domenica 3 marzo 2024

Il Baseball a modo nostro.... 'O ghiuco d''e "Sette Pètre"! (Di P. Di Fenzo)

Uno dei giochi che i ragazzi piscinolesi amavano fare un tempo era il gioco delle "Sette pètre" (ovvero delle Sette Pietre), forse perché, come tutti i giochi della mia fanciullezza (parlo degli anni '50), non c'era bisogno di avere giocattoli particolari, ma si giocava con quello che si riusciva facilmente a trovare in giro: fosse una pietra, un ramo a forma di forcina, degli elastici ricavati dalla camera d'aria di una bicicletta o  di stracci vecchi accartocciati per  formare una palla...
Per giocare alle "Sette pètre" occorrevano, appunto, sette pietre levigate, meglio se erano ricavate da "crastole d''e riggiole" (cocci di piastrelle); occorreva poi una palla non molto grande, ma abbastanza pesante. Questa si costruiva facendo arrotolare degli stracci, tenendoli poi ben stretti tra loro, con ausilio di una molla (realizzata, anch'essa artigianalmente, riutilizzando delle inservibili camere d'aria di biciclette
, pazientemente tagliate a strisce); cosi, con un po' di pazienza e con tanta approssimazione, si riusciva a realizzare una pallina, vagamente assomigliante a quelle del Tennis o del Baseball, almeno per le dimensioni...

giovedì 29 febbraio 2024

L'umanità della mia gente... da una testimonianza raccolta in giugno 2011

 Via Vecchia Miano, antica palma e pale eoliche, anno 2000
Questo post raccoglie gran parte delle testimonianze raccontate dal mio caro papà, Luigi, qualche anno prima che ci lasciasse. Non nascondo che sentirle raccontare da lui, con quelle espressioni e quelle tonalità di voce, piene di nostalgia e di orgoglio che lo legavano a Piscinola, era qualcosa di unico e di speciale e che conservo impresse nei ricordi più belli della mia vita!
Il racconto rimembra molti luoghi antichi della Piscinola popolare, quella umana e viva di un tempo... e con essi, molti abitanti ricordati con i loro soprannomi. Una particolare attenzione, come è ovvio che sia, è riservata al sobborgo di nascita e di vita di papà, chiamato 'Abbascio Miano, luogo che anch'io ho amato tanto, perché mi ha visto crescere e trascorrere gli anni più belli della mia adolescenza e gioventù. Questo luogo, come d'altronde Piscinola antica, sono stati per me una fucina di vita, di apprendimento, soprattutto per quelle doti di umanità, uniche, possedute dai suoi abitanti.
...Come era piacevole per me trascorrere il tempo libero, soprattutto in estate, standomene seduto sulla rampa di accesso alla mia cara Masseria e osservare questa vivacità dei suoi personaggi, che erano tutti esempi di vita, per l'arte del saper vivere e dell'arrangiarsi, ma soprattutto perchè era gente positiva, sorridente, sempre ottimista della vita, seppur non possedendo tantissimo, ma a cui piaceva tanto stare insieme agli altri, dialogare, confrontarsi, scherzare, volersi bene, aiutarsi e stimarsi.
Già in passato ho scritto un post dedicato a questi cari luoghi, oggi riprendo l'argomento, raccontando alcuni aneddoti e soprattutto i nomi delle tante care persone che ci hanno lasciato anni fa... 
Fino a pochi giorni fa ero in dubbio se pubblicare l'articolo, ma ho considerato prevalente la fondata motivazione di raccontare ai cari lettori più giovani questa traccia di vera e autentica umanità e di conservare alle future generazioni una testimonianza scritta, semprechè vorranno un giorno conoscere qualche aneddoto sui loro antenati predecessori. 

 Via Vecchia Miano (Abbascio Miano), sullo sfondo la Masseria Torre Gualtieri, anno 1976
 ............................................   o  O  o  ............................................

