sabato 29 novembre 2025

La “Ecclesie Domini et Salvatoris nostri Ihesus Christi ...": la storia della chiesa del SS. Salvatore in Piscinola (prima parte)

Piazza B. Tafuri, 2011- Foto di S. Fioretto
Si è scritto tanto su Piscinola e sulle sue emergenze storiche e architettoniche, tuttavia non si è mai pensato di realizzare una monografia completa che riportasse le vicende storiche della chiesa del SS. Salvatore che, come vedremo, è considerata la più antica della parte suburbana della Archidiocesi di Napoli.
A iniziare a scrivere le notizie storiche della chiesa (per la verità all'epoca alquanto scarne), fu il mons. Umberto Scandone, pubblicando nell’anno 1950, l’opuscoletto: “Notizia storiche su Piscinola”. Bisogna tuttavia arrivare all’anno 1989, per avere un saggio storico più approfondito, allorquando il diacono della chiesa del SS. Salvatore, il dott. Franco Biagio Sica, pubblicò il frutto delle sue preziose ricerche storiche sulla storia di Piscinola e sulla sua chiesa, il testo: “Viaggio nella mia Terra, memorie storiche del Casale di Piscinola”. Nell’anno 2010, lo scrivente, pubblicò il libro: “Piscinola, la terra del Salvatore - Una terra, la sua gente, le sue tradizioni”, nel quale, oltre a richiamare le fonti precedenti, si riportavano altre nuove notizie storiche riguardanti la chiesa del Salvatore, che nel frattempo erano emerse dalle ricerche e dallo studio di altre fonti storiche, nonché dagli archivi storici consultati. In questa trattazione che pubblico oggi, ho pensato di raccogliere tutte le notizie scoperte negli ultimi anni di ricerca e di unirle alle notizie contenute nei testi menzionati, riuscendo, come si vedrà ad avere un quadro alquanto completo della storia della chiesa. Naturalmente è un primo passo di un cammino che si prevede alquanto lungo e faticoso... 
Il lettore osserverà, leggendo questo post, quanto sia ricca e interessante la storia della Chiesa parrocchiale di Piscinola, quante sono le opere d’arte ancora conservate, nonostante i gravi furti subiti nel tempo e quanto ancora essa potrà riservare per la cultura del territorio e della città di Napoli, allorché si continuerà l’opera di ricerca che nel frattempo non si arresterà con la presente pubblicazione. Auspico che essa possa essere affiancata e integrata da una serie di indagini stratigrafiche e anche da una campagna di scavi, condotti secondo un programma sistemico, soprattutto in coincidenza di eventuali interventi di restauro dell'edificio.
L’obiettivo del progetto è ambizioso e mira a far “crescere” questo primo saggio storico, che per il momento è destinato ad essere pubblicato e contenuto nel blog di "Piscinolablog", fino a realizzare (si spera nel futuro immediato), una monografia organica, completa ed esauriente, con molte foto, mappe, piante, documenti storici, ecc. e con una completa bibliografia delle fonti, il tutto destinato agli studiosi e agli appassionati della materia, soprattutto agli studenti di ogni ordine e grado, nonchè ai visitatori, che si spera, vorranno iniziare a conoscere l’interessante storia e i tesori ancora custoditi nella chiesa piscinolese.

Considerata la mole della trattazione, è stato necessario suddividere il testo in cinque parti.

Buona lettura!

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Titolo:

“Ecclesie Domini et Salvatoris nostri Ihesus Christi de memorato loco Piscinule” 

Sottotitolo:

Sintesi storica dell’antichissima chiesa del Santissimo Salvatore in Piscinola

 

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La fondazione e le fonti storiche della Chiesa del SS. Salvatore

