sabato 28 settembre 2013

Gli insorti del '43... le quattro giornate del popolo di Napoli!



Oggi ricordiamo il 70esimo anniversario delle Quattro Giornate di Napoli. L'insurrezione ebbe inizio il 28 settembre del '43, con epilogo il 1 ottobre seguente, quando i tedeschi abbandonarono la città di Napoli, marciando attraverso la via Santa Maria a Cubito.  
Tante pagine luminose di storia sono state scritte in quei giorni da parte di persone appartenenti ad ogni ceto sociale, nessuno si tirò indietro e come in un patto di solidarietà, ognuno, come poteva, diede il suo contributo, alcuni fino all'estremo sacrificio della vita oppure riportando gravi ferite. 
Nuova targa toponomastica dedicata a Raffaele Marfella
Anche il nostro quartiere ha dato esempi luminosi di dignità civica, al Viscariello (antica via Boscariello), i tedeschi fucilarono il contadino 79enne, Raffaele Marfella, reo di aver nascosto nei suoi campi il giovanissimo nipote e alcuni suoi amici, solo per averli protetti dalle possibili rappresaglie tedesche. L'anziano si stava recando sul luogo del nascondiglio, intento a portare dei viveri ai rifugiati. 
Alla villa Flagella (ex villa Paternò) furono ospitati decine di sfollati dalla città, cosi nei campi di Marianella e Chiaiano. 
Nel Bosco di Capodimonte, il 30 settembre, i tedeschi fucilarono l'aviere Angelo Ciociari di Sanza (Salerno) insieme ad altre due persone. Una croce ricorda ancora oggi il posto dove avvenne l'eccidio. 
Il 20 settembre di quell'anno, i genieri tedeschi fecero saltare il ponte nuovo di San Rocco e quello detto di "Bellaria", causando un grave danno alle comunicazioni dei quartieri suburbani dell'area nord. Fortunatamente il ponte vecchio di San Rocco fu risparmiato e potette assicurare i collegamenti essenziali. 
Il 24 settembre  nelle campagne tra San Rocco e Marianella furono fucilati, dopo varie torture subite, cinque contadini accusati di aver nascosto dei militari italiani. 
Sergio Bruni, giovane suonatore di clarinetto

Il grande cantante Sergio Bruni (Guglielmo Chianese) fu egli stesso un partigiano combattente delle quattro giornate di Napoli, difendendo con un gruppo di partigiani il ponte di Chiaiano, che era stato minato dai tedeschi. Fu ferito alla mandibola e alla gamba. Il ponte fu illeso e si trova ancor oggi al suo posto, vicino la rotonda chiamata "Titanic". 
A Mugnano un gruppo di giovanissimi cattolici impegnati, tra i quali il sacerdote Rossetti e altri 3 aspiranti seminaristi e missionari, furono passati per la mitraglia, accusati di spionaggio, nel mentre si erano recati in delegazione a  Giugliano, presso il comando tedesco, per implorare clemenza alla cittadina di Mugnano e ai suoi abitanti. Un monumento situato all'ingresso del cimitero di Mugnano conserva a perpetuo ricordo i resti di questi generosi ragazzi del '43. 
Medaglia d'oro Gennaro Capuozzo
In quei giorni di combattimenti e rappresaglie, tanti ragazzi alcuni ancora bambini combattettero in città e nei borghi periferici una battaglia impari, fino al sacrificio della propria vita. Ricordiamo lo scugnizzo Gennaro Capuozzo (12 anni) e altri giovani ragazzi, che per il loro gesto e valore sono stati insigniti della medaglia d'oro al valor militare.  Il ponte della Sanità fu salvato da una giovanissima partigiana, Maddalena Cerasuolo.
Altri casi di altruismo e di abnegazione per la libertà e per la dignità umana sono stati scritti anche nel quartiere di Piscinola, registrando significativi episodi di resistenza, come in Via Vittorio Veneto e in Piazza del Municipio, i quali attendono ancora una ricostruzione storica definitiva. 
Anche mio nonno Salvatore, come tanti contadini della zona, riuscì a nascondere nella sua masseria di “Abbascio Miano”, per una settimana, quattro militari italiani in fuga,  assicurando loro il vitto giornaliero. Diede loro anche degli abiti, per non destare sospetti lungo il loro percorso di fuga. 
Un giorno ricorderemo il sacrificio di decine di bambini vittime a Piscinola dei riflessi di quella che fu una ingiusta e orribile guerra!
Salvatore Fioretto 
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)

Barricata realizzata ribaltando un tram delle Tramvie di Capodimonte, sulla salita di Santa Teresa degli Scalzi

giovedì 26 settembre 2013

Angolo poetico del venerdì... "Fiori e palme..."

