sabato 27 aprile 2024

La vera Patria di San Gennaro... Analisi storica di una controversia secolare...!

 Largo Carminello ai Mannesi, murales di Jorit

Approssimandoci a festeggiare la ricorrenza delle Traslazioni delle Reliquie del nostro santo Patrono, Gennaro, che quest'anno capita il 4 maggio p.v., pubblichiamo, come è tradizione di questa pagina culturale, un articolo dedicato alla sua storia. In questo scritto intendiamo riscoprire la figura del Santo in rapporto alla sua città natale. Più volte in questi anni abbiamo assistito a dichiarazioni che attribuscono alla città di Benevento la Sua nascita, come pure altre testimonianze scritte che smentiscono questa ipotesi, affidandogli la cittadinanza napoletana. Ma andiamo per gradi, dando spazio alle ipotesi dell'una e dell'altra parte.


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Giuseppe De Ribera, detto lo Spagnoletto, "S. Gennaro esce illeso dalla fornace", Cappella del Tesoro di S. G.

 

Diamo la parola alla difesa napoletana:

Per la difesa napoletana, ecco quanto scrivevano G. B. Alfano e A. Amitrano nella loro monumentale opera: "Il miracolo di San Gennaro in Napoli", II ediz., Arti grafiche V. Scarpati, anno 1950 (pagg. 9-11):
"S. Gennaro nacque in Napoli, nella seconda metà del terzo secolo, da nobile famiglia. Ritennero che S. Gennaro fosse invece beneventano: Fra Bernardino Siculo, Mario de Vipera, Ottavio Bilotta, Carlo Crisconio, Giovanni de Nicastro, Giovanni de Vita, Pompeo Sarnelli.
Sostennero che S. Gennaro fosse napoletano: Camillo Tutini, Girolamo di S. Anna, Niccolò Falcone, Ludovico Sabbatini, Antonio Caracciolo ed in genere la maggior parte degli scrittori.

Prima immagine di S. Gennaro nelle Catacombe di Napoli, VI sec.

Gli argomenti dei Beneventani sono: la nomina di S. Gennaro a Vescovo di Benevento, e un epigrafe dimostrata poi dal Caracciolo A. falsamente interpretata in "Epitaffio beneventano dei SS. Gianuario". Napoli 1637, e da altri. Nondimeno, sempre escludendo che S. Gennaro sia stato beneventano, non è stato assodato da valide ragioni che Napoli sia stata a sua patria. I particolari biografici di tutti questi autori si riscontrino alla fine del volume.
Vi ha tradizione che nei pressi della Chiesa di S. Gennaro ad diaconiam, ora detta dell'olmo, vi fosse stata la casa della famiglia Gianuaria, ove sarebbe nato il Santo. In quello stesso luogo, nel secolo VII, fu eretta la basilica su ricordata, in nome del Martire, dal vescovo S. Agnello, come riferisce Giovanni Diacono.
Non sarà fuori di luogo riferire che nella diocesi di Nicotera (Catanzaro) esiste una tradizione che S. Gennaro abbia avuti i suoi natali a Calafatoni, località situata tra Caroniti e Ioppolo. Il paesello ora è distrutto, ma nei primi secoli dell'Era volgare esisteva sul monte Poro, presso Nicotera. I contadini mostrano ancora colà degli avanzi di muraglia ritenuti come residui della casa ove nacque S. Gennaro; e vi portano anche dei fiori; si tratta invece di ruderi dell'antica chiesa di Calafatoni.

Catacombe di S. G., Arcosolio con San Gennaro e San Pietro
Su quella rupe sarebbe apparso S. Gennaro per fugare i Saraceni, venuti lassù per depredare il paese ed uccidere gli abitanti. San Gennaro è ora protettore di Caroniti. In parecchie bolle vescovili ed atti di magistrati di Nicotera del secolo XVI trovasi inserita la formula "Per la grazia di Dio e per intercessione di S. Gennaro, vescovo e martire, nostro concittadino".
Questa tradizione, già sostenuta ai tempi di Falcone da monaco cappuccino calabrese: Fra Giovanni da Castelvetere, è combattuta dello stesso Falcone bella prefazione della sua "Istoria di S. Gennaro", fu ripresa dal Canonico F. V. Sorace di Nicotera (1769-1831), del quale il Sig. Diego Corso, anche di quella città, raccoglitore di patrie memorie, possedeva due manoscritti inediti dal titolo: "Memorie storiche originali intorno al vescovado di Nicotera ed a S. Gennaro Patrono della città" - "Confutazioni al libro del Sacerdote Nicolò Falcone sulla vita di S. Gennaro".
Forse la tradizione nella sua citata opera, che una famiglia di Gennaro da vari secoli aveva beni in quella località, e che aveva eretta una chiesa a Calafatoni. Ma lo stesso Falcone ripudiava questa opinione."
(La descrizione della pretesa di cittadinanza avanzata dalla città di Calafatoni, che si aggiunge alla contesa, viene introdotta dagli autori soprattutto per sminuire l'attribuzione reclamata dai beneventani,
n.d.r.).

