuovo in sella a sognare altre avventure con le due ruote...
Nel 1962, la tappa del Giro di Piscinola, con 24 corridori partecipanti, tra cui Cristiano, Martino e Madonna, fu vinta invece dall'altro corridore di Alvignanello, Luigi Del Buono (*).
Partenza della gara ciclistica Piscinola, organizzata dalla "Rinascente" di Vincenzo De Lise, 1960
Anche Pierino De Lise, soprannominato come il padre 'O guardiano, negli anni 70, fondò nei locali del palazzo Chiarolanza il circolo  sportivo chiamato "Motta", organizzando e partecipando a tornei di ciclismo provinciali e  regionali, con una propria squadra. 

Gruppo di corridori del "CSI Piscinola" in una tappa di allenamento, anni '80
Alcuni dei nostri atleti divennero nella maturità importanti dirigenti sportivi, come Sabatino Cascella che fu per molti anni giudice di gara e Gennaro Giordano, che fu un buon allenatore di Basket.
Nel 1970, come affiliati C.S.I., la famiglia De Lise organizzò anche un torneo di ciclismo, intitolato Coppa Chiarolanza. 
Nell'anno 1982, dopo essere stato allievo del CSI di Piscinola, di Pierino de Lise, vinse a Falciano del Massico (CE), il Campionato regionale, categoria dilettanti (di seconda), il corridore piscinolese Nicola Palladino, appartenente alla squadra sportiva De Maio di San Giovanni.
Giuseppe Iovine, erede di una grande tradizione sportiva
Anche Marianella organizzava in quegli anni un torneo di ciclismo, messo in piedi dall'Associazione cattolica S. Alfonso, il cui presidente si chiamava Domenico Todaro. L'organizzatore sportivo era Ciro D'Aniello. Tra i suoi corridori ricordiamo Giovanni Ciaramella. Altro bravo corridore piscinolese fu Vittorio Avolio.
Dell'attività sportiva della famiglia De Lise ritorneremo con un apposito post dedicato.
Oggi tanti giovani e meno giovani coltivano nel nostro quartiere questo sport a livello amatoriale (ricordiamo l'amico Iovine Giuseppe) e ancora tanti giovanissimi si affacciano a questa antica tradizione sportiva del territorio, sperando che in un imminente futuro sia ripresa e valorizzata anche a livello professionale.
Salvatore Fioretto 

(*) Alcune notizie di cronaca e le due foto sono state tratte dal libro "La bella favola dei tre compari - Piccola storia di paese", scritto dal dott. Giovanni Casaura, ed. R.E.I., anno 2014.

Si ringrazia per la gentile collaborazione: Salvatore e Nicola Palladino, Pierino de Lise, Luigi Sica (di Ferdinando), Avolio Paolo, Gerardo Ciccarelli e Ferdinando Iannicelli. 

Tutti i diritti sulla pubblicazione dei testi di questo blog sono riservati all'autore, secondo le normative di legge vigenti. 

Giro per il Viale dei Colli Aminei, anni '60 (dall'archivio fotografico Mattozzi)

sabato 23 maggio 2015

In ricordo di quei ragazzi della Prima Guerra Mondiale...

Sono trascorsi cent'anni da quel 24 maggio del 1915, dal giorno dell'ingresso dell'Italia nel primo conflitto mondiale... Un triste avvenimento che vide cadere milioni di ragazzi dell'uno e dell'altro fronte. Ragazzi che provenivano da ogni parte d'Italia, dai piccoli paesini sparsi per i monti, alle grandi città della bella Penisola. Immaginiamo le scene di commiato alla loro partenza: lacrime, sorrisi, disperazione, mani trattenute, speranze, addii...
Tanti addii: delle madri, dei padri, delle mogli, dei figli, delle fidanzate, degli amici e dei tanti parenti...! Un evento che ha sconvolto la vita di intere famiglie e per moltissimi nulla è stato più uguale a prima!
Quanti di questi ragazzi non sono più tornati a casa..., e tantissimi, che sono pur tornati, ma senza più arti... tanti ciechi, impazziti, o gravemente feriti.
https://www.youtube.com/watch?v=fok4Y9JiZAw
La guerra è sempre una gran brutta cosa, sia per i perdenti e sia per i vincitori. La guerra non premia mai nessuno!!
https://www.youtube.com/watch?v=rZM9Qizy--Q

