venerdì 6 marzo 2015

Ciaurri, Ciaurrielli e Conocchie, le antiche testimonianze del passato...!


Il recupero e la salvaguarda delle strutture antiche presenti nel territorio costituiscono i principi fondamentali della cultura, che concorre altresì a promuovere la conoscenza e la fruizione pubblica, quali testimonianze di “storia vivente” di un popolo!
Stampa ottocentesca, con il mausoleo de "La Conocchia" (Napoli)
Pur tra distruzioni, modifiche e depauperazioni, intervenute nel corso dei secoli, l'area a nord di Napoli conserva ancora diverse e importanti testimonianze del mondo romano, che sono sopravvissute fino ai nostri giorni, anche se in molti casi in condizioni non proprio eccellenti. La loro significativa presenza è il risultato di una complessa stratificazione storica, subita dal territorio, che risulta essere stato “antropizzato” prima dagli Osci e, poi, più incisivamente, con l’avvento romano, quando furono realizzati insediamenti più o meno stabili e diffusi. Il processo di popolamento, quindi, ha favorito lo svolgersi delle attività umane e contestualmente l’edificazione di variegati manufatti architettonici: a uso pubblico e privato. Oltre ai reperti archeologici riconducibili alle ville rustiche romane (ad esempio a Scampia, a Marianella (Carduino), a Calvizzano, ecc.), oltre agli edifici pubblici più o meno articolati (cisterne, acquedotto augusteo, ecc.), oltre alle strade, molte ancora presenti e utilizzate (via Consolare Campana, via Antiniana, strada dello Scudillo, via Antica Chiaiano, ecc.), troviamo anche diversi monumenti funerari, che sono sopravvissuti fino ai nostri giorni, sparsi in quelle che furono le campagne ed i fondi rustici di un tempo. Complici della conservazione sono stati i contadini e i conduttori dei fondi, i quali, adattando queste strutture ai vari usi agricoli, come forni, depositi di derrate, cantine e altri utilizzi, ne hanno favorito la conservazione.
Sezione del "Ciaurro" di Marano (ricostruzione)
Singolari risultano essere quelle strutture architettoniche adibite alla custodia delle urne cinerarie di alcuni membri di famiglie notabili del posto o anche di soldati di alto grado; quest'ultimi morti in prossimità del sito di edificazione. Parliamo dei "mausolei cinerari", che potevano avere forme e collocazioni diverse, dipendenti principalmente dal periodo della loro costruzione e dal ceto delle famiglie committenti; ma le sepolture più evidenti sono quelle cosiddette ad “Edicola”, ossia quei mausolei con sviluppo prevalente in altezza, terminanti quasi sempre con una "cuspide". Forse in Campania troviamo la più alta concentrazione di questi tipi di sepolture, almeno per quanto è sopravvissuto fino ad oggi; infatti nella sola provincia di Napoli troviamo ben sette testimonianze di queste tipologie di mausolei: ben quattro nella sola area della periferia nord di Napoli: quali i mausolei dei Colli Aminei, di Mugnano, di Quarto e di Marano (e forse di Chiaiano). Ma se ci spostiamo verso le province di Caserta e di Avellino, troviamo altre strutture interessanti, della stessa tipologia. 
Con il trascorrere dei secoli alcuni di questi monumenti sono stati identificati dalla popolazione con dei toponimi molto singolari, come: "Conocchia, "Ciaurro", “Torricello”, “Fescina”, ecc... Si suppone che questi mausolei, edificati tra il I secolo a.C e il II secolo d.C., siano stati costruiti in adiacenza a delle ville rustiche romane oppure lungo lo sviluppo di importanti assi stradali extraurbani (come avvenuto, ad esempio, lungo la via Appia, a Roma e la via dei Sepolcri, a Pompei).


I termini “Ciaurro” e "Conocchia"

Mappa ottocentesca, con evidenziata la Conocchia allo Scudillo
Come evidenziato da G. Barbarulo, la denominazione Conocchia deriverebbe dal latino medievale Conuccla, che significherebbe letteralmente “rocca” (attrezzo per filare); probabilmente il termine, in uso fin dal Medioevo, è stato utilizzato per denotare la particolare forma geometrica del manufatto edile, a forma di “fuso”, e quindi per  indicare una certa tipologia di mausolei detti “a edicola” o “a cuspide”, la cui forma affusolata ricordava quella dello strumento tessile. Il termine di Ciaurro, invece, secondo alcuni storici, deriverebbe dall’arabo Tdjiaurr, che significa “Luogo degli infedeli”; anche questo termine potrebbe essere stato conferito dagli antichi abitanti del posto per indicare l’inconsueta pratica di conservare le ceneri dei defunti in queste strutture, dopo averli bruciati; usanza che era ritenuta, con disprezzo, non consona al rito cristiano della inumazione, a quel tempo largamente esteso.
Il Mausoleo “La Conocchia”

