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sabato 14 marzo 2020

...E per tutte le calamità pubbliche, dedicarono una chiesetta alla Madonna delle Grazie...!!

"Al primo giugno 1837 D. Salvatore Iannucci, studente in Napoli figlio di Francesco e di M.a Vittoria D'Amico, di anni 22, del Comune di Frasso, dopo aver ricevuto i Santi Sacramenti, è morto di cholera, ed è stato seppellito nella Madonna delle Grazie"
Così si trova scritto nel libro Storico Parrocchiale conservato nella chiesa del SS. Salvatore di Piscinola (Libro VII Defunti, pag. 15);  la notizia, è riportata a pagina 72, del libro "Viaggio nella mia terra" di D. Franco Biagio Sica; infatti la testimonianza storica del dott. Sica così continua: "La scarna notizia non ci dice altro, neanche se all'occasione il giovane fu confortato dall'affetto dei suoi cari; ci fa supporre però che si trattava del figlio di una nobile famiglia, visto  che davanti ai nomi dello studente e della sua mamma troviamo rispettivamente una "D" ed una "M.a" già riscontrate altrove, anche nei registri dell'Archivio Parrocchiale, per "Don" e per "Nobildonna", e ben sapendo che in quell'epoca solo pochi giovani potevano permettersi gli studi (universitari o superiori), specie se ospiti provenienti da paesi assai distanti da Napoli; probabilmente il giovane era ospite in Piscinola di una famiglia nobile amica, forse quella dei "De Luna" o qualche altra".
In altro punto del libro di Sica (pagg. 83-84), si legge: "Nella peste del 1656, come attestano il Celano ed il Signorelli, vi furono più di 400.000 morti... fu necessario far venire centocinquanta carretti dai Casali vicini, dove tornando la sera portarono l'infezione e la strage...". E poi, ancora: "...La stessa tragedia... si verificò in occasione dell'epidemia del vaiolo nel 1834 e in quella del colera negli anni 1836 e 1837, a Piscinola in quelle occasioni i morti anziché essere sepolti nell'ipogeo della chiesa parrocchiale, come si usava, furono sepolti nella antica cappella della Madonna delle Grazie, che all'epoca si trovava isolata e distante dal centro abitato...".
Il luogo indicato nella testimonianza è quello che oggi noi tutti conosciamo, racchiuso tra la via Marianella, via Napoli e via Madonna delle Grazie, ma in un tempo lontano esso era un luogo suburbano e deserto del Casale di Piscinola, tutto coperto da appezzamenti di campagne e da orti. In questo luogo, durante i momenti di calamità pubblica, quali erano le epidemie di peste e colera (mai mancate dalle nostre parti!), era un luogo destinato alla sepoltura dei morti appestati o di colera, perché così dettavano le leggi e i dispacci di sanità pubblica emanati dalle autorità dell'epoca, che obbligavano di seppellire i defunti fuori dai centri abitati e non più, secondo la prassi consueta, nell'ipogeo della chiesa parrocchiale del SS. Salvatore. In questo luogo di sepoltura c'era da tempo immemorabile, ancor prima dell'anno 1608, una chiesetta dedicata alla Madonna delle Grazie. 
Deduciamo che questo tempietto fosse stato eretto dalla popolazione per un voto civico fatto durante una di queste calamità, alla Vergine raffigurata mentre allatta il Bambinello, e costruito, quindi, a seguito della conquistata salute pubblica. Secondo la tradizione occidentale, il culto della Madonna delle Grazie era particolarmente praticato dal popolo durante i momenti difficili della vita comunitaria o politica, come nei tempi di carestia, di epidemie e durante le guerre o le invasioni straniere.

Tuttavia c'è da precisare che la chiesetta, di cui si parla nella cronaca, non era quella che vediamo oggi, ma si riferisce a una chiesa più antica che esisteva nella zona del Casale, posta nella parte di terreno contrapposta all'incrocio della strada. Infatti, se osserviamo le mappe del '700, vediamo indicata la zona con il toponimo di "S. Maria delle Grazie" e una indicazione di un edificio sacro, con un simbolo di una croce. Della chiesetta antica si perdono le tracce a inizio dell''800, mentre quella attuale è stata eretta spontaneamente dalla comunità piscinolese e inaugurata nell'anno 1927.
Le notizie storiche del tempietto dedicato alla Madonna delle Grazie sono state trattate, qualche tempo fa, nella pagina del blog che qui riportiamo:

 La storia della chiesetta della Madonna delle Grazie, in Piscinolablog.

A margine di questa rivisitazione storica, che è dettata soprattutto dal particolare momento che stiamo attraversando nel nostro Quartiere e in Italia, il pensiero ricorre al particolare e speciale affidamento che la nostra gente fece verso questo venerato tempietto della Vergine delle Grazie, perché è compito della conoscenza storica riproporre oggi, a testimonianza dei cittadini del nostro tempo, le belle e gloriose pagine della nostra storia, quando con la fede e nella fede, il nostro popolo ha cercato e ricevuto una maggiore forza morale e fisica per superare i difficili momenti comunitari. La speranza è che i piscinolesi riscoprano il culto per la venerata chiesetta delle Grazie e la considerino, come fecero in passato i loro progenitori, un baluardo di difesa e un simbolo comunitario della riconquistata salute pubblica. 
Ce lo auguriamo!