Intendiamo in questo post ricordare i tanti soldati caduti del primo conflitto mondiale, originari o abitanti in questo quartiere, che comprende: Piscinola, Marianella e San Rocco, i cui semplici nomi sono da tanti anni scolpiti sulle fredde lastre di marmo bianco, affisse alla facciata del vecchio municipio di Piscinola, con la seguente dedica "Ai caduti della grande Guerra 1915-1918 che immolarono la loro vita per la Patria vollero i cittadini di Piscinola, Marianella e S. Rocco dedicare, 1919".
Un monumento semplice che è però un simbolo che accomuna tutti i figli morti per la Patria, a perenne loro ricordo. Le due lastre di marmo, coi nomi dei caduti, furono qui sistemate intorno agli anni cinquanta, mentre prima erano collocate ai lati dell'altare dedicato alla Vergine Addolorata, nella chiesa del SS. Salvatore, nella prima cappella a destra, entrando dall'ingresso principale. 
Bisogna aggiungere che Marianella è l'unica tra queste località del quartiere ad aver dedicato ai caduti un bel monumento scultoreo, che si erge al centro della piazza principale, costituito da un'alta colonna sormontata da un angelo alato, rappresentante la gloria che cinge l'alloro ai caduti.
Ecco l'elenco dei caduti del territorio con i loro dati essenziali, come riportato nel registro del Ministero della Guerra: "Militari caduti nella guerra nazionale 1915-18". Albo d’oro – Volume V Campania (province di Napoli e Salerno), edito dal Poligrafico dello Stato, nell'anno 1929.
E' stato riportato quale luogo nascita dei soldati la città di Napoli, perché il Comune di Piscinola era stato soppresso già nel 1866, mentre Marianella era già frazione di Napoli, a partire dal 1809.
-   Aruta Salvatore di Raffaele
Soldato del 32° Reggimento Fanteria, nato il 7 giugno 1889 a Napoli, morto il 28 ottobre del 1915 sul Carso per ferite riportate in combattimento.
-    Barone Giuseppe di Pasquale
Tenente di complemento del 48° Reggimento Fanteria, nato il 10 maggio del 1890 a Napoli, disperso il 24 agosto 1917 sull’altopiano della Bainsizza in combattimento.
-    Barrese Gaetano di Giovanni
Soldato del 60° Reggimento Fanteria, nato il 2 aprile del 1891, disperso il 26 luglio del 1916 sul Monte Colbricon in combattimento.
-    Boccia Nicola di Antonio
Soldato del 38° Reggimento Fanteria, nato il 18 dicembre 1894 a Napoli, morto il 18 giugno del 1916 sul Monte Novegno per ferite riportate in combattimento.
-    Capasso Domenico di Donato
Soldato del 133° Reggimento Fanteria, nato il 5 gennaio 1890 a Napoli, morto il 28 novembre del 1915 nella Sezione di Sanità per ferite riportate in combattimento.
-    Cascella Gabriele di Francesco
Soldato del 31° Reggimento Fanteria, nato il 25 febbraio del 1891 a Napoli, disperso il 30 giugno del 1915 sul Carso in combattimento.
-    Cicatiello Francesco
(dati non disponibili)
-    Cipolletta Antonio di Carmine
Soldato della 143a Centuria, nato il 17(?) marzo del 1881 a
Napoli, morto l’11 febbraio del 1917 nell’ospedale di guerra n.1 
per malattia.
-     Cuozzo Giovanni di Giovanni
Soldato del 264° Reggimento Fanteria, nato il 24 giugno del 1899 a Napoli, morto l’11 dicembre 1917 nell’ospedale da campo n.116 per malattia.
-     D’Amore Orazio di Antonio
Soldato del 90° Reggimento Fanteria, nato il 25 febbraio del 1885 a Napoli, morto il 4 settembre del 1916 sul Carso in combattimento.
-     Della Corte Giuseppe di Giovanni
Soldato del 216° Reggimento Fanteria, nato il 18 marzo del 1896 a Napoli, morto il 10 novembre del 1916 nell’ospedale da campo n. 073 per ferite riportate in combattimento (da verificare).
-     Della Corte Luigi di Angelo
Soldato del 129° Reggimento Fanteria, nato il 1° gennaio 1887 a Napoli, morto il 24 agosto del 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.
-     Della Corte Natale di Gaetano
Soldato del 111° Reggimento Fanteria, nato il 1° dicembre 1895 a Napoli, morto il 13 dicembre del 1917 a Maddaloni per ferite riportate in combattimento.
-     Di Febbraro Pasquale di Marco
Soldato del 1° Reggimento Genio, nato il 6 gennaio 1883 a Napoli, morto il 23 agosto del 1915 sul campo per ferite riportate in combattimento.
-     Di Vaio Giovanni di Salvatore
Soldato del 32° Reggimento Fanteria, nato il 20 febbraio del 1889 a Napoli, disperso il 20 ottobre del 1915 sul Carso in combattimento (da verificare).
-     Esposito Giorgio di Raffaele
Marinaio C.R.E.M., nato il 27 luglio 1896 a San Giorgio a Cremano (appartenente alla Capitaneria di Porto di Napoli), morto il 23 gennaio 1919 a Napoli per malattia.
-     Fioretti Vincenzo
(dati non disponibili)
-     Fioretto Pasquale di Agostino
