Continua la pubblicazione dei capitoli del libro: "C'era una volta la Piedimonte" ed. Athena Net, anno 2014. E' la volta del terzo capitolo del libro, che s'intitola: "La linea ferroviaria: Stazioni, armamenti, ponti...". Sull'onda
emozionale che potrà suscitare la rievocazioni dei ricordi della
storico trenino dell'Area Nord di Napoli e del basso casertano, visti dagli occhi di un fanciullo degli irripetibili primi anni '70, auguriamo a
tutti i lettori, una "buona lettura"!
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"Chissà perché... ora che sto raccontando un pezzo della storia della
“Piedimonte” e anche un po’ della mia vita, ho la gradevole sensazione che
quello che racconto appartenga ad un mondo sereno e tranquillo, dove il tempo
trascorreva senza intoppi e preoccupazioni… e questo mio rievocarli adesso mi regala
una certa pace interiore…
Stazione di S. Maria C. V., foto tratta dalla collezione Roherer |
Sicuramente il particolare periodo spensierato dell’infanzia fa
sembrare, a distanza di tempo, tutto più bello e speciale. Ma forse a quei
tempi il mondo più tranquillo lo era per davvero, rispetto ad oggi…!
Quando ci recavamo in stazione per prendere il treno, l'attesa a volte
durava ore intere, specie quando si perdeva per pochi minuti il treno della
corsa precedente. Essendo la linea ad un unico binario, occorreva che
sopraggiungesse prima il convoglio proveniente da Mugnano, per poter
"liberare" la tratta al nostro treno proveniente da Secondigliano. La
nostra meta era quasi sempre Mugnano. Quell’attesa oggi potrebbe apparire estenuante, ma c’è da dire pure che
allora la vita aveva altri ritmi e non era frenetica come oggi! Forse non si
crederà, ma stranamente quel tempo di attesa trascorreva molto, ma molto
velocemente…
Stazione di Secondigliano, foto Roherer |
Durante questi momenti di attesa in stazione, essendo un bambino vispo e
abbastanza irrequieto, quindi insofferente a stare fermo per molto tempo, mi
divertivo a saltellare tra i binari ed a raccogliere da terra i biglietti
usati. Ne conservavo a centinaia, di tutti i tipi e tutti diversi per la
destinazione: “Piscinola – Mugnano”, “Piscinola – Marano”, “Aversa – Piscinola”
…e cosi via. A casa ne facevo strumento di giochi con gli amichetti: usavo quei
biglietti veri per un una ferrovia virtuale, che era frutto della mia
immaginazione… ovviamente simile alla mia preferita: la “Piedimonte”! Ne avessi conservato almeno uno di quei biglietti!! Non vi nascondo che
li cerco ancora oggi, ma invano, nei mercatini delle pulci che spesso visito...
Vicino all’edificio della stazione di Piscinola erano presenti due belle palme
grandi, un po’ come nelle altre stazioni della “Piedimonte”.
Ai lati dell’edificio
viaggiatori vi erano altri due locali in muratura, più piccoli: il locale
attrezzeria/magazzino, con vano d’accesso chiuso da una saracinesca ed il
locale servizi igienici. Il locale attrezzeria/magazzino aveva davanti una
banchina alta poco più di un metro. Spesso sul “binario morto”, posto in un
angolo del parco ferroviario, sostavano carri merci con sponde basse, colmi di traversine,
binari, brecciame o altro materiale utilizzato per la manutenzione della linea.
Stazione di Giugliano, foto tratta dalla collezione di Roherer |
Sulle banchine
dei passeggeri non erano presenti panche. Inizialmente c’era una sola banchina
posta a filo della stazione, mentre ai lati del binario centrale c’era solo una
fascia pavimentata in terreno battuto composto di pietrischetto giallo, che
permetteva di accostarsi al treno senza rischiare di inciampare. Negli ultimi
tempi fu realizzata anche una banchina centrale in cemento armato.
Comunque, le
banchine non avevano un’altezza sufficiente per poter accedere direttamente al
treno, ma si dovevano sempre affrontare gli scomodi e alti gradini. Lascio
immaginare cosa significava per gli invalidi, gli anziani, le donne e i bambini
piccoli…!
L’illuminazione del parco dei binari era assicurato da quattro (o forse cinque)
lampioni: due erano ancorati alle pareti dell’edificio stazione e gli altri ai
tralicci della linea elettrica. Essi erano realizzati in ferro battuto, in
stile liberty, con alcuni piccoli motivi floreali.
Ogni lampione terminava con
piatto smaltato, di color bianco con bordatura nera, dentro il quale era
avvitata una grossa lampadina.
La caratteristica forma dell’edificio della stazione faceva ricordare un
po’ quelle stazioncine di montagna, infatti la forma del tetto a capriata, con tegole
ed attorno molto verde rendeva quel luogo molto singolare... rispetto al resto
dell’abitato; posso dire che essa trasmetteva una sensazione singolare e un non
so che di fantastico...!
Le finestre e le porte della stazione di Piscinola avevano sormontate la
classica cornice con arco a sesto ribassato, con la chiave di volta in rilievo.
Le finestre erano due per ogni facciata e si trovavano allineate alle
sottostanti porte di ingresso. Le pareti esterne della stazione erano
tinteggiate con colori tenui: giallo ocra, con cornici e riquadri di colore
bianco e grigio. Gli infissi erano di legno, molto semplici, con stipiti
interni ciechi.
Posso dire che essa era rigidamente uguale allo standard delle
altre stazioni della “Piedimonte” (uguale a quelle sopravvissute di Calvizzano
o Secondigliano, tanto per fare un esempio). Ai margini del parco ferroviario
c’era una staccionata a grate di cemento (la classica recinzione ferroviaria).
In prossimità della stazione di Piscinola c’era il passaggio a livello
incustodito della via Napoli Ferrovia Piedimonte d’Alife, oggetto purtroppo,
come dirò in avanti, di luttuosi avvenimenti.
Per quanto riguarda la linea elettrica, a differenza delle altre
stazioni, dove erano presenti lunghe travi orizzontali di acciaio, sorrette da
tralicci verticali, a Piscinola i cavi elettrici della linea aerea erano
sostenuti da un sistema di doppi cavi tiranti, collegati attraverso isolatori
ai pali di sostegno, posti alle estremità dei binari. Tra i due tiranti c’erano
dei listelli distanziatori.
I tralicci della rete elettrica erano composti da profilati imbullonati
e controventati. La linea aerea si componeva di tre conduttori di rame fissati
a isolatori di porcellana marrone: due superiori alla mensola del traliccio e
uno inferiore. Quello inferiore era il conduttore destinato al contatto con il
pantografo strisciante.
Sul lato esterno di ogni traliccio erano presenti due isolatori più
piccoli, che sostenevano i fili sottili, utilizzati per la rete telegrafica".
(segue nella seconda parte)
Salvatore Fioretto
Il racconto è tratto da un libro pubblicato ed, in quanto tale, è soggetto ai diritti d'autore e di editoria, pertanto è vietato copiare, modificare ed eseguire qualsiasi altro utilizzo del testo, per fini anche non commerciali, senza ricevere l'esplicita autorizzazione da parte dell'autore.
Stazione di Scalo Merci, fotogramma tratto dalle scene del film "Napoli sole mio". |
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