L'angolo di questo venerdì sono due scorci del quartiere di Piscinola, belli per l'essenza degli alberi e dei suoi fiori color rosa. Angoli purtroppo vilipesi dall'incompetenza, dall'incuria e dal vandalismo selvaggio. Le palme sono state recentemente bruciate da teppistelli che si beano delle loro indisturbate bravate, gli alberi dai fiori rosa hanno subito una "capitozzolatura" spietata (drastica potatura di rami)..., eseguita fuori stagione, quando le temperature sono ancora alte, per sopperire alla carenza di illuminazione notturna della Piazza B. Tafuri e di via Plebiscito. Ci sarebbe ancora da continuare .... Un grande e grave peccato contro la natura!
                                                                                                                                  Salvatore Fioretto

Piazza B. Tafuri, "fiori color rosa" in una foto della primavera scorsa!
  
Palme in Villa Mario Musella (ex villa Vittoria)


martedì 24 settembre 2013

"Fore 'o trentotto" e... un tram per il Casale...!


Per narrare la storia del tram a Miano, Piscinola e Secondigliano dobbiamo risalire al 10 luglio 1889, quando il Consiglio Provinciale di Napoli approvò la concessione delle linee tramviarie ai signori Mele, Coscia e Petagna, ai quali nel frattempo si era aggiunto anche il sig. Augusto Daufresne; tale atto pubblico prevedeva, come si sa, la costruzione delle linee tramviarie per Marano, Giugliano, Mugnano e anche quella per Miano/Piscinola (inizialmente programmate con trazione a vapore). La concessione prevedeva l'esercizio delle stesse per ben trentacinque anni!  In data 30 luglio 1889 nacque, quindi, a Bruxelles la società belga denominata “Societé Anonyme de Tramways du Nord de Naples” (abbreviata in TN), che acquisì subito la convenzione stipulata dalla Provincia. Il resto della storia delle "Tramvie del Nord" si può leggere nel post dedicato ai tram (vedi post pubblicato su questo blog il 28 Agosto scorso).
 
Il tram per Secondigliano (linea n.37)

Tram n. 37 nelle curve di Via Miano, poco prima del ponte detto di Bellaria 
Il ramo di linea che ci riguarda (il terzo della rete) fu inizialmente costruito ed esercito fino a Miano ed era identificato con il numero "2". Si presume che il capolinea si trovasse all'altezza della casa di cura "Villa Russo". Il terminale cittadino, invece, era ubicato sulla "Salita del Museo", oggi via Santa Teresa degli Scalzi.
Successivamente, nell'anno 1905, fu realizzato il prolungamento per Secondigliano, fino all'incrocio con Corso omonimo, per consentire l'interscambio con le Tramvie Provinciali (la località è ancora oggi detta Ponte di Secondigliano).  Per la realizzazione di questo prolungamento furono costruite ben due nuove strade ad ampia carreggiata, vale a dire quelle che oggi chiamiamo Via Lazio e Via Regina Margherita. Lungo via Lazio fu costruito anche un bel ponte in mattoni rossi, che esiste ancora oggi...! Questo ponte si rese necessario per scavalcare l'antico tracciato che i contadini di Miano percorrevano da secoli, per raggiungere i loro campi  (strada detta cupa).


E' la prima pagina del Regio Decreto che autorizza il prolungamento del tram elettrico da Miano a Secondigliano, con la costruzione di via Lazio e di Via R. Margherita nell'anno 1905. Da notare che sono riportate anche le precedenti autorizzazioni per la trasformazione in elettrica della linea a vapore diretta a Mugnano-Marano-Giugliano e passante per Marianella.