Soldato del 32° Reggimento Fanteria, nato il 1° gennaio 1886 a Napoli, morto il 23 giugno del 1915 sul Carso per ferite riportate in combattimento.
-     Giordano Sabatino (Sabato) di Giuseppe
Caporale del 31° Reggimento Fanteria, nato il 28 novembre 1888 a Napoli, morto il 2 luglio del 1915 sull’Isonzo per ferite riportate in combattimento.
-     Granata Andrea di Angelo
Soldato del 276° Reggimento Fanteria, nato il 10 luglio 1883 a Napoli, morto il 31 agosto del 1917 sull’Altopiano della Bainsizza per ferite riportare in combattimento.
-     Guarino Luigi di Pasquale
Caporale del 216° Reggimento Fanteria, nato il 20 maggio 1896 a Napoli, disperso il 17 settembre del 1917 sul Carso in combattimento.
-     Guarino Giuseppe di Giuseppe
Soldato del 216° Reggimento Fanteria, nato il 23 dicembre 1893 a Napoli, disperso il 17 settembre del 1917 sul Carso in combattimento.
-     Ippolito Vincenzo di Gennaro
Caporale del 19° Reggimento Artiglieria, nato il 1° gennaio 1892 a Napoli, morto l’11 marzo del 1918 nell’ospedaletto da campo n.240 per malattia.
-     Lanzuise Carmine di Vincenzo
Soldato del 29° Reggimento Fanteria, nato il 21 giugno 1890 a Napoli, disperso il 28 maggio del 1916 in combattimento.
-     Lanzuise Pasquale di Gennaro
Soldato del 134° Reggimento Fanteria, nato il 25 marzo 1888 a Napoli, disperso il 27 giugno del 1915 sul monte Sei Busi in combattimento (da verificare).
-     Manna Antonio di Gaetano
Caporale del 241° Reggimento Fanteria, nato il 20 agosto 1898 a Casalnuovo di Napoli (appartenente al distretto di Aversa), morto il 26 agosto del 1917 nell’ospedale chirurgico mobile “Città di Milano” per ferite riportate in combattimento.
-     Manna Antonio di Gennaro
Caporale del 1° Reggimento Granatieri, nato il 17 aprile 1896 a Casalnuovo di  Napoli (appartenente al distretto di Aversa), morto l’11 agosto del 1916 nell’ospedaletto da campo n.236 per le ferite riportate in combattimento.
-     Manna Vincenzo di Antonio
Soldato del Reparto Contraerei di Nettuno, nato l’8 marzo 1896 a Napoli, morto il 18 agosto del 1919 a Ferrara per malattia.
-     Mele Sabatino di Francesco
Soldato del 133° Reggimento Fanteria, nato il 4 marzo 1891 a Napoli, morto il 18 giugno del 1916 nell’ospedaletto da campo n. 89 per ferite riportate in combattimento.
-     Mele Vincenzo di Donato
Soldato del 6° Reggimento Bersaglieri, nato il 5 ottobre 1894 a Napoli, morto il 31 ottobre del 1915 sul Carso per ferite riportate in combattimento (da verificare).
-     Miccù Oreste di Raffaele
Soldato del 12° Reggimento Bersaglieri, nato il 24 agosto del 1896 a Napoli, morto il 7 novembre del 1916 nell’ospedaletto da campo n.236 per ferite riportate in combattimento.
-     Musella Raffaele di Ferdinando
Soldato del 31° Reggimento Fanteria, nato il 15 novembre del 1889 a Napoli, morto il 6 novembre del 1917 a San Leonardo per malattia (da verificare).
-     Musella Salvatore di Vincenzo Giuseppe
Soldato del 216° Reggimento Fanteria, nato l’8 gennaio del 1895 a Napoli, morto il 18 ottobre del 1916 nell’ospedaletto da campo n.123 per malattia.
-     Noviello Federico
(dati non disponibili)
-     Noviello Giuseppe
(dati non disponibili)
-     Perrone Carlo di Nicola
Soldato del 131° Reggimento Fanteria, nato il 23 luglio 1890 a Napoli, molto il 28 luglio 1917 nell’ospedaletto da campo n. 101 per malattia.
-     Russo Luigi di Domenico
Soldato del 1° Reggimento Fanteria, nato il 13 ottobre 1894 a Napoli, morto il 30 ottobre del 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.
-     Salzano Vincenzo di Domenico
Soldato del 231° Reggimento Fanteria, nato il 16 dicembre 1891 a Napoli, morto l’8 agosto del 1916 sul Medio Isonzo per ferite riportate in combattimento.
-     Sarnella Alberto 
(dati non disponibili)
-     Silvestri Gennaro di Pasquale
Soldato del 52° Reggimento Fanteria, nato il 6 dicembre del 1897
a Napoli, morto il 16 settembre del 1918 in Francia per ferite riportate in combattimento.
-     Silvestri Vincenzo di Giuseppe
Soldato del 1° Reggimento Artiglieria da Fortezza, nato il 31 luglio del 1890 a Napoli, morto il 19 ottobre del 1918 nell’ospedaletto da campo n.158 per malattia (da verificare).
-     Terracciano Vincenzo di Michelangelo
Soldato del 31° Reggimento Fanteria, nato il 28 febbraio del 1896 a Napoli, morto il 23 settembre del 1918 a Savona per malattia.
-     Tomo Giuseppe
(dati non disponibili)
-     Vitale Alessandro di Antonio
Soldato del 56° Reggimento Fanteria, nato il 16 marzo del 1886 a Frattamaggiore, (appartenente al distretto di Aversa), morto il 15 settembre del 1916 nella 19° Sezione di Sanità per ferite riportate in combattimento.

