domenica 18 gennaio 2015

Padre Rocco...E fu luce...!

Stampa con padre Rocco
Nei secoli scorsi era nota la pericolosità delle strade di Napoli: moltissimi dedali di vicoli e di stradine erano rese impervie e pericolose già all'imbrunire, soprattutto per la mancanza d'illuminazione; la situazione diventava critica, specie quando il cielo era coperto, anche se a volte, in alcuni posti, neppure i tenui raggi argentei della luna riuscivano a poter illuminare per quel poco che bastasse per la sicurezza... Le strade erano buie, ma soprattutto pericolose, perché erano imperversate dai banditi e dai ladruncoli, di ogni genere e destrezza che, approfittando delle tenebre, riuscivano a mettere a segno i loro piani per saccheggi e furti. Poi c'erano anche i sicari e gli assassini che, assoldati, colpivano a morte nobili e anche popolani, resi oggetto di rancori e azioni di vendetta da parte di loro nemici. 
Insomma, almeno fino al XVIII secolo, le strade di Napoli e del suo contado erano proprio insicure, tanto da invogliare i suoi abitanti a restare la sera al sicuro, tra le mura domestiche, specialmente per donne e bambini.
Questa situazione era stata affrontata alla buona da aristocratici e facoltosi che illuminavano, come potevano, le facciate dei loro palazzi nobili e gli ingressi dei loro sontuosi portoni, utilizzando grosse fiaccole o torce, ma la situazione rimaneva insostenibile per il resto della capitale, specie nei quartieri popolari, nei sobborghi e nei suoi numerosi Casali.
Più volte il governo cittadino aveva cercato di porre un rimedio, installando nel vasto territorio delle lanterne alimentate ad olio, ma, inutilmente, questa soluzione aveva avuto i benefici attesi, sia per la limitata diffusione dei punti luce e sia, soprattutto, per la sottrazione del prezioso olio da parte dei più poveri, che per le ristrettezze economiche lo utilizzavano per far fronte alle loro esigenze domestiche... 
Cappella del SS. Sacramento in via V. Emanuele a Piscinola (da"Suburbia e Metropoli")
Quindi i progetti di illuminazione fallivano uno dietro l'altro e non si vedeva proprio una via d'uscita...!
Come per tutte le cose, basta un'idea geniale, a volte semplicissima, per risolvere spesso dei problemi a prima vista insormontabili; questa idea l'ebbe un uomo che fu un personaggio popolare, conosciutissimo nel secolo dei lumi, un umile fraticello, che tanto fece per la città e per il popolo con sue opere di carità: quest'uomo si chiamava Gregorio Rocco ed era un frate dell'ordine di san Domenico. Per tutti i popolani era conosciuto semplicemente con il nome di "Padre Rocco".
Cappelline in vico II Risorgimento Piscinola (foto primi anni '80)
Padre Rocco era un personaggio importante e anche influente per il popolo nel periodo nel quale visse, in quanto persona credibile, carismatica e umile. Era famoso per il suo operato tra gli ultimi e per le sue prediche e i sermoni serali, spesso eseguiti all'ombra della lanterna che un tempo era presente sul molo del porto di Napoli. Consigliere del re Carlo III, fu tra i promotori e tra coloro che incoraggiarono l'opera di costruzione del Real Albergo dei Poveri (Palazzo Fuga in piazza Carlo III): struttura avveneristica per l'epoca dei Lumi, progettata da Ferdinando Fuga con l'obiettivo utopistico di raccogliere tutti i poveri del Regno: si calcola che il progetto originario incompiuto era capace di contenere oltre 8000 persone...! Padre Rocco rappresentava un ideale anello di congiunzione tra la corte reale e il popolo, ma spesso era anche chiamato dall'Arcivescovo di Napoli, in soccorso della Curia, specie quando la situazione si faceva critica in tema di ordine pubblico, quando la sicurezza pubblica diventava poco gestibile anche con la forza dei soldati. Era l'unica persona capace di placare gli animi turbolenti della plebaglia e di disperdere quei facinorosi in animo di guerriglia.
Cappella in ricordo delle S. Missioni in via M. delle Grazie
Padre Rocco constatò le difficoltà in tema di sicurezza delle strade cittadine e ben pensò d'incoraggiare moltissime persone ad edificare ad ogni vicolo e ad ogni angolo di strada della città e del contado, numerose edicole e cappelle votive e quindi a illuminarle ogni sera, come una pratica devozionale quotidiana. Così fu subito fatto...! Napoli divenne la prima grande città europea a possedere un impianto di illuminazione pubblico, grazie alla trovata geniale di un personaggio semplice e modesto, il domenicano Padre Rocco!
Quando Padre Rocco morì, tutto il popolo lo pianse amaramente e a lungo, perché capì che aveva perso un grande padre spirituale e una figura carismatica insostituibile. 
Ecco cosa scrisse il celebre Alessandro Dumas in quella circostanza: "Nel corso dell'anno 1782 morì a Napoli, in età di 82 anni, un monaco domenicano, più popolare, e più celebre pe' suoi sermoni, di quel che non sono stati in Francia Flechier, Fenelon, Bossuet, ed anche il piccolo Padre Andrea di faceta memoria. Questo monaco si chiamava Padre Rocco. Egli era più potente a Napoli del Sindaco, dell'Arcivescovo, ed anche del Re." 
Cappellina in via S. Maria a Cubito (nei pressi del Ponte di S. Rocco)
I primati di Napoli in tema di illuminazione pubblica non finirono con l'esperienza eclettica di Padre Rocco, ma continuarono nel secolo successivo, sulla scia del progresso e delle nuove invenzioni tecniche; infatti, un secolo dopo, Napoli fu una delle prime città europee ad essere illuminata in maniera capillare con un impianto di illuminazione a gas (la sperimentazione con un'impianto pilota fu eseguita al colonnato della basilica di S. Francesco di Paola). Nel 1839 la città già possedeva una rete con 350 punti luce alimentati a gas! Seguì, poi, l'illuminazione elettrica, il cui primo esperimento pilota in Italia fu realizzato proprio a Napoli, nei viali del parco di Capodimonte, quando regnava ancora la dinastia borbonica (1852).


