venerdì 17 gennaio 2025

Della serie i racconti della Piedimonte: "La linea ferroviaria: Stazioni, armamenti, ponti...", I ^ parte

Continua la pubblicazione dei capitoli del libro: "C'era una volta la Piedimonte" ed. Athena Net, anno 2014. E' la volta del terzo capitolo del libro, che s'intitola: "La linea ferroviaria: Stazioni, armamenti, ponti...". Sull'onda emozionale che potrà suscitare la rievocazioni dei ricordi della storico trenino dell'Area Nord di Napoli e del basso casertano, visti dagli occhi di un fanciullo degli irripetibili primi anni '70, auguriamo a tutti i lettori, una "buona lettura"!

 

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"Chissà perché... ora che sto raccontando un pezzo della storia della “Piedimonte” e anche un po’ della mia vita, ho la gradevole sensazione che quello che racconto appartenga ad un mondo sereno e tranquillo, dove il tempo trascorreva senza intoppi e preoccupazioni… e questo mio rievocarli adesso mi regala una certa pace interiore…

Stazione di S. Maria C. V., foto tratta dalla collezione Roherer

Sicuramente il particolare periodo spensierato dell’infanzia fa sembrare, a distanza di tempo, tutto più bello e speciale. Ma forse a quei tempi il mondo più tranquillo lo era per davvero, rispetto ad oggi…!

Quando ci recavamo in stazione per prendere il treno, l'attesa a volte durava ore intere, specie quando si perdeva per pochi minuti il treno della corsa precedente. Essendo la linea ad un unico binario, occorreva che sopraggiungesse prima il convoglio proveniente da Mugnano, per poter "liberare" la tratta al nostro treno proveniente da Secondigliano. La nostra meta era quasi sempre Mugnano. Quell’attesa oggi potrebbe apparire estenuante, ma c’è da dire pure che allora la vita aveva altri ritmi e non era frenetica come oggi! Forse non si crederà, ma stranamente quel tempo di attesa trascorreva molto, ma molto velocemente…

Stazione di Secondigliano, foto Roherer

Durante questi momenti di attesa in stazione, essendo un bambino vispo e abbastanza irrequieto, quindi insofferente a stare fermo per molto tempo, mi divertivo a saltellare tra i binari ed a raccogliere da terra i biglietti usati. Ne conservavo a centinaia, di tutti i tipi e tutti diversi per la destinazione: “Piscinola – Mugnano”, “Piscinola – Marano”, “Aversa – Piscinola” …e cosi via. A casa ne facevo strumento di giochi con gli amichetti: usavo quei biglietti veri per un una ferrovia virtuale, che era frutto della mia immaginazione… ovviamente simile alla mia preferita: la “Piedimonte”! Ne avessi conservato almeno uno di quei biglietti!! Non vi nascondo che li cerco ancora oggi, ma invano, nei mercatini delle pulci che spesso visito...
Vicino all’edificio della stazione di Piscinola erano presenti due belle palme grandi, un po’ come nelle altre stazioni della “Piedimonte”.
Ai lati dell’edificio viaggiatori vi erano altri due locali in muratura, più piccoli: il locale attrezzeria/magazzino, con vano d’accesso chiuso da una saracinesca ed il locale servizi igienici. Il locale attrezzeria/magazzino aveva davanti una banchina alta poco più di un metro. Spesso sul “binario morto”, posto in un angolo del parco ferroviario, sostavano carri merci con sponde basse, colmi di traversine, binari, brecciame o altro materiale utilizzato per la manutenzione della linea.

Stazione di Giugliano, foto tratta dalla collezione di Roherer

Sulle banchine dei passeggeri non erano presenti panche. Inizialmente c’era una sola banchina posta a filo della stazione, mentre ai lati del binario centrale c’era solo una fascia pavimentata in terreno battuto composto di pietrischetto giallo, che permetteva di accostarsi al treno senza rischiare di inciampare. Negli ultimi tempi fu realizzata anche una banchina centrale in cemento armato.
Comunque, le banchine non avevano un’altezza sufficiente per poter accedere direttamente al treno, ma si dovevano sempre affrontare gli scomodi e alti gradini. Lascio immaginare cosa significava per gli invalidi, gli anziani, le donne e i bambini piccoli…!
L’illuminazione del parco dei binari era assicurato da quattro (o forse cinque) lampioni: due erano ancorati alle pareti dell’edificio stazione e gli altri ai tralicci della linea elettrica. Essi erano realizzati in ferro battuto, in stile liberty, con alcuni piccoli motivi floreali.
Ogni lampione terminava con piatto smaltato, di color bianco con bordatura nera, dentro il quale era avvitata una grossa lampadina.
La caratteristica forma dell’edificio della stazione faceva ricordare un po’ quelle stazioncine di montagna, infatti la forma del tetto a capriata, con tegole ed attorno molto verde rendeva quel luogo molto singolare... rispetto al resto dell’abitato; posso dire che essa trasmetteva una sensazione singolare e un non so che di fantastico...!
Le finestre e le porte della stazione di Piscinola avevano sormontate la classica cornice con arco a sesto ribassato, con la chiave di volta in rilievo. Le finestre erano due per ogni facciata e si trovavano allineate alle sottostanti porte di ingresso. Le pareti esterne della stazione erano tinteggiate con colori tenui: giallo ocra, con cornici e riquadri di colore bianco e grigio. Gli infissi erano di legno, molto semplici, con stipiti interni ciechi.
Posso dire che essa era rigidamente uguale allo standard delle altre stazioni della “Piedimonte” (uguale a quelle sopravvissute di Calvizzano o Secondigliano, tanto per fare un esempio). Ai margini del parco ferroviario c’era una staccionata a grate di cemento (la classica recinzione ferroviaria).
In prossimità della stazione di Piscinola c’era il passaggio a livello incustodito della via Napoli Ferrovia Piedimonte d’Alife, oggetto purtroppo, come dirò in avanti, di luttuosi avvenimenti.
Per quanto riguarda la linea elettrica, a differenza delle altre stazioni, dove erano presenti lunghe travi orizzontali di acciaio, sorrette da tralicci verticali, a Piscinola i cavi elettrici della linea aerea erano sostenuti da un sistema di doppi cavi tiranti, collegati attraverso isolatori ai pali di sostegno, posti alle estremità dei binari. Tra i due tiranti c’erano dei listelli distanziatori.
I tralicci della rete elettrica erano composti da profilati imbullonati e controventati. La linea aerea si componeva di tre conduttori di rame fissati a isolatori di porcellana marrone: due superiori alla mensola del traliccio e uno inferiore. Quello inferiore era il conduttore destinato al contatto con il pantografo strisciante.
Sul lato esterno di ogni traliccio erano presenti due isolatori più piccoli, che sostenevano i fili sottili, utilizzati per la rete telegrafica".

(segue nella seconda parte)

Salvatore Fioretto

Il racconto è tratto da un libro pubblicato ed, in quanto tale, è soggetto ai diritti d'autore e di editoria, pertanto è vietato copiare, modificare ed eseguire qualsiasi altro utilizzo del testo, per fini anche non commerciali, senza ricevere l'esplicita autorizzazione da parte dell'autore.

Stazione di Scalo Merci, fotogramma tratto dalle scene del film "Napoli sole mio".

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