In loro ricordo:

L'inno militare che fu composto per ricordare quel conflitto, rievocando gli episodi salienti, come la vita in trincea, la disfatta di Caporetto, la resistenza sul Piave e la vittoria finale, s'intitola: "La leggenda del Piave", il cui autore (versi e musica) fu un poeta napoletano, di nome Giovanni Ermete Gaeta, meglio conosciuto da tutti con lo pseudonimo di E.A. Mario. La Leggenda del Piave è tutt'oggi rappresentata nelle grandi occasioni ufficiali e nelle parate, come nelle commemorazioni all'"Altare della Patria" e durante le ricorrenze della prima Guerra Mondiale.


https://www.youtube.com/watch?v=OWfbfdY_je8


La rievocazione storica, oltre a voler narrare e spiegare gli episodi e gli eventi accaduti a una comunità nel corso del tempo, vuole essere un monito rivolto alle attuali e alle futuri generazioni, affinché mai più l'umanità possa cadere nel baratro della guerra!! 
Mai più la guerra....!
Viva la pace...!

Salvatore Fioretto

Si ringrazia l'amico Carmine Cecere per la sua preziosa e generosa collaborazione.

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Piazza Bernardino Tafuri, e il monumento ai caduti del quartiere

 

domenica 3 maggio 2015

Quando la scuola Tasso divenne una caserma...


