sabato 21 giugno 2025

La processione del “Corpus Domini” una bella tradizione molto sentita anche del nostro quartiere...

Via Vittorio Emanuele, cappella del SS. Sacramento

La festa del Corpus Domini che già veniva celebrata in Belgio fu istituita solennemente e estesa alla Chiesa Universale da papa Urbano IV, l'anno dopo che venne riconosciuto ufficialmente il miracolo eucaristico che si verificò a Bolsena, nella chiesa di Santa Cristina, nell'anno 1263.  Si racconta che un sacerdote Boemo, chiamato Pietro da Praga, nel mentre si recava a Roma in pellegrinaggio, si fermò in quella chiesa per celebrare la Messa. Dopo l'avvenuta consacrazione, al momento di spezzare l'ostia, fu constatato l'emissione di sangue dalla particola, che fu così copioso, tanto da macchiare il Corporale, ovvero il fazzoletto bianco che si usa mettere ancora oggi sull'altare ad ogni messa. Il "Corporale" fu poi portato nel duomo di Orvieto, dove è conservato nella cappella chiamata appunto "del Corporale", mentre le reliquie del vino e dell'ostia consacrati, sono conservati a Lanciano. 
La festa che un tempo si celebrava solennemente il giovedì dopo la domenica dedicata alla SS. Trinità, culminava con la processione del SS. Sacramento, molto sentita anche a Piscinola, alla cui processione partecipava tantissima gente. Una testimonianza di questa particolare devozione era la bellissima cappella stradale che un tempo si poteva ammirare sulla facciata del fabbricato che si trovava proprio all'inizio del vico I Risorgimento. L'affresco contenuto raffigurava un bel Cristo risorto ai cui piedi erano inginocchiati due incappucciati della congregazione del SS. Sacramento (chiamati "Paputi") mentre alcuni angeli mostravano un calice e l'ostia.

Ecco il ricordo della processione tratto dal libro "Piscinola la terra del Salvatore". 

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"Merita una menzione particolare l’annuale processione del “Corpus Domini”, organizzata dalla Congrega del SS. Sacramento. Durante la processione partecipava il Parroco che portava, sotto ad un pallio, l’ostensorio d’argento, contenente un’ostia consacrata (il “Santissimo”). Partecipavano alla processione la banda musicale di Piscinola, tutte le Associazioni Cattoliche, i bambini della prima comunione, i ragazzi dell’oratorio e tutta la comunità ecclesiale. La processione seguiva lo stesso percorso dei festeggiamenti in onore del SS. Salvatore, con la particolarità che essa durava non meno di cinque ore, perché percorreva anche tutte le stradine ed i viottoli del paese. C’era poi l’usanza, tramandata dagli antichi devoti, che in ogni cortile e in ogni masseria venisse realizzato una sorta di altarino, detto “Altare di accoglienza al SS. Sacramento”. Questi altari erano addobbati con fiori e candele ed erano eretti in segno di omaggio alla processione, ma anche per invocare delle grazie particolari. 
Si faceva a gara tra gli abitanti delle varie strade per realizzare gli altari più sontuosi e belli. Spesso si eseguivano delle vere e proprie “macchine da festa”. Quando la processione giungeva in prossimità di questi simulacri, il sacerdote abbandonava momentaneamente il pallio e si recava nel cortile per benedire l’altare eretto. Il presule recitava poi in quel luogo una breve preghiera e impartiva la benedizione ai presenti. Per riparare il sacerdote in quel breve tragitto, si utilizzava un ombrello circolare, realizzato con tessuto di seta finissima (di colore giallo e bianco) e orlato con ricami e finiture in oro.
Anche durante questa processione le donne esponevano dai balconi le più belle coperte ricamate. Ogni donna di Piscinola sceglieva dal corredo di sposa la coperta che conservata gelosamente per la circostanza, a volte anche con una certa vanità, che oltrepassava i valori religiosi. 
Poi venivano lanciati dalle finestre e dai balconi petali di fiori e foglie profumate di stagione. Gli abitanti dei piani bassi, invece, si avvicinavano al sacerdote e lanciavano con riverenza e adorazione i petali dei fiori verso l’ostensorio. Durante lo svolgimento della processione si facevano esplodere anche mortaletti e fuochi pirotecnici. Quando la processione arrivava in piazza, il “comitato dei festeggiamenti” issava la “bandiera”, tra gli applausi dei partecipanti. La “bandiera” era un grosso quadro con l’immagine del SS. Salvatore. Simboleggiava l’impegno assunto dal “comitato” di preparare i festeggiamenti nel corso di quell’anno. Il quadro, circondato da lampadine, rimaneva esposto fino al giorno di inizio della festa."

Salvatore Fioretto 

Cortile di via Vittorio Emanuele, foto prima della distruzione avvenuta a metà anni '80