sabato 4 aprile 2015

Come Francesco...padre Nicola Frascogna (1^ parte)

La vita e il sacrificio dei semplici sono dei grandi esempi per i saggi e per coloro in cerca della verità, ma sono anche uno scandalo per gli stolti e i miseri di cuore... Tuttavia il loro esempio genererà sempre frutti ubertosi e copiose opere di carità per il prossimo...
Con questo pensiero desideriamo introdurre la figura di un figlio di questa terra, nato nella vicina Mugnano, ma che ha frequentato tante volte Piscinola, dove ha anche concelebrato la Santa Missione comunitaria: ci riferiamo al padre Nicola Frascogna, sacerdote missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME).
Nicola Frascogna nacque a Mugnano di Napoli, il 15 settembre 1916, da Antonio e Agnese Gargiulo. Suoi fratelli furono Gennaro, Carmela e Maria. Rimase presto orfano di padre, quando aveva appena sei anni.
Dopo le scuole elementari, nel 1927, si iscrisse presso la scuola comunale di Giugliano per iniziare la "prima tecnica". Ma già al primo anno del corso di studi maturò in lui il proposito di farsi missionario. Fu incoraggiato nel progetto di vita dal parroco di Mugnano dell'epoca, il compianto mons. don Salvatore Cavallo, che tanto promuoveva l'opera missionaria realizzata a Ducenta dal padre missionario Paolo Manna (oggi Beato).
Il giovane Nicola entrò, quindi, nel Seminario del Sacro Cuore di Ducenta, nel dicembre del 1928; e dopo i primi quattro anni di studi passò nel 1933 ad Aversa, per compievi l'ultimo anno del Ginnasio.
Nel 1934 fu trasferito presso la casa apostolica del PIME di S. Ilario (Genova) per trascorrere l'anno di noviziato e per seguire il primo corso di Filosofia. Dal 1935 al 1936 seguì altri due corsi di Filosofia a Monza, mentre nel 1937 frequentò a Milano il corso di Teologia.
Fu ordinato sacerdote nel duomo di Milano, dal celebre cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, il 6 agosto del 1939, festività della Trasfigurazione (SS. Salvatore). 
La prima messa solenne Nicola Frascogna la celebrò poco dopo nella sua Mugnano; ma dovette presto ritornare a Milano, per completare l'ultimo anno degli studi teologici.
Dal 1940 al 1943 fu insegnante al ginnasio della casa apostolica del PIME a Treviso. 
Quando, nel 1943, l'Istituto di Ducenta divenne sede della Regione Meridionale del PIME, a Nicola Frascogna fu assegnata la cattedra di Teologia. 
Tra il 1950 al 1951 si dedicò alla predicazione nelle Sante Missioni al popolo volute da P. Manna, tra cui anche in quella tenuta presso la comunità di Piscinola. 
Dal 1951 al 1953 fu rettore del seminario teologico del PIME di Aversa. 
Proprio nell'estate del 1953 gli fu comunicata la sua destinazione, che fu per la missione di Vijayavada in India. Ma dovette aspettare il successivo mese di ottobre per la "consegna del crocefisso" dalle mani del vescovo, segno del mandato ricevuto di "andare, predicare, battezzare, curare".
Prima di partire volle salutare la comunità di Mugnano, radunata nella chiesa Parrocchiale di San Biagio, nella quale fu celebrata una Messa di commiato, presieduta dal cardinale di Napoli, Marcello Mimmi.  
Partì da Genova il 5 novembre del 1953, con il piroscafo "Onda", che approdò dopo circa un mese nel porto di Bombay, il 7 dicembre successivo. Riuscì a raggiungere la méta assegnata, la cittadina di Vijayavada, con un altro missionario, dopo due giorni di un estenuante viaggio in treno, l'11 dicembre successivo. Fu accolto dal vescovo Ambrogio Battista, con queste parole: "La missione ha ora una popolazione di 4 milioni di anime di cui oltre settantamila sono già cristiani. Molti villaggi si convertirebbero, se potessi dar loro un missionario. Questa è l'ora del soffio dello Spirito Santo per la nostra diocesi. Ma temo che essa passerà invano, perché non ho missionari sufficienti". Il presule sottolineò, poi, che i missionari in suo affido passavano a quattro, ma erano ancora insufficienti per compiere l'evangelizzazione...
