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Lo scrittore e giornalista Giuseppe Marotta |

Io quella penna l'ho vista...!!
O almeno credo di averla vista. Allora pensai che fosse una sorta di arma impropria, come una canna di pistola sormontata da una specie di mirino, che fuoriusciva dal taschino di una giacca.
Ricordatevi questo particolare...!
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Lo scrittore Giuseppe Marotta |
Il fondo di don Mimì Del Forno era coltivato da mio zio, che chiamavo zio Peppe, e spesso da piccoli frequentavamo.
Don Mimì Del Forno, che tutti
chiamavamo "'O signore", era solito accompagnarsi nella tenuta di
Piscinola con alcuni amici ed amiche, tutte bellissime, che sfoggiavano
eleganti vestiti e cappellini fatti con stoffe ricercate che abbagliavano
letteralmente le mie cugine. Io e Carminiello eravamo più abbagliati dalle
signorine. Gli uomini avevano sempre nomignoli vezzeggiativi, un po’ come il “Barone
degli Ulivi” di Totò, in "Signori si nasce", che si faceva chiamare
Zazzà.
Un vezzo dell'epoca per i nobili:
venivano sempre in calesse. Oltre a Don Mimì, mi ricordo un don Ciccio e un don
Alfò. E c'era anche un Don Peppino... Era quello che mi incuriosiva di più,
perché portava sempre con sè uno strano oggetto, come una canna di pistola col
mirino che fuoriusciva dal taschino della sua giacca. Ve la ricordate quella
strana penna che Marotta usava nel buio delle sale cinematografiche…!?
Doveva, o poteva essere, lo
stesso oggetto.
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Giuseppe Marotta con il cantante Aurelio Fierro |
Giuseppe Marotta, benché nato a
Capodimonte, aveva vissuto la sua infanzia in Via Materdei, dove tornava spesso
a trovare i sui amici di una volta, tra cui alcuni erano nobili. Coincidenza
vuole che il palazzo della famiglia Del Forno, ubicato tuttora tra piazzetta
Materdei e Via S. Gennaro a Materdei, era vicinissimo alla povera abitazione di
Marotta. Potrebbe trattarsi di un'amicizia d'infanzia, di quelle che durano nel
tempo. Vorrà dire qualcosa? Per me si.
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Portale di ingresso al tenimento della famiglia Del Forno a Piscinola |
E la sorgente? Non era una licenza poetica: c'era anche quella! I piscinolesi erano ingegnosi. Le strette stradine del paese, lastricate di basoli lavici, erano tutte in pendenza: 'Ncopp 'o monte, era via Madonna delle Grazie, 'O Cap 'e coppa, via Vittorio Emanuele, Abbascio Miano era Via Napoli, i vicoli primo e secondo Plebiscito erano le due "Venelle" di 'O Cap 'a Chianca, Via G. A. Campano era 'Ncopp 'a Vianova 'e Chiaiano. Areta Vigna oggi è storpiata in Via Dietro la Vigna, che anche i documenti ufficiali confondono ancora con una inesistente Via Pier delle Vigne. Le acque piovane raccolte lungo queste strade, tutte in pendenza, confluivano Abbascio all'Acquarone, e da qui immesse in una grandissima vasca detta piscina, da cui Piscinola, ubicata al centro del paese.
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Palazzo della famiglia Del Forno, a Materdei |
Con Carmeniello trovai anche una tartaruga ('a cestunia), che riuscimmo a salvare, dal divenire un ottimo secondo piatto...
Queste erano, o avrebbero potuto essere, le sorgenti descritte nel testo della canzone.
Troppe cose combaciano, ma non ci sono prove storiche.
Voi che ne dite?
La pensate come l'esimio Prof. Vittorio Paliotti, che sostiene che la canzone fu ispirata a Marotta dal prato del S. Paolo? Io, certo, con qualche forzatura, un po’ di fantasia, ma tanto amore verso questo quartiere, sono portato a pensare che i versi di "Mare Verde" siano la perfetta descrizione di quello che furono questi luoghi.
Fosse anche solo per poterne continuare ad intonare il finale: "...e ce perdimmo pe' stu mare verde...".
Pasquale di Fenzo
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