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S. Croce e Orsolone
S. Croce e Orsolone
"S.
Croce ed Orsolone erano due casali distinti, pur essendo certamente, verso la
fine del '600, ville, villaggi o borghi della città di Napoli, per cui venivano
comunemente indicati nell'uno o negli altri modi; ciò significa che il Casale,
almeno in tale epoca, non doveva essere necessariamente Università, cioè un Comune autonomo, quindi casale e Università o "Communità" o Comune
sono due cose distinte.
Il
Giustiniani appare poco chiaro circa il numero degli abitanti ed è probabile
che nei 1700 abitanti di Orsolone abbia compreso anche quelli di Nazareth e S.
Croce.

E
anche quando, nel decreto del 1816, Orsolone fu omessa dai borghi della sezione
Avvocata, la Gran Corte dei Conti, con sentenza del 1831, ritenne che con la
mentovata Legge del 1816 non si era parlato affatto di Orsolone per i Comuni
Riuniti di Chiaiano, Polvica e S. Croce, per cui tale rione rimaneva nel
quartiere Avvocata, giacché "dove le disposizioni di legge nuove tacciono
intorno alle disposizioni di leggi antiche o non le revocano espressamente,
rimangono quelle in vigore". Comunque, dopo il 1831, la sentenza fu
modificata e Orsolone entrò a far parte del territorio di S. Croce e, quindi,
del territorio dei Comuni Riuniti di Chiaiano, Polvica e S. Croce.
E'
certo, però, che in tale confusione il territorio di Orsolone continuò a far
parte della giurisdizione della Parrocchia di S. Croce, per cui la stessa
diventa tipica sia per la vastità del territorio di giurisdizione che per le
continue trasformazioni avute nel tempo.
E'
tipica, infatti, perché nel 1688 la giurisdizione parrocchiale, oltre a
comprendere un territorio urbanizzato cioè compreso nel territorio della città
di Napoli, comprendeva anche parte del Casale e, agli inizi del 1800, anche
parte del Casale infeudato di Polvica, cioè la contrada o rione dei Calori e,
agli inizi del 1800, anche un territorio del quartiere Avvocata. E' tipica per
i continui mutamenti che subisce nel tempo con cessioni ed acquisizioni di
nuovi territorio e, quindi, di cura di anime; ciò, come già detto, per la
pluralità dei confini con parrocchie di altri territori urbani o di casali come
Arenella, Avvocata, Capodimonte, Marianella, Chiaiano, Marano e Pianura.
Probabilmente
dall'impianto, e certamente a fine '800, il territorio di giurisdizione della
parrocchia era così composto; uscendo dalla chiesa, sul lato destro, per via
Caracciola, raggiungeva la proprietà di Parisi al confine con la parrocchia di
Capodimonte;
al
lato sinistro del ponte vi era il fondo della parrocchia di S. Arcangelo
all'Arena e confinava con la parrocchia di Marianella; nell'interno della
strada provinciale vi era la proprietà del marchese Bisogni e, in
continuazione, con la proprietà Giannini a confine, ancora, con la parrocchia
di Marianella, dalla Caracciola, scendendo a sinistra, vi era l'antica strada
di Toscanella che si estendeva fino a Toscanella nel fondo che si appartenne,
poi, al presidente Andriani, al confine con la parrocchia di Polvica e tutta la
parte superiore della via del Portone che da Toscanella portava al Frullone e
che comprendeva la masseria dei Quaranta;


Dai
700 del 1714, gli appartenenti divennero 1309, nel 1794, con un incremento di
circa il doppio in ottanta anni.
Oltre
al rione principale di Orsolone, in cui trovavasi compreso, S. Croce, facevano
parte dello stesso i rioni di Calori, Quaranta, della Decima, delli Solli,
Toscanella, Cappella Cangiani e Nazareth."
[...]
La parrocchia di S. Croce nel luogo detto Orsolone
"Nel 1646, nel luogo detto "Orsolone", esisteva un'antica cappella detta di S. Croce, che apparteneva alla Mensa Vescovile di Napoli.
La parrocchia di S. Croce nel luogo detto Orsolone
"Nel 1646, nel luogo detto "Orsolone", esisteva un'antica cappella detta di S. Croce, che apparteneva alla Mensa Vescovile di Napoli.
Aveva
un altare in pietra ben accomodato, non è dato sapere se a tribuna o meno.
[...].

Sotto
la cappella vi era la "terrasanta" per la sepoltura dei cadaveri dei
convicini. I diritti di sepoltura venivano corrisposti alla Mensa Vescovile.
Dopo che Santa Croce, nel 1811, fu riunita ai Casali di Chiaiano e Polvica e fu
costruito il cimitero, venivano corrisposti al Municipio. [...]
Accosto
alla Cappella vi era un pezzo di terreno di mq. 333 con un albero di fichi e
sei viti, su cui, nel 1704, sarà dalla Curia autorizzata la costruzione della
Arciconfraternita della Beata Vergine del Rosario.

E'
probabile che, in precedenza, la cappella dipendesse dalla chiesa di S.
Giovanni in Porta.
Il
20 ottobre 1688, il Cardinale Antonio Pignatelli - divenuto poi nel 1693 papa
con il nome di Innocenzo XII - a seguito delle istanze degli abitanti del luogo
e considerata la notevole distanza da Capodimonte, che rendeva difficoltoso ai
fedeli l'amministrazione dei Sacramenti, specie agli agonizzanti, decretò la
erezione in parrocchia di tale cappella, sotto il titolo di S. Croce nel luogo
di Orsolone.
Assieme
a quella di S. Croce istituì anche la Parrocchia di Fonseca e, poco dopo,
quella di S. Vitale a Fuorigrotta. 
E' noto che una Parrocchia non poteva essere istituita senza un beneficio o congrua (per un dignitoso sostentamento), per cui il Cardinale Pignatelli, previo breve apostolico, distaccò dalla Mensa Vescovile una rendita annua di 36 ducati sui beni dell'abolita cappella di S. Croce ai Ferri Vecchi al Pendino e l'assegnò alla Parrocchia di S. Croce.
Tale
cappella era quella del Mons. Annibale di Capua, assieme ad altre 163 - aveva
abolite o distrutte, in preparazione della riforma delle circoscrizioni
parrocchiali di Napoli del 1579. (Si citano delle rendite assegnate alla nuova
parrocchia).
Inoltre
furono assegnati in dotazione alla nuova parrocchia un quadro della S. Croce
(oggi irreperibile) e un reliquario contenente un frammento della Croce di
Gesù."
Durante
la lettura dei testi, qui pubblicati, il caro lettore avrà notato le ricorrenti
citazioni di tantissimi toponimi e nomi riguardanti: luoghi, strade,
masserie, selve, tenimenti; un tempo usati per indicare i luoghi rimarchevoli di un territorio, a noi molto vicino, purtroppo oggi dimenticati o quasi del
tutto perduti. La ricerca storica e la diffusione dei risultati raggiunti, hanno
proprio questo scopo, cercare di rinvigorire la conoscenza civica, e fissare
quelle radici affinchè diventino dei "caposaldi" che saranno le basi della riscoperta del territorio,
soprattutto da parte dei giovani di oggi e delle future generazioni.
Salvatore
Fioretto