Padre Frascogna si mise subito a lavoro per la sua missione e, negli anni che seguirono, con zelo apostolico e con grandissimo spirito di sacrificio realizzò moltissime opere, tra scuole, lebbrosari, chiese, conventi e orfanotrofi e, ancor di più, esercitò con passione il suo ministero sacerdotale, convertendo neofiti e celebrando i sacramenti. 
Nel 1959 fu nominato capodistretto a Bhimavaram.
Molti furono gli amici che dall'Italia lo sostennero e aiutarono i suoi progetti, con offerte in denaro e con aiuti di ogni genere, tra questi il più zelante e assiduo fu sicuramente il parroco della chiesa del SS. Salvatore di Piscinola, mons. don Angelo Ferrillo, assieme a tutta la comunità piscinolese, che nel 1960 vollero stipulare un vero e proprio gemellaggio con l'opera missionaria in India, impegnandosi a donare una retta fissa mensile. Con il loro aiuto padre Frascogna riuscì a realizzare molte chiesette e tante altre opere di carità, in vari punti del distretto indiano a lui affidato. Ma della amicizia e del gemellaggio spirituale tra padre Nicola Frascogna e la comunità piscinolese parleremo nella seconda parte del post, che pubblicheremo nelle prossime settimane.
Nel 1963 iniziò l'assistenza ai lebbrosi con il "lebbrosario volante"... Per raggiungere i suoi lebbrosi, sparsi nei villaggi della sterminata regione affidata, era costretto a spostarsi con fatica, sia a piedi e sia facendo uso di un vecchia bicicletta, difficoltà aumentata per la presenza delle suore Missionarie dell'Immacolata che sovente l'accompagnavano, ma padre Frascogna riuscì a rimediare a questo problema procurandosi una jeep, grazie all'aiuto di alcuni amici americani. La vettura fu da questi generosamente trasformata in una specie di autoambulanza, ben equipaggiata con le attrezzature mediche e in grado di trasportare i missionari e le missionarie nei villaggi più lontani e dove c'erano i malati più gravi, bisognosi di cure. Per questo motivo che la jeep fu chiamata il "lebbrosario volante"!
Nello stesso anno 1963, padre Nicola Frascogna aprì l'ospizio della SS. Trinità, per l'assistenza degli ammalati di Mogalturu.
Nel 1969 comprò un appezzamento di 1200 metriquadrati di terreno, nella periferia della cittadina di Viravasaram, per allestire un accampamento provvisorio capace di accogliere i lebbrosi che non potevano più camminare e quindi poter chiedere l'elemosina. Il centro fu realizzato con  capanne di paglia e fango. Nel recinto furono scavati due pozzi per fornire l'acqua potabile ai quaranta lebbrosi, che nel frattempo si erano lì rifugiati. Assicurò anche un piatto di riso per il loro sostentamento giornaliero.
Padre Frascogna dovette presto lottare anche e soprattutto contro i pregiudizi dei cittadini e contro le autorità che volevano i lebbrosi lontano dai loro centri abitati, per paura di essere contagiati; lui non si arrese mai e quando la battaglia si preannunciava già persa, si affidò con fiducia alla Provvidenza, e l'aiuto non tardò a venire...