Diario di Santa Visita del card. F. Carafa, 1542

Non si conosce con precisione la data di fondazione della nostra chiesa e nemmeno l’origine del culto del SS. Salvatore, a cui è dedicato il tempio piscinolese. Molto probabilmente la chiesa ha avuto molte trasformazioni e rifacimenti nei secoli, partendo da una primitiva edicola, cappella o chiesetta e, poi, con successivi ampliamenti subentrati nei secoli, essa è giunta fino ad oggi con le dimensioni odierne che osserviamo. Purtroppo, non sono stati mai eseguiti degli scavi, delle indagini archeologiche e stratigrafiche per studiare le origini della chiesa e le opere d’arte ancora in essa nascoste, fatta eccezione per alcuni ritrovamenti occasionali emersi in concomitanza degli sporadici lavori di ristrutturazione e di ampliamento fatti eseguire tra l’800 e il ‘900, come diremo nel seguito della trattazione.
Secondo lo storico dott. Franco Biagio Sica, nella sua opera: “Viaggio nella mia Terra, memorie storiche del Casale di Piscinola”, il culto degli abitanti del luogo verso il SS. Salvatore scaturisce dal rapporto di vicinanza avuto dai primitivi abitanti di Piscinola con una comunità di monaci Benedettini (o forse monaci Basiliani), che si erano insediati in un cenobio posto sull’isolotto di Megaride (chiamata all’epoca Insula Maior o Stella Maris), tale monastero era dedicato al SS. Salvatore. Questi monaci possedevano a Piscinola un terreno (forse una “grancia”, che comprendeva probabilmente un terreno con una fattoria annessa), che da questi monaci prese l’appellativo (definito “prediale”) di “Terra del Salvatore”, dato che i monaci si chiamavano, appunto, “monaci del Salvatore” e anche l’isola di Megaride venne indicata nelle carte antiche con il toponimo di “Isola del Salvatore”… Ben presto il luogo, che comprendeva questo possedimento dei monaci, prese il nome di “Terra del Salvatore” e costituirà uno dei toponimi più antichi di Piscinola, tanto da essere citato dai “Curiali”, (così chiamati i notai dell’epoca antica), per delimitare i confini dei terreni oggetto di transazioni e vendita in epoca medioevale. È facile desumere che il continuo contatto della popolazione del luogo con questi monaci, che sicuramente erano spesso presenti nella Piscinola antica, abbia favorito l’attecchimento del culto del Gesù Trasfigurato, cioè al SS. Salvatore, presso gli abitanti, tanto da diventare il protettore dell’antico Casale di Piscinola. Seguirebbe, poi, l’edificazione di una iniziale edicola e, poi, di un tempietto dedicato in suo onore.

Mappa dei Casali di Napoli in epoca ducale (XI sec.), di B. Capasso

Il documento “rogato” più antico, nel quale si riporta il riferimento alla “Terra del Salvatore”, è un atto di vendita datato 20 agosto dell’anno 941 (al tempo degli imperatori d’Oriente, Costantino e Romano), con il quale un tale Gregorio, figlio di Sergio, vende a Giovanni suo cognato, quattro appezzamenti di terreno in Piscinola, tra questi, c’è il pezzo di terra che porta il nome di “Fracta” e confina con i beni dei Longobardi, dei Toccatocca, di Gregorio Spataro e con la terra del monastero dell’Isola del Salvatore (Notam Instr. S. Gregori, n.297).
Per avere conferma dell’esistenza della nostra chiesa bisogna arrivare al 10 ottobre dell’anno 1033, quando in un altro documento risulta che già esisteva una chiesa dedicata al SS. Salvatore. In questo documento, rogato per mano del curiale Sergio, si apprende che il presbitero Martino, custode della chiesa dei Santi Cosma e Damiano, vende a Stefano Ferrario, chiamato Bonisculo, un appezzamento di terreno, detto “ad Nipititum”, sito presso S. Sossio a Piscinola, e che questa terra confinava con la terra del presbitero e patrizio di nome Pietro, con la terra dell’“Estaurita Plevis” chiamata San Sossio, con la terra di Leone Luppari e con la terra che appartenne a Maria Russo di Donna Agata, dove sorge la “Staurita Plevis” chiamata chiesa del Salvatore in Piscinola (Ecclesie Domini et Salvatoris nostri Ihesus Christi de memorato loco Piscinule)Non sappiamo però se la “Terra del Salvatore” abbia accolto la nascente chiesa dedicata al SS. Salvatore oppure queste siano state due entità distinte e indipendenti.
Altro documento, successivo al primo, che conferma l’esistenza della chiesa di Piscinola, è l’atto rogato, datato il 23 dicembre 1058, nel quale un certo Pietro che era suddiacono, abate e rettore del monastero del beatissimo Agnello, vendeva a Giovanni, detto Spadaro, presbiterio e primicerio, custode della chiesa di San Severo, una terra in località “Vipitico” (Vitipicum), situata in San Sossio presso Piscinola, che confinava tra gli altri, con la terra di Maria Russa di donna Agata, tale terra era detenuta dalla Staurita Plevis, chiamata chiesa del Salvatore in Piscinola in Piscinola.
Queste prime due testimonianze attestano che la chiesa del SS. Salvatore era già presente nell’XI secolo e lasciano anche desumere che essa sia stata in quel periodo già nel pieno esercizio delle sue funzioni religiose. In base a tale assunzione si può trarre, con una certa approssimazione, che la chiesa del Salvatore sia stata fondata almeno un centinaio di anni prima del 1033; quindi, l’origine del tempio risalirebbe a un decennio intorno alla metà del X secolo, quindi intorno al 940; tale ipotesi è rafforzata dalla testimonianza che seguirà nel prossimo paragrafo.