La contraddizione più grande che possa essere capitata alla scuola pubblica, di una comunità civile, è quella di disporre di un maestoso edificio, costruito durante un periodo di dittatura, ma che divenne durante la seconda guerra mondiale una vera e propria caserma militare, registrando l'abolizione totale dell'insegnamento scolastico, che  era allora in corso per tanti bambini ...! Ci riferiamo in particolare alla vecchia scuola elementare Torquato Tasso di Piscinola: una bella struttura, ma dalla storia scandita purtroppo da episodi dolorosi e contrastanti, ma anche da elevati esempi di umanità, di abnegazione per il dovere, di sacrificio e di alti valori di fratellanza tra le persone, soprattutto tra i tanti militari non napoletani, che la frequentarono e gli abitanti di Piscinola e del circondario a Nord di Napoli.
L'edificio scolastico, dedicato al poeta eroico Torquato Tasso, fu inaugurato dal regime fascista, nell'anno 1930, con il chiaro intento di coltivare i discutibili principi dettati dalla dittatura, che intendeva così educare la gioventù italiana, attraverso la propaganda di regime, con l'esaltazione delle origini romane, il "culto" della forza muscolare e il mito della bellezza e della perfezione razziale! 
Gli spazi interni del complesso scolastico divennero presto luoghi attrezzati per eseguire dei saggi ginnici settimanali.
Gli ultraottantenni di oggi ricordano ancora quando da piccoli dovevano portare, loro malgrado, dei rottami di ferro a scuola, il celebre ferro alla patria, come si soleva dire..., ma non solo ferro, anche i rottami di piombo, di rame, di zinco e dei pezzi di gomma raccolti e rovistati nelle case. Essi ricordano ancora quando erano obbligati a indossare la "camicia nera", il pantaloncino grigioverde e un foulard azzurro al collo (pena il dover essere accompagnati a scuola da un genitore) e quando dovevano cantare a squarciagola gli inni dedicati alla Patria, accompagnati al pianoforte dall'insegnante di musica.
Con lo scoppio della guerra la scuola Torquato Tasso cessò di funzionare, per quanto concerneva l'insegnamento, divenendo una caserma a tutti gli effetti, fu infatti la sede del X Reggimento Autieri dell'esercito italiano. Tanti furono i militari, soprattutto non napoletani, che prestarono il loro servizio militare, alloggiati nella scuola, già a partire dall'entrata in guerra dell'Italia nel 1940. 
Ricordiamo che in questo periodo fu qui militare anche il maestro Pasquale Santoro, diplomato al conservatorio in flicorno e originario della città di Salerno. Santoro dopo la guerra, non lasciò più Piscinola, e dopo aver sposato una piscinolese, divenne il direttore  della banda musicale di Piscinola, nonché insegnante di musica di tanti talenti originari del territorio.
Bella è la testimonianza di Loredana, che ci ha ricordato diversi episodi legati alla vita del suo papà Luigi Barbero, originario della città di Torino, che fu appunto militare a Piscinola. Luigi, allora ventiduenne, rimase nell'edificio Tasso per sei mesi, dall'estate del 1942, fino agli inizi del 1943, prestando servizio nella 5^ Compagnia del X Reggimento Autieri, lì dislocata. Poi fu spostato del distaccamento ai Ponti Rossi. Loredana conserva ancora un affettuoso ricordo di quel periodo: una cartolina intitolata: Piscinola - Regia Scuola "Torquato Tasso", spedita dal suo papà ai suoi genitori, da Piscinola a Torino; sulla cartolina è riprodotta una foto della scuola Torquato Tasso. 
Cartolina spedita da Piscinola, il 3 settembre 1942 e diretta a Torino
