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Foto di H. Rohrer |

Gli amici erano Pasquale, Biagio, Sabatino e, ultimi arrivati, Marco e Mariano. Anche se Mariano, causa il suo lavoro, riuscì a partecipare solo a un paio di eventi in sede.
Iniziammo a studiare in dettaglio il territorio attraversato dalla Tratta Bassa, dapprima attraverso la consultazione delle cartine geografiche e delle immagini dall'alto e, poi, passammo a programmare delle vere e proprie escursioni con dei rilievi in campo, anche per cercare di recuperare dei cimeli sopravvissuti.
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Foto di H. Rohrer |
Nel corso di queste escursioni, mi divertivo a sbalordire gli amici, mostrando come riuscissi facilmente a trovare dei particolari ferroviari, che apparivano nascosti alla vista dei più, aiutandomi solo con il mio intuito....; una sorta di sesto senso posseduto...! (un "fiuto alifano" come dicevano gli amici, prendomi bonariamente in giro...).
La prima nostra "avventura", per la ricerca delle tracce della Piedimonte, capitò in una località tra il napoletano e il casertano, che per ovvie ragioni di riservatezza non dirò il nome, ma che conservava ancora il rudere di una stazione della ferrovia. Con Biagio e Pasquale ci recammo un sabato mattina a visitare questo sito, dove sapevamo che si trovava la stazione, con molti particolari originari ancora al loro posto, come la scritta, i lampioni, ecc. Giunti sul posto, notammo che fuori all’edificio abbandonato della stazione, alcuni uomini erano presi a fare dei lavori, credo per la sistemazione del piazzale e anche al collocamento di alcuni pannelli da applicare sulle finestre e sulle porte...
La prima nostra "avventura", per la ricerca delle tracce della Piedimonte, capitò in una località tra il napoletano e il casertano, che per ovvie ragioni di riservatezza non dirò il nome, ma che conservava ancora il rudere di una stazione della ferrovia. Con Biagio e Pasquale ci recammo un sabato mattina a visitare questo sito, dove sapevamo che si trovava la stazione, con molti particolari originari ancora al loro posto, come la scritta, i lampioni, ecc. Giunti sul posto, notammo che fuori all’edificio abbandonato della stazione, alcuni uomini erano presi a fare dei lavori, credo per la sistemazione del piazzale e anche al collocamento di alcuni pannelli da applicare sulle finestre e sulle porte...


Non so’ chi mi ispirò e nemmeno quale santo mi aiutò; conservai la calma e misi con cautela una mano in tasca, dove avevo il cartellino dell’Associazione del G.A.F.A., lo estrassi e con risolutezza glielo misi sotto al muso, dicendo con fermezza
e autorità: “Siamo questi…!!
Il cartellino aveva, oltre la mia foto in evidenza, con il nome e cognome, anche il simbolo dell’Associazione, che era formato da un fascio di colori graduali, dal celeste al blu, e aveva in evidenzia, a caratteri marcati, la scritta: “Amici della Ferrovia Alifana”.
Il cartellino aveva, oltre la mia foto in evidenza, con il nome e cognome, anche il simbolo dell’Associazione, che era formato da un fascio di colori graduali, dal celeste al blu, e aveva in evidenzia, a caratteri marcati, la scritta: “Amici della Ferrovia Alifana”.

Ci dissero: “Ma pecché non ce l’avite ditto primma?! Jamme, venite con
noi, venite a vedere la stazione, state a casa vosta…!” Noi ovviamente,
avevamo l’adrenalina a mille…, eravamo impauriti per quella insolita avventura e soprattutto per le minacce ricevute pochi minuti prima... Credo che eravamo diventati tutti "viola nel viso"…!