Antichità della Chiesa del SS. Salvatore


La chiesa del SS. Salvatore è unanimamente riconosciuta nell’ambito della Archidiocesi di Napoli come la chiesa parrocchiale più antica della sua parte extra moenia; tale riconoscimento è desunto per confronto con alcuni documenti e testimonianze storiche che riguardano l’antichità della chiesa di San Giacomo a Calvizzano. Infatti, lo storico Marco Antonio Sirleto, nella sua opera “Platea….”, pubblicata nell’anno 1663, scrive che la chiesa di San Giacomo in Calvizzano era antichissima e che era seconda per datazione dopo quella di Piscinola. Mentre in un altro antico documento "Monumenta ad napolitani ducatus Historiam Pertinentia", scritto da Bartolomeo Capasso, (che viene celebrato per conto del Duca di Napoli), si afferma che nell’anno 951, già esisteva la chiesa di San Giacomo. 
Per questa antichità della chiesa di Piscinola sulle altre chiese esistenti nei Casali appartenenti all’Archidiocesi di Napoli, si dava riconoscimento e onore durante le funzioni religiose solenni, specie quelle che si tenevano in Cattedrale durante il rito dell’obbedienza all’Arcivescovo o al Cardinale in carica (rito del baciamano), a cui erano chiamati ad assolvere tutti parroci della Archidiocesi. Infatti, nel corso di tale cerimonia che si teneva la prima domenica di maggio, dopo i parroci delle chiese cittadine, che avevano la precedenza su tutte le altre parrocchie suburbane, erano chiamati al rito del bacio, rispettando l’ordine di antichità della fondazione delle rispettive chiese, prima il parroco di Piscinola, a seguire quello di Calvizzano e poi tutti gli altri parroci del suburbio.
Tuttavia quest’ordine non sempre fu rispettato nelle decisioni amministrative della diocesi, come nel 1337, quando le parrocchie della diocesi di Napoli, eccetto quelle cittadine, furono divise in tre Arcipreture; quelle dell’area collinare di Napoli furono affidate all'amministrazione della chiesa di San Giacomo di Calvizzano, pur non essendo la chiesa più antica della zona, mentre la chiesa del SS. Salvatore fu inserita sotto la sua giuridistizione. Successivamente il titolo di “Arcipretura” passò alla chiesa della Madonna delle Grazie di Porta Piccola a Capodimonte, che era ancora più recente delle prime due...