 
Nel sobborgo di Piscinola, chiamato 'Abbascio Miano, c'era la masseria di Vincenzo, soprannominato Vicienzo 'a Rossa,  dove abitava anche Pasquale, detto 'e Pallino, la moglie, che si chiamava Gisella, era figlia di don Silvestri, che era originario di Avellino. Il mentovato don Silvesti abitava nel palazzetto poco distante dal primo, vicino alla cappellina dedicata a Sant'Anna, posta all'angolo della stradina che menava verso le case popolari dell'IACP.

 Stazione di Piscinola della ferrovia Piedimonte d'Alife e la bella campagna di un tempo, anno 1974 c.a.
Nella masseria di Vicienzo 'a Rossa abitava anche Orlando, soprannominato 'e Scazzarella, il quale, oltre tenere una stalla, con un cavallo, una capra e un cane mastino, aveva anche delle mucche e vendeva il latte al dettaglio. La stalla con le mucche l'aveva anche la famiglia dei Marotta, situata nella masseria accanto. Era piacevole osservare, nelle ore del mattino e della sera, il continuo via vai di mamme e anche di ragazzetti, recarsi da questi a comprare il latte caldo appena munto, portando in mano secchielli di alluminio, delle più svariate forme e dimensioni...
Vico Operai, associazione Mdonna di Loreto, foto anni '50

Nel palazzo di fronte al primo, c'era l'abitazione e il cellaio (locale per conservare il vino) di Mastu Giuvanne 'e Piscitiello, che si chiamava Giovanni E., il quale era stato uno dei tanti imprenditori edili di Piscinola, e che negli anni della pensione arrotondava il bilancio di famiglia, vendendo un po' di vino e delle bibite al dettaglio.
Nello stesso palazzo abitava anche zii Monaco (si raccontava che era un frate che aveva lasciato il saio e ritornato alla vita normale), ma c'era pure don Olimpio, che faceva anche lui l'imprenditore edile, il quale, per la sua attività, aveva allestito, presso la masseria di 'Abbascio Miano, un piccolo deposito di lamiere, all'interno del quale aveva ammassato murali di legno, scanni metallici piastrelle, e altro materiale del suo mestiere edile: ironia della sorte, fu mestamente demolito assieme alla Masseria per farne il giardinetto che oggi vediamo...
Scorcio di Abbascio Miano e ruderi dela masseria, anno 2000

Una bella signora dai capelli rossi, che pure vi abitava, era soprannominata 'A Smaldona; aveva creato un circolo politico che simpatizzava il ritorno alla politica di Achille Lauro, dopo il successo degli anni '50 e, pertanto, aveva allestito una sezione di partito, proprio in un appartamento che si trovava al primo piano dello stabile. Dal balcone che si affacciava sulla strada, mostrava un grosso tabellone in legno con il simbolo del partito e, durante le campagne elettorali, riempiva le ringhiere e le pareti dello stabile con manifesti dei candidati del partito. Una volta il circolo accolse la visita di Lauro in persona.
Vista aerea del centro storico di Piscinola, anno 1943
Spostandosi un po' più sopra, nel caseggiato di via Napoli, vicino al vico Operai, abitava Sabbatino 'o Lattaro, al palazzetto si accedeva attraverso un ampio arco di tufo, con portone di legno, direttamente da via Napoli, e stava di fronte alla masseria dei Colonna; Sabbatino aveva anche lui una stalla con mucche. A fianco a Sabbatino c'era un negozietto che vendeva concime, condotto da un commerciante, che era soprannominato Fuicachiova...
Le pesche gialle erano vendute dai venditori ambulanti su carrettini improvvisati oppure dai primi tricicli ambulanti della Piaggio, muniti di trombe audioamplificate che, con una voce "gracchiante", pubblicizzava le saporite pesche: "So' spaccarelle.... we we!". Erano pesche gialle chiamate così perché si spaccavano a metà, estraendo l'osso; tanto che erano buone, che si racconta che i ragazzi, "scugnizzi" piscinolesi, le andavano a rubare nella campagna dei Grammatico, scavalcando l'altissimo muro di tufo che delimitava il contorno. Questa campagna si trovava dove oggi si trovano le palazzine del rione IACP di Piscinola. Vicienzo 'a Sgargiata era il  marito della proprietaria.
Il venditore di bibite che aveva la bottega vicino alla Fiurella (cappellina con l'affresco dell'Addolorata, posta in alto, sul palazzo all'incrocio di via Napoli), si chiamava Giuacchino, detto 'o Gassusaro, il padre si chiamava Vincienzo 'e Miezjuorno.
La famiglia dei Colonna (soprannome della famiglia B.), che pure avevano una masseria in via Napoli, coltivavano un'ampio appezzamento di terreno stituato giù allo Scampagnato (ovvero presso la Scampia di oggi)...
Pascale, detto "Chill' 'e ll'aglio", conduceva una estesa campagna (oltre quella vicino alla stazione della Piedimonte), nei pressi della masseria della Filanda, nel lato verso Marianella.
Antonio, detto 'Ntonio 'e Cepolla, abitava nella Via Nova (ovvero in via Vittorio Veneto), vicino alla rivendita del tabaccaio, dove abitava anche la famiglia chiamata Chillo 'e Rosa: un'altra famiglia di imprenditori edili.
Carlucciello 'a Guagliona risiedeva in via Vecchia Miano ('Abbascio Miano), nell'antica masseria, detta Torre Gualtieri (detta anche Marchesa di Rovigliano).
Incrocio con via Napoli, detto 'a Fiurella, anno 2010
Mastu Peppe 'e Cascella, soprannominato 'Mbacchiatore, era un altro imprenditore edile piscinolese (conosciuto anche col soprannome di Tore 'e Anna) e abitava in vico degli Operai. Era stato Appaltatore anche il padre, che si chiamava Marcuccio.