Salvatore Fioretto 

Aprofondimento della ricerca, del 13 aprile 2020, per quanto concerne il ricorso del popolo napoletano alla Vergine delle Grazie, durante i momenti di calamità pubblica delle epidemie:

Nel libro: “Storia del Regno di Napoli sotto la dinastia borbonica”, di Francesco De Angelis,  Napoli,  1936 Ed. Tipografia Fratelli Reale. Nota pagg. 168-170, così è scritto:

"Per quanto riguarda poi l’origine del titolo della SS. Vergine delle Grazie, è da sapersi, ch’esisteva dipinta in un muro sulla strada di Toledo (via Toledo a Napoli), e precisamente ov’è al presente il palazzo del marchese Cavalcanti, l’immagine della Vergine. Il popolo correva ogni giorno ad implorare ed ottenere delle grazie. La moltiplicità de’ miracoli che giornalmente operava questa Immagine, fece sì che le dasse il nome della Madonna delle Grazie. E poiché sembrava un’indecenza che tale miracolosa Immagine stasse esposta in pubblica strada, si pensò dai Confratelli della Congregazione de’ Nobili del Monte de’ Poveri Vergognosi, che se le edificasse una chiesa che venne dedicata al glorioso nome della Madonna delle Grazie a Toledo, ciò ch’ebbe luogo nel 1640, mercé le sovvenzioni de’ divoti napoletani raccolte come dissi dai Confratelli della suddetta Congregazione.

Si racconta, che quando questa Vergine venne in processione di tutti i fedeli e del Clero napoletano trasportata in detta Chiesa operò un miracolo evidentissimo, poiché si distaccò da sé dal muro, restando i fabbri confusi e sbalorditi per non avervi potuto gl’istessi adoperar istrumento alcuno della loro arte per siffatta difficilissima operazione."
Questa Vergine, ch’è situata sull’Altare Maggiore in un quadro con lastra avanti, dispensa alla giornata delle infinite e visibilissime grazie a tutti. Una delle grazie testé accordate è quella finalmente di aver allontanato il Cholera da questa Capitale in si breve tempo, a differenza degl’altri paesi Europei, e liberati dal pestifero morbo tutti gli abitanti lungo la strada Toledo, e vichi contigui alla sua Chiesa. Veramente non poteva darsi più ben titolo alla madre di Dio, ch’è il fronte ed il capo mistico de’ suoi fedeli, ed ai quali dispensa tutte quelle grazie che gli chiede sua SS. Madre... "


domenica 13 dicembre 2020

In quel 16 dicembre di quasi 300 anni fa, Gennaro stese la Sua mano su Napoli... Da allora si celebra il Patrocinio sulla Città!

Domenico Gargiulo, detto Micco Spadaro, eruzione del 1631

C'è aria natalizia in giro, già si respira un gran entusiasmo per l'avvicinarsi delle feste, e poi il fervore e la solita corsa per gli acquisti dei regali e delle pietanze per i pranzi familiari, giusto per onorare e per celebrare degnamente, come da antica tradizione napoletana, le grandi festività dell'anno che sono oramai alle porte: il Natale e il Capodanno. Quest'anno l'atmosfera che si respira è sensibilmente diversa rispetto agli altri anni, purtroppo, a causa delle problematiche legate alla nota questione di sanità pubblica; tuttavia la preparazione alle feste segue nonostante tutto il suo corso...
Sicuramente anche quest'anno, come ogni anno a questa parte, si annuncerà, specie dai telegiornali, dai giornali e dai media, che si è rinnovato o non rinnovato il "prodigio" dello scioglimento del sangue di San Gennaro; la notizia viene sempre data come se questo fosse un avvenimento straordinario, un evento capitato giusto nella settimana che precede il Santo Natale....

Qualcuno, poi, negli ultimi anni, ha coniato per questo evento straordinario di dicembre il termine un poco azzardato di
: "miracolo laico"... alla stregua di come fecero i giacobini nel 1799, in occasione di un prodigio straordinario del sangue nel mese di gennaio, quando gridarono che San Gennaro era diventato giacobino...!
Giusto per questa confusione che ancora verifichiamo, quest'anno abbiamo deciso di chiarire ogni dubbio e colmare la carenza di informazione storica al riguardo, spiegando ai lettori le origini storiche di questa importante ricorrenza del calendario napoletano ed il perché si è deciso di dedicare una terza data dell'anno a San Gennaro, patrono della città.
Per questa trattazione dobbiamo fare un bel passo indietro di tanti decenni: facendo scorrere ben tre di secoli, fino ad arrivare a quel triste dicembre dell'anno 1631. Ed ecco la cronaca che segnò un passo decisivo nella storia millenaria di Napoli: 

