venerdì 12 giugno 2020

13 giugno...Viva Sant'Antonio!


Una delle ricorrenze del calendario più sentite nell'area a nord di Napoli e in particolare a Piscinola, a Miano, a Secondigliano e a Chiaiano, è stata la festività di Sant'Antonio di Padova, che cade, come è noto, nel giorno 13 giugno.
A Piscinola, l'intera contrada adiacente alla "via nova ‘e Piscinola", ovvero alla  strada nuova per Miano, poi denominata "via Vittorio Veneto" (inaugurata nel 1913), era stata affidata al "patronato" di Sant'Antonio di Padova, famoso Santo francescano, nato a Lisbona e morto a Padova. Proprio per questa devozione a Sant'Antonio, nel corso della prima metà del secolo scorso fu edificata a Piscinola, proprio in via Vittorio Veneto, una bella cappellina.
Ecco quanto scrive il caro amico Vittorio Selis a proposito della devozione dei piscinolesi per Sant'Antonio e sulla costruzione della cappellina a Lui dedicata, in via Vittorio Veneto: "Da quando mio nonno Gabriele, mio padre Albino e mia madre Giuseppina vollero la Cappella in via Vittorio Veneto votata al Santo, donata al Vaticano e quindi al Quartiere, un po’ tutti gli abitanti la sentirono propria. Tra questi c'era anche il giovane e vulcanico Mimmo che ebbe da subito un rapporto particolare con Sant'Antonio tanto da farsi guidare nelle sue scelte di vita più importanti. E quando inaugurò il Centro Sportivo Tennis Calcetto, a pochi metri dall'ex Cinema Teatro Selis, non poté fare a meno di intestarlo al Santo. E da tantissimi anni i Palladino, Mimmo prima, e poi suo figlio Nicola, stimato professore di diritto, hanno sempre onorato la tradizione del 13 giugno con i Selis, i Della Corte e gli abitanti di via Veneto. La cappella è piccolina, ma ha accolto quasi miracolosamente sempre tantissime persone.
Cappella di S. Antonio a Piscinola (V. Veneto)
"Ma come fa tanta gente a entrare in uno spazio così piccolo?" E' stato sempre il quesito senza risposta dei passanti. Nella Cappella oltre alla bella statua del Santo c'è una stupenda raffigurazione della Via Crucis, oltre allo stemma scolpito in legno della famiglia Selis, donato ad Albino Selis da un bravissimo artigiano locale.
Negli anni, come buon augurio ad affrontare con coraggio le numerose sfide della vita, si è sempre dispensato il pane prodotto da volontari. Si cercherà di farlo anche tra pochi giorni, pur rispettando le regole anti coronavirus.
Ma quando è nata la tradizione di distribuire il pane il giorno di Sant'Antonio?
Processione a S. Croce (Chiaiano) anni '80
"...Se otterrà la grazia da Sant'Antonio donerà ai poveri tanto pane quanto è il peso del bambino... "[...]
E’ stato di aiuto il cosiddetto miracolo del “pane dei poveri” operato da S. Antonio. Tommasino è un bimbo di 20 mesi: la madre lo lascia in casa da solo a giocare e lo ritrova poco dopo senza vita, affogato in un mastello d’acqua. Disperata invoca l’aiuto del Santo, e nella sua preghiera fa un voto: se otterrà la grazia donerà ai poveri tanto pane quanto è il peso del bambino. Il figlio torna miracolosamente in vita e nasce così la tradizione del pondus pueri, una preghiera con la quale i genitori in cambio di protezione per i propri figli promettevano a sant’Antonio tanto pane quanto fosse il loro peso. Questo prodigio diede origine a Padova, presso la Basilica dedicata al Santo, all’Opera del pane dei poveri, che la comunità parrocchiale ha in animo di costituire e che, attualmente, si concretizza attraverso l’impiego della Caritas parrocchiale a Padova e anche a Piscinola."
Processione a S. Croce, anni '80
Ma per la gioventù di Piscinola degli anni '60 la festa di Sant'Antonio era anche una delle poche occasioni dell'anno per stare insieme e festeggiare, organizzando il pellegrinaggio ad Afragola, dove c'era il Santuario dedicato al Santo; pellegrinaggio che si svolgeva ogni anno, rigorosamente a piedi, con partenza in piena notte, durante la vigilia della festa.
Ecco la testimonianza di un anziano piscinolese, di nome Antonio, raccolta nel 2017, durante un evento nella piazza di Piscinola.
"Alla mattina di S. Antonio 13 giugno si partiva alle ore una/due di notte da Piscinola. Si raccoglievano vari gruppi lungo il percorso. Si procedeva lentamente cantando, parlando e ridendo.
Si era negli anni ’60. Si faceva il percorso verso Secondigliano (davanti al cimitero), passando per Casavatore, poi per Casoria e si deviava, quindi, prendendo la strada che conduceva fino ad Afragola. A Casandrino sfottevamo sempre un merlo che si trovava in una gabbia appesa fuori a un balcone. A un semplice fischio, questo rispondeva facendo tutta la canzone del "Piave" di E. A. Mario...
Immagine di Sant'Antonio a S. Croce
Arrivavamo al Santuario verso le quattro del mattino, sentendoci la messa nella chiesa. La statua di S. Antonio a volte la trovavamo in chiesa e altre no. Poi chi voleva restare a pranzo in qualche trattoria del posto, restava. Ma la maggior parte di noi tornavano a casa per l’ora di pranzo. Per la circostanza a Piscinola diversi facevano il "forno di pane" di S. Antonio e poi si faceva la festa in via Vittorio Veneto, dove c’è la cappellina..."
Nella antica chiesa parrocchiale del SS. Salvatore di Piscinola è conservata, in un altare laterale, una bella statua settecentesca del Santo, realizzata in pesante legno massello. Purtroppo durante gli anni seguenti al Dopoterremoto del 1980, è stata sottratta la statuetta del Bambinello.
Un tempo a Piscinola, in via Vittorio Veneto, si organizzano solenni festeggiamenti in occasione della festa di Sant'Antonio, con allestimento di artistiche luminarie lungo la strada e con la rappresentazione di una "tragedia sacra", dedicata alla vita del Santo di Padova. Erano i devoti a recitare la trama della storia, secondo un copione tramandato di generazione in generazione.
Primitiva chiesa di S. Antonio sul corso di Secondigliano (poi riedificata e ampliata nel secolo scorso)

