sabato 5 luglio 2025

Storia di un operaio specializzato nella Piscinola degli anni sessanta. Un Viaggio tra amore tradizione, innovazione. di Vittorio Selis

Le mie lezioni di International business di post graduate master iniziano sempre con la diapositiva che parla di amore in generale e poi per il proprio lavoro. Solo chi ama può andare oltre il 2+2=4. Dovendo parlare dei guanti fatti a mano, di Piscinola e del Made in Italy ho chiesto a una bella persona di raccontarmi in breve il suo rapporto iniziale con il suo mondo del lavoro. Con gioia il sig. Gianni Giannattasio mi ha inviato alcune foto, il suo libretto di lavoro e una breve storia facendo un meraviglioso tuffo nel suo passato. 

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“Dopo il collegio istituto San Paolo Pozzuoli. Frequento la scuola media al V. Emanuele a o Dante. Poi passo al V. Emanuele a san Sebastiano, dove abbandono nel secondo trimestre per un grave incidente occorsomi. Si spezzò la riga da disegno in legno e ho perso il cristallino occhio dx. All’epoca non c’era la possibilità dell’impianto del cristallino e ho tirato avanti così sino ad oggi. 
Da quel momento ho dovuto imparare un mestiere e mio padre della P.S. 
Lui mi indirizzò verso il lavoro che faceva e che amava, prima di andare in guerra. Andai a imparare il mestiere a casa di un operaio finito, Gianni Noviello, e li rimasi fino ai 16 anni, senza mai prendere una lira di paga... Un po' per i racconti nostalgici di mio padre, un po' per quelli di Noviello, ogni volta che incontravo qualcuno o vedevo un'attrice o un personaggio famoso ero sempre attirato dalle sue mani. Dalle mani riuscivo a capire il suo carattere. Le sue mani mi dicevano se era un egoista o un altruista, se era di animo nobile o un amante dell'apparire. E le mani vestite dai guanti erano un vero spettacolo per gli amanti dell'arte come me. Non c'era abito che poteva ritenersi completo se non prevedeva un bel paio di guanti. Così un giorno, smettendo di studiare, mi misi a fare i guanti con altissima professionalità e amore. Volevo vestire tantissime mani rendendole ancora più nobili.  così ogni giorno partivo da Fuorigrotta per andare a scuola a Piscinola, dopo aver terminato con il mio primo maestro, anzi secondo, se considero mio padre. Il mio primo arrivo a Piscinola sembrava un sogno. Tutto mi appariva verde e ben ordinato. Le persone che incontravo furono tutte molto gentili nel darmi le indicazioni richieste. Ogni successivo viaggio da Fuorigrotta a Piscinola era sempre ricco di novità quando attraversavo piazza Dante o costeggiavo il bosco di Capodimonte” mi ha raccontato Gianni Giannattasio sulla sua intrigante gioventù da guantaio. 

Ma dove andavano i guanti fatti con arte e amore da Gianni, oggi simpatico ottantenne? Dalle passerelle dell'alta moda alle mani dei lavoratori delle fabbriche dove ha lavorato, tra cui la Excelsior di via Veneto, la Sogip dell'allora via Miano Agnano, sempre nel quartiere Piscinola, il guanto è stato da sempre molto più di un semplice accessorio: è stato ed è un simbolo di eleganza, protezione e status. E quando si parla di guanti fatti a mano, si evoca un universo di maestria artigianale che affonda le radici in secoli di storia, una tradizione viva ancora oggi in diverse parti del mondo e, naturalmente, a Napoli.

LA TRADIZIONE DEL GUANTO ARTIGIANALE NEL MONDO

Il guanto fatto a mano vanta una storia ricca e diversificata a livello globale. Dalle intricate lavorazioni in pelle dei paesi arabi ai robusti guanti da lavoro dell'Europa settentrionale, ogni cultura ha sviluppato le proprie tecniche e stili, anche se lo stile napoletano è stato sempre imitato, ma mai superato. La produzione artigianale di guanti è spesso legata a determinate regioni geografiche, dove la disponibilità di materie prime di qualità (come pelli pregiate) e la trasmissione generazionale di competenze hanno permesso il fiorire di vere e proprie scuole. Paesi come la Francia (in particolare la città di Millau), l'Inghilterra (con le sue tradizionali guantiere) e gli Stati Uniti (per i guanti da sport e lavoro) hanno una lunga e prestigiosa tradizione nel settore. Questi mercati sono spesso caratterizzati da un'alta attenzione alla qualità, alla durata e al design, con prodotti che si posizionano nella fascia alta del lusso o della specializzazione 

L'ECCELLENZA ITALIANA, NAPOLI CAPITALE MONDIALE DEL GUANTO

In Italia, il guanto fatto a mano trova la sua massima espressione, con una tradizione che si distingue per l'eleganza, la cura dei dettagli e la qualità dei materiali. Tra le regioni italiane, la Campania, e in particolare Napoli, con i quartieri Piscinola e Sanità, è stata per secoli il cuore pulsante della produzione guantaia, guadagnandosi il titolo di "capitale mondiale del guanto". La storia dei guantai napoletani è una narrazione affascinante di abilità tramandate di padre in figlio. Già nel XVIII secolo, la produzione era fiorente, e nel corso del XIX e XX secolo Napoli divenne un punto di riferimento internazionale per la fornitura di guanti a corti reali, teatri e case di moda. Ciò che distingueva i guanti napoletani, e quelli di Piscinola, era la meticolosità nella scelta delle pelli (agnello, capretto, cervo, ma anche tessuti pregiati), la precisione del taglio, e la complessità delle cuciture, spesso realizzate a mano con tecniche come il punto catenella o il punto a rovescio. Ogni guanto era un'opera d'arte, modellata per adattarsi perfettamente alla mano, unendo comfort e raffinatezza.

LE ANTICHE FABBRICHE DI PISCINOLA: Un Distretto Storico

Nel cuore della tradizione guantaia napoletana, come detto, il quartiere di Piscinola ha giocato un ruolo di primaria importanza non solo per il nostro caro Gianni Giannattasio, ma anche per il noto musicista Pino Ciccarelli che dedicò una sublime musica al Cinema Selis:

https://www.youtube.com/watch?v=rCouOBXjgDM...