La chiesa medioevale

Affresco della Madonna della Misericordia, XIV sec.
Della chiesa esistente in epoca medioevale si hanno al momento pochissime testimonianze che dimostrano la conformazione architettonica avuta dall'edificio sacro di Piscinola. Ipotizziamo che essa sia stata edificata o ingrandita seguendo lo stile gotico, come lo dimostrerebbe la struttura a forma absidale che si trova nella parte retrostante l'altare maggiore. Altro indizio è rappresentato dalla presenza dell'affresco della Madonna della Misericordia che fu trovato in questo lato absidale della chiesa, giudicato di scuola "giottesca napoletana", anche se fu rinvenuto in posizione diversa da quella dove attualmente essa è collocato. E' molto probabile che la primitiva chiesa realizzata in stile gotico sia stata poi adattata o ampliata nel XVII secolo e decorata in stile Barocco, secondo i gusti dell'epoca, così come avvenne in città per molte chiese antiche. La chiesa del Salvatore, con queste metamorfosi subite, sarebbe quella sopravvissuta fino al catastrofico terremoto del 1688. Dell'affresco della Madonna della Misericordia descriveremo nel seguito i dettagli del rinvenimento.

L’amministrazione e il culto della chiesa, tra Cappellania e Maestria…

Fino ai secoli XIV-XV, le chiese erano delle “Cappellanie” e venivano governate da un gruppo di laici chiamati “Maestri”, mentre il culto era da questi affidato a un cappellano, il quale ufficiava sporadicamente in sito le funzioni religiosi. Solo a partire dal XIV secolo le chiese furono affidate stabilmente a un sacerdote scelto dalla Curia, che divenne così anche rettore della chiesa a lui affidata (rettoria), perché governava gli affari della parrocchia, oltre ad esercitarne il culto. Nacque così la “parrocchia”. Ma forse questo processo dalle nostre parti è stato più lento è graduale, perchè nella relazione di "Santa Visita" del cardinale Francesco Carafa, del 1542, risulta che il sacerdote officiante nella chiesa del Salvatore, don Antonio Ristaino, è un "Cappellano", mentre esiste ancora il "Rettore", tale Baldassarre Pepe.

L’Estaurita o Staurita…

Carte des Enviros de la Ville et du Golfe de Naples”, di Carlo Werber, 1778 (Part.)

L’antica chiesa del SS. Salvatore, insieme all’altra chiesa antica di Piscinola dedicata a San Sossio Diacono e Martire, erano due “Estaurite” (Staurita Plevis). L’”Estaurita” era una organizzazione composta da laici impegnati che avvertivano l’esigenza di unirsi in un sodalizio per aiutare i bisognosi. Questi, con il passare del tempo, ebbero l’esigenza di nominare un governo che amministrasse questo loro sodalizio. I componenti di questo governo erano chiamati “Maestri” e per questo col tempo il sodalizio fu chiamato anche “Maestria”. Tra i compiti dell’”Estaurita” c’era la nomina del cappellano a cui affidare le funzioni ecclesiastiche, seguiva l’amministrazione della chiesa, la sua manutenzione e le spese di gestione, nonché eseguire la missione (non secondaria), di aiutare i bisognosi. Il termine di “Estaurita” o “Staurita” deriva dal greco “Stauros” che significa “croce”, perché le chiese che erano rette da una “Estaurita” potevano esporre pubblicamente la Croce, indicando così di possedere le rendite e i benefici che le erano assegnati e che le consentivano di svolgere le funzioni assistenziali che abbiamo descritto, mentre il termine “Plevis” indicherebbe il tipo di organizzazione, strutturata e indipendente. L’Estaurita si governava in maniera indipendente rispetto al parroco e alla curia, ed è facile immaginare quanti dissapori e contrasti sorsero tra questi nel corso del tempo, come avvenne anche a Piscinola... Lo storico Don Carlo Celano, nella sua opera intitolata “Notizie del bello, dell’antico, e del curioso della Città di Napoli (giorn. 2, pag. 27)”, riporta che a Napoli le chiese “Estaurite” erano ventinove e cita un’usanza particolare svolta da queste organizzazioni: “Nel giorno della Domenica delle Palme, una croce ornata di palme veniva portata in processione e poi piantata nel mezzo del sagrato davanti la chiesa. Poi il popolo depositava offerte ed elemosine che venivano raccolte dall’Estauritario con gli altri Decani, ossia i capi dell’Estaurita”.

