martedì 1 novembre 2022

Ricordi dell'Alifana, la realizzazione di una sezione nel museo civico di S. Maria Capua Vetere, di G. Laurenza

Cartolina celebrativa , con il dipinto del maestro Cerezo Zacarias

Quello che riportiamo nel seguito è una parte dell'articolo scritto e pubblicato dal direttore del Museo di Santa Maria Capua Vetere, dott. Giovanni Laurenza (http://www.giovannilaurenza.com), nel quale si riportano i suoi bellissimi ricordi sulla ferrovia "Napoli Piedimonte d'Alife", sia del tronco antico, elettrico e sia di quello moderno, diesel. Completa lo scritto la descrizione della manifestazione svoltasi per festeggiare il centenario dell'inaugurazione della ferrovia, celebrato nell'anno 2013 nel teatro Garibaldi, e l'allestimento museale nel museo civico di Santa Maria Capua Vetere. 

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[...] "Nei miei ricordi d’infanzia c’è una Alifana mitica, quella con le carrozze bianco-rosse. Dalla Stazione della Ferrovia dello Stato, attraversando i binari, si arrivava ad un cancelletto in ferro e ad una piccola rampa di scale dalla quale si accedeva alla distesa di papaveri su cui sorgeva il deposito dei treni e la cabina elettrica dalla stazione di S. Andrea. Era il percorso seguito anche dai viaggiatori per evitare il giro più lungo di via Napoli.
I convogli partivano sferraglianti al suono della trombetta del capostazione De Felice per avviarsi, costeggiando l’Appia, verso il passaggio a livello allo Spartimento. Non era infrequente che una caduta di corrente facesse fermare il treno giusto al centro della strada, dando l’inizio ad un colorito battibecco tra il macchinista, e i carrettieri e gli automobilisti in attesa.
Momento emozionante era il passaggio alle spalle della trattoria Casina Rossa, mitica sosta dei camionisti, che aveva resistito alle offerte della Compagnia Ferroviaria per il suo abbattimento, costringendo i binari ad una curva sulla quale la motrice si manteneva in un pericoloso equilibrio, dato lo scartamento ridotto. I passeggeri che avevano abbassato i finestrini con vetri a ghigliottina per gustare i profumi delle anguille fritte provenienti dalla cantina, venivano invitati dal controllore a sedersi nel lato opposto del vagone per non aumentare il pericolo di ribaltamento.
Uno dei passeggeri più affezionati era Mariuccia, che ogni mattina prendeva il treno a Frignano con le sue ceste di anguille di fosso e rane, e scendeva alla stazione di S. Andrea dove nel piazzale antistante sostava il suo carrettino e con il quale si avviava sulle gambe malferme a fare il giro della città magnificando i suoi prodotti.
Le carrozze dell’Alifana non avevano servizi igienici: ma tutto si risolveva con la disponibilità del macchinista che, a richiesta, sostava qualche minuto in più in una stazione per permettere l’uso dei bagni a chi non ne poteva fare a meno.
Più emozionante era la partenza del treno per Capua e Piedimonte: veniva agganciata una seconda locomotiva che aveva il compito di spingere il treno perché riuscisse a superare il ponte di via Battisti che le permetteva di scavalcare la linea ferroviaria dello Stato. Di lì poi iniziava il viaggio cittadino, con fermata a Curti (angolo via Melorio), alla stazione S. Pietro in via Caserta, e un’ultima fermata cittadina alle spalle dell’Anfiteatro.
La tratta più pericolosa era quella che costeggiava la villa comunale perché non infrequentemente frotte di ragazzi attendevano il convoglio dietro la cancellata che sbarrava via Perla per lanciare pietre: stava all’abilità del controllore, pericolosamente esposto sul predellino della motrice, a minacciare ed individuare i delinquenti per impedirne l’insano passatempo.
La mitica Alifana andò in pensione nel 1976 quando la TPN (Tranvie Provinciali Napoletane) la sostituì con un inutile servizio autobus che annullava il pregio dell’Alifana: quello di evitare il traffico ed arrivare nei paesi dell’aversano e a Napoli in tempo accettabili.
Motrici e locomotive finirono demolite. Quella che si era salvata insieme ad una carrozza, destinata al Museo di Pietrarsa, divenne rifugio provvisorio di alcune famiglie rom, per finire bruciata dai vandali.
La nuova Alifana, che viaggia sui binari delle Ferrovie dello Stato, è legata alla mia vita di studente universitario. L’arrivo alla Stazione di S. Maria era festoso, allietato dagli studenti del Conservatorio provenienti da Piedimonte. Non di rado il macchinista attendeva di qualche minuto i ritardatari, tra le ire del capostazione.
Un caffè al buffet di Giovanni, che allora ornava l’atrio della stazione, e via verso Napoli per sbarcare alla stazione di piazza Garibaldi su uno dei due binari più estremi, lontanissimi dalla stazione: l’altro era riservato ad un altro mito ferroviario, il verde convoglio del “Valle Caudina”. Con la consorella ferrovia, l’Alifana si palleggiava il titolo di ferrovia di cartone.
Passati i tempi d’oro, qualcuno si ricordò della vecchia Alifana e del suo mito. Nel 1985, sul Bollettino che magnificava conquiste e sogni dell’Amministrazione Comunale, apparve l’idea di trasformare la Stazione di S. Andrea in un Museo dell’Alifana. Non se ne fece nulla.
A mantenere vivo in Città il ricordo della vecchia Alifana e del suo mito ci ha pensato l’Associazione Agorà di S. Andrea, territorialmente legata alla ferrovia, con due manifestazioni organizzate nel 2009 e nel 2011, nel corso delle quali l’idea di un museo fu ripresa dal sindaco Giudicianni.
Ma gli sforzi per arrivare a questo risultato non diedero alcun esito, anche se si sperò in un ravvedimento delle competenti amministrazione quando una vecchia carrozza, ancora conservata nei depositi sammaritani fu recuperata per il restauro.
Nel 2013, ostacolato dall’ottusità di qualche burocrate e tra lo scetticismo dell’Amministrazione Comunale mi dedicai alla organizzazione delle celebrazioni del centenario della inaugurazione dell’Alifana.
Cercai e ottenni la collaborazione dei sammaritani in qualche modo “imparentati” con la Piedimonte. La mia intenzione era di celebrare non tanto stazioni, motrici, carrozze e materiale ferroviario, esistendone una grande quantità di foto su internet, quanto piuttosto le persone che quella ferrovia avevano reso umana.
Al mio appello risposero in tanti: ebbi l’impressione che non ci fosse famiglia sammaritana che non avesse avuto un parente nell’Alifana.
Tornarono così alla memoria collettiva capistazione, frenatori, bigliettai, controllori: Sapone, Guaglione, Saggese, D’Aiello, Pasquale Conforti, Luigi De Lucia, il capo tecnico Antonio De Felice, Raffaele Prodomo, l’ing. Carmelo Donsì, i capistazione Giovanni Mele, Renato De Cato e Luigi Maisto, i macchinisti Arturo Giordano e Domenico di Lorenzo, Giuseppe Di Lollo, Alberto Caruso, Francesco Angellotti, Salvatore Licciardola, Vincenzino Celio, Ciarmiello, Ettore Frisella, Gennaro Prodomo, Gennaro Salvi, Di Grazia , Viggiano.
Ed ebbi l’aiuto di personale ancora in servizio come Antonio Mastroianni, capostazione di S. Angelo in Formis, figlio di don Mimì figura storica degli autoferrotranvieri sammaritani.
Tutto il prezioso materiale storico e fotografico, momentaneamente sottratto alle gelose cure dei parenti, fu scannerizzato e composto 16 pannelli con la collaborazione grafica di Salvatore del Prete.
Chiesi la cortesia all’amico acquerellista spagnolo Zacarias Cerezo di realizzazione per l’occasione il manifesto e la cartolina ricordo.
La mostra fu allestita il 6 aprile nell’atrio del teatro Garibaldi. Nell’occasione il G.A.F.A. (Gruppo Amici Ferrovia Alifana) allestì nel Salone degli Specchi un plastico che ricreava alcuni angoli caratteristici del percorso della nuova Alifana tra S. Maria e Piedimonte.
Al termine della manifestazione provvidi a trasferire i pannelli e il materiale raccolto presso una sala del Museo Civico, aprendo una nuova pagina della nostra storia cittadina."

