venerdì 22 gennaio 2021

Don Luigino Iommelli, un marianellese innamorato di Sant'Alfonso...

Già qualche tempo fa scrivemmo un post dedicato a  tutti i "frutti" che sono nati dall'esempio trasmesso dal grande Sant'Alfonso. A quell'elenco di Santi e di Beati dobbiamo aggiungere anche la storia di questo povero ragazzo, anch'egli nativo di Marianella che, appassionato della vita del gran Santo redentorista, volle dedicarvi tutta la sua giovanissima e breve vita, frequentando l'educandato alfonsiano, con la speranza di farsi presto Missionario Redentorista. Si chiamava Luigi Iommelli. Il giovane seminarista, purtroppo, morì prematuramente per un brutto male, quando non aveva compiutò ancora 27 anni. Lo ricordiamo oggi, riportando la cronaca dell'epoca, al momento della sua dipartita, scritta nel giornale periodico di Pagani, del mese di settembre 1950:

E’ volato al cielo il piccolo missionario Luigino Iommelli.

Marianella 7 novembre 1933, Napoli 11 agosto 1950.
11 agosto 1950. Un altro piccolo missionario del nostro Educandato volava al cielo ad accrescere la schiera dei 7 compagni che ivi fanno corona a S. Alfonso.
Ebbe comune la terra natia con S. Alfonso, Marianella di Napoli, dove sbocciava il 7 febbraio 1933. Nella chiesetta del Santo trascorse la sua fanciullezza quale chierichetto, eccellendo fra tutti per la sua pietà. I suoi genitori non ebbero di che rimproverarlo. E S. Alfonso lo scelse per la sua Congregazione.
Sacrificando gli affetti più cari entrava nel nostro Educandato, dove nei cinque che sono di ginnasio seppe valorizzata la sua innata bontà col fermo proposito di diventare ogni giorno migliore.
Fu devotissimo del S. Cuore e della Madonna. Nei mesi di maggio e giugno era solito ornare a sue spese la cappella dell’Educandato.
Le missioni estere, il suo sogno costante. Con quanto entusiasmo me ne parlava un giorno a Marianella. Lo confidò al M. R. P. Provinciale e negli ultimi giorni, anche per iscritto a un nostro missionario della Calabria.
E come era grande il suo attaccamento alla vocazione! Ne sono eloquente testimonianza le parole confidate in un intimo colloquio al P. Direttore: “Padre, ieri  sera ho pianto ed ho pregato il Signore di farmi piuttosto morire che abbandonare la Congregazione…". Per assicurare la sua permanenza nell’Istituto volle sottoporsi alla difficile operazione, le lo portò alla tomba.
Con questo coraggio accettò il grande sacrificio. Non volle che altri lo ponessero sul tavolo operatorio, ma vi volle salire da se’.
Prima si inginocchiò  e si raccolse un istante in preghiera. Forse – divino segreto noto agli Angeli – avrà ripetuto con più fervore la sua totale donazione a Gesù per la vita e per la morte. A chi voleva compiatirlo nei suoi acerbi dolori dopo l’operazione, seppe rivolgere queste mirabili parole: “Che cosa è il mio dolore in confronto di quello di Gesù? Non voglio essere compatito…".
Gesù lo vide troppo bello e lo colse per sé. “Vedete, il S. Cuore mi chiama e mi vuole vicino a se…" furono le sue ultime
parole.

Scritto da P. Vittorio M. Errichiello (p. redentorista), in "S. Alfonso, rivista di apostolato alfonsiano", mensile, anno XXI, n.9, settembre 1950, Pagani (SA).

Questi sono i personaggi che ci trasmettono un grande esempio di vita e pertanto li teniamo cari nei ricordi della storia del territorio, e nei nostri ricordi, nei nostri cuori...

Salvatore Fioretto

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