mercoledì 5 aprile 2023

Quei mitici "110" e "22": ricordi di viaggio dei lettori di Piscinolablog...

Alcune settimane fa, dopo la pubblicazione sulla pagina rivista di "Amici di Piscinolablog", di due foto storiche, che riprendevano gli autobus delle linee "110 e "22", abbiamo registrato una piacevole mole di racconti e ricordi scritti dai lettori della pagina, che condividevano loro esperienze di viaggi a bordo dei due autobus. Abbiamo quindi deciso di raccoglierli in un post dedicato a loro, selezionando quelli contenenti i commenti più significativi, che permettono di realizzare un racconto. Sono stati inseriti i nomi degli autori dei commenti.
Ecco gli scritti, buona lettura:

Vittorio Selis: "Al Museo Archeologico, dondolandosi sulle grandi catene mentre si dava l'ultimo morso alla pizza a portafoglio presa alla pizzeria di via Costantinopoli, si attendeva il 22 che veniva da Piazza Dante o il 110 da Piazza Cavour, sperando di trovarvi su qualche ragazza corteggiata. Due volte, promettendogli una pizza, si riuscì a convincere l'autista del 22 a fare il giro Pessina, Bellini, Costantinopoli tra l'ilarità di tutti i passeggeri. Nessuno a lamentarsi. Ma il vero tifo da stadio era la gara tra 22 e 110 sulla salita Capodimonte. Con gli autisti ci si accordava al Museo.
La gara iniziava alla rotonda e finiva davanti Porta Piccola. Finestrini aperti anche d'inverno e tutti a sbeffeggiare se si era fatto il sorpasso o a essere sbeffeggiati se si era stati sorpassati. A Napoli questi innocenti passatempi erano abbastanza comuni e servivano ad accantonare preoccupazioni vere o presunte. A volte mi chiedo, riuscendo a "corrompere" due autisti dell'ATM per una gara a via Torino o sui Navigli, cosa direbbero i passeggeri milanesi".
Donato Marano: "Il "22" fu istituito nella primavera del 1963. Alcuni mesi prima, delle 2 linee di autobus che partivano da Piscinola il 110 nero (per piazza Garibaldi) non aveva più un capolinea di arrivo ma tornava indietro dalla fine di via Costantinopoli girando a sx anziché andare a dx; il 110 rosso fu abolito.
Lo stesso destino toccò a tutte le linee che collegavano il centro con le zone collinari e le periferie. Per consentire agli utenti (migliaia nelle prime ore del mattino) di proseguire per raggiungere le scuole e i posti di lavoro furono istituite le cosiddette circolari CD, CS (destra e sinistra) che su poche fermate di via S. Teresa, via Foria e via Pessina, dovevano accogliere di persone.
Fu subito caos e, fortunatamente, si fece marcia indietro riprolungando il percorso di alcune vecchie linee e istituendo altre nuove (22, 23, 24, 25, 26, 27, 137 ecc.).
Qualcuno si chiederà: perché non fu ripristinato il 110 rosso (e simili)? Secondo me fu una furbata dell'ATAN, così si chiamava allora l'azienda municipale dei trasporti.
Infatti gli abbonamenti feriali mensili consentivano ad operai e studenti, al modico prezzo di L. 800, di usufruire di entrambe le linee (per i primi dalle 5 alle 8.30 e dalle 16 alle 20, per i secondi dalle 5 alle 20 ininterrottamente). Le nuove linee portarono al gestore un significativo aumento degli introiti. Confermo la notazione di Roberto, sull'apprezzabile frequenza del 110. Penso però che pochi ricordino che tale caratteristica fu "certificata" dalle strofe di una canzone del noto cantante melodico napoletano Mario Abate, habitue' delle feste patronali piscinolesi del tempo che fu. Abate cantava di un innamorato che aveva dato appuntamento alla sua ragazza alla fermata dell'autobus, ma lei tardava di parecchio e lui contava le ore che passavano: "... arriv' e pass' nat' 110...".
Al mattino nel giro di mezz'ora e dopo le 13 per un paio di ore quanti ragazzi ci ritrovavamo per la maggior parte nel 110 nell'andare e nel tornare da scuola. Io dal '60 al' 68 (sc. medie e liceo), poi l'università fino al '73".
Luciano Granato: (che è autista di autobus pubblici): "Quanti di voi ho portato al centro". 
Gennaro Brancaccio: "C'era il 23 la 126 il 21 che tempi belli che non torneranno più ma io ci faccio un pensierino son tornati di moda i dischi in vinile vuoi che non tornano anche le linee sopra citate ? Mah, Io ci credo! Ciao a Salvatore B. e a tutti quelli di Piscinola e Marianella. A presto! Facciamo risorgere questa zona a nord di Napoli questo quartiere rendiamolo, facciamolo, quello di una volta!".
Giovanbattista Mele: "Non mi ricordo l'anno, alle elementari facemmo il tema: ...è arrivato il 110 a Piscinola".
Giovanni Lanzuise: "Quello delle 7:20 per 40 anni..." Alle 7:20 partivano insieme gli autobus delle due linee, sia del "22" che del "110".
Amedeo Amedeo: "Che spettacolo".
Dora Russo: "Quanti bellissimi ricordi mitico.......110".
Marco Troise: "Vero, lo prendevo per andare alla stazione, anni 80".
Vincenza Palladino: "Che ricordi: il 22 per andare al Vittorio Emanuele, da piazza Dante, ma spesso si scendeva al Garrittone per il traffico bloccato e ....a piedi fino a scuola; era il 1975".
Mary Gala: "Anch'io lo prendevo con il mio fidanzatino".
Pasquale Di Fenzo: "Solo noi vecchietti ricordiamo che in effetti il 22 era figlio del mitico 110 rosso".
Giuseppe Sivio:"Il 23 invece girava per San Rocco e se ricordo bene stazionava proprio in piazzetta San Rocco". Risponde Pasquale di Fenzo: "In piazzetta San Rocco stazionava il 23 barrato..il 23 arrivava a Marianella ed era molto più raro del 22".
Lucia Di Maro:"Ciao sono nata a Piscinola 74 anni fa e sono vissuta fino a 17 anni, poi siamo andati a Cavalleggeri Fuorigrotta e ora sono 52 anni che vivo a Orte provincia di Viterbo. Ho bellissimo ricordo quanto mi piacerebbe rivedere il mio paese. Ciao piscinolesi".
Capolinea di Piscinola (in ricordo di Raffaele, Salvatore e Giovanni)
Gennaro Silvestri: "Prendevo il 110 nero alla fermata sotto casa mia in via Vittorio Veneto per andare all'avviamento industriale A. Volta a via Galileo Ferraris. Anni 1961-'65".
Vincenza Palladino: "Tempi belli, che nostalgia!".
Chiara Di Giacomo: "Tornerei indietro, ma purtroppo non si può".
Pina Riccio: "Che nostalgia di quei tempi".
Giulia Biancardi: "Quanti ricordi".
Giuseppe Vitale:
"Quante volte l'ho preso per andare all’istituto d’arte alle spalle di piazza Municipio dal 70 al 75".
Margherita Chiaromonte: "Io prendevo il 110 al ritorno da scuola (ero al Salvator Rosa) quando non arrivava in tempo il 137, poiché abitavo in via Regina Margherita, scendevo alla fermata alla fine di via Ianfolla, di fronte al Parco Ice Snei e poi me la facevo a piedi fino a casa, a due metri dalla fermata della Piedimonte, quando c'era ancora il passaggio a livello".
Alfonso Severino: "Una vita nel 22".
Salvatore Cuozzo: "Modello Sofer".
Andrea Esposito: "Anche il mio era il 110 nero".
Giovanna Basso: "Che spettacolo! Quanti ricordi."
Salvatore Cuozzo:"Che frequenza aveva il 22?", risponde Pasquale Di Fenzo: "Quannno teneva genio...". 