dott. Giovanni Laurenza

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Lo scritto, qui riportato del dott. Laurenza, risulta essere molto suggestivo e, come un bel quadro d'autore, trasmette tutta la bellezza del paesaggio, della ferrovia e dell'umanità esistente in un'epoca non tanto lontana dalla nostra.
Speriamo vivamente che possa essere ripreso e realizzato il progetto che prevede la trasformazione a museo ferroviario della stazione terminale di Sant'Andrea de Lagni, dell'antica ferrovia elettrica Napoli Piedimonte d'Alife; come pure speriamo che abbiano la stessa progettualità e finalità le stazioni ferroviarie superstiti di Aversa, Mugnano e Secondigliano.
Segnaliamo, infine, che la stazione terminale di "Piscinola-Scampia" della nuova ferrovia EAV, "Piscinola Aversa" (unica costruita sulla preesistente stazione antica), risulta
tutt'oggi essere priva di testimonianze fotografiche ed artistiche che ricordino la vecchia "Piedimonte"; l'appello  doveroso che formuliamo ai responsabili della ferrovia, è quello di rimediare presto a questa grande lacuna storica...!

Salvatore Fioretto

Per i lettori interessati ad approfondire l'opera svolta dal dott. G. Laurenza, consigliamo la consultazione del suo sito in internet: https://www.giovannilaurenza.com/

1 commento:

  1. Caro direttore, questo ricordare con passione e amore ciò che per noi fu la Piedimonte ha suscitato in me un desiderio. Dove posso trovare un modellino del trenino dell'Alifana?

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