Cappellina M. SS. Addolorata in via Napoli a Piscinola
Anche nel nostro quartiere sono state edificate nei secoli cappelle ed edicole votive, sia in cortili che in strade pubbliche, diffuse anche negli atri dei palazzi e sui pianerottoli delle scale. Non ci dimentichiamo che questa usanza di porre immagini sacre, considerate protettrici della comunità e dell'ambiente domestico, ha dei retaggi storici che risalgono ai tempi dei Romani, quando si edificavano altari dedicati ai dei Lari e si offrivano ad essi libagioni quotidiane e in determinate ricorrenze.
Le edicole sono state per secoli punti di riferimento nel panorama geo-antropologico cittadino e spesso hanno influenzato la denominazione di luoghi e strade; un esempio per tutte è l'incrocio di via Napoli a Piscinola con via Vecchia Miano, dove la presenza di una edicola votiva dedicata alla Madonna Addolorata ha condizionato, non solo il toponimo del luogo, infatti è ancora oggi indicato dagli abitanti come 'a Fiurella, ossia "luogo dell'immagine", ma anche la strada è stata riportata nella prima mappa castale, redatta a fine Ottocento, con la denominazione di Via Figuretta.  
Cappella della Madonna Immacolata in via Del Salvatore a Piscinola
Ricordo che fino a qualche anno fa, il 15 di settembre, giorno della festa liturgica della Vergine Addolorata, gli abitanti originari di 'Abbascio Miano (via Vecchia Miano), che nei decenni precedenti erano stati trasferiti e dispersi  nei vari rioni di Scampia, per il Programma di Ricostruzione del Dopoterremoto, si ritrovavano ogni anno ai piedi di quest'immagine, adottata come un luogo simbolo delle loro origini, come per non dimenticare il loro legame con il territorio, e qui solevano far festa tutti insieme, in maniera spontanea.
A queste cappelle si sono aggiunte anche steli e monumenti, pure essi illuminati di notte con candele e lumini, sormontati da croci di legno o in ferro, che ricordano le Sante Missioni popolari tenutesi nel territorio nei secoli precedenti, ad opera di ordini religiosi, come passionisti, gesuiti e redentoristi. Nel nostro territorio ne troviamo molte, anche se diverse sono state abbattute negli ultimi decenni. In via Madonna delle Grazie è presente una cappella con il crocifisso dipinto su tavola di legno, che ricorda le Sante Missioni tenute in quel luogo negli anni '50.
Cappellina di S. Rocco in via S. Maria a Cubito
Questa immagine sacra un tempo era posta in un'edicola, proprio sul margine della strada, tuttavia, con la costruzione dell'edificio privato adiacente, è stata amorevolmente inglobata in una cappella all'interno del palazzo, perché se ne conservasse la sua memoria. Altre stele si trovano in via Marco Rocco da Torrepadula, Piazza Chiesa a Marianella e in Via S. Maria a Cubito (ai confini con Mugnano). Mentre il crocifisso in ricordo delle Missioni, che un tempo era addossato alla base del campanile della chiesa parrocchiale del SS. Salvatore, è stato eliminato durante i lavori di ampliamento della facciata, realizzati intorno agli anni '50 del secolo scorso. Tra le missioni  eseguite a Piscinola, sono ancora ricordate dagli anziani quelle svolte negli  anni '50 da un umile sacerdote gesuita, che tutti chiamavano semplicemente Padre Juè.  
