Siamo in pieno inverno; trascorse
le festività del Natale e del Capodanno, il mondo si appresta a riprendere i suoi
ritmi abituali e con essi riprendiamo anche il tran tran della nostra quotidianità.
Abbiamo purtroppo quasi del tutto perso quell'atmosfera quasi surreale, direi magico-primordiale, che un tempo ci legava alle antiche usanze e alle tradizioni che seguivano i ritmi della natura e della terra, usanze queste che erano tipiche espressioni della civiltà contadina...
Abbiamo purtroppo quasi del tutto perso quell'atmosfera quasi surreale, direi magico-primordiale, che un tempo ci legava alle antiche usanze e alle tradizioni che seguivano i ritmi della natura e della terra, usanze queste che erano tipiche espressioni della civiltà contadina...
Una volta, infatti, questo periodo dell'anno era vissuto con spirito di attesa e di
speranza, perchè rappresentava la fine del periodo di raccolta, un momento quasi di
stasi e di riflessione, in attesa del rinnovarsi della ciclicità delle stagioni, con l'imminente risveglio
primaverile.
La mente ritorna però ai tempi dell'infanzia, quando le interminabili ore di buio favorivano la raccolta della piccola comunità familiare attorno al caldo ed accogliente focolare scoppiettante, che rappresentava una simbolica "agorà domestica", un luogo che permetteva, anzi favoriva, gli incontri generazionali tra vecchi e giovani; un luogo che consentiva il travaso di tradizioni e di ricordi, quasi un piccolo proscenio adibito alla narrazione e all'espressività popolare e contadina, attraverso la rappresentazione del “cunto”... Lo stare insieme attorno al focolare era un'occasione, per gli anziani, per narrare racconti ed antiche leggende, che potevano così essere tramandate di padre in figlio, secondo una consuetudine messa in atto chissà già da quanti secoli prima...!
Quelle raccontate erano delle storie fantastiche, spesso animate da personaggi immaginifici, il cui operato
rasentava il magico, ma spesso erano anche delle storie vere, che
nel tempo avevano perso la reale appartenenza al contesto storico vissuto, per
diventare solamente un racconto leggendario: una leggenda...! Questi “cunti” e leggende avevano
anche uno scopo educativo, perché la morale che si celava dietro il lieto o triste finale del racconto, era finalizzata a fornire un esempio pratico ai ragazzi, da poter imitare durante la loro vita oppure serviva a trasmettergli un'esperienza negativa vissuta, onde evitare il loro ripetersi.
La mente ritorna però ai tempi dell'infanzia, quando le interminabili ore di buio favorivano la raccolta della piccola comunità familiare attorno al caldo ed accogliente focolare scoppiettante, che rappresentava una simbolica "agorà domestica", un luogo che permetteva, anzi favoriva, gli incontri generazionali tra vecchi e giovani; un luogo che consentiva il travaso di tradizioni e di ricordi, quasi un piccolo proscenio adibito alla narrazione e all'espressività popolare e contadina, attraverso la rappresentazione del “cunto”... Lo stare insieme attorno al focolare era un'occasione, per gli anziani, per narrare racconti ed antiche leggende, che potevano così essere tramandate di padre in figlio, secondo una consuetudine messa in atto chissà già da quanti secoli prima...!
Il ponte detto "delle Cesinelle", nella selva di Chiaiano |
Negli ultimi anni tanti scrittori, molti
appartenenti al nostro territorio, hanno lavorato con encomiabile spirito di ricerca, per raccogliere questi “cunti”, le storie di personaggi e i racconti, affinché potessero essere pubblicati in nuove opere. Molti di questi lavori risultano veramente belli... La loro attività è stata mirata a favorire la conservazione antropologica di questi valori, in quanto rappresentano dei beni culturali immateriali, appartenenti a tutta la collettività. Tra questi ricercatori/scrittori basterà ricordare Domenico De Luca, Giovanni Baiano, Salvatore Vacca, Carmine Cecere, Franco B. Sica, Luigi Sica, e tanti
altri ancora.
Dei tanti "cunti" e leggende che ho letto o ascoltato in questi anni, mi piace
riportare (il riassunto) di quella che mi ha particolarmente colpito, per la sua dolce e mesta storia e
per la straordinaria umanità raccontata... Ho pensato d'intitolarla “La storia della fanciulla con la capretta”, poi
si capirà il motivo...
Un disegno trovato in web, sorprendentemente corrispondente alla storia |
Qualche curioso tentò di inoltrarsi nella boscaglia per cercare di spiare i movimenti, della ragazza e della bestiola, ma ebbe modo di constatare, stupito, lo sparire nel nulla dell'insolita coppia, tanto che qualcuno incominciò anche a pensare che si trattassero di fantasmi... Dopo tanti appostamenti si riuscì ad appurare che di notte la strana coppia si riparava nelle grotte delle cave presenti nel territorio. Qualcuno sparse la voce che si trattasse di una ragazza sbandata, scappata dalla Ciociaria e che, girovagando a lungo, era giunta fino in quel luogo, e per tale motivo le fu affibbiato il nomignolo di "Ciociara".
Con l'avanzare della bella stagione la ragazza usciva di buon'ora dal suo nascondiglio, sempre per portare a pascolare la sua capretta; nei giorni di pioggia, invece, se ne restava al coperto, nelle grotte, attendendo che i sentieri si asciugassero dalla rugiada al ritorno del bel sole.
Ciclamini selvatici nella Selva |
Molte contadinelle della zona, mosse da pietà, le portavano degli avanzi di cibo, deponendoli in scodelle all'ingresso delle grotte, dove si pensava che ella dimorasse la notte. Altri intanto, sempre in
segno di pietà, pensarono di portare indumenti: chi un vecchio cappottino, chi una coperta, chi delle
ciabattine o delle calze di lana.
