Continuando la serie dei ricordi della Piedimonte, pubblichiamo in questo post il secondo capitolo del libro "C'era una volta la Piedimonte", edito nel 2014 dalla casa tipografica "Athena net". E' una descrizione mista tra la nostalgia e i ricordi di bellezza, che narra dei caratteri della ferrovia e del paesaggio attraversato, visti dagli occhi di un fanciullo. Ricordi di un periodo spensierato che ha fatto da spartiacque tra un mondo semplice e bucolico e un Quartiere diventato troppo velocemente la periferia della Metropoli, tuttora in cerca di una nuova identità. Il capitolo è stato suddiviso in due parti per questioni di spazio.
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"La ferrovia ed il suo servizio sociale... (1^ parte)
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Stazione di Giugliano, anno 1972, foto di H.Rohrer |
Io ricordo nettamente gli ultimi sei-sette anni di esercizio, prima della chiusura definitiva della ferrovia. In pratica, il periodo a cavallo tra il 1970 ed il 1976.
I viaggiatori che usufruivano in quegli anni della “Piedimonte” appartenevano alle classi sociali più disparate, dagli studenti, agli impiegati, dai contadini ai venditori ambulanti… Non era infrequente incontrare a bordo dei treni, soprattutto la mattina presto, anziani e donne, che portavano “spaselle” e cesti pieni di prodotti della campagna e delle loro masserie, per venderli nella grande metropoli.

I mercati più frequentati erano quelli di Marano e di
Giugliano. Le corse più affollate del treno erano quelle del Giovedì e del
Sabato mattina.
Il treno della Piedimonte, negli ultimi tempi di
esercizio, si componeva di un locomotore e di una sola vettura trainata; in
quest’ultima era presente l’intero scompartimento di seconda classe, oppure
metà di seconda classe e metà di prima classe. Nel locomotore era possibile
trovare la stessa disposizione degli scompartimenti delle rimorchiate.


I finestrini del convoglio erano posti in mezzo ad
ogni coppia di panche; essi erano molto semplici da manovrare, perché erano composti
da un telaio mobile, che si chiudeva facendo scorrere, in apposite guide
verticali, l’anta di legno con il vetro. Per aprire e chiudere i finestrini si
doveva fare leva con le braccia, aiutandosi con i due maniglioni, posti nella
parte alta del telaio.
L’illuminazione della vettura era assicurata da una serie di piccole plafoniere, poste allineate sotto la volta dello scompartimento; le plafoniere erano costituite da tazze di vetro, color opaco bianco, del tipo aperte, aventi i bordi orlati e dentellati e con una base colore marrone scuro. La conformazione interna dello scompartimento di prima classe, quando era presente, era molto diverso da quello della seconda classe. In esso esistevano, se non ricordo male, circa dodici posti a sedere, composti da coppie di poltroncine affacciate a due a due, rivestite con un bel velluto rosso o verde. Dello stesso motivo erano le tendine dei finestrini e le pareti del convoglio. In un punto del vano era appeso uno specchio ovale con cornice dorata.
L’illuminazione della vettura era assicurata da una serie di piccole plafoniere, poste allineate sotto la volta dello scompartimento; le plafoniere erano costituite da tazze di vetro, color opaco bianco, del tipo aperte, aventi i bordi orlati e dentellati e con una base colore marrone scuro. La conformazione interna dello scompartimento di prima classe, quando era presente, era molto diverso da quello della seconda classe. In esso esistevano, se non ricordo male, circa dodici posti a sedere, composti da coppie di poltroncine affacciate a due a due, rivestite con un bel velluto rosso o verde. Dello stesso motivo erano le tendine dei finestrini e le pareti del convoglio. In un punto del vano era appeso uno specchio ovale con cornice dorata.

Negli ultimi tempi, come sappiamo, il capolinea di Napoli era stato arretrato dallo "Scalo Merci" della Doganella, alla stazione di Secondigliano. Ricordo che questa stazione possedeva il classico parco ferroviario, tipico delle stazioni della Ferrovia Piedimonte che avevano certa importanza, ossia un fascio di tre binari che si aprivano “a rombo”, con comando degli scambi del tipo manuale. Questo sistema di binari consentiva l’inversione della motrice dalla posizione “di coda”, alla posizione “di testa”, rispetto alla vettura trainata: in pratica, si manovrava il locomotore sui binari laterali, agendo sugli scambi manuali e si lasciava ferma la “vettura trainata” sul binario centrale.

Ricordo, vagamente, anche la stazione di “Scalo Merci”, tuttavia, i ricordi di questa stazione mi risultano un po' annebbiati. Andavo spesso al corso Malta con mia mamma a fare acquisti al mercatino che si faceva in quella strada, in un giorno preciso della settimana, che però non ricordo...! Per andarci prendevamo sovente il treno della “Piedimonte”. Ricordo, non so perché, l’addetto che controllava le ruote ed i freni: li picchiava con un martello di ferro e ascoltava il rumore emesso dall’urto dei componenti. E poi, c’era anche chi caricava acqua sotto al treno, utilizzando un tubo di gomma nero.
Quando riprendeva il viaggio per Piscinola, il
treno affrontava la tratta, dopo i bivio di Miano, a bassa velocità, perché lì
esisteva una curva abbastanza “stretta”, forse con raggio di curvatura ai
limiti dell’accettabilità tecnica.
Il treno si inclinava di parecchi gradi,
rispetto al suo asse verticale. Io osservavo la scena stando seduto nella mia
panca e mi divertivo moltissimo, come se stessi assistendo ad un bel gioco,
tanto che il fenomeno era inconsueto e strano... Sovente, il treno si fermava
in quel punto, quando il semaforo posto "alle porte" della stazione
di Piscinola dava il segnale di stop "rosso". Era richiesta la
fermata del treno per preparare gli scambi manuali nella stazione di Piscinola
e permettere, quindi, di svolgere la coincidenza con la vettura proveniente da
Mugnano. Ebbene, fermo e inclinato in quella posizione, il treno appariva
ancora più curioso ed i passeggeri dentro agli scompartimenti restavano a lungo
silenziosi e sembravano tutti un po’ preoccupati... quasi con il fiato sospeso...! (segue nella seconda parte)

Salvatore Fioretto
Il testo del racconto essendo un opera letteraria pubblicata è sottoposto alle regole del copyright, pertanto è vietata la riproduzione, il plagio o altro utilizzo arbritario, senza aver ricevuta l'autorizzazione da parte dell'autore del testo.