In quest'area, anche grazie ai contributi governativi, sorsero numerose fabbriche di guanti, vere e proprie eccellenze artigianali che davano lavoro a centinaia di persone. Queste manifatture erano caratterizzate da un'organizzazione del lavoro altamente specializzata, con sarti, tagliatori, cucitori e rifinitori che collaboravano per creare prodotti di altissima qualità. 
Le fabbriche di Piscinola non erano solo luoghi di produzione, ma veri e propri centri di formazione dove le nuove generazioni apprendevano i segreti del mestiere. La produzione, anche di bellissime calzature fatte a mano, era spesso orientata all'export, con clienti in tutto il mondo che riconoscevano il valore e l'unicità del "Made in Naples". Piscinola era per molti apprendisti come Gianni una vera terra promessa. Quella straordinaria zona sfiorata dalla Piedimonte d'Alife aveva la Virtus Piscinola, gli Showmen di Mario Musella, James Senese, Paranza di Gennaro Silvestri, Wanted Group, Enzo Avitabile e tanti altri. Molti dopo il lavoro vedevano un bel film all'Arena Azzurra, dopo trasformata in Cinema Teatro Selis, o in altre sale della zona. In pochissimi metri c'erano ben quattro cinematografi e sempre tutti pieni. Ma il terremoto del 1980 fu un vero spartiacque per quello che era e quello che sarebbe poi arrivato. Chiuse il Cinema Teatro Selis e chiusero molte fabbriche, non solo di guanti artigianali.

DAI FASTI DEL PASSATO ALLA REALTA' ATTUALE: Sfide e Opportunità

Oggi, il settore del guanto fatto a mano, sia a livello globale che in Italia, affronta nuove sfide e opportunità. La globalizzazione, la concorrenza dei prodotti a basso costo e i cambiamenti nelle abitudini di consumo hanno ridotto il numero delle aziende e degli artigiani. Molte delle antiche fabbriche di Piscinola non esistono più, e la trasmissione delle competenze è diventata più complessa. Tuttavia, il settore sta vivendo una fase di rinascita, spinta dalla crescente domanda di prodotti di lusso, personalizzati e sostenibili. I guanti fatti a mano, con la loro intrinseca unicità e durata, rispondono perfettamente a queste nuove esigenze.

DATI ECONOMICI E OCCUPAZIONE DEL GUANTO FATTO A MANO:

È difficile fornire dati economici precisi e aggiornati esclusivamente sul settore dei guanti fatti a mano a livello mondiale, in quanto spesso rientra in categorie più ampie come "abbigliamento e accessori in pelle" o "artigianato di lusso". Il nostro caro Gianni Giannattasio, vero protagonista di questo breve articolo, ci racconta: “I prezzi del 1960? So solo che all’eta di venti anni l’articolo di mia produzione lo vendevo a 700 lire, a causa della eccessiva offerta, invece di 800 lire”. 
Tuttavia, si stima che il mercato globale dei beni di lusso, in cui i guanti di alta qualità si inseriscono, continui a crescere, trainato dai consumi asiatici e dalla ricerca di esclusività. In Italia, il settore dell'artigianato della pelle, che include la guanteria, contribuisce in modo significativo all'economia nazionale. Sebbene il numero di addetti diretti alla produzione di guanti sia diminuito rispetto al passato, le aziende rimanenti sono spesso realtà di nicchia, con un'alta specializzazione e un forte orientamento all'export. L'occupazione nel settore, seppur ridotta, è caratterizzata da una manodopera altamente qualificata, che detiene competenze uniche e difficilmente replicabili. Molte piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, continuano a operare, mantenendo viva la tradizione e cercando di innovare per adattarsi alle esigenze del mercato. La formazione di nuove generazioni di artigiani è una sfida cruciale per il futuro del settore. Ci saranno altri Gianni innamorati delle mani elegantemente vestite?

C'ERA UNA VOLTA LA PRODUZIONE ARTIGIANALE DEL GUANTO

E' ancora Gianni Giannattasio che, facendo un tuffo nel passato, ci dona alcuni dettagli: "Cosi, dopo la fine dell’ultima guerra, gli abitanti del quartiere piano piano misero in atto le loro conoscenze in materia, e in quel momento la voglia e la necessità di ricominciare, fecero in modo che in ogni casa ci fosse almeno una persona dedita a questa attività che dava la possibilità di sopravvivere. I pellami vengono comprati grezzi, poi conciati prevalentemente al cromo e raffinati. In ultimo tinti secondo le richieste. La lavorazione inizia con il taglio dei pellami e per la migliore resa, viene effettuata da lavoranti più esperti. I vari pezzi ricavati dal taglio, vengono lavorati e portati alle varie misure delle mani, 8-7 ecc…. Ed è qui che cominciava il mio lavoro di smussatura e tiratura, consistente nel dare forma e giusta misura al pezzo di pelle che iniziava ad avere una sua forma di guanto. Questi pezzi venivano raggruppati insieme e chiamati partite di 60 paia. Per guadagnare bisognava lavorarne almeno una partita al giorno, il lavoro era svolto per otto ore sempre in piedi. Dopo i controlli del capo reparto, le partite venivano fustellate ed avviate al ricamo e cucitura, apparecchiatura e scatolate. Per fare tutto ciò il guanto passava per una decina di mani femminili. Questa era la lavorazione nello stabilimento di Piscinola, mentre alla Sanità tutto il lavoro si faceva casa per casa e il sabato si andava a consegnare alla fabbrica e si veniva pagati per il lavoro effettuato. Non esistevano ne inquadramento ne paghe fisse. E dalla realtà della Sanità quando il comparto cominciava a crescere, i piccoli imprenditori del quartiere, aiutati da alcune leggi create per chi dava lavoro, vennero incentivati a presentare progetti tutti finanziati dallo Stato. Cosi in via Vittorio Veneto 148 a Piscinola nasce l’Excelsior di Murolo, in via Miano Agnano attuale via Ianfolla nasce lo stabilimento di Tortora, etc.