La rivista "Napoli Nobilissima" diretta da Roberto Pane
La Conocchia era situato presso i Colli Aminei, lungo l'antico percorso della salita dello Scudillo, ubicato in posizione sopraelevata rispetto alla sede stradale. L'imponente struttura, che era stata ridotta a stalla, venne barbaramente distrutta nel 1965, nel corso dei lavori di sbancamenti nella zona, finalizzati alla realizzazione di un progetto di lottizzazione, poi non portato a termine. Purtroppo il monumento non era stato sottoposto fino a quel momento al vincolo archeologico e quindi la sua demolizione non costituì un reato punibile.
Nel Medioevo il mausoleo napoletano diede il nome alla zona, che si disse "ad illa Conuccla", tale toponimo subì una degradazione nei secoli, per diventare “la Conocchia”. Durante l'epoca del Grand Tour, tra il XVII e il XIX secolo, il mausoleo della Conocchia comparve in numerose guide turistiche, fu riprodotto in diverse vedute panoramiche della città, e fu anche preso in riferimento per indicare il punto di osservazione di alcuni dipinti celebri, che ritraevano la classica veduta di Napoli con il Vesuvio sullo sfondo. Solo agli inizi del XX secolo il mausoleo della Conocchia fu al centro di seri studi archeologici. Negli anni '50 apparve in vari libri specializzati sull'architettura romana sepolcrale, in particolare nella guida “Mausolei romani in Campania”.
Una foto della "Conocchia" ai Colli Aminei (Napoli)
Ecco quanto denunciava, cinquanta anni fa, lo storico dell’architettura Roberto Pane, nella celebre rivista da lui fondata e diretta (nella terza serie) "Napoli Nobilissima" (ediz. marzo-aprile del 1965, fasc. V e VI):
"È accaduto a Napoli, nel mese di aprile, un fatto che anche il più immaginoso pessimista non sarebbe stato capace di prevedere, e cioè la demolizione pura e semplice e quindi la totale scomparsa di un monumento insigne: il mausoleo romano dello Scudillo, comunemente noto con il nome di Conocchia.
Assolvo il compito di darne circostanziata notizia in questa rubrica anche perché il fatto è stato reso pubblico esclusivamente da un comunicato di Italia Nostra, e, malgrado la sua eccezionale gravità, non ha suscitato sinora alcun commento ma solo un curioso equivoco. Infatti, essendo, con lo stesso nome, indicata una scuola dei Gesuiti in prossimità della zona in cui sorgeva il monumento, si è ritenuto che l'edificio demolito non fosse il mausoleo ma la scuola stessa, e si è quindi concluso che essa non era poi un edificio di tale importanza da motivare pubbliche denunzie e deplorazioni. […]
Le fotografie ed i rilievi del mausoleo, pubblicati nel volume Mausolei romani in Campania, dimostrano con ogni evidenza che si trattava di una struttura eccezionale e preziosa. Già la sola presenza di una complessa cornice di cotto e le cinque nicchie della rotonda cella, coperta a cupola, potevano lasciare indifferenti soltanto le bestie che vi erano ricoverate e non degli esseri umani, per quanto eccezionalmente sprovveduti."

Secondo alcune testimonianze, da verificare, dei ruderi del basamento della Conocchia sarebbero ancora conservati nel Parco del Poggio ai Colli Aminei. 

Il “Torricelli” a Mugnano

(Di questo mausoleo e della masseria omonima abbiamo già dedicato un post l’anno scorso)

Il mausoleo del "Torricelli" a Mugnano di Napoli
Attestata sin dal 1628, quale proprietà dei duchi di Melito, i nobili De Juliis-Caracciolo, la masseria del Torricelli contiene inglobata nelle sue strutture murarie il mausoleo romano risalente al I secolo d.C. La masseria è ubicata ai confini tra Mugnano e Chiaiano e si erge ai margini dell'antica strada consolare romana, di origini osche, oggi denominata col toponimo di "via Antica Chiaiano". L'arteria è stata nei tempi antichi una delle poche strade di collegamento esistenti nel territorio a nord di Napoli, capace di assicurare le comunicazioni tra la Neapolis greco-romana è le Ville o Vicus esistenti nell'ampio circondario settentrionale. Anche in questo caso non si conosce il nome della famiglia o delle persone di cui si sono conservati i resti, ma è lecito supporre che il mausoleo fu realizzato per accogliere le ceneri di qualche valoroso combattente o di un notabile della gens romana morto in quel luogo.
Il mausoleo del "Torricelli" a Mugnano di Napoli

La struttura è in opus reticolatum a forma di torre cilindrica, un tempo era sormontata da una volta a catino, poi purtroppo crollata nel corso dei secoli. A partire dal XVI secolo alla torre romana vennero ad aggiungersi diversi corpi di fabbrica, fino a formare una masseria fortificata, chiamata appunto Masseria Torricelli (o Torricello), chiaramente in riferimento al preesistente mausoleo romano. La struttura e gli ambienti interni al mausoleo sono stati modificati e utilizzati per molto tempo dagli abitanti per la panificazione e la cottura del pane, con la realizzazione di un grande forno a legna.

