(continuo della prima parte)
Nell’estate del 1972 la tratta tra Miano e Piscinola fu ammodernata.
Furono sostituiti binari, traversine e massicciata. Ricordo le pale meccaniche
cingolate, che asportavano le pietre vecchie della massicciata ed i grossi
camion ribaltabili, che scaricavano le nuove pietre, facendo un rumore breve,
ma assordante e tanta, tanta polvere.
Ricordo pure i lavori della chiodatura dei binari alle traversine. Si
utilizzavano, già a quei tempi, i macchinari automatici per avvitare i bulloni.
Non ricordo se fu sostituita pure la linea aerea. Però so per certo che,
negli ultimi tempi, ai lati dei tralicci in esercizio erano presenti spezzoni
di tralicci più antichi, demoliti per corrosione avanzata.
Nel tempo i nuovi
tralicci furono consolidati eseguendo alla loro base, ma fuori terra, un plinto
di cemento armato a forma di piramide tronca.
Per lasciare il ricordo della
ristrutturazione, al centro delle traversine di legno fu conficcato una sorte
di chiodo d’acciaio inox, con incisa sulla “testa” di metallo, il numero “72”.
Il numero si riferiva sicuramente all’anno dell’ammodernamento della tratta.
Spesso si vedevano gli operai che facevano la manutenzione della
massicciata. Era frequente osservare due manovali utilizzare, per ausilio alla
loro attività, un attrezzo particolare: una sorte di forchettone a otto denti,
con una catena che si agganciava mediante un gancio al manico di legno.
Un
manovale teneva fermo il forchettone per il manico, facendo però leva sulle
pietre alla base della massicciata e l’altro manovale tirava verso di se il
forchettone, agendo con forza sulla catena che aveva cinta al busto. Cosi
facendo, veniva risagomato il profilo della massicciata secondo la classica
forma a trapezio isoscele, senza fare poi un grande sforzo fisico.
La stazione di Calvizzano - Mugnano era, come ho già detto, praticamente
uguale a quella di Piscinola e per fortuna essa si conserva tutt’oggi ancora
quasi intatta. E’ sopravvissuta fino a due anni fa anche la bella palma posta a
lato dell’edificio.
Di questa stazione conservo il ricordo di un oggetto
particolare e molto strano. Esisteva in quell'impianto un sistema di
segnalazione a servizio del vicino passaggio a livello, attivabile a distanza
mediante un rinvio a corda metallica.
La corda percorreva un certo tratto a vista, sorretta da sostegni alti
quasi in metro. Praticamente, al sopraggiungere del treno, l’addetto in
stazione andava ad azionare il sistema di allarme acustico-visivo (di tipo “a
pale”) del passaggio a livello, tirando semplicemente la corda. Mi sono sempre
chiesto negli anni a seguire come si faceva a riarmare il meccanismo dopo
l’intervento…
Immagino ad una sorte di sistema con ricarica a molla, come quello dei
giocattoli di una volta…! Ma il dubbio mi rimane ancora.
Spesso i sentieri esistenti ai lati della strada ferrata e gli stessi
binari erano utilizzati come scorciatoie, per raggiungere i vari posti del
paese.
C’era uno, in particolare, che dal ponticello vicino a quella che
diventerà la "167" di Scampia, conduceva direttamente alla stazione
di Piscinola e, da lì, alla piazza Bernardino Tafuri.
Occorreva però arrampicarsi, ma senza particolari difficoltà, ai lati
della volta di mattoni, dove c’era l’inizio del sentiero. Un altro sentiero,
formato da un “lemmate”, conduceva
dalla stazione di Piscinola direttamente alla masseria dei nonni e quindi a
casa nostra.
Ai lati della scarpata ferroviaria spesso crescevano dei cespugli
selvatici molto particolari, che ancora oggi crescono normalmente su
"siepi" o terrazzamenti abbandonati. Questi arbusti avevano un odore
sgradevole, quasi di orina, tanto che tutti gli abitanti del posto li chiamavamo,
in tono dispregiativo: “’e fetienti”.