La festa di Sant'Antonio era particolarmente sentita anche a Miano, presso il convento dei frati francescani della Madonna dell'Arco, nel cui Santuario si venera, ancora oggi, una bella statua del Santo. Ogni anno si organizzava una solenne processione, a cui un tempo veniva chiamata a suonare la Banda Musicale di Piscinola. La processione ci risulta che si svolge ancora nei tempi recenti, e percorre tutto il quartiere di Miano e di Mianella, arrivando fino a Secondigliano.
Anche a Secondigliano, la chiesa parrocchiale che si erge sul corso principale del quartiere è dedicata a Sant'Antonio di Padova. 
"Pane" distribuito durante la festa dello scorso anno a Piscinola
La chiesa è stata ricostruita negli anni '50-'60 sulla pianta di una più piccola e antica costruzione.
Nell'antico borgo di Santa Croce, vicino Chiaiano, la festa di Sant'Antonio era invece celebrata nella prima domenica di settembre, forse per permettere di far partecipare liberamente anche ai contadini e ai lavoratori dei campi, altrimenti a giugno essi sarebbero stati impossibilitati, a causa della raccolta intensiva delle ciliege nelle campagne del territorio.
La tradizione di Santa Croce risale almeno fin all'anno 1909, quando un gruppo di volenterosi e di devoti del Santo decisero di unirsi e di fondare un "Unione Cattolica Operaia Sant'Antonio". Nella chiesa di Santa Croce è conservata una bella statua lignea del Santo che viene portata in processione dai fedeli per tutte le contrade del territorio. Fino a una trentina di anni fa (1983), si organizzavano due processioni nel corso dell'anno: la prima, il 13 di giugno e la seconda, nella prima domenica di settembre. Oggi ci risulta celebrata solo la ricorrenza di settembre.
S. Antonio portato in processione ad Afragola
Nella cittadina di Afragola, nella quale Sant'Antonio è il santo patrono, la festa e la processione durano diversi giorni "a cavallo" della data principale del 13 di giugno. Nel giorno della festa, la statua venerata del Santo viene portata in processione per le strade e per le contrade di Afragola, già in piena notte, abbondantemente prima dell'alba del giorno 13 giugno, per continuare nei giorni seguenti.
Un tempo, tante anziane di Piscinola avevano una particolare devozione per Sant'Antonio e tra queste anche mia nonna, Mariuccia 'a Rossa; anche lei, come tutte le altre devote, ogni anno soleva sfornare tante "pagnottelle" di pane di grano nero (integrale) e distribuirle, per devozione, ai poveri e ai devoti del quartiere e, poi, riservare un quantitativo da destinare al convento di Afragola, dedicato al Santo. Il trasporto del pane ad Afragola avveniva alle prime luci dell'alba del giorno della festa, mediante un carro
trainato da un cavallo. Spesso la devozione per Sant'Antonio scaturiva dall'ottenimento di una "grazia", chiesta per la guarigione di un proprio familiare.