Tore 'a Mpricciata era anche lui un contadino piscinolese e conduceva in affitto l'appezzamento di terra dei Grammatico, già descritto sopra.
Si racconta che le palazzine IACP di Piscinola furono realizzate dietro la spinta e l'interessamento dell'on. prof. Raffaele Chiarolanza, negli anni 1957-59 e sopperirono alla mancanza di alloggi per i giovani sposi, lamentati da diverse famiglie del centro storico piscinolese, e consentì anche a tante famiglie che non erano originarie di Piscinola, di integrarsi nella comunità, senza problemi di adattamento.

Ruderi della Masseria Torre Gualtieri in via Vecchia Miano, anno 2000
Carmeniello 'a Miciona coltivava una campagna confinante con la scuola Torquato Tasso, ma abitava in vico degli Operai. Lì c'era
anche la terra di Luciella 'a Sgargiata. Mentre, adiacente alla stazione della Piedimonte, dove oggi esiste il piazzale d'accesso inferiore della stazione della metropolitana (lato Scampia), c'era la bella campagna coltivata dallo zio materno di papà, chiamato Alesio 'a Canella: contadino preciso ed esperto, un uomo d'altri tempi...! E più giù, proseguendo verso Scampia, dove adesso è situata la fondazione Ruggiero-Schiuti, c'era la bella campagna coltivata dalla famiglia soprannominata 'e Maricella, famosi per aver selezionato la pregiata qualità di perzeca (pesca) chiamata Torca Maricella, meglio conosciuta con il termine di 'Ntonio 'o Riccio!
Celestino 'o Pichiuco, insieme al cugino, avevano la bottega di mangimi e farina; vendevano il granoturco e l'avena per il bestiame, il concime, i semi di legumi e le patate per la semina e altri generi di utilità per i campi e per l'allevamento del bestiame... Fino a pochi decenni fa, un fratello aveva ancora il negozietto annesso alla sua abitazione, in via Vittorio Veneto (nel lato di Miano, chiamato "'ncoppa 'a Masseria"). Quando dava la "voce di richiamo", diceva: "'Ohee!, aggio purtato 'a vrenna, viene tante....!" (la vrenna è l'Avena, allora usata per alimentare il bestiame). 
La bellissima campagna che si ammirava a ridosso di Abbascio Miano, folta come una distesa di "mare verde", costeggiante i binari della ferrovia "Napoli Piedimonte" (vedi foto della la stazione di Piscinola), aveva una suddivisione regolare e squadrata, che, procedendo dalla stazione di Piscinola, verso Miano, aveva questi conduttori: Grammatico/Tore 'a Mpricciata, 'E Carichefierro, Vicienzo 'a Rossa - Peppe 'o Picciuttiello - Aniello 'o Fasciste - 'E Marotta (famiglia Fioretto) - famiglia Di M. e V.
Più a lato, dietro a queste particelle di terreno, c'erano le altrettanto belle campagne coltivate da Domenico B., detto "Rusulino" e dalla famiglia Chille 'e ll'aglio.
Campagna adiacente a via Vecchia Miano, pochi anni prima della distruzione, anno 2002
 