La “Fescina” di Quarto

Il mausoleo di Quarto, detto "la Fescina"
Un altro esempio poco noto di mausoleo “a cuspide” è situato nelle residue campagne di Quarto, in provincia di Napoli ed è indicato con il toponimo di “la Fescina”. Questo monumento, sito in via Brindisi, è oggi purtroppo poco valorizzato e quasi nascosto dalla vegetazione e dal degrado. Il nome potrebbe derivare dalla sua particolare forma geometrica, molto simile a quei contenitori pensili (detti anche panari), utilizzati dai contadini per la raccolta delle ciliege e dell'uva, chiamati in dialetto "'a Fèscena". Il mausoleo de la Fescina è realizzato in opus reticulatum e si compone di due livelli, terminante con una caratteristica copertura “a cuspide” a forma conica. Ai suoi lati contiene due ingressi ad arco. L'accesso al livello superiore probabilmente in origine avveniva attraverso una scala interna, oggi scomparsa. All'interno dei due vani sono presenti nicchie scavate nelle pareti e tracce d’intonaco. Nell’area circostante al mausoleo sono state rinvenute negli anni trascorsi diverse tombe ipogee ed anfore funebri.






Il “Ciaurro” di Marano

Il mausoleo detto del "Ciaurro", a Marano di Napoli
Di notevole importanza storico-architettonico, per la struttura e lo stato conservativo, è certamente il mausoleo maranese del Ciaurro. La storia di questo monumento è stata alquanto travagliata, poiché la struttura fu riportata alla luce diverse volte e altrettante volte fu sepolta; fu segnalata dallo storico Chianese, nel 1924, ma i primi lavori di scavo sistematici iniziarono solo agli inizi degli anni ’30 del secolo scorso. I lavori di scavo, però, non diedero ulteriori sorprese, pur confermando che il sito era già stato depredato delle sue numerose lapidi un tempo presenti. Il Ciaurro fu definito dallo storico Roberto Pane, “…il più importante mausoleo campano…”, mentre finanche Benedetto Croce lo volle visitare, quando si diffuse notizia del suo rinvenimento.
Il mausoleo, che si erge lungo l’antica via San Rocco, in contrada Vallesana (oggi parco comunale con accesso da via G. Pepe, traversa del corso Europa), si compone di un poderoso basamento a pianta quadrata e di una cupola sostenuta da un tamburo cilindrico. Gli interni sono divisi in due livelli. Nel livello inferiore si trova una camera sepolcrale, a pianta rettangolare, che termina con una volta “a botte”, mentre il livello superiore, delimitato dal tamburo circolare e dalla cupola, presenta alle pareti diverse piccole nicchie, un tempo adibite al contenimento di urne cinerarie. Tre finestre illuminano la camera sepolcrale, mentre due rampe di scala, comunicanti con l’accesso al piano campagna, collegano internamente i vari livelli della struttura. C’è da dire, però, che le due scalette sono dei rifacimenti posteriori, eseguiti negli anni ’30, per ottemperare ai precedenti crolli.
Il mausoleo detto del "Ciaurro", a Marano di Napoli
La particolarità e la bellezza di questo monumento sta nel rivestimento esterno, che con la importante composizione geometrica, ottenuta dall’alternanza di mattoni rossi e di conformazioni in opus reticolatum, di tufo giallo e grigio, conferisce un effetto cromatico/estetico, non comune, a tutto il monumento. Il tamburo e la cupola sono suddivisi in due parti da un anello in opus latericium, color rosso e una serie di tufelli rettangolari di colore giallo; essa poi presenta il paramento esterno in opera reticolata bicromatica, anche qui per l’uso alternato di blocchetti di tufo di color giallo e grigio. La cupola, che risulta parzialmente conservata, perché gran parte crollata nei secoli scorsi, è in opus caementicium e, nella cui base, presenta annegati nel calcestruzzo elementi lapidei più pesanti (mattoni e frammenti tufacei); si suppone che dei materiali più leggeri, quali blocchetti di tufo e scaglie di lava alveolare sia stata la sua struttura della parte terminale superiore. 