Luigi è purtroppo scomparso recentemente e fino agli ultimi momenti della sua vita ha ricordato, con immutata nostalgia, il periodo della sua gioventù trascorso da militare a Piscinola e l'umanità non comune degli abitanti mostrata nei suoi confronti. 
Ecco uno stralcio della bella e toccante testimonianza che ci ha reso la figlia Loredana: "Papà diceva sempre che tra tutte le brutture della guerra lo accompagnava un dolcissimo ricordo. Quello della famiglia di un suo commilitone di Giugliano (anche lui soldato a Piscinola, n.d.r.). In particolare, della mamma di quel soldato. Era la vigilia di Natale e quella donna, quella mamma, gli disse "figlio vieni, vieni a casa da noi. Sei lontano. Non si sta soli a Natale" E lo baciò sulla guancia. Papà spesso me lo raccontava, si toccava quella guancia e mi diceva: "il cuore dei napoletani batte sempre un po' più forte del nostro...".
Uno dei tantissimi bombardamenti a cui fu sottoposta la città di Napoli
In una lettera spedita ai genitori a Torino, datata 31 luglio 1943, Luigi cosi scriveva: "...qui l'aria è buona e nonostante tutto si sta bene. Vi ringrazio per le sigarette, sto fumando insieme ad un mio amico napoletano. Oggi qui fa un caldo che mi sembra essere in Africa, ma il mio amico napoletano dice di non sentirlo.... Appena suona l'allarme ci spostiamo tutti nei ricoveri, anche se siamo fuori per servizio...".
L'edificio della scuola Torquato Tasso scampò miracolosamente ai bombardamenti, nonostante sul tetto fosse stata piazzata una "sirena di allarme". Devastante fu per il nostro territorio il bombardamento del 16 luglio del 1943, a opera dell'aviazione angloamericana, quando fu colpito anche l'edificio della "Maternità" in via Vittorio Veneto, con diversi morti e feriti tra la popolazione civile, ma la nostra scuola fu fortunosamente risparmiata dalla distruzione.
Soldati del reparto di polizia militare MP (foto di repertorio)
Con l'Armistizio dell'8 settembre 1943, l'edificio fu abbandonato dai militari e, come accadde per ogni altra caserma e struttura militare, fu saccheggiato dalla popolazione, ormai esausta, per recuperare armi, munizioni e suppellettili. Le Quattro giornate di Napoli erano alle porte e furono rese possibili grazie a questi equipaggiamenti: armi e munizioni, ottenute dai rivoltosi proprio dalle requisizioni effettuate nelle caserme abbandonate.
Con la Liberazione e con l'arrivo delle truppe di occupazione angloamericane, furono requisite grandi estensioni di campagne, le preesistenti caserme e tanti edifici pubblici ritenuti strategici per la logistica e la sede del comando delle truppe. Gli americani posizionarono il loro accampamento e il deposito degli automezzi nelle campagne di Piscinola, nell'area a ridosso della ferrovia Napoli-Piedimonte d'Alife e la stessa scuola Torquato Tasso divenne sede del comando americano. Furono occupate anche le caserme di Miano e di Secondigliano.
foto di repertorio
I soldati americani occupanti l'edificio della scuola Tasso si mostrarono comprensivi e affettuosi verso gli abitanti e soprattutto verso i ragazzi e i bambini del posto. Luigi, che oggi ha più di 80 anni, ricorda ancora quando gli americani lo selezionavano al lavoro saltuario, come aiutante meccanico, da svolgersi presso l'accampamento di Piscinola. 
Aveva allora 14 anni e ogni mattina si posizionava in fila ad altri ragazzi all'ingresso dell'accampamento americano, per essere selezionato alla mansione giornaliera. Spesso si alzava sulle punta delle scarpe per sembrare più alto...! Luigi al momento di andare in pensione si è ritrovato, non senza meraviglia, le marchette dei contributi versati dai soldati americani, in Am Lire...!  