In questo post ho raccontato uno spaccato della vita popolare di Piscinola...; oggi sembra un dipinto d'altri tempi, tanto sono state veloci le metamorfosi subite dal territorio e che, seppur con l'immaginazione più spinta, noi oggi stentiamo a riportarci in quelle dimensioni, in rapporto alla nostra mentalità e alle nostre abitudini odierne. Tuttavia dalla lettura del racconto appare evidente e stupisce il modo così particolare di chiamarsi, diremo così familiare e unico, che lascia trasparire un forte senso comunitario e d'appartenenza, come di una "famiglia allargata", tanto erano stretti i legami tra gli abitanti di Piscinola di un tempo, perché storicamente uniti da un rapporto di convivenza e di vicinato secolare, che era stato tramandato di generazione in generazione. 
Non discuto sui miglioramenti sociali conquistati col progresso negli ultimi 50 anni, in ogni ambito della nostra società e della nostra vita quotidiana, i quali indiscutibilmente, con l'aiuto delle scoperte tecnologiche, della medicina, dei mezzi di comunicazione, ecc., hanno portato un'ondata di benessere e di emancipazione sociale rispetto ai tempi andati, ma credo che abbiamo perso un po' tutti di vista i concetti preziosi di "umanità", di "solidarietà" e di saper essere una "comunità coesa".
 
Questo post, che descrive un "Luogo del cuore", tratto dai ricordi di famiglia, è dedicato alla memoria di mio padre, Luigi, musicista della banda musicale di Piscinola: piscinolese di antica discendenza, amante del territorio e delle sue tradizioni.
 
Salvatore Fioretto
 
Per il rispetto della privacy, abbiamo riportato solo i nomi e i soprannomi delle persone citate, sperando di aver fatto cosa gradita ad amici e familiari, per averli ricordati; qualora questi non volessero che fossero menzionati, potranno chiederci di eliminare la citazione che li riguarda. Le foto sono di proprietà privata e sono coperte da copyright, si chiede di non diffonderle per usi non consentiti o per fini di lucro. 
 
Piscinola di oggi
 

venerdì 23 febbraio 2024

Il Medioevo, periodo di devastazioni… Piscinola diventa borgo normanno

In tutti gli eventi storici accaduti, la storiografia classica concentra la sua attenzione e l'analisi solamente sulla città di Napoli e ben poco spazio concede al coivolgimento del suo hinterland. Questo spaccato di storia medioevale dimostra come il nostro territorio e tutta la piana napoletana e anche quella aversana hanno visto lo svolgersi di quegli eventi, belli o meno belli che furono, in quel periodo buio chiamato Medioevo, ma che appartengono in toto alla storia napoletana e campana. 



Durante le alterne vicende storiche e il susseguirsi delle dominazioni straniere nella città di Napoli, il territorio ubicato a settentrione, denominato “Liburia”, subì frequenti invasioni, deportazioni, saccheggi e devastazioni.
Già i longobardi, con a capo Sicone, principe di Benevento, per ben tre volte tentarono di espugnare la Città partenopea e non riuscendovi, a causa della presenza di poderose mura difensive, devastarono il
territorio dell’immediata periferia, saccheggiando infine le catacombe di Capodimonte e rubando le ossa di San Gennaro, già Patrono della città (anno 831). Seguirono poi le incursioni saracene, che dalla Sicilia avanzarono lungo le coste e nell’entroterra della città di Napoli.