Il tram per Piscinola (linea n.38)
Per le vicende storiche del tram n. 38 diretto a Piscinola bisogna invece attendere fino alla primavera del 1926, quando, in pieno regime fascista, si ebbe ad inaugurare finalmente la “bretella” o meglio la “navetta” della linea “Miano-Piscinola” (identificata inizialmente col numero “2”). Dalle poche e scarne fonti risulta che la linea fu inaugurata il 21 aprile 1926, ricorrenza fascista del "Natale di Roma".  La foto che riportiamo a margine del post ne è un'attendibile testimonianza.

Le linee delle “Tramvie di Capodimonte” (con tratto continuo) e quelle delle cosiddette “Tranvie Provinciali” (con tratto discontinuo), com’erano nell’anno 1913 (collezione CLAMFER). La linea tranviaria per Piscinola è stata aggiunta, anche se realizzata in epoca posteriore.

Il tracciato comprendeva l’intero sviluppo della Via Vittorio Veneto (inaugurata nel 1913, strada a cui dedicheremo un post intero), fino all'incrocio con la strada proveniente da Via Madonna delle Grazie (oggi via Napoli a Piscinola). 
I binari del tram in via Vittorio Veneto (Maternità), anni '50.
 La targa tra le due finestre è quella che indicava la fermata del tram.
Alcune testimonianze, raccolte dagli anziani, attestano che la linea per Piscinola fu inizialmente esercita "in serie" alla linea "2" diretta a Secondigliano, vale a dire: il tram che giungeva da Capodimonte si immetteva in via V. Veneto e, poi, invertendo la marcia, proseguiva per Secondigliano, lo stesso faceva quello proveniente in verso contrario. Forse quello fu un esercizio transitorio, che dovette svolgersi nei primissimi anni di gestione della tramvia; sicuramente, prima di diventare indipendente, la tramvia fu gestita come "bretella", identificata con il numero "6", così come avvenne per gli altri rami di tramvie denominate: "Bivio di Mugnano-Mugnano" e "Bivio di Marano-Marano".

Tram n.38 in stazionamento a Piazza Dante, anni '50 (particolare di una cartolina)
La linea tranviaria era ad un unico binario, con interscambi ai due capolinea; quello nel lato di Piscinola era situato in prossimità dell’incrocio con Via Napoli, dove era presente "l'asta di manovra" e i "respingenti", realizzati in travi di acciaio... (vedi foto a margine della pagina). Le caratteristiche tecniche della linea tranviaria sono state descritte in dettaglio nel precedente post già menzionato. 
Nel 1929, per il condizionamento del regime fascista, la società belga delle Tramvie di Capodimonte dovette cedere la gestione alla neocostituita "ATCN" (Azienda Trasporti Comunale di Napoli). La nostra linea fu denominata "38" e fu resa “indipendente”, con sviluppo fino a Piazza Dante, passando per il Tondo di Capodimonte e il ponte della Sanità.
Tram n.37 al Ponte di Secondigliano, anni '50
Gli anziani ricordano, ancora con nostalgia, il loro vecchio e caro tram, soprattutto quando dovevano pagare "mezza lira" dell'epoca per acquistare il biglietto della corsa. Sul convoglio, oltre all'autista, c'era il bigliettaio che aveva anche il compito di manovrare gli scambi e l'asta del trolley. Tante volte, pur di comprarsi una gustosa pizzetta fritta o degli scagliozzi (frittelle di semola), quei ragazzi sacrificavano la "mezza lira" del biglietto, preferendo camminare a piedi o appendersi allo staffone posteriore del tram...! 
Dalle 6:00 alle 8:00 c'era la "corsa operaia", con riduzione del biglietto a 25 cent di Lira.
Altri tempi, diremo oggi! 
Ancora oggi il luogo di Piscinola, che fece da capolinea al tram, in Via Vittorio Veneto, è indicato dagli abitanti con il toponimo di “Fore ‘o trentotto”. 


