Le strade antiche del territorio sono state tutte originate dall'erosione geologico-idraulica avvenute nei millenni per il defluire delle acque meteoriche dalle pendici dei Camaldoli alla pianura, sia verso la piana aversana, dove si raccoglievano nel fiume Clanius (Clanio), e sia verso il pianoro della odierna città di Napoli, attraverso il torrente del "Bellaria", nel Vallone di San Rocco. Questo fenomeno ha scavato solchi medio-profondi negli strati superficiali del terreno, generando le caratteristiche "cupe", le quali altro non sono che dei veri e propri "canyon", con le sponde del terreno in rilevato, a mo' di argini, con altezze che sfiorano i cinque metri. Queste fratture nel terreno sono poi state antropizzate dai primitivi abitati del territorio, utilizzandole come strade, pedonali prima e carrabili poi, per poter accedere ai diversi luoghi del vasto territorio, sia per lo spostamento delle persone, sia per lo svolgimento delle primitive forme di commercio (prevalentemente attraverso scambi di derrate agricole e di animali) e sia per la transumanza delle mandrie di animali. I popoli antichi che popolarono la Campania furono gli Ausoni e gli Opici.
Sicuramente fu il primitivo popolo degli Osci (derivante direttamente dagli Opici), a utilizzare queste primitive strade, che divennero nel tempo sempre più conosciute e frequentate. Con l'arrivo dei Greci, gli Osci si concentrarono nel territorio interno, in quello che poi sarà chiamato nei secoli seguenti la "Liburia".
Questi, poi, si unirono ai Sanniti, che si spostarono dall'entroterra appenninico verso la valle del Volturno. Successivamente i Romani, dopo le famose Guerre Sannitiche, conquistarono l'Ager Neapolitanum e dopo aver stipulato il patto di pace con i napoletani, attraverso il "Foedus Neapolitanum", provvidero ad ampliare e a lastricare queste arterie di collegamento, per permettere lo svolgimento del traffico di merci e di persone, che divennero sempre più sostenuti. Tra le tante strade preesistenti nell'Area Nord di Napoli, quelle che sicuramente meritano una maggiore attenzione per la loro importanza sono due, vale a dire le arterie che da valle consentivano di valicare le colline di Capodimonte e di Capodichino, per congiungere il centro edificato di Palepoli (città vecchia) ed il suo porto, fino a raggiungere le città osche di Atella, Capua e Cuma. Rapportandole alla situazione odierna, la prima è quella che ancora oggi prende il nome di "Salita "Scudillo", mentre la seconda è la strada che attraversa Miano, Piscinola, Mugnano... e proseguendo oltre, verso la mitica città osca di Atella.
Questa seconda arteria stradale, sicuramente antichissima, dopo un breve tratto in piano, si inerpicava per la collina di Capodichino, salendo e costeggiando il torrente "Bellaria", nel Vallone di San Rocco, corrispondente all'attuale via Masoni e ai Ponti Rossi. Giunti in territorio di Miano, l'antico percorso si sviluppava lungo via Cupa della Cesarea e la via Vicinale Piscinola. Procedendo verso Piscinola, la strada poi coincideva con l'odierna via Vecchia Miano (chiamata in gergo locale "Abbascio 'a cupa 'e Miano"). La strada proseguiva per Mugnano, attraversando via Cupa della Filanda e via Antica Chiaiano, attraversando la località del Torricelli, per poi percorrere i territori di Mugnano, di Calvizzano e oltre. La presenza in questo punto dell'arteria del mausoleo cinerario romano, risalente al I secolo d.C., è una testimonianza che la strada fu utilizzata dai romani, che secondo la loro consuetudine, abbellivano le arterie stradali, edificando ai margini dei mausolei tombali, per dare onore e conservare le urne delle ceneri dei loro veterani.
Considerando la viabilità antica del territorio di Piscinola, possiamo desumere che anche via Cupa Acquarola possa essere stata un ramo stradale derivata da questa storica direttrice stradale, anche se non ne abbiamo la certezza assoluta, per la mancanza di fonti attendibili...La viabilità tracciata dagli Osci fu quindi adottata e integrata dai romani e dagli altri conquistatori che si succedettero nei secoli seguenti. Su tale percorso furono costruite tombe monumentali (Ciaurri) e anche le sepolture camera o interrate, come dimostrano i tanti rinvenimenti avvenuti spesso casualmente nei decenni scorsi, come ci è stato raccontato dagli anziani del territorio, anche se tutto è stato celato agli studiosi e ai ricercatori... Ricordiamo anche il mausoleo romano chiamato la "Conocchia", che fino agli anni sessanta del secolo scorso si trovava in un punto della Salita Scudillo, per poi essere stato miseramente abbattuto...
Questa composizione della viabilità in epoca osco-romana è stata acclarata da eminenti studiosi di cose antiche, a iniziare dallo storico chiaianese Domenico De Luca e anche dagli altri studiosi di storia antica.
Nel periodo medioevale, l'attuale via Vecchia Miano divenne la strada principale della nascente "Villa di Piscinola" che, come è noto, nel 536 d.C. già esisteva ed era abbastanza popolata, tanto da essere indicata dal generale longobardo Belisario per trasferire dei suoi nuclei familiari in città, al fine di ripopolare Napoli, dopo che questa era stata rasa a suolo durante l'assedio longobardo (dalla "Storia Miscella" scritta da Paolo Diacono). La strada permetteva di raggiungere la città di Napoli, oltrepassando la collina di Capodichino, attraverso Miano e Secondigliano. Mentre l'altra strada che permetteva l'accesso di Piscinola alla città era l'odierna via Napoli, attraverso la "Salita dello Scudillo". A essa si collegava anche l'abitato di Marianella, attraverso la cupa di San Giovanni. Questa strada che in origine era tortuosa e poco praticabile, a causa dell'orografia, per la presenza del Vallone, fu poi resa più agevole al transito con i mezzi di trasporto, con la costruzione del "Ponte vecchio di San Rocco". Non conosciamo il periodo di costruzione del ponte, ma sicuramente esso risulterebbe anteriore al XVII secolo.
Salvatore Fioretto