Nel 661, con il duca Basilio, ha inizio il Ducato Autonomo Napoletano, anche se governato ancora sotto la diretta influenza dell’impero di Bisanzio.
Presto la situazione divenne più drammatica per il territorio a nord di Napoli, perché Ludovico II di Germania, non apprezzando l’alleanza fatta dal duca di Napoli, Sergio I
con i Saraceni, mandò un suo esercito e ricambiò l’offesa subita, devastando il territorio: “[…] spezzando alberi, bruciando il raccolto e colmando di sassi i pozzi”.
Altre invasioni si ebbero sotto il governo del duca Attanasio II, che anche lui si alleò con i musulmani. Atenolfo, duca di Capua, in contrasto con Attanasio II, percorse la “Liburia” e bruciò i campi.
Alla morte del duca Attanasio II, seguì un breve periodo di tranquillità; ma dopo alcuni anni, di nuovo si dovette far fronte a scorribande di vandali ed eserciti sbandati, come gli Ungari, che invasero ancora la “Liburia” e devastarono ogni cosa incontrata.
In qusto periodo storico, come già si è fatto cenno, la regione della Liburia fu divisa tra i Napoletani e i Longobardi di Arechi II e Piscinola divenne un Casale appartenente al Ducato Autonomo di Napoli; ma non per questo essa fu risparmiata nei secoli che seguirono dalle scorrerie e dai saccheggi che si perpetuarono nella Liburia e in tutta la regione circostante la città di Napoli.
L’imperatore di Germania, Ottone, in lotta con l’imperatore di Costantinopoli per la supremazia dell’Italia, entrò in contrasto con Marino II duca di Napoli e per tale motivo, nell’anno 970, saccheggiò le campagne attorno Napoli e avanzò col suo esercito fino alle mura della città.
Il nuovo duca di Napoli, Sergio IV, diede sua sorella in sposa al principe normanno Rainulfo Drengot e concesse, come dote di nozze, la borgata di Aversa e un territorio di grande estensione della fertilissima “Liburia”, cosparso di molti Casali. Qualche anno dopo gli fu riconosciuto il titolo di primo Conte di Aversa.  Si ebbe da allora un lungo periodo di guerre e di contese, con al centro il territorio napoletano, durante il quale i Casali a nord di Napoli, e non solo quelli, furono continuamente saccheggiati e devastati.
Ma il normanno Rainulfo aveva altre mire, e alleatosi con Capua, staccò dal Ducato di Napoli il territorio di Aversa.
Dopo un breve periodo di pace, Ruggero II, proclamandosi a Reggio duca di Puglia e di Calabria, avanzò l’occupazione del Ducato. Il duca di Napoli in carica, per evitare danni incalcolabili, si dichiarò vassallo del re e per la circostanza molte terre del Ducato passarono sotto il dominio normanno, come il castello di Cocoli (Panicocoli, ossia l’odierna Villaricca), la stessa Piscinola ed altri Casali a nord di Napoli. Ma i nemici di Ruggero, insieme al duca di Napoli, si coalizzarono per combattere il sovrano germanico.
Per tale motivo, Ruggero, dopo aver dato alle fiamme Aversa, che si era nel frattempo ribellata, si spostò tra Cocoli e Lago Patria, facendo distruggere tutti i campi.

Napoli seppe resistere ai reiterati tentativi dell’esercito di Ruggero per espugnarla. Questi si ritirò poi in Sicilia, lasciando il suo esercito che poneva l’assedio a tutto il territorio compreso tra Napoli, Cocoli, Aversa e Somma. La città di Napoli si arrese solo per fame e molti cittadini perirono in quella circostanza.
Dopo qualche tempo, la deputazione di Napoli consegnò a Benevento, nelle mani di Ruggero, le chiavi della città. Nel settembre del 1140 Ruggero II fu accolto trionfalmente a Napoli dall’arcivescovo Marino, dal clero e dalla nobiltà. Finiva il Ducato autonomo e aveva inizio la monarchia Normanno-Sveva (1140-1266).

Salvatore Fioretto 

L'argomento storico è stato trattato riportanto i fatti essenziali specifici oggetto del post, tralasciando tutti i dettagli di battaglie, alleanze, conquiste e tradimenti che in quel periodo i Normanni effettuarono nel Meridione dell'Italia e in Sicilia.