Militari americani sul Vesuvio, anno 1944
Gli americani introdussero e distribuivano ai ragazzi, gli sconosciuti chewing gum (che furono presto chiamati 'e gomme americane) e le gustose barrette di cioccolato. Furono introdotti nuove forme di alimentazione: barattoli di piselli, di fagioli e di latte in polvere, castagne in polvere, scatolette di sardine sottolio e carne in scatola, il famoso beef di manzo, tutte cose mai viste da queste parti, prima di allora...!
Un altro anziano piscinolese ultraottantenne, di nome Pasquale, ricorda ancora l'affettuosità mostrata dai soldati americani. Aveva allora quattordici anni e un giorno si recò nell'edificio della scuola Tasso per curiosare, giacché ogni occasione allora era buona per cercare di trovare qualcosa da mangiare... Avendolo notato un tenente americano, lo chiamò e gli fece gustare un gelato...! Pasquale non aveva mai gustato fino a quel momento un gelato! Ripete ancora oggi commosso la domanda che gli fu posta dal militare: "Do you like ice cream?"... (Ti piace il gelato?)  Lui rispose: "Yes, I do..."  (Si, mi piace).
Nel marzo del 1944 il Vesuvio riprese il suo ciclo eruttivo... Ai danni della guerra si aggiunsero anche la paura e i danni di una devastante eruzione... E' proprio vero che i guai non vengono mai da soli...! 
Gli effetti dell'eruzione furono ben visibili anche dalla nostra zona, fortunatamente solo con lampi di luce di notte, piogge di cenere e forti boati.
In quel trambusto ci furono però anche degli episodi piacevoli e di relativa serenità... Un giorno il solito tenente americano volle portare con se alcuni ragazzi piscinolesi, a bordo della sua jeep, a osservare da vicino l'eruzione del Vesuvio. Diversi anziani raccontano ancora oggi con stupore il paesaggio infernale che si presentò alla loro vista e di come i soldati americani realizzavano degli stampi con il magma rovente, che poi spedivano in patria come dei curiosi souvenir: venivano realizzati dei medaglioni neri, riproducenti in scala maggiorata delle monete americane!
Il compianto don Salvatore Nappa, che fu per molti anni parroco di Marianella, ricordava spesso, tra gli episodi della sua vita pastorale, il bell'episodio che lo vide protagonista assieme a un altro tenente americano, che si chiamava Clark. Allora era viceparroco e reggeva in via straordinaria la parrocchia di Piscinola. 
Torneo di basket davanti all'edificio Tasso, uno dei primi della Virtus, 1945
Approssimandosi la festività del Santo Natale, un giorno vide entrare in sagrestia il tenente americano, che gli chiese di poter celebrare la santa messa di Natale nella chiesa del SS. Salvatore, una cerimonia da svolgersi con la partecipazione delle truppe americane. C'era però la disposizione del cardinale Alessio Ascalesi che vietava di celebrare la messa la notte di Natale in tutte le parrocchie dell'Archidiocesi di Napoli. 
Don Salvatore Nappa non si perse d'animo e pur di esaudire il desiderio dei militari, lontani dalla loro patria e dalle loro famiglie, si fece accompagnare con una jeep americana in Curia, e riuscì a strappare dal cardinale Ascalesi una dispensa speciale per celebrare la messa. In quel Natale del 1943, la parrocchia  del SS. Salvatore di Piscinola fu l'unica chiesa di Napoli a poter celebrare la Santa Messa, che registrò la presenza di una folta rappresentanza di soldati angloamericani, oltre che di parrocchiani piscinolesi. 
Logo realizzato all'ingresso della sede Polisp. Virtus Piscinola (Marano)
