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Via Vittorio Emanuele, cappella del SS. Sacramento |
La festa del Corpus Domini che già veniva celebrata in Belgio fu istituita solennemente e estesa alla Chiesa Universale da papa Urbano IV, l'anno dopo che venne riconosciuto ufficialmente il miracolo eucaristico che si verificò a Bolsena, nella chiesa di Santa Cristina, nell'anno 1263. Si racconta che un sacerdote Boemo, chiamato Pietro da Praga, nel mentre si recava a Roma in pellegrinaggio, si fermò in quella chiesa per celebrare la Messa. Dopo l'avvenuta consacrazione, al momento di spezzare l'ostia, fu constatato l'emissione di sangue dalla particola, che fu così copioso, tanto da macchiare il Corporale, ovvero il fazzoletto bianco che si usa mettere ancora oggi sull'altare ad ogni messa. Il "Corporale" fu poi portato nel duomo di Orvieto, dove è conservato nella cappella chiamata appunto "del Corporale", mentre le reliquie del vino e dell'ostia consacrati, sono conservati a Lanciano. La festa che un tempo si celebrava solennemente il giovedì dopo la domenica dedicata alla SS. Trinità, culminava con la processione del SS. Sacramento, molto sentita anche a Piscinola, a cui partecipava tantissima gente. Una testimonianza di questa particolare devozione era la bellissima cappella stradale che un tempo si poteva ammirare sulla facciata del fabbricato che si trovava proprio all'inizio del vico I Risorgimento. L'affresco contenuto in questa edicola raffigurava un bel Cristo risorto, ai cui piedi erano inginocchiati due incappucciati della congregazione del SS. Sacramento (chiamati "Paputi"), mentre alcuni angeli in volo mostravano un calice e l'ostia.
Ecco il ricordo della processione tratto dal libro "Piscinola la terra del Salvatore".
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"Merita una menzione particolare l’annuale
processione del “Corpus Domini”,
organizzata dalla Congrega del SS. Sacramento. Durante la processione partecipava
il Parroco che portava, sotto ad un pallio, l’ostensorio d’argento, contenente un’ostia
consacrata (il “Santissimo”).
Partecipavano alla processione la banda musicale di Piscinola, tutte le Associazioni
Cattoliche, i bambini della prima comunione, i ragazzi dell’oratorio e tutta la
comunità ecclesiale. La processione seguiva lo stesso percorso dei
festeggiamenti in onore del SS. Salvatore, con la particolarità che essa durava
non meno di cinque ore, perché percorreva anche tutte le stradine ed i viottoli
del paese. C’era poi l’usanza, tramandata dagli antichi devoti, che in ogni
cortile e in ogni masseria venisse realizzato una sorta di altarino, detto “Altare di accoglienza al SS. Sacramento”.
Questi altari erano addobbati con fiori e candele ed erano eretti in segno di
omaggio alla processione, ma anche per invocare delle grazie particolari.
Si
faceva a gara tra gli abitanti delle varie strade per realizzare gli altari più
sontuosi e belli. Spesso si eseguivano delle vere e proprie “macchine da festa”.
Quando la processione giungeva in prossimità di questi simulacri, il sacerdote abbandonava
momentaneamente il pallio e si recava nel cortile per benedire l’altare eretto.
Il presule recitava poi in quel luogo una breve preghiera e impartiva la
benedizione ai presenti. Per riparare il sacerdote in quel breve tragitto, si utilizzava
un ombrello circolare, realizzato con tessuto di seta finissima (di colore
giallo e bianco) e orlato con ricami e finiture in oro.
Anche durante questa processione le donne
esponevano dai balconi le più belle coperte ricamate. Ogni donna di Piscinola
sceglieva dal corredo di sposa la coperta che conservata gelosamente per la
circostanza, a volte anche con una certa vanità, che oltrepassava i valori
religiosi. Poi venivano lanciati dalle finestre e dai balconi petali di fiori e
foglie profumate di stagione. Gli abitanti dei piani bassi, invece, si avvicinavano
al sacerdote e lanciavano con riverenza e adorazione i petali dei fiori verso l’ostensorio.
Durante lo svolgimento della processione si facevano esplodere anche mortaletti
e fuochi pirotecnici. Quando la processione arrivava in piazza, il “comitato
dei festeggiamenti” issava la “bandiera”,
tra gli applausi dei partecipanti. La “bandiera”
era un grosso quadro con l’immagine del SS. Salvatore. Simboleggiava l’impegno assunto
dal “comitato” di preparare i festeggiamenti nel corso di quell’anno. Il quadro,
circondato da lampadine, rimaneva esposto fino al giorno di inizio della festa."
Salvatore Fioretto
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Cortile di via Vittorio Emanuele, foto prima della distruzione avvenuta a metà anni '80 |
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