mercoledì 28 settembre 2022

Ciro, Marco, Bruno e tanti altri... un concorso di tanti amici per realizzare un sogno... La stazione di Piscinola della Piedimonte in miniatura!

Gli amici della Piedimonte (G.A.F.A. - Gruppo Amici Ferrovia Alifana) mi conoscono bene, perché sono trascorsi oltre dodici anni che frequento gli eventi “Alifani”, e sanno per quanto tempo abbia cercato invano le foto che riprendessero la vecchia stazione di Piscinola. Sanno anche che, ironia della sorte o per sfortuna, abbiamo trovate tante foto della Piedimonte, con quasi tutte le stazioni della Tratta Bassa: ebbene tutte, ma tranne quelle con la stazione di Piscinola. Della stazione di Piscinola sono riuscito a trovare una solo foto, con ripresa parziale dell'edificio stazione, grazie alla generosità di un mio amico di Piscinola, che si chiama Gino. Gino una sera mi fece la sorpresa, condividendo sulla sua pagina di Facebook la foto della stazione in bianco e nero, risalente ai primi anni '70.

Stazione di Piscinola, anni '70 , foto recuperata da Gino Labruna
Gli chiesi e poi ottenni, una copia della foto Scan in buona risoluzione, che riuscii in tempo a inserire nel mio libro "C’era una volta la Piedimonte", pubblicato nel 2014.
Tanto era il desiderio di rivedere la "mia" stazioncina, che ogni volta un amico donava o mostrava foto inedite della ferrovia, io recitavo una sorta di "tifo propiziatorio", pronunciato ad alta voce, in continuo, il nome della stazione di Piscinola (...Piscinola, Piscinola…, stazione di Piscinola…!) e non descrivo la delusione provata quando la ricerca si concludeva infruttuosa perché, come avveniva in altre occasioni, erano sempre le stesse le stazioni a essere trovate, mai una di Piscinola…!
Una volta, con Giovanni, siamo andati in auto fino a Latina, dove conoscemmo un collezionista che possedeva tantissime foto inedite della nostra ferrovia: stazioni e treni… Ma niente, nemmeno in quel posto trovammo una traccia della stazione di Piscinola…! Una vera iattura per me!!
Nel Natale del 2010, il caro amico Giovanni, scrittore e medico di Piedimonte Matese, durante un incontro culturale a Sant’Andrea (località di Santa Maria Capua Vetere), mi fece dono di un plastico da lui realizzato, in scala 1:87, riproducente la stazione di Piscinola, completa del parco binari e di altri particolari. Un bel dono, anche se alcuni particolari risultavano un po’ fantasiosi, come la presenza di una cisterna pensile dell’acqua per alimentare la locomotiva a vapore. Rimasi molto contento di questo dono inatteso ed ebbi a ringraziarlo calorosamente, insieme all’amico inseparabile, dott. Sandro, anch’egli scrittore e appassionato della ferrovia Alifana. Questo bel dono l’ho inserito in una teca di plexiglass e lo conservo gelosamente del salone di casa.
Cominciai a coltivare l'idea di far  realizzare una stazione della Piedimonte, in scala più grande, con tutti i particolari. Un plastico coloratissimo e realistico che facesse rimanere tutti a bocca aperta, soprattutto i giovani che non avevano mai vista la Piedimonte. Ricordo che la stazione o meglio i ruderi di quella che rimaneva della stazione di Piscinola, furono abbattuti intorno al 1986, con l’apertura del cantiere per realizzare la stazione della “Metropolitana Linea 1.
Nell’autunno del 2013 l’idea iniziò a prendere corpo, anche perché in quell’anno si doveva festeggiare il Centenario dell'inaugurazione della ferrovia, ragion per cui ero anche in procinto di pubblicare il libro “C’era una volta la Piedimonte”. Pensavo che sarebbe stato un bell'effetto presentare il nuovo libro con la presenza del plastico della stazione, come una scenografia rievocativa tridimensionale...! Purtroppo ero consapevole che per la prima presentazione del libro, fissata proprio nella cittadina di Piedimonte Matese, non c’era più tempo per realizzare questo progetto, ma si poteva programmare il lavoro per la presentazione successiva, fissata nella Biblioteca di Piscinola...