"Da circa quattro secoli non si ricordavano eruzioni: il Vesuvio che sembrava spento era divenuto coltivabile fin quasi alla sommità; "Le sue cime si coprirono di erbe e le pecore vi salivano a pascolare. Ma il 16 dicembre 1631 con una fase di esplosione il Vesuvio produsse fenomeni catastrofici: terremoti, boati, esplosioni, pioggia di bombe, di sassi, di lapilli, di cenere; questa volta anche la lava; e non un solo ramo ma sette rami di lava invasero i paesi vesuviani bloccando le vie, distruggendo le case, invadendo finanche il mare, sicchè ci trascrissero gli storici che il mare sembrava che ardesse"; da Alfano "Il Vesuvio e le sue eruzioni", 1929.
Il Vesuvio, quindi, fino a quel 1631 si era mantenuto tranquillo, allo stato quiescente, ma nel giorno 16 dicembre ebbe una improvvisa e paurosa esplosione, riprese a eruttare abbondantemente, iniziando una nuova fase vulcanica.
Quella esplosione, che gli esperti definiscono, in gergo tecnico, "pliniana" (termine coniato in ricordo della più celebre eruzione del 79 d.C., che distrusse Stabia, Ercolano, Oplonti e Pompei, e fu raccontata da Plinio il Giovane), portò all'oscuramento completo del cielo di tutto il territorio napoletano e del suo circondario, anche in pieno giorno e con la presenza del sole, a causa delle abbondantissime emissioni di cenere e di lapilli nell'atmosfera. Addirittura si racconta che in quel periodo le ceneri del Vesuvio raggiunsero il territorio della Grecia e nel nord dell'Africa.
Il popolo di Napoli era allora atterrito e spaventato per queste manifestazioni vulcaniche e decise di ricorrere, come aveva fatto in altre occasioni storiche, all'aiuto e alla protezione di San Gennaro. Per descrivere quei momenti di grave calamità pubblica, vissuta dai napoletani, prendiamo in prestito quanto riportato da mons. Luigi Petito, nel suo libro "San Gennaro, storia, folclore, culto": "La solennità del 16 dicembre, detta del Patrocinio di San Gennaro, ricorda il catastrofico terremoto contemporaneo all'esplosiva eruzione vesuviana del 1631 che durò un mese e cagionò 4000 vittime nella zona Vesuviana. La lava in due ore, travolgendo ogni ostacolo, arrivò al mare e la cenere a Napoli raggiunse circa un palmo di altezza. Il popolo atterrito e penitente si raccolse intorno al card. Francesco Boncompagno che scalzo portava in processione le reliquie di San Gennaro. Sulla porta interna del Duomo, presso il finestrone, con trepida e gioiosa commozione, in un alone di luce videro "il glorioso Giannuario in habito pontificale benedire il popolo, quasi per renderlo sicuro della gratia" (Tutini).
Nei Diari dei Cerimonieri della Cattedrale leggiamo al 18 dicembre 1631: "Era pioggia continua, e l'aere quasi oscura per le ceneri. In arrivare però la reliquia alla porta grande, nell'uscita comparve sopra di essa un raggio di sole, e da molte persone devote sopra della porta fu veduto in habito ponteficale San Gennaro che benediva il popolo, onde da essi fu gridato: Miracolo, miracolo, S. Gennaro, S. Gennaro". A grato ricordo dell'apparizione, tra il portone ed il monumento sepolcrale degli Angioini, fu situato un pesante tondo col busto del santo Patrono in gesso dorato che cadde senza arrecare - grazie a Dio - alcun danno alle persone e si ridusse in piccoli frammenti il 20 settembre 1969, mentre la folla numerosa e plaudente, venerava nella cappella del Tesoro di S. Gennaro nell'ottavario della sua festa.
Arrivata la processione a Porta Capuana, mentre il card. Buoncompagno con le sacre ampolle faceva il segno della croce verso il Vesuvio, fu visibilmente osservato che le nubi di cenere, cambiando direzione, si dirigevano verso il mare. Si constatò anche che in città non ci furono vittime e che il sangue rimase liquido per tutto il tempo dell'eruzione. A ricordo dell'avvenimento i Napoletani stabilirono di elevare un obelisco nella piazza che fu poi intitolata al card. Sisto Riario Sforza e di edificare per riconoscenza la chieda di S. Gennaro a Torre del Greco. Con grande solennità nel 1632 il vescovo di Pozzuoli Martino di Lione de Cardines pose la prima pietra della chiesa  che fu affidata per il culto ai Padri Carmelitani Scalzi. La guglia per varie difficoltà tra cui la rivoluzione di Masaniello del 1647 e la tremenda peste del 1656, fu inaugurata il 16 dicembre 1660 e toccò la spesa di ducati 13974,77.
In seguito nel 1833 il card. Filippo Caracciolo trasferì la solennità del Patrocinio alla domenica seguente ma il card. S. R. Sforza la riportò all'antica data nel 1857 in occasione del disastroso terremoto avvenuto proprio il 16 dicembre alle ore 23 di quell'anno in Lucania, e che destò grave spavento anche a Napoli. 