Nei secoli scorsi imponenti sono state le Sante Missioni organizzate nel territorio dai vari santi e beati, quali: S. Francesco Geronimo, Beato Gennaro Maria Sarnelli, S. Gaetano Errico. Dello stesso S. Alfonso Maria de Liguori è descritta nella sua biografia la dispendiosa Santa Missione da lui condotta a Marianella e a Porta Piccola di Capodimonte, quando aveva all'incirca 56 anni, prima di ammalarsi gravemente per l'esaurirsi delle sue forze...!
Cappellina di S. Antonio in via Vecchia S. Rocco
Il cardinale Spinelli fu uno stenuo promotore delle Missioni, convinto di far fronte, con questi eventi straordinari, allo stato di profondo abbandono spirituale e morale in cui versava la popolazione napoletana e quella del suo contado.
Tra le edicole artisticamente più belle presenti nel territorio sono da menzionare quella di Via del Salvatore, dedicata alla Madonna Immacolata, quelle in via S. Maria a Cubito, dedicate a S. Antonio (Chiaiano) e San Rocco (Frullone). Singolare poi è quella edicola presente in via Croce a Chiaiano, realizzata dentro ad un caratteristico arcosolio in terrapieno, con ingresso allineato al margine della strada. Molte edicole invece sono state abbattute per il Programma di Ricostruzione già accennato, come la cappella della Madonna del Carmine presente alla sommità della Carrara (vicoletto di via Vecchia Miano), l'edicola di S. Anna  nelle stessa strada precedente, la cappella del Sacramento, in via V. Emanuele e molte cappelle presenti nei vicoli del nostro antico Cape 'e coppe e Cape 'a chianca... come le due raffigurate in questa pagina, un tempo presenti al vico II Risorgimento.
Ruderi di antica cappellina in via Dietro la Vigna a Piscinola
Purtroppo all'epoca della distruzione non era ancora sviluppata la cultura della conservazione di queste opere, che oggi possiamo definire "opere d'arte spontanee e di devozione popolare", ma si è pensato che demolendo il "vecchio" e ricostruendo il "nuovo", con edifici in stile cosiddetto moderno, semplici, essenziali, funzionali..., si potesse migliorare la vivibilità del territorio, allora considerato degradato, ma in realtà la distruzione di un contesto antropico preesistente, assieme ai propri simboli, ai luoghi chiave e ai punti di riferimento, che erano radicati in una popolazione che si succedeva da secoli, di generazione in generazione, ha causato disaffezione, anonimia e distacco dei nuovi abitanti dal constesto urbano che li contiene, al quale non si sentono appartenenti e, forse, non hanno nemmeno gli stimoli per amarlo... 
Salvatore Fioretto 
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Cappella della Deposizione in via Croce (Chiaiano)

Antico affresco di un santo (S. Francesco?) nella scalea del palazzo Chiarolanza (Piscinola)

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