Un giorno mi ricordai che alle iniziative culturale dell’associazione “Noi e Piscinola” aveva partecipato un giovane del quartiere, che aveva allestito una mostra di ambienti in miniatura, da lui egregiamente realizzati, che ebbe un buon successo. In quel Natale, infatti, fu allestita nella chiesetta di via del Plebiscito (che venne riaperta per la circostanza),  una mostra personale del maestro Ciro Pernice, con diverse miniature, curate con particolari maniacali... con attrezzi, piatti, mattonelle maiolicate… Come un lampo di luce attraversante la mente fui ispirato, e quel ragazzo con la sua tecnica cosi precisa, faceva al mio caso…! Ciro abitava all'epoca nel rione situato a confine tra Piscinola e Marianella. Era un ragazzo semplice, responsabile, che non si dava arie, e soprattutto era un ragazzo serio, di buona famiglia.
Non ricordo come lo contattai. Forse in uno degli incontri dell’Associazione a cui lui prese timidamente a partecipare. Gli proposi questo progetto e lui inizialmente mi guardò un po’ sbalordito, dicendo di non conoscere la struttura. Io gli risposi di stare tranquillo su questo aspetto, perché c’ero io al suo fianco e che gli avrei dato tutto il supporto tecnico e la memoria storica necessaria, perchè in possesso di foto, schizzi, disegni e tutte le informazioni che necessitavano. Ciro accettò con piacere il mio incarico e man mano che passavano i giorni e ci vedevamo, lui incominciò ad innamorarsi della Piedimonte, anche se non l’aveva mai conosciuta e nemmeno sentita per nome in vita sua...!
Per prima cosa ci recammo presso le due stazioni sopravvissute, quelle di Secondigliano e di Mugnano, per eseguire dei rilievi. Queste due stazioni superstiti erano praticamente uguali a quella di Piscinola, quanto meno per le dimensioni. Ci recammo dapprima a Secondigliano. La stazione all'epoca disabitata, si trova ancora oggi sulla parte terminale nella traversa che proviene dal corso di Secondigliano, che si chiama appunto “via Ferrovia”. Restammo alcune ore per rilevare tutte le misure che necessitavano. Poi Ciro completò il rilievo eseguendo un discreto numero di foto, con diversi particolari di cornici, finestre, capriata, tetto, ecc.
Un altro giorno, poi, ci recammo alla volta di Mugnano, dove è presente ancora oggi la stazione di Mugnano-Calvizzano.
La stazione era però abitata. Appena iniziammo a prendere le misure, ci chiesero preoccupati i motivi del nostro insolito rilievo; noi rispondemmo semplicemente che eravamo degli studenti e che stavamo studiando la stazione per scrivere una tesi... A spiegare loro che volevamo riprodurla in scala, sarebbe stato difficile...
Il maestro Ciro si mise quindi all'opera e iniziò a "cesellare" le parti della stazione: dapprima le mura del modello in scala, utilizzando pannelli di sughero... arricchendoli man mano dei particolari decorativi. Era per me interessante e anche commovente osservare da vicino come la stazione venisse alla luce, con l'opera delle sue mani, completa di tutti gli accessori… Poi passò a realizzare il piazzale, le banchine, la massicciata, il binario...
Ricordo che ogni volta che mi recavo a visitarlo a casa sua, dove aveva una loggetta attrezzata come laboratorio, mi accoglieva sull’uscio della porta che si immetteva nel locale e piazzandosi davanti alla stazione, come davanti a una scena da mostrare, con una mano spiegata verso l’opera, mi presentava lo stato del suo lavoro, molto compiaciuto... e ogni volta mi brillavano gli occhi...!
Fu una bellissima esperienza quella di vedere realizzare materialmente l’opera, che nasceva soprattutto attraverso il trasferimento dei miei ricordi di ragazzo, con le mani e l'arte di questo ragazzo. Avevo poi il privilegio di seguire passo passo la "creazione", in tutte le varie fasi. Ovviamente Ciro ogni volta che ci incontravamo proponeva soluzioni tecniche e adattamenti dell'opera. Io valutavo la sua proposta, approvavo o suggerivo delle modifiche, via via, secondo i miei ricordi oppure osservando le foto antiche o recenti. Insomma rivestivo il ruolo di "direttore dell'opera"...!
Ricordo le interminabili discussioni intercorse tra noi, soprattutto nella chat di “Facebook”, specie quando si doveva decidere sul rifacimento di alcuni particolari. Dialogavamo a distanza per serate intere, a volte accompagnando la discussione con particolari di foto, recenti o antiche. Credo che io e Ciro abbiamo sperimentato lo “Smart Working” molti anni prima della sua diffusione… siamo stati come dei pionieri del "telelavoro"…!