L’elenco dei parroci

Dai diari conservati nell’Archivio Parrocchiale e dai documenti conservati nell’Archivio Diocesano di Napoli, si riesce a risalire ai nomi dei parroci (o cappellani) che a partire dal XVI secolo hanno officiato e retto la Chiesa del SS. Salvatore. Non si conoscono, purtroppo, i nomi di quelli antecedenti all’anno 1538.

1538     Don Antonio Ristaino (o Ristaldo) - cappellano          

Lapide con i parroci, ingresso chiesa SS. Salvatore

1576     Don Giovanni Antonio Melfi                           

1585     Don Giovanni Antonio Feulo  

1621     Don Pietro Salterio   

1654     Don Francesco De Giorgio   

1688     Don Antonio Vitale 

1700     Don Giuseppe Cimmino          

1702     Don Francesco D’Alterio (o Galtiero)

1723     Don Carmine Danese  

1780     Don Giovan Battista Mosella   

1800     Don Ambrogio Tagliamonte 

1804     Don Simone D’Arbrito                            

1829     Don Pietro Ferraro                                       

1870     Don Luigi Russo                           

1901     Don Domenico Gallo                                        

1932     Don Luigi Aruta                          

1936     Don Raffaele Carandente              

1947     Don Angelo Ferrillo                                      

1989     Don Franco Bianco                            

2012     Don Lucio Pagano

2024     Don Angelo Guarino (Parroco Attuale)

Questi nomi sono incisi sulla lastra marmorea che è collocata sulla parete destra dell’ingresso della chiesa, e viene continuamente aggiornata nel tempo.

Le rendite e i beni della chiesa dal XVI secolo

La chiesa di Piscinola ha goduto in passato di diverse rendite e di beni immobili, spesso pervenuti dai lasciti testamentari da parte dei fedeli. Sono stati i parroci dei primi decenni del ‘600 a investire risorse e proventi nell’acquisto di beni immobili in modo da generare una rendita costante per rendere la chiesa autosufficiente. Ma l’usanza di assicurarsi una rendita era già presente nel secolo precedente, infatti, dai diari di Santa Visita dell’Arcivescovo Francesco Carafa, redatti nel 1542, apprendiamo, in dettaglio, di tutti i beni posseduti e le rendite percepite dalla chiesa di Piscinola in quell’anno, quando il rettore era don Baldassarre Pepe e il cappellano era Don Antonino Ristaldo (o Ristaino). Tra le rendite godute, c’erano gli affitti di terreni, come i cinque moggi situati a Piscinola, condotti da contadini per conto del magnifico Geronimo Carmignano, con rendita di 5 ducati l’anno e, a seguire, quelli di altri due terreni e anche di cinque abitazioni e vari cespiti, tenuti sia dentro che fuori al Casale di Piscinola. 

Mappa dei dintorni di Napoli A.Valmagini, metà '800 (part.)

Riguardo agli oggetti preziosi posseduti si menziona: “Nella detta chiesa sono i seguenti beni, cioè: una croce d'argento; una coppa d'argento; un pianeta di velluto cremisi e l'altro di stoffa d’Olanda; con una camicia e un mantello; quattro tovaglioli che sono acquistati attraverso l'elemosina, dagli uomini dell'Università” (ossia dal governo del Casale).
Nel libro: “Chiesa e comunità nella diocesi di Napoli tra il cinque e settecento”, scritto da Carla Russo, è riportato chea Napoli il reddito più alto percepito dagli investimenti immobiliari di case era quello del parroco di Piscinola, che raggiunse il picco massimo nel 1623, con 105 ducati, mentre negli ultimi due decenni del ‘600 esso era compreso tra i 36 e i 38 ducati. Nel secolo XVIII le rendite della nostra chiesa scesero progressivamente, con punte di 30 ducati nel 1714 e di 21 ducati nel 1746. Ma i parroci della chiesa di Piscinola furono tra quelli che mostrarono maggior interesse nell’investire nella proprietà edilizia, se si tiene presente che il parroco Carmine Danese, in carica nel 1746, aveva investito 230 ducati, mentre l’altro parroco, Antonio Vitale, alcuni decenni prima, aveva investito 90 ducati per l’acquisto di un terreno.                                    (Fine prima parte) 

Salvatore Fioretto

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