Per ricordare gli antichi abitanti del territorio, ripercorriamo i sentieri delle loro passioni...!
Salvatore Fioretto

Ringrazio l'amico Vittorio Selis per aver pubblicato la bella testimonianza che è stata ripresa e inserita nel contesto di questo racconto, dedicato alla venerazione degli antichi abitanti del territorio per Sant'Antonio di Padova.
Statua di S.Antonio conservata nella chiesa del SS. Salvatore in Piscinola

domenica 7 giugno 2020

Il Comune di Piscinola, tra la Restaurazione borbonica e l’Unita’ d’Italia


La storia locale..., ma chi sarà mai questa sconosciuta?!
Dovrebbe essere il primo contatto di uno studente per analizzare il passato della propria comunità, per la riscoperta delle proprie origini e radici; la storia locale dovrebbe essere facilmente accessibile in ogni biblioteca di quartiere, in ogni casa, da ogni cittadino o dai visitatori, invece è considerata solo materia riservata a pochi... E' considerata una branca secondaria della "storia", destinata a uno sparuto manipolo di appassionati e di addetti ai lavori....! Spesso nelle scuole di ogni ordine e grado si studiano in maniera esageratamente approfondita la storia di altri popoli, di stati o di nazioni, anche d'oltreoceano, ma poi gli studenti ignorano letteralmente la storia della propria comunità, le origini dei luoghi, il significato dei toponimi, gli episodi e gli avvenimenti vissuti direttamente dai loro progenitori e avi...
Tutto questo non è accettabile!
In questa trilogia di post dedicati alla storia del Comune di Piscinola e alla sua evoluzione nella forma amministrativa attuale, quale quartiere nell'ambito del territorio del Comune di Napoli, cercheremo di fare un po' di ordine e di fornire qualche elemento di discussione per chi vorrà approfondire la ricerca su questo argomento storico interessante. Purtroppo registriamo una notevole carenza di documentazione e di fonti, spesso causate anche da eventi accidentali avversi, come l'incendio che devastò l'archivio comunale nella torre del Maschio Angioino, avvenuto all'inizio del secolo scorso, oppure i danni causati durante il periodo del "Dopoterremoto" del 1980.
L'argomento è da ritenere interessante anche per i lettori che non sono originari del quartiere di Piscinola, perché la costituzione e la nascita dei Decurionati e dei Comuni è stata univoca anche per gli altri quartieri o comuni circonvicini al territorio di Piscinola.