Affresco di Domenico Zampieri, detto il domenichino, eruzione del 1631

Nella cappella del Tesoro di San Gennaro, nella lunetta che sovrasta il bellissimo cancello in bronzo del Fanzago, fu dipinta ad affresco, da Domenico Zampieri, detto il Domenichino, la scena dell'eruzione, della processione e dell'intervento prodigioso di San Gennaro per fermare la lava del Vesuvio. C'è da aggiungere che il Domenichino in quel momento era alle prese con i lavori di pittura in Cappella e fu testimone diretto dell'evento del Vesuvio e potè rappresentare in maniera precisa la scena che vide con i propri occhi.

Cappella di S. Gennaro, piazza S. Francesco

Oltre alla bellissima e ardita guglia, in piazza Sisto Riario Sforza, per ricordare quell'avvenimento del 1631, a piazza E. De Nicola (Porta Capuana), a lato della chiesa di Santa Caterina a Formello, fu edificata e ancora oggi si conserva, la cappella con l'immagine di San Gennaro, eretta a spese della Deputazione del Tesoro di San Gennaro, nel punto preciso dove il Cardinale Buoncompagni eseguì la benedizione del Vesuvio, con la teca del sangue del martire, che in quel momento si mostrava liquefatto.
In ricordo di quell'avvenimento ed a ringraziamento della speciale protezione spirituale di San Gennaro sperimentata da parte dei napoletani, fu istituita la terza festività dedicata al santo Patrono, chiamata: "Festa del Patrocinio di San Gennaro", che assieme a quelle di maggio e di settembre, si commemora il martire e vescovo San Gennaro. Però, a differenza  delle due ricorrenze, quella primaverile e quella settembrina, nel corso delle quali si espongono alla venerazione dei fedeli le reliquie per un intero ottavario, ossia per otto giorni seguenti alla festa,  nella ricorrenza del 16 dicembre, invece, le reliquie sono esposte un solo giorno, a partire dalle 9,00 del mattino fino alle ore 19:00 e qualche volta, come sta accedendo negli ultimi anni, si rinnova il "prodigio" della liquefazione del Sangue.
Quest'anno, è stato annunciato dalla pagina del Museo di San Gennaro che sarà trasmessa in "diretta streaming" la cerimonia liturgica che si svolgerà nella Cappella del Tesoro, a partire dalle ore 9:00 del giorno 16 dicembre.

Salvatore Fioretto 

Affresco del Domenichino, dell'eruzione del 1631 e dell'intervento protettivo di San Gennaro

Guglia in piazza Sisto R. Sforza, su disegno di Cosimo Fanzago

mercoledì 7 settembre 2022

19 settembre, solennità del martirio di San Gennaro: ma è un "Miracolo" o un "Prodigio"...?!

San Gennaro esce illeso dalla fornace, olio su rame di Ribera (part.)

Uscendo una volta tanto dai canoni tradizionali di impostazione del blog, con cui abbiamo condotto le nostre ricerche storico-antropologiche, in questo post abbiamo cercato di raccogliere assieme, riassumendo molto il contenuto, una brevissima trattazione scientifica che cerca di fare chiarezza su quello che viene indicato da secoli come il "Miracolo di San Gennaro".
L'espressione di "Miracolo di San Gennaro" è stata da sempre utilizzata, soprattutto dai media, dalla stampa e quindi dalla tradizione popolare (ma non dalla Chiesa, che però usa il termine prudenziale di "Prodigio"), per indicare il segno straordinario che manifesta e "trasmette" la reliquia attribuita al sangue del martire Gennaro (vescovo ucciso nel 305 d.C. durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano), quando avviene lo scioglimento (chiamato impropriamente "liquefazione") dello stesso sangue.
La prima testimonianza storica della "liquefazione" risale al 17 agosto del 1389 riportata
da un anonimo, nel Chronicum Siculum.

Imbusto argenteo reliquiario del 1305

Questo sangue, oltre a cambiare di fase fisica (passa da solido a liquido e viceversa), in date fisse e variabili (le date fisse sono 19 settembre, 16 dicembre e il sabato antecedente la prima domenica di maggio, mentre le date variabili rappresentano le visite occasionali di personaggi famosi o le calamità pubbliche nella città), presenta tuttavia una moltitudine di altri fenomeni e di anomalie, che descriveremo appresso, a cui la scienza fino ad oggi non ha saputo ancora dare una spiegazione scientifica attendibile, a parte l'ipotesi della "Tissotropia" (cambiamento di stato fisico, da solido/gel, a liquido) che avverrebbe per sollecitazione meccanica (durante lo scuotimento della teca), ma tale ipotesi di spiegazione, come vedremo, non sarebbe applicabile alla fenomenologia sangennariana...
Oltre alla "liquefazione" e alla solidificazione del sangue del martire, che avvengono secondo processi e sequenze non costanti, la straordinarietà del fenomeno risiede soprattutto nella modalità della "liquefazione", che non è sempre la stessa e mai costante, e avviene soprattutto in assenza di ogni apparente causa esterna scatenante. 