Ci portarono a visitare la stazione o meglio di quello che rimaneva della
stazione.
Fu per me e per i miei amici un’esperienza bellissima: un brutto sogno che tutto a un tratto si era trasformato in un momento di pura gioia…!
A volte le situazioni che ci propongono la vita e il caso sono veramente impensabili e imprevedibili…! Ed è curioso constatare come esse evolvano in maniera velocissima...!
Vedemmo il locale biglietteria, anche se in gran parte modificato. Salendo la scala in muratura, che era ancora quella originaria, visitammo i locali superiori che furono l’alloggiamento del capostazione. Uscimmo di nuovo all’aperto e entrammo nel magazzino, attraverso l’apertura posta sul lato posteriore, dove c’erano un tempo i binari. In questo locale, che si trovava in uno stato molto fatiscente, senza l’intonaco alle pareti e con la presenza di tanta umidità che affiorava dal solaio, c’erano dei cumuli di detriti a terra e tra questi notammo delle vecchie carte ammuffite, ma ancora integre. Ci accostammo per leggerle, estraendole, delicatamente
con le mani, dal mucchio di detriti.
Sgranammo gli occhi..., perché erano proprio tre "orari ufficiali" della ferrovia,
risalenti al periodo di esercizio: due tra gli anni '50 e '60 e il terzo, più antico dei primi, risalente forse agli anni '30... Chiedemmo ai nostri interlocutori se
potevamo prenderli; ci risposero senza esitare: "Si, prendeteli pure...",
forse per farsi perdonare del loro discutibile comportamento di pochi minuti prima...! Notammo, poi,
che era stato asportato uno dei lampioni in stile liberty che erano posti
sulla parete della stazione che dava sui binari, mentre gli altri due erano
miracolosamente ancora al loro posto. Pensammo che si doveva salvare almeno uno
di questi preziosi cimeli...
Al termine della visita, ci congedammo da queste persone che ci avevano fatto inizialmente tribolare ma che, poi, stranamente, erano diventate amiche, con la promessa di ritornare per recuperare gli altri cimeli. Intanto eravamo contentissimi per i preziosissimi "orari" recuperati miracolosamente; i quali, grazie alla nostra avventura, sarebbero stati conservati al sicuro, per dare una testimonianza ai posteri della storia della ferrovia. Furono i primi tre cimeli ad essere recuperati dall’Associazione G.A.F.A.
Non siamo più ritornati sul luogo della stazione, un po’ anche per paura. Ci hanno riferito, tempo dopo, che anche gli altri lampioni hanno avuto la stessa sorte del primo scomparso...
Fu per me e per i miei amici un’esperienza bellissima: un brutto sogno che tutto a un tratto si era trasformato in un momento di pura gioia…!
A volte le situazioni che ci propongono la vita e il caso sono veramente impensabili e imprevedibili…! Ed è curioso constatare come esse evolvano in maniera velocissima...!
Vedemmo il locale biglietteria, anche se in gran parte modificato. Salendo la scala in muratura, che era ancora quella originaria, visitammo i locali superiori che furono l’alloggiamento del capostazione. Uscimmo di nuovo all’aperto e entrammo nel magazzino, attraverso l’apertura posta sul lato posteriore, dove c’erano un tempo i binari. In questo locale, che si trovava in uno stato molto fatiscente, senza l’intonaco alle pareti e con la presenza di tanta umidità che affiorava dal solaio, c’erano dei cumuli di detriti a terra e tra questi notammo delle vecchie carte ammuffite, ma ancora integre. Ci accostammo per leggerle, estraendole, delicatamente

Al termine della visita, ci congedammo da queste persone che ci avevano fatto inizialmente tribolare ma che, poi, stranamente, erano diventate amiche, con la promessa di ritornare per recuperare gli altri cimeli. Intanto eravamo contentissimi per i preziosissimi "orari" recuperati miracolosamente; i quali, grazie alla nostra avventura, sarebbero stati conservati al sicuro, per dare una testimonianza ai posteri della storia della ferrovia. Furono i primi tre cimeli ad essere recuperati dall’Associazione G.A.F.A.
Non siamo più ritornati sul luogo della stazione, un po’ anche per paura. Ci hanno riferito, tempo dopo, che anche gli altri lampioni hanno avuto la stessa sorte del primo scomparso...
Morale del racconto, che non è una favola, ma realtà: "...il male a volte può portare
anche del bene" ... Provare per crederci...!
Salvatore Fioretto
Al termine di questo racconto ci piace inserire il link di un raro anche se breve filmato a colori del nostro mitico trenino (cliccare con il mouse il link sottolineato che segue): Filmato a colori nelle campagne anni '60
L'Alifana è sempre nel cuore di Salvatore come nel mio. Divertente il racconto, ma stupendo il filmato, seppur di pochi secondi, del trenino in una ripresa a colori alquanto suggestiva. Grazie Sasà.
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