sabato 10 ottobre 2020

I personaggi leggendari del mondo magico-sacrale della cività contadina piscinolese...

La nostra terra, abitata nei secoli scorsi da braccianti agricoli e da muratori, ha alimentato storie di personaggi e figure leggendarie, ma anche di misteri e di magici poteri. Storie e misteri che si sono tramandati nei secoli e sono giunti miracolosamente fino a noi, pressoché incontaminati. Ci piace oggi raccontare qualche aneddoto di personaggi e curiosità tratti dalla nostra antica tradizione popolare contadina.

Iniziamo con alcuni personaggi tratti dai racconti di Natale Mele, che sono stati rappresentati in un lavoro teatrale organizzato alcuni anni fa nell'Auditorium della VIII Municipalità, nel corso della kermesse cittadina del "Maggio dei Monumenti".

“‘O Misciulillo”
Tra i tanti personaggi straordinari realmente esistiti, ricordiamo “ò Musciulillo”, ossia colui al quale venivano attribuiti dei grandi poteri magici. Si narra che questo uomo una volta fu sfidato da un pastore di capre (craparo)

Il “capraro” conduceva i greggi a pascolare nello “Scampagnato”, vale a dire nel territorio dell’attuale “Scampia”. Il “capraro” erano una sorta di camorrista dell’epoca e la gente lo temeva perché era facilmente avvezzo a ritorsioni ed a vendette. Usava abilmente il suo bastone, per infliggere sonore bastonature ai malcapitati di turno, specie quelli che non volevano sottostare ai suoi abusi. Uno di questi caprai, mettendo in discussione il potere magico del “Musciulillo”, simulò con un gesto del braccio di colpire l’uomo con il suo bastone, ma questi con la forza del suo sguardo lo pietrificò, inibendo ogni suo movimento. Anche altri caprai che accorsero a sostegno del loro compagno, subirono la stessa sorte. Solo l’intervento dei vicini convinse il “Musciulillo” a liberare i malcapitati da quella stregoneria, affinché potessero ritornare a sera ai loro capanni. Intanto la notizia dell’episodio si diffuse rapidamente tra gli abitanti di Piscinola e i caprai dovettero ridimensionare di molto i loro comportamenti estorsivi e vendicativi nei confronti dei contadini. Con quell’episodio, il “Musciulillo” consolidò la sua fama di “mago stregone”, già da tempo attribuitagli. 

“‘A vermenara”
Ricordiamo poi “‘a vermenara”, ossia colei che aveva il potere di “sverminare” i bimbi, colti da infezione di vermi intestinali. In antico tempo si pensava che lo sviluppo di tenie avvenisse a seguito di un grosso spavento. Si diceva, in sintesi, che il bimbo aveva avuto una “vermenata”. La “vermenara” procedeva con un rituale prestabilito, tramandato di madre in figlia, fatto di gesti, preghiere e invocazioni. Eseguiva al contempo con le mani una sorta di massaggio direttamente sul pancino del bimbo, eseguendo dei segni sacri ed esoterici. Ancora oggi a Piscinola persistono queste figure di “guaritrici”.

“Zia Maria ‘o Cristo“
La figura di questa pia donna è rimasta nei ricordi di molti anziani Piscinolesi. Era una semplice vecchietta, che forse lasciò questa terra in “odore” di santità ed era soprannominata “Zia Maria ‘o Cristo”. La sua fama è legata al fatto che andava ogni giorno girovagando per “cupe” e per masserie della zona in cerca di crocifissi rotti, che erano stati buttati via dalla gente. La poverina li teneva in braccio come si tiene un bambino e, camminando, invocava la pietà del Signore per la gente che li aveva abbandonati. Ella ripeteva, dicendo: “Che t’hanno fatto!… che t’hanno fatto!”. Si racconta che, quando la donna morì, furono trovati sul comodino di casa numerosissimi crocefissi rotti, raccolti per strada durante le sue periodiche ricerche.

