giovedì 18 luglio 2013

La mia postfazione al libro "La Terra del Salvatore" di Salvatore Fioretto

 NOTE CONCLUSIVE


Conoscere ciò che esiste è base fondamentale di ogni tipo di progresso. Il libro di Salvatore Fioretto “Piscinola, la terra del Salvatore”, ripropone la storia di questa terra, con tutta la sua forza interiore, con una cultura e una passione non comuni, in uno stile di scrittura semplice e alla portata di tutti; un lavoro importante, sia per semplici appassionati, che per ricerche storiche, architettoniche e antropologiche di tipo universitario; ed è azzardato, da parte mia, parlare di questo libro, in quanto ogni cosa che si può dire su di esso per evidenziarne i pregi, qualunque dissertazione si possa farne, rivela da solo le sue qualità.

Il libro "Piscinola, la terra del Salvatore” consente al lettore di assistere al recupero della maniera in cui si viveva in altri tempi, riuscendo a dare una ben precisa identità alla nostra gloriosa terra.

Personalmente penso che un libro come quello di Salvatore Fioretto non valga solo per uno o due anni, ma che debba invece offrire, per un tempo molto più lungo, spunti e recuperi importanti, per scongiurare la dispersione o peggio ancora la perdita dell’identità antropologica della nostra terra, dovuta all’espansione urbanistica e alle conseguenti “allucinanti” devastazioni territoriali, causate dall’aumento della densità di popolazione, con l’avvento del rione, che ha preso il nome dalla legge che lo istituì: la “167”, ma anche per contrastare il terremoto mediatico, conseguenza dei noti fatti di criminalità organizzata sopraggiunta, che non hanno origine, certamente, dalla nostra “Terra del Salvatore”.

Sono molto riconoscente a Salvatore per avermi ricordato con il suo libro il profumo del pane caldo, appena sfornato dai forni di Piscinola, negli anni della mia infanzia e il vino “Per’ ’e palummo”, vera delizia del palato; per aver esaltato un piatto come “’e scagliozzi”, che ormai viene considerato "un piatto di archeologia vivente” e che personalmente ritengo uno dei piatti storici della gastronomia italiana e, ancora, l’uso di allevare il maiale, ormai dimenticato. Poi, ancora, all’attento lettore desidero far notare come l’autore dedichi ampio spazio alla storiografia, alla topografia, all’architettura e ai servizi di Piscinola, dedicando a essi capitoli specifici. Non può certamente sfuggire a costui la grande capacità di Salvatore Fioretto di fissare nel suo libro un’attenta e precisa documentazione dei fatti narrati, arricchita da una minuziosa riproduzione fotografica di documenti, mappe, foto, atti pubblici e non, cartoline d’epoca, nonché una nutrita bibliografia, che pongono il suo Liber a fianco ai migliori trattati antropologici, di tipo tecnico.

Nel libro non si notano preclusioni ad un’evoluzione della “Terra del Salvatore” a quartiere metropolitano, ma che semmai nella realtà odierna, dove non si conosce questa evoluzione, si coniughi il passato con il presente, la storia e le tradizioni con l’attualità.

Salvatore Fioretto, con il suo libro, ha reso omaggio alla nostra terra; lo ha fatto con sentimento, con delicatezza, dimostrando, da un verso la capacità di ricostruire, anche storicamente, vecchi usi e abitudini e dall’altro la serietà e l’entusiasmo di un uomo, che ha dedicato il suo impegno a conservare e a diffondere, ora, con questo suo Liber, ciò che la sua anima gli imperava.



         Prof.ssa Rosa Bianco

http://ww2.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=15385

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