IL FUTURO DEL GUANTO FATTO A MANO: tra Tradizione e Innovazione

Il futuro del guanto fatto a mano risiede nella capacità di coniugare la tradizione con l'innovazione. Le aziende superstiti di Napoli e di altre regioni guantaie stanno investendo in strategie di marketing digitale, e-commerce e personalizzazione per raggiungere un pubblico più ampio. La sostenibilità e la tracciabilità delle materie prime stanno diventando fattori sempre più importanti per i consumatori. Il guanto fatto a mano, sia esso un capolavoro di eleganza o un robusto accessorio da lavoro, continua a incarnare valori di qualità, durabilità e bellezza intrinseca. È un'arte che non solo veste le mani, ma narra storie di maestria, passione e un legame indissolubile con la tradizione. Un'arte che, a Napoli e nel mondo, è destinata a non scomparire, ma a evolversi, continuando a incantare e proteggere le mani di chi apprezza il vero valore del "fatto a mano". The Insight Partners dice “il mercato dei guanti industriali è stato valutato a 9.174,06 milioni di dollari nel 2021 e si prevede che raggiungerà 16.119,54 milioni di dollari entro il 2028; si prevede che crescerà a un CAGR del 7,5% dal 2021 al 2028”. 
Riuscirà Napoli a incunearsi di nuovo da protagonista ritagliandosi una fetta dell'International business dei guanti, sia industriali che fatti a mano, ridando lavoro a migliaia di giovani di nuovo anche a Piscinola? 

Vittorio Selis 


Ringraziamo l'amico Vittorio Selis per averci condiviso questo interessante post di storia piscinolese, dedicato alla manifattura dei guanti, che un tempi era molto fiorente nel territorio ed era vanto e lustro della Piscinola imprenditoriale e lavoratrice.

S.F. 



sabato 21 giugno 2025

La processione del “Corpus Domini” una bella tradizione molto sentita anche del nostro quartiere...

Via Vittorio Emanuele, cappella del SS. Sacramento

La festa del Corpus Domini che già veniva celebrata in Belgio fu istituita solennemente e estesa alla Chiesa Universale da papa Urbano IV, l'anno dopo che venne riconosciuto ufficialmente il miracolo eucaristico che si verificò a Bolsena, nella chiesa di Santa Cristina, nell'anno 1263.  Si racconta che un sacerdote Boemo, chiamato Pietro da Praga, nel mentre si recava a Roma in pellegrinaggio, si fermò in quella chiesa per celebrare la Messa. Dopo l'avvenuta consacrazione, al momento di spezzare l'ostia, fu constatato l'emissione di sangue dalla particola, che fu così copioso, tanto da macchiare il Corporale, ovvero il fazzoletto bianco che si usa mettere ancora oggi sull'altare ad ogni messa. Il "Corporale" fu poi portato nel duomo di Orvieto, dove è conservato nella cappella chiamata appunto "del Corporale", mentre le reliquie del vino e dell'ostia consacrati, sono conservati a Lanciano. 
La festa che un tempo si celebrava solennemente il giovedì dopo la domenica dedicata alla SS. Trinità, culminava con la processione del SS. Sacramento, molto sentita anche a Piscinola, a cui partecipava tantissima gente. Una testimonianza di questa particolare devozione era la bellissima cappella stradale che un tempo si poteva ammirare sulla facciata del fabbricato che si trovava proprio all'inizio del vico I Risorgimento. L'affresco contenuto in questa edicola raffigurava un bel Cristo risorto, ai cui piedi erano inginocchiati due incappucciati della congregazione del SS. Sacramento (chiamati "Paputi"), mentre alcuni angeli in volo mostravano un calice e l'ostia.

Ecco il ricordo della processione tratto dal libro "Piscinola la terra del Salvatore". 

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"Merita una menzione particolare l’annuale processione del “Corpus Domini”, organizzata dalla Congrega del SS. Sacramento. Durante la processione partecipava il Parroco che portava, sotto ad un pallio, l’ostensorio d’argento, contenente un’ostia consacrata (il “Santissimo”). Partecipavano alla processione la banda musicale di Piscinola, tutte le Associazioni Cattoliche, i bambini della prima comunione, i ragazzi dell’oratorio e tutta la comunità ecclesiale. La processione seguiva lo stesso percorso dei festeggiamenti in onore del SS. Salvatore, con la particolarità che essa durava non meno di cinque ore, perché percorreva anche tutte le stradine ed i viottoli del paese. C’era poi l’usanza, tramandata dagli antichi devoti, che in ogni cortile e in ogni masseria venisse realizzato una sorta di altarino, detto “Altare di accoglienza al SS. Sacramento”. Questi altari erano addobbati con fiori e candele ed erano eretti in segno di omaggio alla processione, ma anche per invocare delle grazie particolari. 
Si faceva a gara tra gli abitanti delle varie strade per realizzare gli altari più sontuosi e belli. Spesso si eseguivano delle vere e proprie “macchine da festa”. Quando la processione giungeva in prossimità di questi simulacri, il sacerdote abbandonava momentaneamente il pallio e si recava nel cortile per benedire l’altare eretto. Il presule recitava poi in quel luogo una breve preghiera e impartiva la benedizione ai presenti. Per riparare il sacerdote in quel breve tragitto, si utilizzava un ombrello circolare, realizzato con tessuto di seta finissima (di colore giallo e bianco) e orlato con ricami e finiture in oro.
Anche durante questa processione le donne esponevano dai balconi le più belle coperte ricamate. Ogni donna di Piscinola sceglieva dal corredo di sposa la coperta che conservata gelosamente per la circostanza, a volte anche con una certa vanità, che oltrepassava i valori religiosi. 
Poi venivano lanciati dalle finestre e dai balconi petali di fiori e foglie profumate di stagione. Gli abitanti dei piani bassi, invece, si avvicinavano al sacerdote e lanciavano con riverenza e adorazione i petali dei fiori verso l’ostensorio. Durante lo svolgimento della processione si facevano esplodere anche mortaletti e fuochi pirotecnici. Quando la processione arrivava in piazza, il “comitato dei festeggiamenti” issava la “bandiera”, tra gli applausi dei partecipanti. La “bandiera” era un grosso quadro con l’immagine del SS. Salvatore. Simboleggiava l’impegno assunto dal “comitato” di preparare i festeggiamenti nel corso di quell’anno. Il quadro, circondato da lampadine, rimaneva esposto fino al giorno di inizio della festa."

