venerdì 21 settembre 2018

Gennaro Raiano, uno scultore di talento, nato a Miano...!

Il quartiere di Miano è stato la fucina di tanti artisti che, in ogni tempo, si sono distinti  nelle varie arti espressive: nella pittura, nella decorazione di chiese e case signorili (maestri di capitelli), nella scultura del marmo, nell'intarsio del legno e nella modellazione di opere in bronzo; di alcuni di essi già abbiamo trattato, in questo blog, la biografia e le loro creazioni artistiche. 
Dedichiamo oggi questo post al maestro scultore, Gennaro Raiano.
Raiano nacque a Miano, il 13 novembre 1856. Frequentò con profitto l'Istituto delle Belle Arti di Napoli, dove ebbe celebri insegnanti, del calibro di Gennaro Maldarelli, Tommaso Solari, Giovanni Salomone e Giuseppe Bellisario. Una volta diplomato, iniziò a partecipare, con le sue opere di bronzo e di altri materiali, come marmo, gesso e legno, ai vari concorsi ed esposizioni che ebbero luogo nelle diverse città italiane e anche all'estero.
Nel 1894 partecipò alla mostra triennale di Milano, con due statuine in bronzo, di soggetto popolare napoletano.
Nel 1895 partecipò all'Esposizione della Biennale di Venezia.
Partecipò per diversi anni all'esposizione d'arte napoletana, intitolata "Salvatore Rosa". Ricordiamo, per l'anno 1888: Costume napoletano (bronzo e marmo), Costume da Contadina (bronzo), Il tempo di Carnevale (busto gesso); 1890: "Frisco all'anime 'o priatorio" (acquistata dal duca di Martina), un "Un racconto curioso" (bronzo), "Cerinaio" (gesso), "Sbadiglio" (bronzo); 1891: "Intermezzo" (gesso), "A salute vosta": 1892: "Composizione di un capitello" (gesso), "Busto di Bellini" (gesso), "La bolla di sapone"; 1896 "Distrazione in Cerignola", "M''o bevo io" (bronzo); 1906: "Una minaccia" (bronzo), "Il rospo e la lumaca" (cofanetto in legno); nel 1911: "Fruttiera" (bronzo), "La corda di violino".