Intanto, sempre con aiuto dei benefattori, aveva acquistato altri due piccoli appezzamenti di terreno, siti in aperta campagna, a Gonupundi e a Srugavruksham, ove istituì due centri per la raccolta di circa 200 lebbrosi. Gli aiuti continuavano ad arrivare dagli Stati Uniti e dall'Italia e presto le capanne di paglia e fango furono sostituite con casette in muratura e tetti in lamiere zincate. Per il sostentamento della comunità, padre Nicola lanciò un appello "Adotta un lebbroso con 200 lire al giorno" e la risposta non tardò a venire, infatti in molti risposero con slancio di generosità, attraverso il PIME, con numerose offerte, molte provenienti da Napoli, che a distanza di un anno furono moltiplicate.
Nel 1973 iniziò la campagna del piatto di riso per sostenere i lebbrosi. 
Nel 1976, padre Nicola Frascogna aprì, nel villaggio di Vegavarum, la "Casa P. Manna", un centro destinato alla cura e all'assistenza dei figli dei lebbrosi. L'opera era estesa su dodici ettari di terreno, comprendente anche una chiesa, un refettorio, una casa per il medico e un conventino per suore. Il centro, che si componeva di diversi reparti, fu dato in gestione alle Missionarie dell'Immacolata. L'impresa fu sostenuta da una comunità di Avellino, raccogliendo ben quattro milioni di lire dell'epoca... racimolati attraverso convegni, conferenze, dibattiti, mostre d'arte, concerti e visite alle parrocchie. Alcuni anni dopo il centro fu ampliato, con la costruzione di un reparto dedicato all'assistenza delle bambine, grazie al contributo della parrocchia del S. Cuore al Corso V. Emanuele di Napoli.
Nel 1979 Frascogna celebrò nella Casa Paolo Manna, "l'Anno internazionale del bambino", una ricorrenza indetta dall'ONU. Durante le cerimonie organizzate per la circostanza, le bambine e i bambini ospitati nei vari centri si esibirono in danze, canti e scenette artistiche.
Il Padre realizzò anche un'alta cortina di recinzione per proteggere il suo villaggio contro il continuo depredamento dei lebbrosi, da parte dei cosiddetti Mutragiolu: l'opera fu realizzata grazie all'offerta di un benefattore di Meta di Sorrento.
Chiesa Parrocchiale di S. Biagio a Mugnano, facciata
Prestò però la sua malferma salute iniziò a segnare il passo e ad aggravarsi, infatti nel 1980 fu sottoposto a cure per il diabete e per l'instaurarsi di una miocardite acuta. Nel 1981 fu ricoverato nell'ospedale di Bombay per l'aggravarsi della situazione clinica, in attesa del rientro definitivo in Italia. 
Padre Nicola Frascogna, sentendo la sua fine approssimarsi, non volle più tornare in Italia. Chiese di morire in terra di missione e di essere sepolto tra i suoi cari lebbrosi.
Morì nel piccolo ospedale di Versova, gestito dalle suore Missionarie dell'Immacolata di Bombay, il 20 maggio 1981 e fu dapprima sepolto nel cimitero di Gunadala, ove già riposavano altri missionari del PIME e poi successivamente riposto tra i suoi cari lebbrosi.
Il suo ultimo desiderio era stato così esaudito...
Alla comunicazione della scomparsa di padre Nicola Frascogna, così scriveva il padre Superiore Regionale, P. Vivenzi: "...Nonostante che soffrisse molto non l'ho mai sentito una volta lamentarsi per le sofferenze. Il suo pensiero erano i suoi cristiani, i suoi lebbrosi. Quante volte parlava di loro, delle loro sofferenze, specialmente quando vaneggiava. 
Ne ho assistiti diversi di sacerdoti, ma un'anima come la sua, preoccupata solo del bene delle anime, e dei suoi fedeli non l'ho mai incontrata.
Tutta la sua vita, le sue forze sono state usate solo per il bene delle anime, e così ha voluto finire i suoi giorni...".
Nella presentazione del libro biografico "Come Francesco", scritto da Ferdinando Germani, il cardinale di Napoli, Corrado Ursi, così scriveva sul missionario di Mugnano: "Sentì l'ansia dell'evangelizzazione, diede l'abbraccio ai lebbrosi, costruì il tempio di Dio in molti villaggi, suscitò la cooperazione tra le Chiese".                                                        (Fine prima parte)