Diamo ora la parola alla difesa beneventana:

Primitiva sepoltura del Santo nelle catacombe di Capodimonte

Per scoprire le ragione mostrate dai beneventani sulle origini del loro presunto concittadino prendiamo in prestito il libro di Serafina Pascarelli del Basso, dal titolo "San Gennaro a Benevento. Un enigma storico-religioso ed. C.EDIM.M., anno 1988.

"E' Beneventano o Napoli la patria, il luogo che ha dato i natali a S. Gennaro? Secondo il fantastico racconto di Carminio Falcone, si è visto, sarebbe Napoli, ma ci sono validi motivi, e più numerosi, che cercheremo di esaminare insieme, che possono farlo ritenere cittadino di Benevento. A parte il fatto che ne fu sicuramente Vescovo.
Vi sono elementi pro e contro le due versioni. Vediamoli.

A favore della cittadinanza Napoletana

a) Gli elementi che si rilevano dal racconto di Niccolò Carminio Falcone: "L'intera storia della famiglia Ianuaria".

Processione di San Gennaro a S. Chiara, stampa '800

b) Il fatto che il corpo del beato martire, subito dopo la decapitazione fu nottetempo trafugato dalla Solfatara di Pozzuoli, dai cristiani di Napoli (e non di Benevento), che lo nascosero in località Marciano, mentre i Cristiani di Benevento provvidero ad appropriarsi soltanto dei corpi (dei loro concittadini, n.d.r.) di S. Festo e di S. Desiderio (rispettivamente il diacono e il lettore di S. Gennaro) e non di quello di S. Gennaro stesso.
c) L'esistenza di una tomba della famiglia Ianuaria nelle Catacombe di Capodimonte, prima ancora che vi fossero traslate le ossa di S. Gennaro.

d) L'epistola di Uranio, in cui, come si vedrà in seguito, S. Gennaro viene definito "Vescovo della chiesa di Napoli".

e) Il culto di S. Gennaro da parte dei Napoletani, fin da tempi antichissimi (come meglio si esaminerà in seguito) sempre profondamente sentito, fino ai nostri giorni.

A favore della Cittadinanza Beneventana

a) La tradizione, che ci fa considerare "L'Arco di S. Gennaro" a pochi passi dalla Cattedrale, un rudere della abitazione di S. Gennaro.
In effetti vi spira un'aurea di suggestiva sacralità intrisa di storia, sostenuta dalle antiche colonne di epoca romana, due a destra e una a sinistra, inframmezzate a varie strutture anch'esse di epoca romana, altre Longobarde e di epoche successive, di fronte ai ruderi che vengono ritenuti come resti della chiesetta dei martiri Beneventani Festo e Desiderio.

b) Il contenuto della "Lettera di Simmaco" Senatore Romano scritta al padre nel 369 d.C., riportato nel testo di Giovanni de Vita "Thesaurus Antiquitatum Beneventarum". Simmaco era avverso al Cristianesimo (fu alleato di Giuliano l'Apostata dal 361 al 363. Prefetto di Roma nel 384). Ne riportiamo alcuni brani significativi: "mi recai a Benevento, attraverso il ponte Leprosus, sul Sabato, era grande la città. Fui accolto con favore e con festa da parte di tutti". Il Senatore si vide circondato da "Patrizi amanti delle lettere" "Ammirabili costumi"... "La maggior parte venera Dio". Ecco "questa estressione (fa notare dettagliatamente il Grassi), esclude la venerazione di una Dea (cioè la Dea Iside, il cui culto fu importato a Benevento dall'Imperatore Domiziano, che ritenendosi salvato dalla dea stessa, ne costruì il tempio a Benevento). Non solo, ma affermando la venerazione di un solo Dio, poichè era stato distrutto il tempio di Iside dal terremoto del 369, quel Dio non può essere quello dei Cristiani".