Numerose volte, infatti, a settembre come a maggio, il sangue esce già sciolto dalla cassaforte situata dietro all'altare della cappella, dove viene custodito durante il corso dell'anno (la cui teca ricordiamo è chiusa, oltre che con una combinazione alfanumerica, anche con doppia serie di chiavi, una in mano al Cardinale di Napoli e una alla Deputazione del Tesoro di San Gennaro, che è un organismo laico, presieduta dal Sindaco di Napoli in carica), senza che alcuna persona abbia toccata la teca che lo contiene, mentre, di contro, tante altre volte questo grumo di sangue non si scioglie per giorni interi, nonostante le ripetute sollecitazioni e oscillazioni che subisce la teca; alcune volte, poi, la "liquefazione" è mancata del tutto, in un solo giorno ma anche per l'intera durata dell'"Ottava di devozione" della festa (per tutti gli otto giorni, come nel maggio del 1976).
La "liquefazione" del sangue è accompagnata quasi sempre da altri fenomeni fisici inspiegabili, che sovente si presentano in gruppi multipli, ma senza una sequenza costante, e questi "gruppi" spesso si ripresentano ciclicamente nel tempo, anche a distanza di decenni (come ad esempio l'uscita del sangue già sciolto dalla cassaforte a settembre e il suo completo scioglimento, come sta avvenendo in questi ultimi anni).
Visita papale a Napoli, anno 2016
Tutti questi comportamenti del grumo, qui descritti, appaiono e sono considerati, come già detto, in contrasto con le regole e le leggi basilari della scienza. Altri aspetti interessanti sono rappresentati dalla variabilità dei luoghi e delle date in corrispondenza delle quali avviene il fenomeno. Essi vengono ora qui descritti in maniera particolare:

