venerdì 21 ottobre 2022

I "Calori", una terra di antiche origini, divenuta "Calori di Sopra" e "Calori di Sotto"...

Sempre analizzando gli aspetti storici del territorio che si trova a Nord di Napoli, troviamo un'altra antica realtà che ancora oggi prende il toponimo di "Calori", risultante compresa nel vasto territorio del quartiere di Chiaiano. Per comprendere la genesi etimologica del toponimo e i caratteri antropici dell'antico territorio in parola, ricorriamo, come già fatto in passato per altre realtà vicine, al contenuto del compendio storico intitolato: "Santa Croce ai Camaldoli - Napoli, Ieri, Oggi, Domani", a cura di P. Camillo Degetto. Ecco quanto si legge sui "Calori", alle pagg. 36 e 37:

"Nel 1271 tra i "Revocati" riportati nei registri della cancelleria angioina, si leggono i nomi di Pietro, Ligorio, Angelo, Giovanni, Marino, Cesare e Simone Colauri, residenti nel casale di Polvica. E' de desumere, pertanto, che il nome della contrada dei Calori è un nome prediale, derivante da quello dei proprietari terrieri della Contrada: i Colauri, e che nel 1271 i Calori facevano parte del Casale di Polvica quando, nel 1631, il casale di Polvica fu concesso in feudo dal Viceré Conte di Monterrey, quale procuratore del Re di Spagna, a Giovan Battista Salernitano, la contrada Calori fu compresa nel territorio giurisdizionale del Feudo. Ancora oggi nel gergo dialettale, la contrada viene chiamata "Caluri", che sarebbe il nome giusto.
Quella dei Colauri o Caluri era un'antica famiglia di Napoli trasferitasi a Polvica per sottrarsi ai tributi e tasse della città. Ecco perché si trova segnata nell'elenco Angioino dei "Revocati".
La famiglia visse  a Polvica e a Santa Croce fino a tutto il 1800, assieme alla famiglia dei De Liguori ed altre.
Nella famiglia dei Colauri vi fu, per tradizione, sempre un giudice dei contratti. All'epoca, infatti, il notaio si limitava a scrivere il contratto, mentre era il giudice dei contratti, destinato dalla Regia Corte in quella determinata zona o territorio, a presidiare e vigilare perché il contratto fosse conforme alla legge.
Il 21 settembre 1709 Giovanni Calore era Sindaco di Polvica e fu presidente, con il Governatore, gli eletti e numerosi cittadini (tra cui Calore Paolo e Calore Sebastiano) all'immissione di Don Geronimo de Aloisio in possesso del feudo vendutogli dal barone don Nicola Salinas.
Il Chiarito, autorevole studioso dei casali di Napoli, per le notizie sul casale di Polvica si riporta proprio alla raccolta degli atti del Colauri, che rogava anche nel territorio di Marianella.
Altra conferma della professione del Colauri ci viene da Nunziante Pagano, poeta dilettante con il nome di "Abuzio Arsura" nell'accademia del  Portico della Stadera, che nel 1700 si ritirò in solitudine arcadica nella casa di campagna dei Calori: nel poemetto "Mortella d'Orzolona", cioè "di Orsolone", si riferisce proprio al giudice "Caluri" chiamato assieme al notaio nella casa dell'Orsolone per il contratto di costituzione di dote per il matrimonio di detta Mortella.
Nel 1600 i Colauri si trovavano tra gli eletti del casale di Polvica e lo furono anche nel 1700. Furono, del resto, sempre tra i seniori del casale.
Circa la popolazione dei Calori, troviamo che nello "stato delle anime"  redatto dal parroco di Santa Croce del 1714, gli abitanti di età superiore agli otto, cioè idonei alla Comunione, erano 86, compresi in 24 nuclei familiari, tra cui quello di Antonio Cappuccio, Antonio Sollo, Pietro Sollo, Beatrice Varriale vedova Totaro, Franscesco Totaro, Giuseppe Ruoppolo, Domenico di Ruggiero, Giuseppe Mastropietro, Anna Sollo vedova Totaro, Agostino di Biase, Luca di Domenico, Gerrano Priore e Tommaso Calore.
Nella vendita del feudo di Polvica, fatta nel 1780 da donna Costanza Santomango, Duchessa di Minervino, e dal marito don Giuseppe Venturi, al marchese Giuseppe Mauri, troviamo che i "fuochi" (unità di valutazione per gruppi di 5 persone) di tutto il feudo erano 203, per complessivi 1015 abitanti. Di essi 765 erano in Polvica e Arco di Polvica (fuochi 153x5) e 250 ai Calori (fuochi 50x5). La giurisdizione feudale sugli abitanti dei Calori costò all'acquirente 74 ducati a testa, per un totale di 18.500 ducati (Il calcolo ci porta però a 91 duc. a fuoco, forse furono considerati anche l'incidenza di cespiti immobiliari - ndr).
Nel 1700, ai Calori vi era la Cappella di S. Maria di Costantinopoli, nel palazzo Ametrano che si apparteneva alla parrocchia di Polvica, a differenza di  quella con lo stesso nome che troveremo, poi, a Cappella dei Cangiani, succursale di S. Croce. Nel 1714 anche tale Cappella passerà con S. Croce.
Nel 1876, ai Calori di Basso vi era, e vi è ancora, la Cappella del SS. Rosario, appartenente al presidente Angelillo, Cappella che divenne di proprietà, poi, dei Sigg. Arcopinto e Giordano.
Nei giorni festivi vi celebrava la Messa, munito di "Pastor bonus" (cioè autorizzazione a celebrare  fuori diocesi) don Aniello Morlando, che era di Giugliano, diocesi di Aversa.
Dopo la costruzione del Cimitero in Chiaiano, avvenuta intorno all'anno 1820, fu aperta l'attuale strada che porta ai Calori e a S. Croce."
Con l'avvento dei francesi e del decennio francese, (1806 - 1815, prima con Giuseppe Bonaparte e poi con Gioacchino Murat), i Calori furono inclusi nel Comune di Chiaiano. E' da accertare la fonte che considera, tra il 1848 e il 1863, l'appartenenza dei "Comuni Uniti" al territorio amministrato dal Comune di Marano, come risulterebbe in un documento conservato nell'Archivio Storico, Fondo Marzolla - Carta dei Contorni di Napoli, 1848.
Dopo l'Unità d'Italia, a partire dall'anno 1863, Chiaiano, Polvica, S. Croce e tutti gli altri Sobborghi e Rioni di Chiaiano e Polvica, furono accorpati sotto un'unica amministrazione comunale, che prese il nome di "Comune di Chiaiano e Uniti". Il Comune di Chiaiano e Uniti rimase attivo fino all'anno 1926, quando fu inglobato, seppur inizialmente in maniera eterogenea, nella vasta area del Comune di Napoli, come "Villaggio" e poi come "Frazione". Altra particolarità del toponimo è quello dell'uso di distinguere le due zone del sobborgo, poste ad altitudine differenti, differenziandole a loro volta in: "Calori di Sopra" e "Calori di Sotto".

Troviamo l'articolo trascritto molto interessante, sia per la genesi etimologica del toponimo "Calori", ma soprattutto perché consente di conoscere la regola utilizzata nell'anno 1780 per calcolare il valore di un feudo posto in vendita  e, quindi nel nostro caso, il valore complessivamente pattuito per la vendita del Casale di Polvica.

Salvatore Fioretto

Alcune foto sono state tratte dal blog di "Sasàilprofessore" e dall'archivio di Ferdinando Kaiser, che ringraziamo.