L'Università e il Decurionato di Piscinola
Decurionato, in terra di Abruzzo, stampa '800
Piscinola, fin dalla nascita dei Casali, avvenuta intorno al periodo normanno-svevo, fu sempre amministrata come "Casale Regio", vale a dire non fu mai infeudata e venduta ai Baroni. Era amministrata dal Regio Demanio, organo che dipendeva direttamente dal Sovrano. Con lo status di "Casale Regio Demaniale" Piscinola era esentata dal pagamento delle gabelle, come avveniva per tutti i quartieri della capitale.  Non sappiamo in quale periodo Piscinola passò dallo status di Casale a quello di "Università", ovvero nella forma primordiale di "Comune", amministrato da un proprio Sindaco e da due amministratori, eletti o designati dalla Regia Camera.
Questa forma amministrativa di "Università" sopravvisse fino a inizio '800, ossia fino all'occupazione dei Francesi, che ressero il Regno di Napoli, dal 1806 al 1815, per circa dieci anni: per tale motivo questo periodo storico è definito dagli storici il "Decennio Francese". Alla guida del nuovo regno, l'imperatore Napoleone Bonaparte designò il fratello maggiore, Giuseppe Bonaparte, giovane di belle speranze..., che l'ammministrò fino all'anno 1808. Successivamente, il comando passò a Gioacchino Murat, fino alla capitolazione di quest'ultimo, avvenuta come è noto, a Pizzo Calabro, nel 1815.
Giuseppe Buonaparte
Gioacchino Murat
Con l'avvento dell'occupazione francese, le amministrazioni preesistenti furono trasformate, in "Decurionati". Il "Decurionato" era una fattispecie di Comune primordiale, retto da un "Decurione", ovvero da un Sindaco e da un collegio di consiglieri, chiamato, per assioma, "Decurionato", che si componeva da un numero di membri, designati in relazione al numero degli abitanti del territorio amministrato.
I francesi eseguirono una drastica ristrutturazione amministrativa dello Stato, sul modello dei dettami rivoluzionari d'oltralpe, introducendo l'organismo della "Provincia". La Provincia di Napoli, che comprendeva pressappoco il territorio che oggi conosciamo indicato come "Città Metropolitana di Napoli", fu divisa inizialmente in tre Distretti: Napoli, Castellammare e Pozzuoli. In una seconda fase, dopo qualche anno, fu quindi introdotto il Distretto di Casoria, che raggruppava gran parte dei Comuni a settentrione della Capitale. I "Distretti" erano divisi a loro volta in "Circondari". Il "Distretto di Casoria", si componeva dei Circondari di Casoria, di Mugnano, di Caivano, di S. Antimo, di Giugliano, di Afragola, di Frattamaggiore e di Pomigliano d'Arco.
Il territorio del Decurionato di Piscinola era quindi aggregato al "Circondario di Mugnano", a cui facevano parte, oltre alla stessa Mugnano, anche i Decurionati di Calvizzano e di Melito.
Non abbiamo testimonianze storiche dirette che descrivono la costituzione del “Decurionato di Piscinola”, tuttavia, ci risulta facile prendere in riferimento, per analogia, quanto si conosce dell’organizzazione di altri comuni dell’hinterland di Napoli, come quello di Barra, che fu simile per estensione alla nostra amministrazione.
Come si è detto in precedenza, i Comuni erano amministrati da un Sindaco, assistito da due eletti e dal Decurionato; quest’ultimo, in sostanza, corrispondeva a quello che noi oggi chiamiamo il “Consiglio Comunale”.
Al Decurionato spettava il compito di curare gli interessi del Comune e nominava il Sindaco ed i due Eletti. Di essi, il primo reggeva la Polizia Municipale, mentre il secondo aiutava il Sindaco nell’esercizio delle funzioni amministrative.
Inizialmente i membri del Decurionato erano scelti tra i capi famiglia inseriti negli elenchi dei contribuenti. Nell’ottobre del 1806, tale norma fu modificata istituendo l’elettorato “attivo” e “passivo” su base censitaria. 
L'albero delle libertà
La nuova norma prevedeva che i Decurioni fossero nominati, ovvero tratti a sorte, tra coloro che erano possessori di una rendita fondiaria non inferiore a ventiquattro ducati, per le popolazioni fino a tremila anime (come per il Comune di Piscinola), oppure del doppio per quelli fino a seimila abitanti e del quadruplo per i Comuni da seimila abitanti in poi.
L’età minima per essere eletti Decurione era di ventuno anni.
Il numero dei Decurioni dipendeva dalla popolazione del Comune. Nei Comuni con meno di tremila abitanti, come Piscinola, potevano essere eletti fino a dieci Decurioni. Si arrivava fino a un massimo di trenta membri, per quei Comuni con più di 10.000 abitanti (infatti la norma prevedeva tre membri eletti ogni 1000 abitanti).
Un’altra condizione che sanciva la validità del Decurionato era quella che un terzo del numero dei Decurioni sapesse leggere e scrivere.
La sessione ordinaria del Decurionato cadeva nel mese di maggio di ogni anno. In tale assemblea si eleggevano gli amministratori e i deputati della “Revisione dei Conti Consuntivi” e si formava lo “Stato discusso” delle entrate e delle spese, ossia quello che oggi chiamiamo “Bilancio”. Quest’ultimo andava trasmesso all’Intendente della Provincia che poteva approvarlo o sanzionarlo. Le entrate erano costituite per lo più da rendite patrimoniali derivate dall’affitto di beni patrimoniali o demaniali.
I Comuni che non riuscivano a finanziarsi attraverso le rendite patrimoniali potevano ricorrere ai “proventi giurisdizionali”, ai “dazi di consumo”, ai “grani addizionali” e alle “privative”.