Tra il tenente Clark e don Salvatore si instaurò così una bella amicizia; quando aveva qualche problema, don Salvatore si rivolgeva senza indugi al suo amico militare, sicuro che avrebbe esaudito la richiesta... Fu lui, infatti, che mesi dopo fece recapitare a Don Nappa il pallone per poter praticare il gioco del Basket nel cortile dell'oratorio al Cape 'e coppe (via V. Emanuele a Piscinola). 
Dopo la guerra questo militare ritornò a Piscinola e si recò in parrocchia per salutare il suo amico piscinolese, ma il destino volle che quel giorno don Salvatore era fuori per delle commissioni e purtroppo non si poterono incontrare... Don Nappa parlava sempre con rimpianto e nostalgia di quel mancato incontro con il suo amico di oltre oceano, il tenente Clark.
Tra i soldati americani in servizio alla scuola Tasso c'era anche il papà di Mario Musella, altro talento musicale di Piscinola, fondatore degli Showmen.
Un incontro della Virtus Piscinola nel campo di via Cupa Aquarola, anni '70
Si sa che gli americani che occuparono la scuola Tasso diffusero a Piscinola la passione per la pallacanestro: infatti installarono un campo di basket proprio nella piazza antistante alla scuola Tasso e nei momenti di tempo libero organizzavano interminabili match, spesso anche di sera, illuminati dai fari delle fotoelettriche. 
A quegli incontri assistettero spesso i fondatori della nascente società Virtus Piscinola, oltre che numerosi ragazzi che si appassionarono presto al nuovo gioco. Non tutti però sanno che gli americani diffusero tra la gioventù piscinolese anche il gioco del ping pong, altro gioco allora sconosciuto. Le partite i militari le disputavano nei locali dell'ex Municipio, in una sala situata al pianterreno. Don Salvatore Nappa e don Domenico Severino, come fecero per il basket, colpiti ed incuriositi da questo nuovo gioco, vollero riprodurlo nella sede dell'azione cattolica, tra i ragazzi dell'oratorio. E i risultati furono eccellenti. 
Realizzarono presto, in maniera artigianale, il tavolo, le racchette e la rete; ma per la palline, che erano di difficile riproduzione, ricorsero al benefattore americano, che subito esaudì il loro desiderio e il gioco si poté finalmente praticare, ancora una volta grazie al tenente americano...
Gli americani lasciarono Piscinola e l'Area Nord, della tarda primavera del 1945. Le campagna furono consegnate ai contadini solo dopo alcuni anni, anche se in un pietoso stato e con la ingombrante presenza dei residui dell'occupazione. Fu necessario tanto duro lavoro, faticosi colpi di picconi e di pale per poter demolire i piazzali di cemento assieme alle massicciate delle strade e ripristinare i terreni alle antiche coltivazioni. 
La scuola elementare riprese pian piano a funzionare di nuovo. Purtroppo moltissimi "ragazzi della guerra" non ritornarono più a scuola. Anni dopo, molti di questi non più giovani studenti, riuscirono con tanti sacrifici a ottenere la licenza elementare; furono infatti ammessi come privatisti agli esami statali, dopo aver frequentato degli appositi corsi serali a loro dedicati. La curiosità volle che molti genitori fecero gli esami nello stesso anno dei loro figli studenti ordinari...
Salvatore Fioretto

Si ringraziano Loredana Barbero, Pasquale Di Fenzo, e i sigg. Luigi, Pasquale, Luigi e tanti altri anziani, piscinolesi e non, che hanno voluto contribuire con la loro preziosissima testimonianza alla scrittura di questo post. Un grazie a tutti di cuore.


Edificio Tasso al momento della demolizione della cortina di recinzione, realizzata negli anni '40, al posto della cancellata

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Eruzione del Vesuvio del 1944