Catacombe di San Gennaro a Capodimonte, scorcio degli ambienti

La prima cattedrale cristiana, infatti, sorse ai tempi del vescovo Teofilo (313) proprio sui ruderi dello splendido palazzo costruito per la "Grande Iside, Signora di Benevento". Teofilo, presente fra i 19 Vescovi al Concilio in Laterano (v. Tomus primum Conciliorum) (Filippo Labbe), aveva ottenuto dall'Imperatore Costantino la concessione per costruire nell'area dell'antico e diruto tempio pagano, la prima Chiesa della Cristianità Beneventana: La "Chiesa di S. Maria de Jerusalem" S. Maria di Gerusalemme. Dalle "Memorie Istoriche" di Stefano Borgia: "Basilica quae Ierusalem nominabatur in qua etiam sedes Antiquorum Episcoporum fuit".

c) Elementi tratti dalle "Passioni"
Nel sec. III e successivi furono scritte le "Passioni" narrazioni che venivano lette durante le liturgie alla vigilia dei Santi Martiri. La "Passione di S. Gennaro" fu scritta, in latino, alla fine del IV sec. Essa, come dice Ferdinando Grassi "contiene dati storici, dati discutibili, dati inaccessibili. Ciò che narra della mamma di S. Gennaro potrebbe avere fondamento storico". Si legge in "Rendiconti Accademia Archeologica (pag. 257) "La madre di S. Gennaro, dunque, che abitava a Benevento, fece un sogno in cui vide il figlio Gennaro, librato in alto, volare al cielo.

Interno delle Catacombe di S. Gennaro a Capodimonte

Svegliatasi, mentre chiedeva il significato di tal sogno, le fu comunicato, che suo figlio, il Vescovo Gennaro, per aver amato Dio, veniva tenuto in catene , e mentre pregava, morì rendendo l'anima a Dio". Fu, il sogno una premonizione? Mistero della vita psichica? Certo, morì prima della decapitazione del figlio. Episodio comunque credibile, che conferma essere S. Gennaro Vescovo di Benevento e cittadino abitante con la madre nella stessa città, forse nell'antico palazzo signorile, di cui vediamo i resti nell'Arco di S. Gennaro".
d) Il trafugamento notturno delle reliquie di S. Gennaro da parte del principe Longobardo di Benevento, Sicone, che nel 831 riportò dalle catacombe di Napoli alla sua terra, le ossa del martire, ritenuto di Benevento. E i fedeli della città "patrem suum laetantes recipere meruerunt" (
trad.: meritavano di ricevere il padre gioioso).

e) L'affermazione dello studioso Ennio Moscarella: "E' un fatto che nel "corpus iscriptionum latinorum" non si trovano riportate testimonianze del cognonem Ianuarius, a Napoli, mentre, invece, il detto cognome risulta diffuso a Benevento".

Primitiva sepoltura del Santo nelle catacombe di Capodimonte

f) Il fatto che S. Gennaro fu Vescovo della comunità cristiana di Benevento fin dal 302, quando il Papa Marcellino lo destinò ad occupare il posto del vecchio Vescovo S. Teodato: fu inviato a Benevento, perché ritenuto di origine beneventana, o perché fu "richiesto" dalla comunità cristiana, che, (com'era l'abitudine fra i primi cristiani), eleggeva fra i propri fedeli, il suo Vescovo?
g) La circostanza incontrovertibile che sulla "olla" in cui sono contenute le ossa di S. Gennaro, conservate nel Succorpo del Duomo di Napoli, vi sia indelebilmente inciso: "CORPUS S. JANUARIJ  BEN. EP." "da antiquo tempore".

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Forse non basteranno fiumi d'inchiostro, che ancora nel futuro saranno versati e si sprecheranno, per dimostrare la prima o la seconda ipotesi di questo secolare dibattimento, resta il fatto che la tradizione popolare napoletana continua a sostenere che San Gennaro, patrono di Napoli e vescovo di Benevento, sia stato un cittadino nato a Napoli, così pure quella di Benevento considererà il Santo un beneventano di nascita, tutto il resto sono solo supposizioni, ipotesi e assiomi, che hanno poco fondamento storico e documentale. Per noi di Napoli, di San Gennaro ci pregia considerare la Sua millenaria presenza nella storia di Napoli, e non è poco...!

Salvatore Fioretto

Imbusto reliquario in lega oro e argento, commissionato dal re Carlo II d'Angiò, anno 1305