“Raziella ‘a muntona”
Molta più tenebrosa è la storia di “Raziella ‘a muntona”, considerata una “fattucchiera”, ovverossia costei aveva il potere di fare fatture, per favorire i “ritorni d’amore”, oppure per vendicare i torti subiti. Questa vecchietta si distingueva per avere una figura minuta e un vistoso gozzo. Due episodi si attribuiscono al suo potere: il primo avvenne un giorno per strada, quando un carrettiere osò brandire la frusta del cavallo, per sollecitarla a liberare celermente la strada al transito del suo carro. La donna fissò il conducente con uno sguardo gelido, esclamando: “... Ci vediamo stanotte!” Si narra che quella notte la donna, con l’aiuto di altre fattucchiere, entrò nella stalla del malcapitato e ne prelevò i cavalli, cavalcandoli poi fino all’alba. 

La mattina seguente il carrettiere constatò, entrando nella stalla, che i cavalli erano molto sudati, presentavano una vistosa bava alla bocca e a stento riuscivano a mantenersi sulle zampe. Subito l’uomo collegò la vicenda all’episodio accaduto il giorno prima e non osò più sfidare la vecchia, anzi ne ebbe molto timore. La seconda vicenda, legata a questa leggendaria vecchietta, avvenne sempre per una sfida lanciata da un padre di famiglia, che mise in discussione i suoi poteri magici. In quella notte l’uomo trovò la sua bimba senza il “tudero”, ossia senza la stretta braga di fasciatura. La bimba fu trovata sul pavimento nel centro della camera da letto, anziché nel letto, dove era stata riposta la sera prima. Nel letto fu trovata la fasciatura integra. Anche questo episodio veramente accaduto, fu attribuito alla magia della donna. Si sa che era impossibile liberare a quei tempi un bimbo dalla sua fasciatura (tudero), senza romperla o srotolarla!

“‘O lupemannaro”
Un’altra figura leggendaria di Piscinola era il “lupemannaro”, ossia l’”uomo-lupo”. Si diceva che il lupemannaro appariva sempre in occasione del plenilunio, quando era costretto ad uscire allo scoperto ed a emettere, per la forza esercitata dalla Luna, dei singulti simili ai latrati di un lupo. Di questi personaggi ce ne erano diversi a Piscinola; accorrevano nel loro girovagare vicino a fontanine pubbliche, per ristorarsi e provare a placare il loro stato di sete. Ciò avveniva spesso in Via SS. Salvatore e in Via V. Emanuele, come racconta qualche convinto testimone oculare… Forse queste persone, veramente esistite, erano affette da malattie, che oggi sono riconducibili all’asma, ma in passato, a causa dell’ignoranza popolare, venivano loro attribuiti dei veri poteri sovrannaturali.

Continua questo “viaggio” nel tempo, tra personaggi e aneddoti popolari…, riportiamo ora i racconti tratti dai ricordi del sig. Pasquale Di Fenzo.

“‘A signora cu’ ’a coda!…”
Si racconta che una signora, abitante in Via Vittorio Emanuele (‘O cape ‘e coppa), un giorno si mostrò infastidita dal passaggio della processione, forse a causa del suono della banda e del frastuono delle voci emesse dalle persone e dagli scugnizzi che seguivano il corteo. Invece di esporre al balcone la solita coperta colorata e lanciare petali di fiori, la signora chiuse stizzita i battenti del balcone e si ritirò in casa. La leggenda popolare vuole che, dopo tale fatto, alla donna crebbe una vera e propria coda...!! Molte persone, dichiaratisi testimoni dell’avvenimento, erano pronte a giurare di aver veramente visto questa “appendice” anatomica, non comune per un essere umano…!!

“‘O serpente cu’ ’a calamita...!”
Si racconta che nella “casa dei serpenti”, di cui abbiamo già descritto il manufatto, un tempo avesse trovato ricovero e vi dimorasse uno straniero vagabondo, forse di origine greca o indiana e che costui avesse con sé un serpente. Questo serpente, secondo l’immaginario popolare, aveva qualcosa di sovrannaturale, forse di magico! Si racconta, infatti, che avesse la facoltà di ipnotizzare con lo sguardo le persone, un po’ come fa una calamita bloccando gli oggetti di ferro! Per questo potere, il serpente fu soprannominato “‘O serpente cu’ ’a calamita”. Alcuni sostengono che il rettile avesse le corna, oppure le lenti. E’ molto probabile che lo straniero fosse un girovago o un circense, che guadagnava qualche soldo esibendo nelle feste la “danza del serpente”. Come pure è attendibile che questo serpente fosse un cobra e ciò spiega l’attribuzione degli occhiali. La forma del rettile e il suo modo di porsi in posizione eretta, che fissa le persone, sicuramente all’epoca avranno attirato la fantasia e la curiosità dei popolani. Spesso le madri ammonivano i pargoli a non allontanarsi troppo dal loro sguardo vigile, ricordando il “serpente cu’ ‘a calamita”...!