I “Ciaurrielli” di Marano

Il "Ciaurriello" presso Marano di Napoli
Con questi termini gli abitanti di Marano identificano alcuni resti archeologici, in opus reticolatum, presenti in località Vallesana, i quali, però, non hanno niente a che vedere con i sepolcreti romani, ma forse sono riconducibili ai resti di ville rustiche o di strutture adibite in epoca antica a depositi di derrate agricole.


L’ipotesi di un Ciaurro al Tirone

Il mausoleo detto del "Ciaurro", a Marano di Napoli
Una leggenda, ancora in auge, asserisce che il Ciaurro di Marano sia appartenuto a Marco Tullio Tirone, liberto e poi discepolo, tanto caro allo scrittore, filosofo e statista Marco Tullio Cicerone e qui siano state consevate le sue ceneri. Tirone avrebbe trascorso gli ultimi anni della sua vita in una villa di Pozzuoli, nella quale si sarebbe ritirato, dopo che i componenti del Triumviato fecero uccidere il suo maestro, autore delle famose Filippiche. A sostegno di questa leggenda, qualcuno indica che non molto lontano dal luogo del Ciaurro, c’è ancora oggi il borgo di Chiaiano che porta il suo nome, forse in ricordo di un’altra antica villa lì posseduta da Tirone. Il Borgo infatti è denominato “o Tirone”. Tutt’altra ipotesi, invece, meno fantasiosa, ancora da dimostrare, asserisce che il toponimo Tirone deriverebbe dalla presenza in questa zona di un altro Ciaurro romano, che per la sua forma veniva detto “o torrione”, da qui la denominazione di “o Tirone”. Pura divagazione?! Potrà essere un argomento di ricerca per i futuri archeologi…!

Gli altri mausolei del circondario napoletano e campano
Il mausoleo di Casapulla (Caserta), detto la Conocchia
Anche quella che viene indicata come la “tomba di Virgilio”, posta sopra un basso costone tufaceo, all’ingresso della Crypta Neapolitana, rappresenta in effetti un mausoleo romano adibito ad accogliere delle urne cinerarie; qui, da tempo immemorabile, la tradizione o meglio la leggenda, vuole attribuire questo monumento al contenimento delle ceneri dell’autore dell’Eneide, Publio Virgilio Marone. Realizzata interamente in scaglie di tufo, la struttura ha la classica conformazione dei monumenti ad “edicola”, ossia un tamburo cubico e la parte soprastante tronco-conica. Altra testimonianza di monumento "ad edicola" è presente vicino a Santa Maria Capua Vetere, nei pressi di Casapulla; questo monumento è anch'esso chiamato "la Conocchia, anche se, purtroppo, è stato pesantemente rimaneggiato nel corso di antichi restauri. Ad Abella (Avella), in provincia di Avellino, è presente un altro mausoleo che appare in buono stato conservativo; a San Prisco (Caserta) si trova un mausoleo denominato “Le Carceri”, il quale non presenta la caratteristica cuspide, ma si compone soltanto di un grande tamburo cilindrico, sormontato da un piccolo catino.
Il mausoleo all'ingresso della Crypta Neapolitana, dedicato a Virgilio
Termina qui quest’altra bella testimonianza storica sull’Area Nord di Napoli, scritta su questa nobile terra ricca di tradizioni, di storia e di stratificazioni antropiche che, tutte insieme, costituiscono un bene culturale unico, appartenente a un popolo che deve sentirsi per questo fiero e orgoglioso. Tuttavia, oltre all’opera di ricerca, di divulgazione, di rievocazione storica, questa breve trattazione ha come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, affinché si possano mettere in atto le necessarie e non più procrastinabili opere di recupero, di conservazione e di divulgazione di queste testimonianze, perché esse rappresentano un patrimonio storico-culturale unico ed irripetibile che appartiene alla collettività e alle future generazioni, così come enunciato in premessa. 
Salvatore Fioretto

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Si ringraziano Marco Barone, Biagio Palumbo e Pasquale Ferraro per la loro collaborazione.


Due Dipinti, con veduta panoramica di Napoli, ripresi da "La Conocchia"









            
ll mausoleo detto "la Conocchia", situato a Casapulla (CE)






































Il monumento cinerario a San Prisco (Caserta), conosciuto come "le Carceri"
Il mausoleo di Avella


Il mausoleo della "Tomba di Virgilio", nei pressi della Crypta Neapolitana (Napoli)

N.B.: Le foto riportate in questo post sono state liberamente ricavate da alcuni siti web, ove erano pubblicate. Esse sono state inserite in questa pagina di storia della città, unicamente per la libera divulgazione della cultura, senza alcun secondo fine o scopo di lucro.