Ringraziamo i cari lettori per i loro commenti, in ricordo dei due mitici autobus delle Linee "22" e "110", che avevano il loro capolinea a Piscinola. Si ringraziano anche tutti quei lettori che hanno scritto dei brevissimi commenti di apprezzamento che per problemi di spazio non abbiamo potuto inserire tutti.
Buona Pasqua a tutti!
Salvatore Fioretto 
 

venerdì 31 marzo 2023

Caro pioppo, considera la tua presenza un poco straniera...!

E' questa una considerazione un po' personale, tra il fare poetico e un'analisi verista di un mondo che è risultato profondamente cambiato negli ultimi 40 anni... Un amaro sfogo, tra tristezza e rabbia, dove il desiderio di riscatto non vuole cedere il posto alla rassegnazione...!

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Quando passiamo lì vicino, ti osserviamo e con mal celata ilarità, consideriamo un poco intrusa la tua isolata presenza in questo lembo di quartiere che un tempo era "campagna viva" e oggi è avido di verde..., ma tu essendo Pioppo della varietà "Cipressino"... lo sai bene che non sei autoctono del nostro territorio, bensì diffuso e tradizionalmente legato alla grande Pianura Padana e alle vicine zone lacustre e fluviali settentrionali...
Sarà che "menti illuminate" hanno fatto seguire anche a te il passo dei tempi di questo effimero progresso che, ignorante dei valori storici del territorio, come già fatto per caseggiati, cortili ecc., con l'utilizzo del cemento armato, sei stato utilizzato per sostituire il millenario nostro "Pioppo Nero", e quello che gli antichi piscinolesi chiamavano "Chiuppo Cutolino", perché prolifico a fornire loro legacci per la potatura delle viti ("cutoli"), e poi pali tutori ("spalatruni"), "furcine", "ancille per panari", pali per recinzioni, assi per i forni, ecc. ecc.