Questa storia intanto andava avanti da quasi un anno e a Chiaiano non tramontavano ancora i dubbi e i tanti perché sulle sue misteriose origini, e qualcuno incominciò a pensare che dovesse essere scappata dal suo paese dopo aver commesso qualche grave reato o qualche malefatta imperdonabile.
Questa storia intanto andava avanti da quasi un anno e a Chiaiano non tramontavano ancora i dubbi e i tanti perché sulle sue misteriose origini, e qualcuno incominciò a pensare che dovesse essere scappata dal suo paese dopo aver commesso qualche grave reato o qualche malefatta imperdonabile.
Qualcuno raccontava di aver sentita la sua melodiosa voce, mentre parlava con la capretta: appariva quello come un colloquio tra due amiche o tra due sorelle..., altri invece dissero che l'avevano sentita cantare dolci e melodiose canzoni.
Fanciulla con capretta |
Qualcuno addirittura arrivò a sostenere che la ragazza viveva di nascosto con un uomo, il quale si guardava bene dall'uscire dalle grotte dove si rifugiava, per non farsi scoprire.
Un bel giorno, verso febbraio,
la ragazza non si vide per un po’ di tempo, mentre si poteva ancora osservare la sua capretta pascolare nella Selva, specie verso mezzogiorno, quando la bestiola usciva da sola dal nascondiglio.
Furono in molti a temere per la salute della fanciulla.
Si pensò di seguire la capretta per individuare il nascondiglio della fanciulla e prestare eventualmente dei soccorsi. Purtroppo non fu possibile, perché la capretta era solita scomparire tra i cespugli, facendo perdere subito le sue tracce.
Furono in molti a temere per la salute della fanciulla.
Si pensò di seguire la capretta per individuare il nascondiglio della fanciulla e prestare eventualmente dei soccorsi. Purtroppo non fu possibile, perché la capretta era solita scomparire tra i cespugli, facendo perdere subito le sue tracce.
In parecchi furono quelli che si misero alla ricerca
della dolce fanciulla, rovistando tra le tante grotte della Selva, ma niente..., nessuna traccia fu trovata, sia della ragazzina che della capretta.
Si iniziò allora a mormorare che la fanciulla potesse essere scappata...
Intanto erano in molti che continuavano a portare del cibo depositandolo agli ingressi delle cave, dove la ragazza era stata vista in passato, pur sapendo che anche gli animali selvatici affamati potevano nutrirsi di quel cibo di notte, facendoli illudere... ma occorreva pur tentare...
Si iniziò allora a mormorare che la fanciulla potesse essere scappata...
Intanto erano in molti che continuavano a portare del cibo depositandolo agli ingressi delle cave, dove la ragazza era stata vista in passato, pur sapendo che anche gli animali selvatici affamati potevano nutrirsi di quel cibo di notte, facendoli illudere... ma occorreva pur tentare...
Calda atmosfera domestica di un tempo... |
Ovviamente tutto il paese emise un grosso sospiro di sollievo...!
La ragazza era ormai diventata parte integrante del territorio, era stata adottata dagli abitanti e la sua presenza non destava più la morbosa loro curiosità iniziale, anzi la fanciulla era vista come una specie di mascotte comunitaria rassicurante, addirittura come una persona di famiglia!
Ritornò la primavera ed era piacevole per tutti osservare, con il risvegliare della natura, questa giovane fanciulla saltellare con la sua capretta, in piena libertà, tra viole e ciclamini odorosi, tra colline e siepi, tra cupe e canaloni. Era una simbiosi perfetta con la natura incontaminata del territorio della Selva... La sua presenta gioiosa, i suoi canti melodiosi, le capriole che spesso si potevano osservare a distanza, destavano allegria e gaiezza nei cuori di tanti.
Il ponte detto "delle Cesinelle" nella Selva di Chiaiano |
Ad un certo punto, mentre tutto
faceva sperare che la vita di questa ragazza continuasse in armonia con questo
territorio, sparì nel nulla insieme alla sua capretta e non fu più vista...
Iniziarono di nuovo le ricerche e con esse, le ipotesi, i sospetti... L'assenza di quelle due figure misteriose portarono tristezza e malinconia tra gli abitanti della Selva e di Chiaiano. Non si udivano più il canto melodioso della fanciulla e il belare della sua piccola capretta, ma c'era solo tanta solitudine e i soliti rumori freddi e cupi della boscaglia...
Iniziarono di nuovo le ricerche e con esse, le ipotesi, i sospetti... L'assenza di quelle due figure misteriose portarono tristezza e malinconia tra gli abitanti della Selva e di Chiaiano. Non si udivano più il canto melodioso della fanciulla e il belare della sua piccola capretta, ma c'era solo tanta solitudine e i soliti rumori freddi e cupi della boscaglia...
Fanciulla con capretta |
Purtroppo non
lo sapremo mai...!
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
La storia da me riportata in questo post è stata liberamente riassunta dal bel
racconto scritto dal gen. Giovanni Baiano, dal titolo "La ciociara", contenuta nel libro di racconti "I figli della
selva" (sottotitolo: "I personaggi della mia infanzia"), ed. Collana Poetica Campana, anno 2007. Il libro rappresenta, secondo me, un unicum
di letteratura e di narrativa popolare, un vero esempio di ripresa e di conservazione culturale delle
tradizioni, vanto del nostro territorio e per questo rimando i lettori alla
sua approfondita e interessante lettura.