Salvatore Fioretto 

Cortile di via Vittorio Emanuele, foto prima della distruzione avvenuta a metà anni '80






sabato 17 maggio 2025

Da un corso di giornalismo del 2013, nasce "Piscinolablog": da allora 12 anni di pubblicazioni e 500 post!

E' proprio vero che la vita riserva sempre esperienze e situazioni impensabili e inaspettate; una imprevedibilità che a volte ti porta a vivere scoperte bellissime e appaganti. Esse ti permettono di acquisire maturità e anche di conoscere e farti conoscere da tantissime persone, non solo nel territorio nel quale si vive, ma addirittura nel Mondo intero...! Ma tutto diventa ancora più bello quando queste opportunità ti consentono di esprimere il tuo talento, le tue passioni e anche di svolgere un ruolo sociale e culturale a favore della comunità di appartenenza e dell'intera Città nel quale vivi. Così è stata l'esperienza che mi ha visto protagonista con la creazione e la gestione della pagina del blog che ho intitolata "Piscinolablog".
Ricordo che si era nella tarda primavera dell'anno 2013, credo nel mese di giugno, quando l'amica Rosa Bianco mi invitò ad un corso che si svolgeva nel Centro Hurtado di Scampia: centro tutt'oggi gestito e curato dai padri Gesuiti di Napoli. Mi anticipò che era un corso di giornalismo rivolto a tutti, gratuitamente. Io un po' incuriosito e forse anche un po' scettico, accettai l'invito.
Così un pomeriggio assolato ci recammo presso il centro di Scampia e partecipammo alla lezione, che durò all'incirca un paio di ore. Il conduttore, che era un giovane laureato in informatica, del quale purtroppo non ricordo più il nome, illustrò l'argomento in maniera semplice e chiara, con poche "slide", molto sintetiche ed eloquenti, introducendoci nel mondo dei "Blogger" (creatori e curatori di pagine di Blog). Ci raccontò come i Blog erano diventati mezzi divulgativi, in via di diffusione nel mondo e alla portata di tutti. Le piattaforme mediatiche che consentivano la creazione dei Blog erano fornite da diverse aziende d'informatica mondiali (come Google, Altavista, ecc.), in maniera gratuita e di facile utilizzo. Questi, oltre a scegliere una varietà di veste grafiche, permettevano di aggiungere foto, video-filmati (anche personali e amatoriali), musiche, colonne sonore, effetti grafici ed altro ancora.
Ma non solo..., la grandezza dei Blog era quella di poter essere letti in ogni angolo del mondo, supportati anche dai "motori di ricerca" della rete Internet dei vari Provider, che consentivano di indirizzare alle pagine inserite in un blog (che si chiamano in gergo giornalistico "Post"), quando chiunque ricercasse in internet una parola che era tecnicamente contenuta nel titolo affibbiato al testo. 
Altra cosa bella e interessante era quella che si poteva chiedere, ogni volta che si desiderasse, il resoconto statistico delle pubblicazioni effettuate nel tempo (fin dalle origini), mostrando in poche e semplici tabelle sinottiche, il numero delle pagine lette, suddivise per post, identificando: le nazioni di origine dei lettori, i software utilizzati, e anche i sistemi di lettura, ossia se avvenuto da telefoni cellulari, da iPaid o da computer fissi. Al termine del breve corso, il conduttore del corso ci mostrò alcuni esempi eloquenti di Blog, che creò per noi al momento... Rimanemmo tutti incantati...! Tornai da quel corso molto soddisfatto e anche pensieroso... Mi sovvenne subito l'idea di creare una pagina di blog dedicata alla libera diffusione della cultura, con al centro il quartiere di Piscinola e dell'intera "Area Nord di Napoli".
Una pagina che facesse seguito ai progetti precedentemente da me intrapresi per il territorio, come la grande mostra storica su Piscinola-Marianella del 2004 e quello del libro sulla storia di Piscinola, del 2010. E' così fu...!
Come titolo decisi un nome che contenesse il toponimo di Piscinola, in modo che venisse mostrato in evidenza in tutti i motori di ricerca e quindi scelsi "Piscinolablog". Come motto della pagina, poi, scelsi una citazione che è attribuita a un grande storico e archeologo napoletano dell''800, di nome Bartolommeo Capasso e che recita così: "Se vuoi essere universale parla della tua terra".
Nel primo anno, oltre alle pubblicazione dei post periodici, dedicati principalmente alla storia di Piscinola, con la narrazione di eventi, rivoluzioni, ma anche di personaggi, noti e spesso sconosciuti, curavo anche una specie di rubrica che era dedicata a piccole storie di bellezze e agli esempi edificanti del territorio. In quel anno, nel 2013, in solo 5 mesi, raggiunsi un numero di pubblicazioni che fu un record insuperato, ossia di ben 84 post!
Alcuni post furono molto interessanti e inediti, come quello dedicato alla storia dei Misenati e dei Cumani che si erano impiantati anche nel nostro territorio, quando fuggirono dalle incursioni e dalle distruzioni ad opera dei Saraceni.
Negli anni seguenti i post che furono pubblicati in Piscinolablog furono tutti belli ed edificanti! Se dovessi sceglierne alcuni per bellezza e interesse avrei sicuramente delle difficoltà! Molti sono stati dedicati alla storia della Ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife e alla vita di Sant'Alfonso Maria de Liguori nato a Marianella, altri ai vari personaggi importanti e famosi, altri ancora alle tradizioni del territorio, al mondo contadino, ai termini dialettali, agli usi e costumi, e così via... Un'attenzione particolare è stata riservata alla storia legata al culto di San Gennaro, patrono di Napoli e della Campania.