Lapida marmorea esistente all'ingresso del Comune di Mugnano, che indica i riferimenti amministrativi francesi
I “proventi giurisdizionali” erano le multe applicate dalla polizia municipale e rurale, ma anche i diritti dei posti fissi nelle strade del Comune e i diritti dei “pesi e misure”. I “dazi di consumo” erano le imposte indirette sui consumi, riscosse durante la circolazione di un bene da un Comune all’altro, mentre, i “grani addizionali” erano le sovraimposte aggiunte su imposte già riscosse. Le “privative” erano le concessioni date a un singolo soggetto per l’esclusiva vendita di un dato bene.
Le spese erano divise in ordinarie e straordinarie. Le prime, di quantificazione certa, riguardavano gli stipendi dei dipendenti, il mantenimento delle scuole comunali, la manutenzione delle proprietà e delle opere pubbliche, i pubblici servizi e altro.
Il Sindaco era la principale autorità del Comune, che amministrava l’Ente insieme agli Eletti e al Decurionato.
Egli poteva disporre della forza interna o militare che possedeva il Comune, ma era comunque subordinato al “Sotto Intendente”, suo superiore diretto. Nei Comuni dove non c’erano agenti dell’amministrazione militare, il Sindaco era anche Commissario di Guerra. Era, inoltre, “Membro nato” delle Commissioni e dei Consigli di Amministrazione degli stabilimenti pubblici; presidiava il Decurionato e ne faceva eseguire le deliberazioni, dopo che avevano ottenuto “La superiore approvazione.
In caso di assenza o suo impedimento, era sostituito da uno dei due Eletti.

La Restaurazione Borbonica e la nascita del Comune di Piscinola
Con la Restaurazione Borbonica, avvenuta nel 1815, l’ordinamento comunale, introdotto nel Decennio francese, non fu sostanzialmente modificato. Rimasero quindi la Provincia di Napoli, i Distretti e i Circondari.
Nel 1816 furono emesse dal sovrano Borbonico due nuove leggi che disciplinavano in modo più dettagliato i poteri e i ruoli nelle istituzioni comunali e in quelle provinciali.
Particolare mappa del 1793, di Antonio Rizzi Zannoni
Furono aumentati quantitativamente le Province, i Distretti, i Circondari e i Comuni. Tra le novità introdotte, si ebbe la suddivisione dei comuni in “classi”. I comuni con una popolazione con più di seimila abitanti e quelli con sede di “Intendenza”, rientravano nella “prima classe”; quelli con un numero di abitanti compresi tra i tremila e i seimila e quelli che erano sedi di “Sotto Intendenza”, rientravano nella “seconda classe”. Mentre, appartenevano alla “terza classe”, i comuni con meno di tremila abitanti, com’era quello di Piscinola. Tale classificazione sanciva i limiti di spesa consentiti ai singoli Comuni, soprattutto per i servizi obbligatori che erano chiamati a rispettare.
Il Regno fu riorganizzato ancora in seguito, introducendo i “Mandamenti” al posto dei “Circondari” Francesi, pur conservando la funzione degli altri organismi preesistenti.
I Casali furono definitivamente aboliti ed i relativi territori trasformati in Comuni.
I Comuni circondanti la città di Napoli furono aggregati ai quattro Distretti già presenti; vale a dire: al Distretto di Napoli (sede di Intendenza di prima classe), ai Distretti di Casoria, di Pozzuoli e di Castellammare.
Il Regno di Napoli
Il Distretto di Casoria era formato dai Comuni di: Afragola, Arzano, Pomigliano D’Arco, Frattamaggiore, Grumo Nevano, Pomigliano D’Atella e Frattapiccola, Casalnuovo, Licignano, Piscinola, Melito, S. Antimo, Giugliano, Panecuocoli (l’odierna Villaricca), Qualiano, Mugnano, Calvizzano, Crispano, Cardito e Caivano.
Di questo primo periodo “post-francese” è pervenuto un documento che riassume le attività amministrative intraprese dal Comune di Piscinola: si tratta di un resoconto delle imposte deliberate dal Decurionato e presentate all’approvazione dei funzionari del Distretto, per il periodo del mandato compreso tra gli anni 1818-1822.
Il resoconto, che ricevette l’approvazione reale (è riportato nel documento originale il sigillo di Ferdinando I, re del Regno delle Due Sicilie), presenta i seguenti capitoli di spesa significativi: 
- Per la ristrutturazione di strade. 40,00 ducati
- Per costruzione del camposanto: 1.024,56 ducati
- Per la rata della giustizia del circondario e carceri: 34,50 ducati
- Per il credito pel beneficio di vendita dei generi vari: 15,00 ducati
- Per il dirittto sul canapo, sul lino e sui cereali: 1.000,00 ducati
- Per la vendita del vino al minuto nel Comune: 406,00 ducati
- Per il fitto del locale del forno, centimolo e maccheroneria, col mantenimento della panizzazione in privativa: 480,00 ducati
- Per il fitto locale di bottega lorda e saponeria: 180,00 ducati.
Il resoconto porta in calce le firme del “Decurionato di Piscinola”, composto da:
- Gennaro Cuozzo          Decurione
- Antonio Guida             Decurione
- Carmine Salzano          Decurione
- Donato Danese             Sindaco di Piscinola 
- Carmine Danese           Decurione. 