Inaugurazione del tram a Piscinola, 21 aprile 1926. Sul frontale del la carrozza si legge "Miano 2 Piscinola"

I tram delle linee "37" e “38”, ormai considerati, nell'ottica del nuovo trasporto su gomma, vetusti e superati, furono purtroppo definitivamente soppressi intorno al 1960, con il beneplacito dell'amministrazione comunale dell'epoca.
Il nostro "38" fu sostituito dalle linee autobus “110 Rossa” e “110 Nera”: la prima conduceva a Piazza del Plebiscito, mentre la seconda a Piazza Garibaldi. Col tempo, la linea “110 Rossa” fu sostituita dal numero “22”. Altre linee su gomma furono poi istituite nei decenni che seguirono e attraversavano per intero il quartiere di Piscinola, come la linea “25 rossa” (Piazza Carlo III- Marianella) e la linea “21” (Secondigliano- Via Morghen).
Ultimamente, dopo l’inaugurazione della “Linea 1” della Metropolitana Collinare, le linee autobus “110” e “22” sono state entrambe soppresse e sostituite con la linea "178”, il cui percorso si è abbreviato di molto negli anni, fino a diventare una "circolare" Piscinola-Museo...
Salvatore Fioretto
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Foto ricordo in via Vittorio Veneto (fore 'o trentotto), sullo sfondo il tram n.38 e i respingenti, anni '50





venerdì 20 settembre 2013

Angolo poetico del venerdì... "Museo del ricordo di Piscinola Marianella"

L'angolo poetico di questa settimana è la locandina della mostra evento "Museo del Ricordo di Piscinola e Marianella", che fu organizzata quasi dieci anni fa, nell'atrio della stazione della metropolitana di Piscinola... curata e voluta da un gruppetto di appassionati del quartiere, a cui si unirono tanti amici e tanti anziani che portarono la loro testimonianza, le foto e i loro ricordi.
Di strada da allora se ne è fatta...!

La foto della locandina è opera del pittore piscinolese, maestro Luigi Russo e s'intitola "La Piedimonte e i fiori di pesco".


mercoledì 18 settembre 2013

Il tenimento della Marchesa Rutigliano, in via Vecchia Miano a Piscinola


"Scugnizzi" di Filippo Palizzi


Il tenimento della Marchesa Rutigliano a PISCINOLA
 


Leggendo l'articolo di Salvatore Fioretto  "Scampia nelle narrazioni storiche... " dal blog Piscinolablog, mi imbatto nel dipinto di Filippo Palizzi "L'abbeverata", che mi riporta subito alla mente un altro olio su tela, sempre del Palizzi, maestro della pittura napoletana verista dell' '800 che, nel mio immaginario, potrebbe rappresentare uno scorcio del Tenimento della Marchesa Rutigliano, esistente in via Vecchia Miano ( abbascio Miano) a PISCINOLA, (dove attualmente ci sono dei giardinetti pubblici), di cui il Fioretto dà notizia nel suo libro "Piscinola, la terra del Salvatore"! La tela che si intitola "Scugnizzi" (The Street Urchins) rende inoltre l'idea del semplice modo di giocare dei bambini di campagna di allora... lontani da ogni tecnicismo di oggi!
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lunedì 16 settembre 2013

Scampia nelle narrazioni storiche...



Mappa dell'Agro Napoletano, A. G. Rizzi Zannoni, 1793
La plaga verde che coronava il perimetro settentrionale della nobile capitale del regno, compresa tra i casali di Piscinola, Marianella, Miano e Secondigliano, ha affascinato nei secoli scorsi molti storici e viaggiatori, incantati come erano per la feracità del suo terreno, per la prelibatezze dei frutti, per l'abbondanza delle messi e per la bellezza dei paesaggi. Troviamo, infatti, diverse testimonianze letterarie e storiche tramandateci da autorevoli scrittori napoletani e anche stranieri, a partire dal periodo della dominazione angioina, delle quali citiamo alcune tra le più significative:


Il Chianese, valente storico napoletano e studioso dei nobili casali napoletani, menzionando le località che nel periodo ducale (X sec.) sorgevano nella parte australe della “Liburia”, cita tra gli altri “Piscinula” e “Mianu” (Piscinola e Miano).

Chiostro maiolicato di S. Chiara - Scene di vita agreste nei dintorni di Napoli, XVIII secolo.
Il Poeta Giacomino Pugliese, vissuto nel XIII secolo, così descrive il territorio, “Niun luogo al mondo, era più giocondo, di quel tratto della Liburia, pieno di ricchezza, utile, ameno, abbondante di seminati, di frutti, di prati di albereti. Quivi su l’uno e l’altro fianco della Via che da Napoli correva quasi diritta all’Anfiteatro dell’antica Capua, tagliando a mezzo quella distesa verdeggiante di campi, spargevansi numerosi villaggi e Casali, assai più che non siano oggi [...].