Il post dedicato ai "soprannomi e ai contronomi", (con i suoi 580 soprannomi censiti) poi, ha registrato un vero boom di letture, (oggi siamo giunti a oltre 9000 letture!). C'è anche da aggiungere che per questo post, come anche per altri, continuo ad aggiornare il contenuto, introducendo altri elementi o notizie, quando ho l'occasione di raccoglierli, specie durante i piacevoli dialoghi che spesso intraprendo con gli anziani del territorio.
Oggi, a distanza di 12 anni da quel luglio 2013, la pagina di Piscinolablog è radicata in internet, con i suoi 499 post, ed è stata letta in ogni parte del mondo; le statistiche di Google indicano oltre 403.000 pagine lette..., un vero record!
Alla pagina di Piscinolablog hanno collaborato in questi anni tanti amici e conoscenti, che hanno voluto scrivere i loro ricordi ed aneddoti, ricordo: Pasquale di Fenzo, Luigi Sica, Anna Maria Montesano, Antonello Cossia, Vincenzo Capuozzo, Massimo De Stefano e tanti altri ancora. A loro va un mio grande ringraziamento, per la loro generosa e appassionata partecipazione!
Ricordo anche tutti i commenti ricevuti dai lettori (circa 470!), contenenti consigli, suggerimenti e anche qualche critica, delle quali ho fatto tesoro e tratto insegnamento per migliorare la pagina di Piscinolablog.
La più grande soddisfazione è stata quella di aver diffuso il nome di Piscinola, ma anche di Marianella, Miano, Scampia, Chiaiano, Secondigliano, Mugnano, in Italia, in tutta Europa e nel Mondo intero, dimostrando a tutti che questi territori hanno una storia di degno rispetto e non sono secondi a nessuno, in tutti i campi e in tutte le varie manifestazioni umane: nello sport, nelle scienze, nella musica, nel teatro, nella letteratura, nella pittura, nella moda e nel design, nella politica, nelle guerre ed insurrezioni, nell'arte culinaria, in giurispudenza e nelle materie legali, ecc. ecc.
Tante sono state le citazioni riportate nel tempo in vari libri, come nelle pagine riviste di internet e anche in articoli giornalistici. Tanti sono stati i contatti ricevuti da giovani studenti e laureandi, specialmente durante la preparazione dei loro esami universitari o per le Tesi di Laurea, dedicate a Piscinola e al territorio circostante, molte dedicate alla storia della ferrovia Napoli Piedimonte d'Alife.
Concludo questa pagina con la citazione che scrisse nella "postfazione" di presentazione del mio libro "Piscinola, la terra del Salvatore", la cara insegnante e amica Rosa Bianco: "Conoscere ciò che esiste è base fondamentale di ogni tipo di progresso"...!

Tanti auguri Piscinolablog!

Salvatore Fioretto


venerdì 9 maggio 2025

'O mmiereche d''e puverielli... In ricordo del dottor Lapenna Giuseppe

Già alcuni anni fa pubblicammo un post dedicato alla figura del compianto medico di famiglia di Piscinola, il dottor Giuseppe Lapenna, oggi a distanza di tempo, rileggendo il post che ebbe all'epoca tanti apprezzamenti e commenti, abbiamo riletto anche il commento che ci fu trasmesso, dopo la pubblicazione dell'articolo, da questa insigne persona che l'ha conosciuto e ammirato, e che a distanza di decenni si è mostrato riconoscente del caro dottore, per la sua opera di medico preciso e soprattutto pieno di umanità...!
Ecco a voi l'articolo scritto dal dottor Giovanni S., che ringraziamo per la sua stima nei confronti di Piscinolablog.


"Di piscinolese adozione, come il mio medico il Dottor Lapenna, mi ritrovai nella selva oscura di una Piscinola post dopoguerra, da padre stuccatore reduce dalla campagna in Somalia, in una delle case di proprietà dei "Malamenti" (contronome dato a una famiglia di Piscinola) non ho memoria del cognome.
Gracile nel fisico e malaticcio, devo a quest'uomo (il Dottor Giuseppe Lapenna) molto, gli insegnamenti, le carezze e soprattutto la vita...
Carissimo amico di mio padre (Antonio S.) e con la comune passione per la caccia ed essere amico di mio padre non era cosa facile, estremamente irritabile e violento (Al suo arrivo a Piscinola (mio padre) chiarì subito ai guappi del posto (i "cape e' miura") che non voleva essere rotto le scatole; in una delle sere ove sovente lo accompagnavo, fece la sua presentazione ad un incrocio con tre dei citati guappi (o pseudo tali), messi in fuga sebbene armati di pistola, con una semplice sedia presa in prestito nell'occasione da "peppe 'a bombola"...; perdonate la citazione dell'evento, ma era solo per caratterizzare la personalità di mio padre).
Il Dottor Lapenna era l'unico a cui mio padre mostrava rispetto ed amicizia e pareva così strano vedere una persona così garbata nei modi far sorridere e divertire l'arcigno genitore...
Andavano spesso a caccia insieme e spesso rientravano sporchi con buste, talvolta di frutta o di funghi e raramente con qualche sparuto volatile.
Sovente ero ammalato, sembravo "Pasquale passa guai"! Una volta una insolazione..., una volta macchie su tutto il corpo... e mille malanni consoni alla tenera età ed ai giochi fatti all'aperto...!
Drammatica fu una febbre durata un mese e, dopo svariate cure e specialisti, pareva non ci fosse più nulla da fare... L'ultimo disse a mia madre di prepararsi al peggio...!!
Fu richiamato il Dottor Lapenna per far leggere le varie diagnosi espresse dalle "eccellenze"...; le lesse, mi accarezzò e disse a mia madre: "Signora... non dategli più medicine..., è una bella giornata di sole, vestite il ragazzo e fatelo uscire...". Mia madre spaventata, ma fiduciosa del Medico, eseguì il consiglio.
Uscii a giocare debole e pallido, a stento ricordo mi tenevo in piedi e, dopo poco, il mio viso passò dal pallido al roseo, iniziai a togliere il cappottino ed a sentire la vita che ritornava nel mio corpo...
Un miracolo?
Credo di si... Da allora migliorai nel giro di quattro giorni, fino a completa guarigione.
A seguito, con il progredire delle analisi, mi fu riscontrata una tubercolosi miracolosamente guarita... ed ora sono immune alla malattia...!
"Chi non si dimentica vive in eterno"...!
Come poter dimenticare il mio Dottore: "'O mmiereche d''e puverielli"!?
A 16 anni partii per la Marina Militare ed ad ogni porto, ove approdavo, compravo una pipa particolare per il Dottor Lapenna (lui era un appassionato di pipe).
Oggi dirigo un azienda farmaceutica (gas medicinali e ventilazione polmonare) ed insegno ai ragazzi della Federico II (fac. di Farmacia), non uso farmaci, tranne l'Aspirina, ho 57 anni e grazie al Dottor Lapenna sono qui a scrivere... Scusate la prolissa esposizione dettata dai ricordi. 