Nel 1904 partecipò a Londra, all'Esposizione italiana: "Italian Exhibition Earl's Court", organizzata dalla Italian Chamber of Commerce, con la scultura "A Toast".
Vennero gli anni della sua maturità artistica; fu subito notato dalla committenza, soprattutto da parte di istituzioni pubbliche, dal clero e da famiglie aristocratiche e borghesi, che gli commissionavano opere d'arte per le loro esigenze. Lavorò in molte città italiane, sopratutto nel meridione, e anche dall'estero.
Lavorò in Inghilterra e in Grecia. A Corfù, realizzò degli altorilievi e bassorilievi in bronzo, commissionati per il noto palazzo Achilleon. Sempre a Corfù, nel 1904, realizzò "Il monumento ad Apollo" con figure musicali allegoriche. A Londra, invece, già nel 1890, ebbe a realizzare dei "bassorilievi allegorici" per il "ridotto" di un teatro cittadino.
Pur eseguendo sculture in scala ridotta e per alcune mostre, la sua variegata produzione predilesse, per quantità e qualità artistica, i bassorilievi, gli altorilievi e le sculture musive in bronzo o in marmo per vari monumenti civili e religiosi.
Si cimentò con destro anche nella scultura in marmo, come la realizzazione di quattro sarcofaghi in stile quattrocento, assieme a quattro ritratti di famiglia, ordinati dalla famiglia Parlato, per la propria cappella gentilizia nel cimitero di Gragnano.
Fontana del satiro, nel palazzo Spinelli in via de Mille (NA), foto G. Guida
Nel 1908 realizzò, su incarico dell'Università degli studi di Napoli, un bassorilievo in bronzo, lungo ben 12 metri, collocato nei locali del vestibolo della struttura, con figure a grandezza naturali, intitolato: "Minerva che protegge le scienze".
Nello stesso anno 1908 realizzò nella città di Brindisi una lapide monumentale, in marmo e bronzo, con ritratto e figure allegoriche, per Felice Cavallotti. Nella stessa città, nel 1910, realizzò un'altra opera monumentale per la tomba di Virgilio Virdia, un altorilievo in bronzo in stile romano, con quattro figure al vero, dal titolo: La visita al sarcofago.
Altra importante commessa fu eseguita a Castellammare di Stabia, nella cui chiesa del Gesù realizzò nel 1909 (lavorati e completati in opera), quattro altorilievi in bronzo, a grandezza naturale, rappresentanti i "Santi martiri", "dottori", "Vergini" e "Confessori". 
Ancora a Brindisi, nello stesso anno 1909, realizzò per il Municipio della città un busto in marmo raffigurante il re Umberto I di Savoia, mentre per teatro comunale, un busto in marmo dedicato a Giuseppe Verdi.
Nel 1911, realizzò quattro figure più grandi del vero, ispirate in stile quattrocento, cinquecento e seicento, per la famiglia Paternò, Marchesi del Toscano. 
Le sculture rappresentavano gli antenati della famiglia Paternò e destinati ad ornare il grande scalone monumentale della residenza nobile che i Paternò possedevano in Catania.
Ancora nell'anno 1911, per la chiesa di Cerignola, realizzò le statue della "fede" e della "speranza", e angeli a grandezza naturale, di coronamento del gruppo scultoreo della Madonna del Rosario, e ancora il paliotto dell'altare maggiore, con bassorilievo in bronzo raffigurante le "Profezia di Malachia".
A Frattamaggiore, per la chiesa parrocchiale di San Sossio, realizzò le statue della facciata del tempio, raffiguranti San Sossio e Santa Giuliana, mentre all'interno della chiesa eseguì il ciclo di decorazioni, in stucco. 
A Caivano, nel Santuario della Madonna del Campiglione, realizzò opere in stucco per adornare la grande tela collocata nel controsoffitto della chiesa; in particolare due coppie d'angeli, posti ai lati della tela, che reggono due ovali raffiguranti, rispettivamente, i papi: Leone XII e Benedetto XIII.
E, solo per terminare il lungo elenco di opere realizzate dal maestro, la fontana con gruppo decorativo in bronzo, collocata nell'atrio del palazzo Spinelli, in via Dei Mille a Napoli, opera eseguita in collaborazione con Luigi de Luca.
Frattamaggiore, Chiesa S. Sossio: Statue in gesso di S. Sossio e Santa Giuliana
Non è da escludere che il maestro Raiano abbia realizzato delle opere in gesso, marmo o in bronzo, per la chiesa parrocchiale di Miano e per altre chiese del circondario dell'Area Nord di Napoli, purtroppo non abbiano trovato notizie in merito. Raiano ha partecipato, nel 1910, alla "Prima mostra nazionale di arte pura", promossa da Bernardo Celentano, per  la quale è stato anche componente della giuria per l'accettazione delle opere.
Ottenne, per titoli, l'abilitazione all'insegnamento del disegno per le "Scuole tecniche e normali". 
E' stato membro della società artistica "Micco Spadaro". 
Fu nominato professore onorario del Regio Istituto di Belle Arti di Urbino.
Nel 1896, ottenne la medaglia d'argento alla "Promotrice di Belle Arti" di Genova, con la scultura intitolata "Alla vostra salute".  
Il maestro Gennaro Raiano concluse la sua intensa vita artistica nella sua casa di Miano, in vico Cirillo; morì nell'anno 1916.
Nella Galleria di Arte Moderna, a Roma, è conservata la sua scultura: "Il ritorno".
Salvatore Fioretto

Gran parte delle notizie che compongono questo post sono state tratte dal racconto, dell'anno 1916: "Artisti napoletani viventi", scritto da Enrico Giannelli.

Le foto di opere d'arte inserite in questo post sono state liberamente tratte dai siti di Internet dove erano inserite e mostrate, il loro utilizzo è destinato esclusivamente a promuovere la libera diffusione della cultura, senza altri secondi fini, come di speculazione o di lucro.


domenica 16 settembre 2018

San Gennaro, il Concittadino, il Patrono, il Difensore (Card. Castaldo, lettera pastorale alla città, settembre 1964)



Per la solennità di San Gennaro, che è alle porte, pubblichiamo un'appassionata lettera scritta dal cardinale di Napoli, Alfonso Castaldo, in occasione della ricognizione canonica delle reliquie di San Gennaro, avvenuta nel "Succorpo" della Cattedrale, nel mese di marzo dell'anno 1964.
Grazie al card. Castaldo, i resti di San Gennaro (quelli scoperti nel 1497 dietro all'altare maggiore di Montevergine e poi, una volta condotti in città, murati nel "Succorpo" del Duomo di Napoli), furono rinvenuti, dopo diversi tentativi di indagini, ed esposti al pubblico culto dei napoletani, come si vede tutt'oggi.
Card. Alfonso Castaldo
Furono sistemati in una preziosa urna d'argento, costellata di coralli e cammei, dono personale di Castaldo alla città.

Alfonso Castaldo, nacque nella vicina cittadina di Casoria, il 6 novembre 1890. Dopo essere stato vescovo di Pozzuoli, fu nominato arcivescovo di Napoli, nel maggio nel 1952. Ha retto la diocesi napoletana per 14 anni.  Morì a Napoli, il 3 marzo 1966.