Anche il Summonte, citando i Casali esistenti nel XIV secolo intorno alla città di Napoli, tra cui quello di Piscinola e la sua piana agricola dello Scampia, così scriveva: “[…] Questi Casali sono abbondantissimi di frutta di ogni sorta e qualità[…]. Sono anco fertilissimi di vini preziosi e delicati, di frumento, di lino finissimo e canapo di grande qualità, di bellissime sete, vittovaglie di ogni sorte, selve, nocellami, polli, uccelli, et animali quadrupedi, così da fatica come da taglio: gli abitatori di questi Casali, quasi ogni giorno vengono a Napoli a vendere le loro cose .

"L'abbeverata" di Filippo Palizzi


Infine, la testimonianza del Sacco, che nel 1796 così scriveva: […] Piscinola Casale Regio di Napoli nella provincia di Terra di Lavoro(!), ed in Diocesi di Napoli, il quale giace in una pianura, d’aria temperata e nella distanza di quattro miglia dalla città di Napoli. Sono da notarsi in detto Casale, il quale esisteva sin dal tempo, in cui la città di Napoli fu presa e saccheggiata da Belisario, generale dell’imperatore Giustiniano, una chiesa parrocchiale sotto il titolo del SS. Salvatore, ed una confraternita laicale sotto la invocazione del Sagramento. Il suo territorio produce grani, granidindia, lini e canapi. Il numero degli abitanti ascende a milleottocentoquarantasei sotto la guida spirituale di un Parroco.”
Con il toponimo "Liburia" si identificava, già a partire dal periodo ducale, un esteso territorio, che comprendendo i nostri casali, si estendeva fino alla provincia di Caserta.
Questo luogo dal paesaggio bucolico, con le sue sterminate campagne e tante masserie disseminate, ha dato lavoro, per molti secoli, a un esercito di contadini e braccianti agricoli, originari prevalentemente dai casali di Piscinola e di Marianella. La loro presenza era così nutrita e incidente nel tessuto sociale, al punto da caratterizzare i toponimi dei centro storici. Infatti nel quartiere di Piscinola troviamo un "vico degli Operai" (vico che ha assunto tale denominazione nel secolo scorso), eloquente riferimento alla nutrita presenza di operai dei campi; mentre nel censimento urbanistico eseguito dal Catasto di Napoli, a fine ottocento, risulta la denominazione  di "vico Pagliano", sicuramente tradotto in italiano (un po' alla buona) dal termine locale "Appagliaro", locuzione ancor oggi in uso tra gli abitanti, che deriverebbe dalla presenza di numerosi pagliai, che forse i contadini e i braccianti delle terre dello Scampia realizzavano nei secoli per utilizzarli come ricoveri per animali da soma e per i carri adoperati nei loro andirivieni giornalieri dai campi.
Ancor più romantico è il ricordo antico della piana di Scampia, quando era coltivata interamente a canapa e a grano. Scene sopravvissute, purtroppo, fino alla fine degli anni  cinquanta del secolo scorso. Il colore giallo-oro delle messi hanno sicuramente caratterizzato il paesaggio, destando incanto e ammirazione negli osservatori occasionali o nei viaggiatori che venivano in tour organizzati, anche da oltralpe, tra il seicento e l'ottocento, per ammirare le bellezze di Napoli e dei suoi dintorni. 
Il toponimo "Scampia" deriverebbe dall'allocuzione "Scampagnato", ossia di luogo esteso, prevalentemente piano, privo di ostacoli naturali o edilizi, nel quale si puo' godere una visione illimitata del paesaggio. Altri accosterebbero il termine Scampia all'usanza avuta dai cittadini resiedenti nella parte intra moenia della città, di frequentare occasionalmente questi luoghi ameni, specie in coincidenza di festività religiose, organizzando gite e momenti di relax (oggi diremmo "fuori porta"), da trascorrere in aperta campagna o per gustare l'ottima cucina che si poteva godere nelle celebri trattorie ivi presenti (da leggere il precedente post sulle trattorie).



Tutt'oggi non è inusuale ascoltare dagli anziani, quando raccontano vicende della loro vita, l'antica allocuzione di "Abbascio 'o scampagnato"....
Salvatore Fioretto

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