Giovanni S.


Ecco il precedente post dedicato nel 2015, al dottor Lapenna.

Un medico molto familiare, il dottor Giuseppe Lapenna

 
Al termine di questo bellissimo post scritto in dedica al dottor Lapenna, chiediamo ai cari lettori che posseggono foto del dottore, di volerle condividere con noi, per conservarle nella raccolta di "Piscinolablog", da inserire nei due post che abbiamo dedicato al caro dottore Lapenna, che fu anche medico di famiglia di chi scrive questa richiesta. Grazie

S. F.

venerdì 2 maggio 2025

Non uno, ma ben 54 santi compatroni da affiancare a San Gennaro per la difesa della città di Napoli!

San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia
e compatrono di Napoli

La città di Napoli, che vanta una storia tre volte millenaria, con tante bellezze monumentali, artistiche e paesaggistiche, ha anche tanti primati che la rendono unica al mondo, tra questi annovera forse quello più curioso e unico nel suo genere, ovvero di aver scelto nel corso dei secoli una schiera di santi definiti "Compatroni" da affiancare al protettore principale della città, San Gennaro, realizzando una specie di corte d'onore... Questi santi, che superano i cinquanta, sono stati scelti per far fronte alle diverse criticità del momento, che affliggevano la città, come i problemi socio-economici (carestie, rivoluzioni), le calamità naturali (eruzioni, terremoti, siccità e inondazioni), oppure le epidemie (peste, colera, tifo) o le guerre. Spesso erano anche i conventi, le arciconfraternite oppure le famiglie nobili che avevano a cuore un "proprio" santo da fare eleggere a "compatrono di Napoli", specie se appartenente all'ordine monastico oppure se un discendente familiare della propria linea genealogica aristocratica; a tal fine bastava far realizzare a proprie spese una statua

Santa Chiara
cesellata d'argento, che raffigurasse il santo e di donarla, poi, in custodia perpetua al "Tesoro" della Real Cappella di San Gennaro; ovviamente il tutto contrattualizzato, con il beneplacito della Real Deputazione della Cappella di San Gennaro.
In origine, fino alla metà del XVII secolo, le reliquie di San Gennaro, ossia la teca con il sangue del Santo e l'Imbusto reliquario angioino che contiene i resti del capo, erano custoditi nel cosiddetto "Tesoro Vecchio": un ambiente individuabile nell'oratorio-cappella che si trovava ad una quota elevata, in corrispondenza del torrione sinistro della Cattedrale, a cui si accedeva attraverso una tortuosa scala a chiocciola. Nel "Tesoro vecchio" furono custoditi da tempo immemorabile anche le statue in legno e in argento dei primi sei santi compatroni della città, che furono anche i primi vescovi di Napoli, ossia i santi: Severo, Attanasio (o Atanasio), Efebo (o Eufebio), Agnello, Aspreno e Agrippino. Le statue erano a mezzo busto, scolpite in legno, con il capo e le mani d'argento. Essi costituirono il primo nucleo del cosiddetto "Tesoro di San Gennaro".
Santa Maria Maddalena

Nell'anno 1646 fu inaugurata la nuova Cappella del Tesoro di San Gennaro (13 dicembre), che fu chiamata appunto "Tesoro Nuovo", per distinguerla dalla precedente, con l'accesso diretto, in linea con la Cattedrale; e qui furono trasferiti tutti i reliquari e le statue contenute nel precedente sito.
Nell'anno 1672 la Deputazione di San Gennaro affidò all'argentiere Aniello Treglia l'incarico di cesellare il "corpo" in argento delle sei statue preesistenti, sostituendo le parti antiche di legno.
Dopo i sei compatroni preesistenti nel "Tesoro Vecchio", la prima statua a essere realizzata interamente in argento fu quella di San Tommaso d'Aquino, dichiarato compatrono di Napoli nel 1605.
Nei secoli seguenti il numero dei compatroni aumentò in maniera considerevole, si passò all'aggiunta di trenta santi del XVII secolo, ai sei del XVIII secolo, ai dodici del XIX secolo, ai quattro del XX secolo e a uno soltanto nel primo quarto del XXI secolo.
Molto bella e suggestiva era la cerimonia che si svolgeva per accogliere un "nuovo santo" eletto compatrono di Napoli. Si allestiva per l'occasione un sontuoso catafalco nella piazza principale del Sedile dove si trovava la chiesa o il monastero proponente il compatrono, con sopra esposta la nuova statua del santo in argento. Poi si svolgeva una solenne processione, a cui partecipavano tutte le statue d'argento dei santi compatroni, con le reliquie di San Gennaro (Imbusto e reliquario del sangue), accompagnate dall'arcivescovo e dal vicerè di Napoli in carica.
Santa Patrizia
All'arrivo del corteo la nuova, statua veniva scoperta e mostrata alla venerazione e all'ammirazione delle autorità e del popolo. Dopo la funzione religiosa e la benedizione solenne, il corteo faceva ritorno in Cattedrale, accompagnando il nuovo santo compatrono, tra le acclamazioni dei popolani che gremivano le strade cittadine attraversate. Il tutto veniva poi sancito nei "Diari dei cerimonieri della Cattedrale" o nei "Diari della Cappella del Tesoro di San Gennaro", sotto forma di un contratto sottoscritto tra le parti, davanti a un notaio. Altro aspetto degno di nota, che contraddistingue queste opere d'arte, è quello che esse svolgono anche una funzione sacra, perché sono a tutti gli effetti dei reliquari, in quanto quasi tutte le statue contengono, in bella vista, uno scrigno con vetro, dove è contenuta una reliquia certificata del santo che raffigurano.
Per descrivere l'elenco delle statue d'argento dei Santi Compatroni, abbiamo preso in prestito la trattazione contenuta nel libro: "GUIDA STORICO-ARTISTICA DELLA R. CAPPELLA MONUMENTALE DEL TESORO DI S. GENNARO", compilata dal Cav. Luigi Stabile, Professore onorario dell'Istituto di Belle Arti di Napoli, dell'anno 1877. Il libro, oltre a contenere le date di realizzazione delle statue e, in alcuni casi, il nome dell'argentiere cesellante l'opera, sono riportate anche il peso in libbre e una valutazione estimativa nei Ducati del tempo, per ciascuna statua.