Con la lettura del testo, richiamiamo l'attenzione sul termine di "Concittadino", che ricorre più volte e a pieno titolo nella lettera del card. Castaldo.
Reliquiario d'argento dono del Card. Castaldo
Le parole del Presule confermano, assieme alla tradizione, alla leggenda e alle testimonianze monumentali, anche se dedotte, che San Gennaro è napoletano, perché nato a Neapolis.
Anche gli Atti del Martirio (Passio "Atti Bolognesi") lo fanno ampiamente dedurre, riportando nel racconto del martirio del Santo e dei commartiri, avvenuto l'anno 305 d.C., che, nel mentre i Misenati e i Puteolani prelevarono i resti dei loro concittadini martiri (Sossio, Procolo, Eutiche, Acuzio) e, alla pari, i Beneventani, prelevarono quelli del loro diacono Festo e del lettore Desiderio (anch'essi loro concittadini), ai Napoletani furono riservati i resti del Vescovo Gennaro... Potevano mai i Beneventani lasciare in modo pacifico ai napoletani, se non avessero avuto titolo, i resti del loro autorevole cittadino, il loro Vescovo, pensando solo a un diacono e a un lettore...?
Cappella del Tesoro di S. Gennaro. Domenico
Zampieri (detto Domenichino),
San Gennaro abbraccia il diacono Sossio
E' scritto infatti che: "... Di notte poi, mentre ciascun popolo premurosamente si preoccupava di rapire i propri patroni, i napoletani meritarono dal Signore di prendere il beato Gennaro come Patrono... (Noctu vero cum unc quaeque plebs sollicite suos sibi Patronos rapere festinarent, Neapolitani beatum Januarium sibi Patronum tollentes a Domino merue-runt). 
Oggi, invece, da più parti, anche da fonti e personaggi autorevoli, si attribuisce a Benevento la natalità di San Gennaro, questo senza fondamento e senza alcuna prova certa... 

Ecco il testo della lettera pastorale del card. Castaldo:
"San Gennaro, il Concittadino, il Patrono, il Difensore.

Accanto all'altare del succorpo abbiamo, nella sera del 25 febbraio 1964, gridato con umiltà e commozione: "Te votis mentis et cordis expetitum inventumque recognovi - Clero Populo ostendi, Ianuarii, civem, patronum, vindicem". Come dire: "Cercavamo con la mente e col cuore: trovammo ciò che avevamo desiderato e al Clero e al Popolo indicammo il cittadino, il patrono, il vindice.
Ricordate! 
Il nostro Concittadino.
Il cittadino, perché San Gennaro è figlio della nostra Napoli, e fu certo tra i figli che più illustrarono questa città meravigliosa per bellezze naturali, per storiche vicende, per imprese generose, soprattutto per quella Fede che non le è mai venuta meno, ma che ha scritto pagine luminose di trionfi e di vittorie. San Gennaro è al centro della nostra storia, per cui è impossibile non vedere la Sua presenza nella lunga serie di 17 secoli, attraverso vicende ora liete, ora dolorose, ora umili, ora fatidiche, mentre a Napoli lo scettro di un Regno che fu, passava dai Bizantini ai Normanni, dagli Svevi agli Angioini, dagli Aragonesi ai Viceré di Spagna. E tutti si inchinarono alla gloria del Martire invitto. 
Il nostro Patrono.
Il Patrono, il Patrono vigile, il Patrono potente che arresta la lava distruggitrice del Vesuvio, che vince le pestilenze, libera dai terremoti, difende dai saraceni, doma i bellici furori. Egli, pietoso ed efficace nelle pubbliche calamità, non dimentica i singoli protetti, che sono suoi fratelli, che sono suoi figlioli. Su ogni casa Gennaro rivolge il suo sguardo, allunga la sua mano, stende il suo manto. Preserva dai mali non solo del corpo, ma anche dell'anima, alimentando una Fede, forse semplice, forse ingenua, ma viva, cristallina, come il nostro cielo, come il nostro mare, luminosa come il nostro sole, ardente con il nostro vulcano.
Questa Fede Egli ha alimentato nei nostri petti, suscitando nei tempi, in Napoli, una fioritura di santità e di opere di beneficenza per recare conforto a ogni miseria e a tutti i dolori della vita. 
Il nostro Difensore. 
Cittadino, Patrono; non basta: Egli è il Vindice, è il Difensore, che sopra tutto difende la nostra libertà di Figli di Dio, con la forza del miracolo che più volte vediamo rinnovarsi sotto i nostri occhi, che ricorda la trascendenza dello spirito sulla materia, della Fede sulla ragione, della Grazia sulle naturali risorse, del divino sull'umano. E' vera, autentica libertà, che anche tra le strette della povertà dà alla nostra gente la forza e il coraggio di resistere alle insidie malevoli di coloro che mentre parlano di libertà preparano le ritorte della schiavitù. San Gennaro ci fa cantare tra le tribolazioni, sotto il nostro Cielo, dinnanzi al nostro mare, perché oltre il Cielo ci fa intravedere il Paradiso, di cui, al di là dell'oceano, ci indica il porto."
card. Alfonso Castaldo

Auguri a tutti i lettori che portano il nome di "Gennaro"!



Basilica di S. Restituta: Lello da Orvieto, la Madonna del Principio tra i santi Gennaro e Santa Restituta (mosaico, 1323).