1) la variazione di volume: certe volte la sostanza aumenta di volume, eccezionalmente fino a riempire totalmente l'ampolla, senza avere più lo spazio vuoto soprastante (contro il principio di conservazione della massa), tanto che in passato si scriveva nelle cronache: "ampolla piena", altre volte il livello del sangue si abbassa in maniera tale da essere apprezzabile all'occhio dell'osservatore. Normalmente il sangue riempie circa 2/3 del volume dell'ampolla più grande;
2) la variazione di peso: a volte si è registrato la variazione del peso in contrasto con la variazione di volume (contro il principio di conservazione del peso, a parità della forza di gravità). Nell'anno 1902, dopo una serie di rilievi condotti dagli scienziati G. Sperindeo e G. Silva, tra le festività di maggio e settembre, fu apprezzata una variazione di peso fino a ben 28 grammi, in rapporto al peso complessivo della teca di circa un chilogrammo;
3) la variazione della densità: lo stato di densità della sostanza varia da molto denso, fino a pastoso, a molto fluido come l'acqua, fino a essere fluidissimo come l'etere);
4) la variazione di colore: il colore del sangue varia da scuro (nero come pece) fino al rosso vivo, con riflessi vividi, come mostra un sangue appena estratto dalle vene. Spesso a settembre, quando la "liquefazione" è completa, dopo che è stata agitata la teca, il sangue lascia un alone rosso sul vetro dell'ampolla. Quando il grumo del sangue resta completamente solido nell'ampolla, la luce che attraversa il vetro della doppia teca (angioina e barocca) e dell'ampolla esegue un caratteristico riflesso sulla superficie del sangue, che risulterebbe essere come speculare.
5) la presenza o l'assenza di un "globo": ossia una parte di grumo non si scioglie e appare duro, di forma varia, che rimane per giorni interi all'interno dell'ampolla senza sciogliersi, ma distaccato dalla parte che invece è liquida;
Paliotto d'argento: la traslazione delle ossa di S. Gennaro da Montevergine a Napoli
6) la variazione della temperatura di scioglimento o di fusione (che invece dovrebbe essere costante per ciascun elemento o composto, a parità della pressione atmosferica): si passa da una temperatura di oltre 30°C, registrata a settembre, a una temperatura inferiore a 10°C, durante la ricorrenza del 16 dicembre;
7) la variazione del tempo di scioglimento (spesso anche in contrasto con la temperatura): a volte il sangue impiega pochi minuti per sciogliersi completamente, altre volte, invece, lo scioglimento si completa dopo ore o dopo diversi giorni; 
8) la formazione di bolle isolate o di schiuma sulla massa solida o liquida del sangue: in tale circostanza, nei tempi antichi veniva indicato nelle cronache che "il sangue bolle".
9) la variazione della sequenza di scioglimento: lo scioglimento può avvenire dalla periferia marginale, quella a contatto con il vetro, verso l'interno dell'ampolla, oppure di lato al vetro, oppure dall'alto verso il centro; raramente anche dal centro della massa verso l'esterno, con formazione di un diaframma di separazione ancora solido, con formazione di uno zampillo di sangue che fuoriesce da esso;
10) la variazione della velocità di scioglimento: la velocità spesso è molto lenta, a volte invece istantanea, cioè il sangue nell'ampolla maggiore si scioglie "tutto in un botto", oppure per lento rammollimento dell'intera massa o solo di una sua parte);
San Gennaro benedicente, dipinto di F. Solimena (part.)
11) la variazione del comportamento del sangue nei giorni dell'"Ottava": la "liquefazione" si ripete per otto giorni successivi alle due ricorrenze principali (il 19 settembre e nel sabato antecedente la prima domenica di maggio), ma con comporamenti non costanti, mancando in qualche giorno o più giorni. Al mattino, normalmente, la teca si estrae dalla cassaforte con il sangue mostrato solido e, dopo le preghiere, questo si scioglie oppure esso viene trovato già sciolto.
Capita pure che esso si solidifica dopo la pausa meridiana, per poi ridisciogliersi nel pomeriggio, oppure non si scioglie fino a sera, oppure ancora non si scioglie per alcuni giorni, anche alterni, oppure per l'intero periodo dell'"Ottava", come avvenne nel maggio del 1976. Alla festa del 16 dicembre si ha invece un solo giorno di venerazione della reliquia, e spesso la liquefazione è mancata del tutto nel corso dei decenni passati oppure si  sono notate solo alcune gocce di sangue o gocce di siero che migravano sulla massa solida. Tuttavia negli ultimi sette-otto anni la "liquefazione" in questa data è avvenuta quasi sempre, mancando solo qualche anno, anche se si è verificata in orari imprevedibili del giorno di festa;
12) la variabilità dell'auditorium che attende il fenomeno: la "liquefazione" avviene davanti a migliaia di persone in preghiera oppure in presenza di poche persone oppure, inaspettatamente, davanti a pochi tecnici durante dei piccoli interventi per accomodi o per riparazioni della teca. 
Nel mentre altre volte sono stati fatti degli interventi di saldatura all'argento della teca che contiene le ampolle, quindi con notevole apporto di calore e non si è sciolto nemmeno una goccia di sangue (a tal riguardo non reggono le due ipotesi di spiegazione del fenomeno avanzata in passato, la prima per la presenza di una "energia metapsichica" che sarebbe trasmessa dalla folla, capace di sciogliere la sostanza, e quella dell'apporto di calore generato dalle candele poste in vicinanza della teca con l'ampolla); 
13) la variabilità del luogo nel quale si verifica il fenomeno della liquefazione: oltre alla Cappella del Tesoro, all'altare maggiore della Cattedrale di Napoli e alla basilica di S. Chiara, i luoghi presso i quali si è verificata la "liquefazione" sono stati anche diversi e alcuni anche atipici, come la Basilica del Gesù Nuovo (nel periodo in cui la basilica di S. Chiara era inagibile, a causa dei bombardamenti del 1943). A volte la "liquefazione" è avvenuta per strada, durante la processione di maggio, oppure all'ingresso o all'uscita della Cattedrale o della Basilica di Santa Chiara. 
Una volta si è verificata anche nella chiesa di San Giuseppe dei Ruffi, presso via Duomo (maggio 1981), per inagibilità della Cattedrale. C'è da aggiungere che nel periodo tra il XVI e il XIX secolo erano le "piazze" dei sei Sedili di Napoli e poi le chiese napoletane, cosiddette "Maggiori" (S. M. del Carmine, S. Domenico, S. Lorenzo, Pietrasanta, S. Chiara, Trinità Maggiore, ecc.) ad essere i luoghi deputati ad ospitare a rotazione la cerimonia del "prodigio" di aprile o maggio. Anche la variabilità della luminosità ambientale (al chiuso o all'aperto) e delle condizioni meteo sono fattori ritenuti non determinanti per il ripetersi del fenomeno;
14) la variabilità del giorno del prodigio di maggio e altre feste transitorie: come è noto il prodigio di maggio (che avviene dal 1800 nella basilica di S. Chiara) non presenta una data fissa, ma alquanto ballerina, essa è fissata nel sabato che antecede la prima domenica di maggio; ci sono altre variabili che concorrono per l'identificazione del giorno di questa festa, ad esempio, se la prima domenica di maggio capita il giorno 1 maggio, il "sabato antecedente" è fissato il 30 aprile. Se Pasqua poi capita nella ultima domenica di aprile, la domenica successiva di maggio è "domenica in albis" (quindi legata alla Pasqua), in tal caso la cerimonia viene spostata alla seconda domenica di maggio. Nei secoli passati, tuttavia, la data che ricordava al traslazione delle reliquie (ossa) di San Gennaro, da cui discende la festa di maggio, era fissata (secondo il Calendario Marmoreo della Chiesa di Napoli), nel 13 aprile, ma a causa della sua coincidenza ripetuta con le celebrazioni pasquali, essa fu spostata al sabato di maggio.