Medaglia celebrativa coniata in occasione dell'elezione di S. Maria Francesca delle Cinque Piaghe (1901)


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"STATUE DI ARGENTO DELLA CAPPELLA DEL TESORO DI SAN GENNARO.

Sant'Andrea Avellino

La Statua di S. Tommaso di Aquino fu eseguita nell'anno 1605: il suo peso è di libbre 93; ed il valore si stima ducati 1400.
La statua di S. Biagio, fatta nel 1690 venne rubata, mentre trovavasi nella sua Chiesa nel 1810. Nel 1816 fu sostituita di legno e nel 1856 nel morire il Giudice Sig. Francesco Sorrentino, lasciò un legato di ducati 2000 per eseguirsi in argento , quindi col modello dello scultore Francesco Citarella si eseguì, e costò ducati 2140.
La statua di S. Andrea d'Avellino, lavoro eseguito nel 1625, peso libbre 62 più once 7, ed il suo costo è di ducati 1000.
Idem di S. Patrizia, opera di Leonardo Carpentiero, realizzata nel 1625, di peso libbre 67, costo ducati 1000.

Santa Rita da Cascia
La statua di S. Francesco di Paola, venne eseguita nel 1625 ed essendo piccola di dimensione, fu rifatta di nuovo nel 1848, sul modello dello scultore Gaetano la Rocca: il suo valore è di ducati 3000.
La statua di S. Domenico, eseguita nel 1641 (secondo alcuni su disegno del Sammartino): il peso è di libbre 85 e trappesi 15, e costò ducati 1360 .
Idem di S. Giacomo della Marca, di peso libbre 56 di valore ducati 848 .
Idem di S. Antonio di Padova, fatta nel 1650; di libbre 66 ed once 7; stima ducati 922 .
La statua di S. Teresa, eseguita nel 1664 con disegno di G. Giacomo Vaccaro eseguita dagli argentieri Fratelli Blasio; il peso è di libbre 101 più once 11 il costo ducati 2000.

Sant'Anna

Idem di S. Francesco Saverio, (eseguita da Giandomenico Vinaccia, tra il 1663 e il 1692), peso libbre 63 ed once 11 valore ducati 900.
Idem di S. Filippo Neri, peso libbre 76 ed once 4, costo ducati 1200.

Idem di S. Gaetano, peso libbre 82 once 5 e trappesi 15 valore ducati 1360.
La statua di S. Agnello, il peso libbre 72 costo ducati 1200.
Idem di S. Attanasio (o Atanasio), eseguita nel 1673, il peso è di libbre 52 più once 6, il valore ducati 800.
Idem di S. Aspreno, fatta nel 1673 , il peso libbre 57 ed once 5 costa ducati 909.
Idem di S. Agrippino, eseguita nel 1673, il peso è di libbre 71 : più once 4; il valore ducati 1200 .
Idem di S. Eufebio , fatta nel 1673, il peso libbre 54 once 11 ; stima ducati 800.
Idem di S. Severo, lavoro del 1673, peso libbre 61 once 10 trappesi 15: costo ducati 950.

Sant'Antonio Abate

Idem di S. Nicola di Bari, eseguita nel 1675, peso libbre 75 più once 9 valore ducati 1230.
La statua di S. Gregorio Armeno, lavoro del 1676, peso libbre 104 ed once 6: stima ducati 1500 .

Idem di S. Chiara, fatta nel 1689 (da Lorenzo Vaccaro), peso libbre 57 once 6 e trappesi 15: costo ducati 790.
Idem di S. Giuseppe, fatta nel 1690 (da Giandomenico Vinaccia), peso libbre 95,
once 11 trappesi 7½ valore ducati 1460 .
Idem di S. Pietro Martire, eseguito nel 1690, peso libbre 48 once 6 trappesi 15 costo ducati 780 .
Idem di S. Francesco di Assisi , eseguita
(da Giandomenico Vinaccia) nel 1691 peso libbre 75 ed once 2 valuta ducati 1230.
Idem dî S. Michele Arcangelo; fatta nel 1691 il peso è di libbre 101 e trappeso 1 stima ducati 1465.
Idem di S. Maria Maddalena dei Pazzi, é seguita nel 1692 , prezzo ducati 850.