Con l’Unità d’Italia e la conseguente annessione del Regno Borbonico (21 ottobre 1860), fu estesa a tutto il territorio dello Stato la legge del 20 marzo 1865 (Legge per l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia), in base alla quale il territorio italiano fu diviso in 59 Province (con a capo un Prefetto di nomina regia), in Circondari (con a capo un Sotto-Prefetto), in Mandamenti e in Comuni. Casoria divenne “capoluogo” di Circondario e sede della Sottoprefettura, lasciando inalterato il numero dei Mandamenti e dei Comuni ad esso collegato.
Nel 1863 il Comune di Piscinola, che contava circa 2.300 abitanti, registrava le seguenti voci di spese annue, da far fronte nel proprio bilancio amministrativo:
    -Ai signori Gallotti interessi su capit. 8938,43:   373,43 ducati; 
-Al sig. Gallotti in disconto del capitale:               200,00   ducati;
-Ai signori Quattromani sul capitale di duc. 700:   25,20   ducati;
-Al parroco per congrua:                                          72,00   ducati;
-Al sottoparroco:                                                       36,00   ducati;
-Per la Guardia Nazionale:                                     156,00   ducati;
-Per l’istruzione affidata a p. Lodovico da Casoria:  20,00   ducati;
-Per il mantenimento delle strade:                            47,00   ducati;
-Fondiaria:                                                                 31,20  ducati;
-Sagristano:                                                               12,00   ducati;
-Orologista:                                                                 8,00   ducati;
-Ai poveri per soccorsi e medele:                               40,00   ducati;
-Riparazioni alle proprietà comunali:                       10,00   ducati.

Disposizioni della Restaurazione Borb.
Da notare che già nell’’800 l’orologio della chiesa del SS. Salvatore rientrava  tra gli impianti la cui manutenzione spettava al Comune. Nel bilancio comunale c'era anche la congrua per il parroco, per il sottoparroco, per il sacrestano e per l'istruzione pubblica affidata a San Ludovico da Casoria (vedi post dedicato).
I debiti con la famiglia Gallotti risalgono al 4 febbraio 1781, quando l’Università del Casale contrasse un debito, a tempo indefinito, con il sig. Don Vito Majullari, della somma di 9.778,89 ducati. Con il nuovo debito venivano però estinte delle vecchie passività contratte dal Casale di Piscinola in epoche anteriori e pendenti in capo al Comune. In particolare il debito di 2.032,00 ducati, contratto con il Duca Don Giuseppe Giordano di Falangola, per l’acquisto di due comprensori di case a uso del forno, "chianca" e "bottega lorda". Questi cespiti dovrebbero corrispondere alla struttura esistente in Piazza B. Tafuri, che un tempo era adibita a sede della sezione municipale di Napoli e ad altri locali siti nella zona centrale. Nel 1781 il Majullari cedette quindi il debito, con gli interessi, a Don G. Gallotti.
Purtroppo il problema del disavanzo delle casse comunali, dovuto soprattutto ai debiti con alcuni comuni e con dei privati cittadini, diventerà un problema serio, che, come si vedrà, pregiudicherà la sopravvivenza dello stesso Comune di Piscinola.
Non abbiamo trovato ancora, purtroppo, lo stemma del Comune di Piscinola, nemmeno sui documenti e sulle carte ufficiali intestate. La sede del Comune e del Sindaco è stata quella che tutt'oggi viene indicata come "Municipio" di Piscinola. La piazzetta antistante al Municipio, che oggi si chiama Piazza Giovanni Bernadino Tafuri, ai tempi del Comune era denominata "Piazza Municipio", come si può vedere anche nella didascalia della cartolina di Piscinola, che pubblichiamo a margine di questo racconto.
Salvatore Fioretto

(Notizie tratte dal libro: "Piscinola, la terra del Salvatore", di S. Fioretto, ed. The Boopen, 2010 - Fonte storica del documento "resoconto" menzionato è il libro:"Viaggio nella mia Terra", di F.B. Sica)