Altra data, nella quale si celebrava nei secoli scorsi la cerimonia di impetrazione della "liquefazione" del sangue, era il 13 gennaio, quando si ricordava la traslazione delle reliquie delle ossa di San Gennaro da Montevergine a Napoli, avvenuta nell'anno 1497; questa ricorrenza fu celebrata per oltre un secolo, sempre accompagnata con il segno della "liquefazione" del sangue, poi cadde in oblio e sostituita, a partire dal 1631 (dopo la cessazione ritenuta prodigiosa dell'eruzione del Vesuvio), con la festa del Patrocinio di San Gennaro, che capita appunto il 16 dicembre. E infine...
15)
la presenza di una goccia di siero galleggiante sulla massa compatta non sciolta del sangue: come spesso avviene il 16 dicembre quando non avviene la liquefazione. Quest'ultimo fenomeno sarebbe giudicato "un assurdo scientifico", perché il siero non dovrebbe essere presente nell'ampolla, in quanto già separato dal plasma al momento dell'effusione dal corpo del martire, quindi sarebbe (col beneficio del condizionale) una formazione ex nihilo (dal nulla)...
L'esame spettroscopico condotto sulla reliquia, nello scorso secolo, in due occasioni (nell'anno 1902, da parte di due eminenti scienziati universitari napoletani, il prof. Raffaele Ianuario e il prof. Gennaro Sperindeo, entrambi docenti della Regia Università di Napoli e, nell'anno 1989, da parte del prof. Pier Luigi Baima Bollone, docente dell'Università di Torino e componente della commissione scientifica per lo studio della Sacra Sindone), hanno evidenzato, con esiti esposti in pubblicazioni scientifiche e anche con report fotografici, la indiscussa presenza dello spettro di assorbimento dell'Ossiemoglobina (l'ossiemogolbina è una componente fondamentale del sangue), non solo, ma il prof. Bollone ha anche osservato, durante l'esame condotto nel 1989, la presenza degli spettri di assorbimento dei fattori intermedi del processo della "liquefazione" e della coagulazione del sangue, gli stessi rilevabili in un sangue normale circolante in un individuo vivente (ovvero esso si comporterebbe come se fosse in "bilancia emostatica", proprio come in una vena vivente).
Catacombe di San Gennaro, affresco con l'immagine più antica di San Gennaro, fine V sec.
In effetti il sangue, per la sua natura, una volta fuoriuscito dalle vene di un soggetto sano e dopo la separazione tra siero e plasma, si coagula e, senza aggiunti di additivi anticoagulanti, non può ritornare allo stato liquido, mentre, di contro, se esso è trattato, resta liquido definitamente.
Noi sappiamo che l'ampolla maggiore del sangue di San
Gennaro, dove si evidenzia maggiormente il fenomeno, è stata sigillata con mastice molto duro, durante il regno di Roberto d'Angiò e quindi isolata dal contesto ambientale esterno ed è racchiusa nella doppia teca che vediamo esposta in Duomo: questo dimostra che essa non può essere aperta. 
Lo scienziato napoletano Corrado Piancastelli così scriveva nel suo libro:  "L'aspetto storico e scientifico del Miracolo di S. Gennaro, Napoli, 1965" a riguardo del fenomeno sangennariaro "Abbiamo una sostanza solida, sigillata, secolare, che in maniera irrefutabile si liquefa, cambia di colore, di volume, di peso, di viscosità, dinanzi ai nostri occhi, dinanzi alle nostre macchine foto-cinematografiche, in inverno, in autunno, in primavera; nel caldo e nel freddo, con la folla e con poche persone, a date fisse o variabili, per otto giorni di seguito, restando liquida, semiliquida, pastosa, semisolida, liquida e pastosa, o liquida e solida insieme oppure non si liquefa affatto".
Tutto quanto sopra descritto, in maniera alquanto sintetica, è un fenomeno tutt'oggi non spiegabile con le leggi della fisica, della chimica e della biologia, purtuttavia la Chiesa, che custodisce la reliquia, consente l'esecuzione di ricerche e di analisi, applicando le tecnologie e i moderni mezzi scientifici d'indagine, purchè venga sempre garantita l'integrità della reliquia del sangue e l'ampolla non deve essere assolutamente aperta. Esso perché, come detto in premessa, lo scioglimento del sangue di San Gennaro viene prudentemente definito dalla Chiesa come un "Prodigio", ossia un fenomeno straordinario compiuto da un sangue antico, attribuito dalla tradizione popolare al Patrono San Gennaro, che al momento non trova una spiegazione scientifica attendibile, nel mentre si consente e si continuano ad eseguire le indagini scientifiche.
Il popolo napoletano, soprattutto quello dei secoli scorsi, specie abitante nei quartieri più popolari, ha sempre considerato questo fenomeno dello scioglimento del sangue, un "miracolo", ossia un segno soprannaturale; di conseguenza la reliquia è stata oggetto di preghiere e di suppliche comunitarie, a volte anche in maniera colorita e appassionata, specie durante le varie calamità cittadine avvenute nei secoli. La Chiesa ne consente il culto, eseguendo nel contempo un costante richiamo etico-comportamentale e una azione di inquadramento del suo significato religioso nell'ambito della ascetica cristiana.
La reliquia del Sangue di San Gennaro (insieme a quella della testa del Santo racchiusa nell'Imbusto angioino), ha infatti accompagnato tutte le vicende della storia di Napoli, dall'anno 1389 fino ai nostri giorni.
Complessivamente, i tanti devoti di San Gennaro animano l'atmosfera di preghiera, sia in Cattedrale che nella basilica di Santa Chiara, nelle quali ogni anno si verifica il "prodigio", in maniera spesso molto partecipata e raccolta, non priva di manifesti segni di gioia e di giubilo quando avviene la "liquefazione" del sangue.
Non risulta invece avere nessuna valenza statistica e nemmeno logica e storica, la mancanza della liquefazione del sangue rapportata con il verificarsi o meno di eventi di calamità cittadini concomitanti (la "liquefazione" non è un pronostico).
Infine, le ricerche archeologiche condotte nelle catacombe cristiane, sia a Roma che a Napoli, hanno testimoniato il rinvenimento di diverse fiale vitree antichissime, giudicate risalenti al IV secolo d.C., contenenti residui di sangue, queste sono state spesso trovate in vicinanza dei luoghi di inumazione dei martiri cristiani (alcune di queste fiale sono sorprendentemente simili a quelle conservate nel Duomo di Napoli, per forme, decorazioni e pasta vitrea); questo perchè era usanza dei primi cristiani conservare il sangue dei martiri ed esporlo vicino alla loro tomba, allo scopo di indicare colui che aveva donato il sangue (la vita) per Gesù e quindi santo certo in Paradiso. Ecco perchè, oltre San Gennaro, ci sono altri santi, sia a Napoli che fuori città, dei quali si conservano le reliquie del loro sangue. Tuttavia la fenomenologia manifestata nel sangue di San Gennaro, nella sua completezza, non ha altri eguali: è un vero unicum!