Santa Geltrude

Idem di S. Giovanni Battista, eseguita nel 1695, (da Lorenzo Vaccaro), peso libbre 83 ed once 7, costo ducati 1400.
Idem di S. Francesco Borgia, fatta nel 1695 peso libbre 67 once 5 trappesi 15, valore ducati 960.
Idem di S. Maria Egiziaca, eseguita nel 1699
(da Lorenzo Vaccaro), peso libbre 77 ed once 9 costo ducati 1250.
Idem di S. Candida juniore, fatta nel 1699 peso libbre 75 più once 10; valore ducati 1651.
Idem di S. Antonio Abate, eseguita nel 1707 peso libbre 71 ed once 3 , costo ducati 1230.
Idem di S. Ignazio, fatta nel 1754 peso libbre 100 ed once 9 stima ducati 1560.
La statua di S.ª Maria Maddalena penitente, eseguita nel 1757 peso libbre 77 ed once 9. Il suo valore si stima di ducati 1250.

Santa Lucia

La statua di S. Irene, fatta nel 1760, peso libbre 103 e trappesi 15, valutata ducati 1468 .
Idem di S. Emiddio, eseguita nel 1760, peso libbre 91 ed once 4, costo ducati 1360.

Idem di S. Raffaele Arcangelo, fatta nel 1797, peso libbre 188 ed oncia 1, valore ducati 2850.
Idem di S. Luigi Gonzaga, eseguita nel 1835, costo ducati 1800.
Idem di S. Agostino fatta nel 1836, valore duc. 2000.
Idem di S. Vincenzo Ferreri, fatta nel 1838 dall'Artefice Luigi Capozzi con disegno del Cav. Camillo Guerra , valore ducati 3000 .
Idem di S. Alfonso de Liguori, eseguita nel 1840, il suo costo fu di ducati 1610.
Idem di S. Anna fatta nel 1842 con modello del professore Francesco Citarella: valore ducati 3000.
Idem di S. Francesco Caracciolo, eseguita nel 1843 con modello dello scultore Francesco Citarella, costo ducati 2300.
Idem di S. Pasquale, eseguita nel 1845, lavorata dall'argentiero Vincenzo Caruso, stima ducati 3000.
La statua di S. Giovan Giuseppe della Croce, fu fatta nel 1845 lavorata da Raffaele Capozzi, valore ducati 3000.
Idem di S. Rocco, eseguita nel 1856 in Argento da
Mariano Florio; valore ducati 1765.
Idem di S. Francesco di Geronimo, fatta nel 1840, costo ducati 1121.

Volendo ora dare una cifra totale di tutte le somme di stima delle Statue di Argento, esistenti nel tesoro di S. Gennaro; diremo che ascendano a ducati 73.118.

A questa somma però bisogna aggiungere la statua della Immacolata Concezione, di proprietà esclusiva della Cappella, fatta realizzare nell'anno 1659 (dalla Città di Napoli - Capitolo Metropolitano): il suo peso è di libbre 171 ed oncia 1. di argento, ed il suo costo è di ducati 3600.
La quale somma aggiunta alla precedente, si ha il totale di ducati 76.718".

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San Giovanni Battista

Le statue dei "Santi Compatroni" descritte nel libro di Luigi Stabile sono in totale "47", mentre quelle che oggi compongono il cosiddetto "Tesoro di San Gennaro" sono in tutto "53", infatti nell'elenco redatto nel 1877 mancano "6" statue aggiunte negli anni seguenti, ossia:

-San Gioacchino, 1895   

-Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, 1901

-Santa Geltrude, 1927

-Santa Rita da Cascia, 1928

-Santa Lucia, 1903

-Santa Giovanna Antida Thouret, 2009.

Sant'Emiddio

Risulterebbe, inoltre, che per San Gerardo Majella, pur comparendo nell'elenco dei santi compatroni di Napoli, non è stato completato l'iter previsto, con la realizzazione della statua d'argento da depositare nel "Tesoro di San Gennaro".
Nei secoli passati le statue argentee dei Compatroni erano portate tutte in processione, accompagnando l'imbusto di San Gennaro e il tabernacolo con la reliquia del sangue; per tale usanza occorrevano almeno 200 portatori, senza contare gli ausiliari pronti a dare il cambio e che trasportavano anche le quattro forcelle di sostegno provvisorie in legno, tuttavia nei tempi moderni il numero delle statue che sfilano in processione è andato a diminuire sensibilmente, anche se negli ultimi anni
alla "processione di maggio" (che è fissata secondo la tradizione nel sabato che antecede la prima domenica di maggio), vengono fatti sfilare solitamente una ventina di santi, portati come sempre a spalla, per le strade di Napoli antica, dalla Cattedrale, fino alla basilica di Santa Chiara. Singolari sono stati un paio di episodi capitati nei primi anni '80 del secolo scorso, quando per il trasporto di tutte le 52 statue dell'epoca, in mancanza di portatori, furono impiegati dei Taxi cittadini..., diciamo che la fantasia dei napoletani non conosce mai limiti...!

San Severo

Oggi pomeriggio, già a partire dalle ore 16:30, si rinnova questa tradizione napoletana, in ricordo delle varie traslazioni delle reliquie di San Gennaro, ricorrenza che già era festeggiata nell'VIII-IX secolo, e che nel Rinascimento ebbe il suo massimo splendore, quando era chiamata "Processione degli Inghigliardati", perchè i sacerdoti, i diaconi e i canonici che partecipavano alla processione usavano ornarsi di frasche, fiori e cingendosi il capo con ghirlande. Le rose d'argento, che ancora oggi ornano il reliquario che trasporta la teca del sangue, sono un retaggio di questa antica tradizione napoletana. Alla processione parteciperanno le statue d'argento del santi compatroni che, come si è visto, da oltre quattrocento anni danno onore e lustro al patrono San Gennaro e protezione alla città di Napoli. Buona festa a tutti!

Salvatore Fioretto 

Santa Giovanna Antida Thoudret


San Rocco

Immacolata Concezione (Patrona di Napoli)
San Francesco Caracciolo


Le foto riportate in questo post sono state eseguite dall'autore nel maggio 2023, in esse sono riprese inevitavilmente alcune persone che partecipavano all'evento pubblico della processione. Qualora le persone riprese non autorizzano la pubblicazione della foto che le riprende, si prega di inviare un messaggio nei commenti del blog di "Piscinolablog" e provvederemo immediatamente a eliminare la foto o le foto contestate.