"Pioppo nero" , foto da una campagna di Piscinola
Nel mentre, ancor di più, ironia della sorte, diffusamente degli elementi di pioppo nostrano nascono oggi spontanei lungo i bordi degli assi stradali a scorrimento veloce... e tutti li possono osservare, come percorrendo le rampe di immissione all'asse perimetrale di Scampia...!
La loro presenza rappresentano una eloquente ribellione della natura!!
Queste cose si avvertono perchè nel nostro DNA c'è ancora traccia di quella sensibilità per la natura, che ci faceva parte integrante di un ecosistema antico. Purtroppo si è alterato quel rapporto millenario, senza definire un limite di conservazione, che era pur necessario, il tutto eseguito sempre per far fronte alle continue emergenze sociali.

Pioppo "cutolino" , foto da una campagna di Piscinola
Alla fine, l'emergenza più grave che è stata creata è "l'anomia", ovvero rendere tutto senza storia e senza memoria. 
Qui, a Piscinola, il rapporto degli abitanti con la natura era veramente qualcosa di bello, potremmo dire "fantastico...!"
Purtroppo siamo riusciti a gustare ed assimilare solo l'ultimo decennio di vita di quel "mondo" e, poi, abbiamo sofferto per aver visto tutto lo scempio di una metamorfosi scellerata, senza margini di confini e senza pietà...!

Che gli antichi piscinolesi, soprattutto quei sapienti contadini di una volta, abbiano pietà di noi, cittadini del XXI secolo...!

Salvatore Fioretto 

 

 

giovedì 30 marzo 2023

Maggio 1892, l'assessore del Comune, prof. Fazio, visita i villaggi di Miano, Piscinola, Marianella e Vomero...

Sfogliando le pagine della “Rivista internazionale di Igiene” del 1892 (Anno III, n.5, alla pagina 311), abbiamo trovato questo interessante articolo di cronaca che riguarda da vicino la storia degli odierni Quartieri situati a nord di Napoli:

Municipio di Napoli - Cronaca Sanitaria
[…] Il giorno 8 (maggio 1892) il prof. Fazio insieme ai dott.  Spatuzzi e Turbacco ed al sig. Bellucci, si recò a visitare i comuni (ndr.: villaggi) di Miano, Piscinola e Marianella dove era aspettato dagli egregi vice-Sindaci cav. Accardi e Mazza, dai notabili e dai Sanitarii.

Visitò i locali scolastici, il cimitero, le beccherie, le stalle dei lattiferi e degli equini, le farmacie, e le varie località che richiedevano speciale considerazione. La sua attenzione fu richiamata specialmente sulla necessità di istituire fra i suddetti comuni un macello, richiesto dai bisogni di essi e della parte alta di Capodimonte, i quali complessivamente fanno una popolazione di 20.000 ab. disseminati sopra una zona vastissima; abitanti che devono provvedersi di carni dai paesi limitrofi o dal macello di Napoli che è tanto lontano, mentre il bisogno della carne pel consumo giornaliero si fa sempre vivo in tutti i tempi, massime d’estate e d’autunno, poi quando moltissimi cittadini si portano in quegli ameni luoghi a villeggiare.

Foto aerera di Piscinola, anno 1943

Accade quindi che sovente o manca la carne od essa arriva alterata od entra di contrabando con discapito dell’igiene e dell’interesse del Municipio.
La località scelta per tale macello si trova in un posto salubberrimo e centrale ai vari villaggi; e il servizio veterinario riuscirebbe molto più facile di quel che non lo è ora.
L’attenzione dell’assessore fu inoltre richiamata su di alcuni locali scolastici insalubri, pei quali il nostro Comune spende abbastanza, mentre potrebbe utilizzare alcune fabbriche municipali, accomodando delle camere a tale scopo.
Gli abitanti di codesti villaggi hanno in ultimo fatto istanza perché il Municipio di Napoli dia un soccorso al servizio notturno e si addivenga come per Fuorigrotta, alla costruzione di un pubblico lavatoio senza del quale si avranno sempre a deplorare delle infezioni causate dalle acque luride che le lavandaie versano per le vie.
Il prof. Fazio ebbe anche motivo di ammirare come è eseguito lo spazzamento in questi villaggi dietro la concessione gratuita fatta ad un privato.
[…]