Con questo post di Piscinolablog, abbiamo cercato di illustrare e trasmettere al lettore, con parole semplici e in maniera alquanto distaccata dalla fede, tutta la fenomenologia mostrata dal sangue di san Gennaro, con occhio rivolto alla trattazione scientifica, così come ricavata dalla vasta bibliografia disponibile, ma anche da testimonianze e da cronache degli anni passati. L'abbiamo fatto cercando di essere quanto più possibile "asettici", al di là del condizionamento religioso, con l'unico obiettivo di rendere chiarezza a coloro che cercano di conoscere la verità.

La foto mostra la presenza del "globo" non sciolto nella teca
L'abbiamo svolto in maniera diversa e opposta a quanto fatto fino ad oggi, specie da parte di alcuni "reportage" e documentari trasmessi dai media negli anni passati, quando hanno descritto e spiegato il fenomeno della sola "liquefazione" attraverso lo svolgimento di indagini  e ricerche, che alcune volte sono risultate come condizionate dal desiderio di arrivare rapidamente a una conclusione, che apparirebbe come già annunciata, mentre l'argomento riguardante il comportamento del sangue di San Gennaro e della sua storia meritava ben altro approccio e un approfondimento scientifico e storico serio, spiegante tutte le fenomenologie fin qui descritte e non solo, in maniera approssimativa, la sola liquefazione. L'abbiamo fatto con spirito di umiltà, alla luce di una appassionata ricerca e di uno studio particolare, condotti in oltre quaranta e passa anni di esistenza! Speriamo vivamente di aver dato un contributo, seppur modesto per la brevità dell'analisi, ma comunque significativo, per amore della verità storica e scientifica.

Cappella del Tesoro di S. Gennaro, altare maggiore con l'imbusto del Santo Patrono esposto

Tuttavia, considerato che lo scrivente conserva anche una profonda e datata devozione verso il patrono San Gennaro, dedica questo post alla Sua memoria secolare, in occasione della ricorrenza del Suo martirio (giorno natale al cielo), che cade il 19 settembre prossimo. Porge poi gli auguri di buona festa patronale alla città di Napoli e a tutta la regione Campania, che come è noto sono affidati al Suo patrocinio. Auguri ancora a tutti i concittadini napoletani e campani, specie a coloro che si trovano all'estero e, non ultimi, a tutti coloro che portano il nome di Gennaro.
Auguri a tutti!

Salvatore Fioretto 

Bibliografia essenziale:

- "Il miracolo di San Gennaro in Napoli", anno 1950, di Alfano Gennaro e Amitrano Antonio;

"L'aspetto storico e scientifico del Miracolo di S. Gennaro" - Napoli - anno 1965, di Corrado Piancastelli;

- "Storia e scienza di fronte al miracolo di San Gennaro", anno 1978, ed. Lauretana - Napoli, di Aldo Caserta e Gastone Lambertini;

- "San Gennaro - Storia, folclore, culto", anno 1983, ed. LER - Napoli, di Luigi Petito;

- "San Gennaro e la scienza", anno 1989, ed. Società Ed. Internazionale - Torino, di Pier Luigi Baima Bollone;

-  Le reliquie di S. Gennaro custodite nel Duomo di Napoli - Ricerche scientifiche" - "Atti del Congresso nel VI centenario della prima notizia della liquefazione del sangue (1389 - 1989)", anno 1989, ed. ACM - Torre del Greco.

Cattedrale di Napoli, il card. Corrado Ursi mostra al popolo il sangue sciolto, 19 settembre 1984. La freccia nella foto indica lo scrivente, all'epoca già osservatore appena ventenne.