L’odore sgradevole si accentuava dopo la pioggia.
In estate, invece, durante la
fioritura emanavano un odore più sopportabile all’olfatto, una specie di
profumo... Ironia della sorte, fino a pochi anni fa, i rami di questi arbusti venivano utilizzati dai fiorai, per fare da
sostegno ai gambi dei fiori nella composizione di ghirlande. Credo che oggi
qualche fioraio li usa ancora.
Quando questi arbusti diventavano invadenti, tanto
da intralciare la visibilità ai convogli e le periodiche ispezioni dei
cantonieri, il personale della ferrovia Piedimonte eseguiva un trattamento di
diserbo, nelle prime ore del mattino, spruzzando liquidi con convogli speciali,
muniti di nebulizzatore.
Ricordo ancora le imprecazioni di mio padre quando
osservava le foglie degli alberi da frutta o gli ortaggi che diventavano gialli,
a causa del contatto accidentale con queste sostanze chimiche…! Il vento spesso
diffondeva oltre misura il prodotto nebulizzato, senza che gli operai potessero
regolarne il getto con precisione…
Nel quartiere di Piscinola la ferrovia attraversava diverse strade, in
gran parte su ponti “a volta”, quasi tutti realizzati nello stesso stile, anche
se con dimensioni diverse. Ne ricordo cinque in particolare e cioè: Via cupa di
Piscinola, Via cupa Acquarola, Via Piscinola Mugnano, Via cupa della Filanda e
Via cupa Spinelli.Via Don Bosco, poco prima di Piazza Carlo III
Quello ad avere la luce più grande era situato in Via
Piscinola Mugnano, mentre il più basso era quello in via Cupa Vicinale di
Piscinola.
Mio padre mi racconta che quest’ultimo attraversamento fu rimpicciolito,
a causa della sopraelevazione fatta alla sede stradale.
I ponti avevano i due pilastri in tufo con pietre angolari in piperno e
la volta realizzata in mattoni rossi.
Le volte dei ponti erano costruite in
maniera molto singolare: avevano le generatrici dei mattoni non in asse alla
linea ferroviaria, ma stranamente allineate, secondo una linea a sviluppo
elicoidale.
Questi ponti, tranne quello di via Cupa Spinelli, che è ancora lì,
sono stati tutti abbattuti, tra gli anni 1989 e 2008, per dar corso alla
costruzione delle nuove linee ferroviarie della “MetroCampania NordEst” e della
linea 1 della metropolitana. L’ultimo in ordine di tempo ad essere demolito è
stato quello di Via Cupa di Piscinola, buttato giù, senza pietà, agli inizi del
2007.
Molto struggente e commovente è il ricordo di un avvenimento che lega il
ponte di Via Piscinola - Mugnano con la visita papale di Giovanni Paolo II, che
si svolse nel Novembre del 1990. Ricordo il Papa, che a bordo della
“papamobile”, oltrepassò il ponte della "nostra" Piedimonte, tra due
ali di fedeli che lo acclamavano, quando da Marianella si recava alla villa
comunale di Scampia, per consacrare il Rione "167" alla Madonna della
Speranza.
A fare buona guardia della zona, sopra il ponte, si piazzarono due
aitanti poliziotti in borghese, che da lì poterono controllare facilmente la
sicurezza del pontefice. Se avessi fatto almeno una foto di quell’avvenimento, l’avrei
conservata gelosamente...! Purtroppo non portai con me la macchina
fotografica...! Fatale distrazione!
Salvatore Fioretto
Il racconto è tratto da un libro pubblicato ed, in quanto tale, è soggetto ai diritti d'autore e di editoria, pertanto è vietato copiare, modificare ed eseguire qualsiasi altro utilizzo del testo, per fini anche non commerciali, senza ricevere l'esplicita autorizzazione da parte dell'autore.
Stazione "Scalo Merci" di Napoli, anni '50. Fotogramma tratto dal film "Napoli sole mio" |