Ricordo le difficoltà incontrate per realizzare gli infissi della stazione, tutti rigorosamente di legno, alcuni con le ante aperte, che lasciavano intravedere gli interni degli ambienti, come della sala di attesa, mentre gli altri avevano ante socchiuse, alcune con tende che comunque lasciavano trapelare la luce dall’interno, per indicare che erano ambienti abitati.
Decisi che la stazione doveva avere il tetto smontabile, per poter accedervi al suo interno ed eseguire la sostituzione delle lampade, soprattutto quelle della sala di attesa. Ricordo che Ciro inizialmente mi contestava questa decisione, ripetendo che quel modello: “non era un giocattolo”, perchè, essendo molto delicato, non si poteva pensare di aprirlo e chiudere a piacimento... rischiando di danneggiarlo. Credo che Ciro allora mi conoscesse poco…! Però alla fine egli si convinse della mia scelta. A lavoro compiuto, infatti, ha potuto constatare che è stata una trovata vincente.
Per l’allestimento scenico della stazione, con la presenza dei passeggeri e del personale in miniatura, comprai un discreto numero di statuine di plastica, tutte rigorosamente in scala 1:25, su un sito specializzato tedesco. Arrivarono per posta, poco tempo dopo.
Le statuette risultavano ben sagomate e curate nei più piccoli particolari. Tre erano del personale ferroviario, uno fu posto in biglietteria e due all’esterno della stazione. C'erano bambini che giocavano, anziani, giovani... La loro posa fu davvero molto realistica, sembrava che tutte stessero realmente attendendo l’arrivo del treno. Addirittura il capostazione era in posa sull'uscio della stazione come per richiamare da lontano delle persone….!
La bravura di Ciro è stata notevole! Da vero maestro dell’arte della miniatura, ha dato risultati eccellentissimi, soprattutto nel realismo della riproduzione e nelle decorazioni della stazione. Ha escogitato delle tecniche di pittura, utilizzando mix di sostanze, capaci di "anticare" le pareti e gli oggetti e farli apparire come il risultato dell’esposizione al logorio meteorologico e al trascorrere degli anni. Non sto qui a descrivere le tecniche, ma dico solo che alcune di esse sono frutto di trovate geniali e anche di osservazioni personali!
I particolari degli interni della sala di attesa viaggiatori, che si intravedono dall’esterno attraverso gli infissi aperti, hanno un effetto realistico a dir poco “miracoloso”! La sua ricerca della perfezione si può dire che è stata maniacale!! A partire dal pavimento in stile d’epoca, serigrafato e anticato, con il riporto di una ragnatele di crepe, per mostrare l’usura continua, ma ancora: le pareti, i quadri con foto del treno, i calendari, le indicazioni e, ancora, un portaombrelli, i zerbini, le carte, le lattine, i mozziconi di sigarette gettati qua e là… perfino le scritte sui muri e i manifesti elettorali e pubblicitari dell'epoca di ambientazione (1975)...!
A raccontare tutto è compito difficile, ma posso affermare che è il risultato della bravura di un genio!
Particolarmente belli e anche molto curati nei particolari sono i quattro lampioncini di illuminazione in stile Liberty appesi alle pareti esterne della stazione. Ciro li realizzò in ferro battuto in ogni componente elementare. I cavetti elettrici e le lampadine nei lampioni furono inseriti dal bravo Sabatino. Mentre le saldature dei pezzi furono realizzate da Marco. Al termine dell’operazione, Ciro completò il loro inserimento sulle due pareti della stazione.
La stazione era quasi giunta a termine, mancava solo il famoso tetto smontabile, che avevo deciso di realizzare con altro team, perché nel frattempo Ciro dovette presto convolare a nozze. Non racconto l’operazione di trasferimento del plastico della stazione, dalla casa di Ciro a casa mia…! Era un sabato sera di una calda d’estate. Il pesantissimo plastico fu portato da noi due a forza di braccia, attraverso tortuose rampe di scale interminabili, che non contai!
Giunti a casa, lo sistemammo su un carrello che avevo intanto realizzato, munito di ruote orientabili. Già era pronta la grande teca in plexiglass, che aveva realizzato un artigiano della Doganella, sempre su indicazione di Ciro.
Assemblammo tutto. L’effetto conclusivo era già magnifico, anche se mancava ancora il tetto con le tegole…
Devo dire però che il tetto è stata la parte che più mi ha fatto soffrire…!