Salvatore Fioretto 

Si ringraziano calorosamente i responsabili del PIME di Ducenta e di Roma per il sostegno e il generoso aiuto fornitoci durante il lavoro di ricerca della documentazione, inerente la vita di Padre Nicola Frascogna.

Le foto sono di proprietà del PIME e sono contenute nel libro "Come Francesco" di Ferdinando Germani, ed. PIME, anno 1981, dal quale sono state tratte anche le notizie biografiche. E' vietato copiare e utilizzare le foto senza aver ricevuto l'autorizzazione. 

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La zona dell'India dove era situata la terra di missione di padre Nicola Frascogna

lunedì 30 marzo 2015

Un personaggio, un artista: Salvatore Nappa

Una recente foto di S. Nappa con lo scrittore Imperatore, alla Biblioteca Severino
Questo territorio ha dato i natali a tanti bravi artisti, che lo illustrano nei vari campi: nella letteratura, nella musica, nel teatro e nello sport. Un grande artista in questi ultimi tempi sta dando il massimo della sua creatività e composizione, sia nel teatro che nella musica e nella letteratura, parliamo di Salvatore Nappa, che vive tra Piscinola e Marianella, luoghi a lui cari.
Salvatore ha svolto con passione e talento il suo attaccamento alla musica e alla composizione letteraria e teatrale, infatti nella sua lunga carriera artistica ha prodotto e diretto diversi lavori, collaborando con importanti personaggi del mondo del teatro, della canzone e del cinema campano e non.
Locandina dello spettacolo "Per amore del mio popolo"
Tra le sue opere ricordiamo il bel lavoro scritto con il suo amico Luigi Sica, dal titolo "L'albero dei cento piani". Tratta da questo lavoro, la fiaba "Il mago nel pozzo" è stata pubblicata nel 2004 e successivamente rappresentata per due anni nel corso della rassegna annuale del Maggio dei Monumenti a Piscinola: "O_Maggio a Piscinola", negli stessi luoghi dove la fiaba era stata ambientata dagli scrittori.
La produzione letteraria registra due importanti lavori, nel 1989 "L'umana Bestia", ed. Delfino e, nel 1998, "Storia di Napoletana follia".
Bello il testo teatrale scritto nel 2007: "Klan-destini", del qual Salvatore Nappa ha curato anche la regia.
Salvatore ha scritto diversi pezzi musicali, tra i quali ricordiamo quello dedicato a Piscinola, dal titolo "Periferia", che esibì per la prima volta alla presentazione del libro "Piscinola, la terra del Salvatore", presso il "Caffè Letterario" del Centro Hurtato a Scampia, nel 2011. 

Negli ultimi anni la sua attenzione è stata dedicata ai problemi d'integrazione della comunità degli extracomunitari originari dell'Africa, che sono residenti in Italia e in particolare a Castelvolturno, realizzando diversi reportage. 
Locandine di "Neri di tutti i colori"

Nel 2005, Nappa ha messo in scena, presso gli spalti del Maschio Angioino, curando la regia, un reading di poesie, prose e musiche, dal titolo: "Neri di tutti i colori", del quale seguì anche un reportage televisivo della RAI al TG3.
Notevole eco di critica ha suscitato il film: "Non tutti i neri vengono per nuocere", scritto e diretto da Salvatore, girato tra Napoli e Castelvolturno, nel 2009, registrando significativi consensi di pubblico e di critica.
Nel 2010 scrive "La ballata delle anime perse" e "La mozzarella della legalità" con Don. Luigi Ciotti, dei quali firma anche al regia.
Altri lavori negli anni lo hanno visto impegnato insieme allo scrittore e attore Peppe Lanzetta.

La copertina dell'ultimo libro scritto da Salvatore Nappa: "Aldilà del mare"
L'ultimo libro scritto da Salvatore Nappa s'intitola: "Aldilà del mare" (libro di poesie in italiano e arabo + CD). Il libro è stato presentato al centro Hurtado di Scampia nello scorso mese di gennaio. Ha avuto seguito, poi, la partecipazione dello scrittore al 34° Festival Internazionale di Poeti a Tozeur, in Tunisia, ricevendo un premio e un attestato di riconoscimento dopo la presentazione del libro.
L'ultimo lavoro teatrale di Salvatore Nappa è il poema tragico dedicato al sacerdote don Giuseppe Diana, ucciso dalla camorra a Casal di Principe, dal titolo "Per amore dal mio popolo - il profumo della memoria", scritto insieme a Raffaele Sardo.


Salvatore Fioretto 
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Premio e attestato ricevuti al Festival di Tozeur (Tunisia)
Salvatore Nappa