Il giorno 20 (maggio 1892) l’Assessore Fazio si recò a visitare il villaggio del Vomero ove fu accolto dal vice-Sindaco Santocarluccio, dai dottori Calabresi, Tisci e Marano e dai notabili. Si interessò delle condizioni di questa vasta ed amena collina, in cui il servizio sanitario si spiega per un raggio di varii chilometri facendo punte i Camaldoli, Due Porte, Petrajo ed il vecchio e nuovo rione del Vomero.
Il fatto che richiamò principalmente l’attenzione dell’Assessore fu lo stato deplorevole in cui si trovano molte strade e larghi per effetto delle acque luride che vi versano le lavandaie che sono ivi numerosissime. Colà vi è difetto d’acqua, tanto necessaria agli usi della vita e maggiormente per coloro che esercitano l’industria delle lavandaie. Inoltre manca la canalizzazione delle vie per modo che le lavandaie si avvalgono delle acque piovane raccolti in pessimi serbatoi, sciorinano i panni in angusti recipienti e riversano sulle vie le acque di lavaggio, le quali naturalmente sono ricche più o meno di sostanze organiche e di principìi infettivi d’ogni natura.
Tali acque abbandonate sul suolo, lo infiltrano e infettano la contrada, onde il Vomero è andato spessissimo soggetto a morbi infettivi.
Il prof. Fazio che percorse passo passo tutta la contrada, venne nel divisamento di far condurre lassù l’acqua del Serino, di attivare il pubblico lavatoio costruito e non funzionante e di aprirne dei nuovi per rendere saluberrima una delle più salubri colline della terra. […]”

dalla "Rivista Internazionale d'Igiene", anno VII, n.1, gennaio 1896 (Classi I,II,III - Scuola Elementare - Sezione Femminile)

A parte l’errore, che è perdonabile, di utilizzare la denominazione di “Comuni” al posto di “Villaggi” (bisogna però considerare che erano trascorsi pochi decenni dal momento che questi territori erano stati annessi al Comune di Napoli), la cosa interessante che si apprende dalla lettura di questa cronaca (dell’anno 1892), è quella che, mentre a Piscinola, Miano e Marianella l’acqua del Serino era già allacciata e distribuita dalle fontanine pubbliche, ma mancavano di un lavatoio pubblico, al Vomero, invece, il lavatoio c’era, ma tardava ancora ad essere allacciato all’acquedotto. Nel mentre la rete fognaria era totalmente assente in tutti i villaggi richiamati, tanto che si verificavano problemi di inquinamento superficiale delle strade a causa delle acque sporche che venivano sversate dalle lavandaie. Da un altro articolo della stessa Rivista, dell'anno 1896, sappiamo che la scuola comunale elementare, che si trovava nel villaggio di Marianella, aveva ancora i bagni privi del collegamento idrico all'acquedotto del Serino (lamentati già nell'ispezione del 1892) e sopperiva a tale mancanza prelevando l'acqua necessaria all'igiene, all'esterno dell'edificio, dalla fontanina pubblica prospiciente alla strada... Per quanto concerne il servizio di spazzamento delle strade, concesso a titolo gratuito a privati, non c'è da meravigliarsi tanto, perché esso non era svolto a titolo oneroso, anzi... Questi mini imprenditori dell'epoca (che erano chiamati in gergo locale "Lutammari", raccoglievano i rifiuti dalle strade, che erano costituiti prevalentemente dallo sterco dei cavalli da traino, e li vendevano ai contadini come concime.
Da notare, infine, che l’amministrazione comunale di Napoli dell’epoca (fine '800), comprendeva 12 Sezioni Comunali (città storica) e cinque Villaggi annessi, ovvero: "Piscinola-Marianella", "Miano-Mianella", "Posillipo", "Vomero" e "Fuorigrotta". In ciascuno di questi villaggi era prevista la nomina della figura del “Vicesindaco aggiunto" (quindi al Sindaco di Napoli, oltre al suo Vice, erano affiancati altri cinque Vicari, per tale decentramento attuato).
Particolarmente bella e piacevole da leggere è l’entusiastica descrizione dei luoghi, fatta dal cronista dell’epoca, considerati, ciascuno alla pari, ameni, per l’interesse naturalistico, per la salubrità ambientale, per la pulizia delle strade e per l’attrazione di villeggianti…
Giusto per sapere come poi evolsero negli anni a seguire le criticità rilevate nel villaggio di Piscinola e se i propositi di soluzione promessi dall’assessore Fazio furono messi in cantiere: sappiamo che, 21 anni dopo (anno 1913), in un rapporto pubblicato dal vicesindaco, marchese G. Lucarelli ("I Villaggi del Nord (Quali erano e quali sono")), nè il lavatoio pubblico e né il macello comunale erano stati ancora realizzati…!
Ecco il link precedentemente scritto su Piscinolablog: I villaggi a nord di Napoli.

Salvatore Fioretto