“‘O Barone”
Anche quest’uomo, come gli altri personaggi raccontati, è realmente esistito. Tutti lo chiamavano con il nomignolo bonario di “‘o Barone”. Non si conosce precisamente il vero motivo, forse a causa del suo portamento un po’ bizzarro e trascurato, forse parafrasando il suo stato di povertà con il titolo previsto per una persona ricca e blasonata. Una volta, nell’immediato dopoguerra, fu preso in giro anche dai soldati americani, che marcando la sua nomea di nobile, lo scortarono fino a casa, con tanto moschetto e di picchetto...! Dal fisico apparentemente normale, anche se non proprio bello nell’aspetto e forse anche un po’ sciatto nel vestire, è entrato a far parte nell’immaginario collettivo della nostra gente per un’altra caratteristica che lo distingueva: vale a dire l’eccezionale forza posseduta. Egli sembrava un uomo dal fisico normale, ma era dotato di una forza straordinaria. Secondo le testimonianze raccolte, riusciva a sollevare e trasportare sulle sue spalle, mobili o sacchi pesanti, anche oltre il quintale, senza l’aiuto di nessuno. Ironia della sorte, spesso si riduceva anche in stato di ubriachezza e si vedeva brancolare nei pressi di qualche “vineria” di Piscinola. Prese moglie in tarda età. Per molti anni abitò in un “basso” di Piscinola, non ebbe mai un lavoro fisso e visse soprattutto grazie al sostegno e alla generosità della gente di Piscinola. Quando morì, furono in molti a compiangerlo, perché in fondo si era fatto volere bene da tutti, per la sua semplicità e umanità.

 “‘Don Vicienzo" detto "'O Popolo"

Foto di repertorio

Un altro personaggio caratteristico di Piscinola di un tempo è stato “Don Vicienzo”, detto “‘O Popolo”, di professione ciabattino, il quale con un suo “repertorio” di centinaia di storielle e aneddoti ha incantato diverse generazioni di piscinolesi. Don Vincenzo si posizionava con il suo banchetto di “solachianiello” nel cortile antistante alla sua abitazione in Vico Plebiscito, sempre circondato da bambini e ragazzi incantati ad ascoltare i suoi affascinanti racconti e a osservare le sue espressioni colorite. Specie in estate, iniziava di buon mattino e finiva all’imbrunire, raccontando come in una recita senza sosta, i suoi numerosi “fattarelli”. Si esprimeva sempre in italiano, con una prosopopea da letterato e per tale motivo la gente gli coniò il nomignolo di “‘O Popolo”. Si racconta che egli ricordava tutta la Divina Commedia a memoria. Era un concentrato di filosofia di vita e di simpatia!

L’angelo misterioso…!
Foto di repertorio
All’interno di un giardino, in Via
Madonna delle Grazie, esisteva fino ai primi anni Sessanta, una gigantesca statua di pietra bianca, raffigurante un bell’angelo con le ali piegate. La statua si trovava in pessimo stato di conservazione, ma doveva essere di fattura molto antica. Nessuno conosce con certezza la sua storia e per quale motivo si trovasse in quel luogo. Come pure, nulla si conosce, purtroppo, della sua scomparsa...!

L'intero contenuto di questo post è tratto da un intero paragrafo del libro "Piscinola, la terra del Salvatore - Una terra, la sua gente, le sue tradizioni", di Salvatore Fioretto, ed. The Boopen, anno 2010. Si ringraziano sempre con affetto gli amici: Natale Mele e Pasquale di Fenzo, per la loro continua e generosa collaborazione nel fornire queste preziose testimonianze e ricordi.

Salvatore Fioretto