Intanto con l’arrivo di settembre, l'edizione del mio libro a colori sulla Piedimonte era a buon punto, pronto per la stampa, che fu affidata a un famoso centro tipografico di Vicenza.
Necessitava a tutti i costi completare la stazione... Ma come fare…?!
Già avevo visitato tutte le bancarelle di San Gregorio Armeno per cercare delle tegole in scala che facessero al mio caso. Ma devo dire che nel celebre mercatino dei presepi si trovavano diversi tipi di tegole: di terracotta o di plastica, di forme e scale diverse, ma tranne quelle che mi occorrevano...! Necessitavano infatti tegole rigorosamente del tipo “marsigliese”, in scala 1:25 perchè così presenti nella vecchia stazione. Non nascondo che ero un po’ scoraggiato...
Ne parlai con l’amico modellista Bruno, sicuro che avrebbe in qualche modo trovato una via di uscita. Per fortuna Bruno conosceva a sua volta un amico: un altro professionista delle miniature che risiedeva a San Leucio di Caserta. Questo maestro ci avrebbe potuto aiutare, perché era bravo a fare dei particolari in miniatura per stampi.
Pensammo di chiedere il suo aiuto per realizzare un prototipo di tegola marsigliese, in scala, da cui poi avremmo potuto riprodurre in serie tutte le tegole che ci occorrevano. Ci recammo quindi a casa di questo artista di San Leucio. Nella sua bella casa aveva esposte molte delle sue creazioni, di una bellezza che ci fecero incantare…! Lui realizzava ogni cosa che fosse "arte"… dipinti, sculture, presepi, modellini di navi, automobili, e in particolare personaggi in scala di fumetti o di avventure per ragazzi, soprattutto quelli che escono periodicamente in edicola. Un altro grande artista!
Questo amico di Bruno, che purtroppo non ricordo il nome, si prestò  generosamente ad aiutarci, senza pretendere nulla in cambio; anche lui, quindi, “sposò” la causa della ricostruzione della stazione di Piscinola..! Dopo poco tempo ci realizzò il modellino in scala di una tegola marsigliese. Era bellissima! Grande poco meno di un piccolo francobollo...
Appena Bruno l’ebbe in consegna, iniziò il procedimento di riproduzione in serie delle tegole, con stampi e colate di resina in successione. Ne riprodusse tantissime…!
Occorreva ora un "ingegnere" capace di realizzare il supporto delle tegole, ovvero un tetto di legno, a due falde, con la particolarità di essere asportabile tutto d’un pezzo, per permettere di accedere all’interno della stazione…
“L’ingegnere della Piedimonte” lo trovai subito… E' stato anche per questa scelta il mio intuito ad aiutarmi; intuito che ancora una volta ha dimostrato di essere determinante e vincente. Scelsi l’amico Marco. Lo contattai e gli chiesi di aiutarmi per completare l’opera… Marco, generoso come sempre, non se lo fece ripetere due volte.
A corredo del tetto sistemammo le due grondaie per l’acqua piovana, le scritte, e altri particolari che dovevano completare il tetto.
Mentre per le tubazioni di scarico dell’acqua mi misi anch'io in gioco, modellando un filo di ferro zincato di grosso spessore.
Mancavano pochissimi giorni alla presentazione del libro… Io e Marco ci mettemmo all’opera a casa mia, nella sala da pranzo, dove trovava sistemazione la stazione realizzata da Ciro, in modo da avere sotto mano all’occorrenza il prototipo, anche per verificare la corrispondenza di quanto realizzato. Io ovviamente solo nel ruolo di aiutante...
Dopo una faticosa settimana, Marco realizzò il supporto in legno e in plexiglas. Poi, avendo ricevuto tutte le tegole da Bruno, iniziò a incollarle con attenzione e precisione. Marco è veramente un ragazzo eccezionale, molto bravo per questo genere di attività, ha delle doti innate per la costruzioni di modelli strutturali in scala e soprattutto nell'utilizzo di colle. In poche serate il tetto fu completato.
Occorreva ora verniciate tutto il tetto completo. Chiedemmo di nuovo aiuto a Bruno che, come al solito, si prestò generosamente e prontamente. Portammo il tetto e altri pezzi a casa di Bruno, presso la cittadina di Santa Maria Capua V., per poter eseguire la complessa opera di verniciatura. Mancavano solo tre giorni alla presentazione del libro a Piscinola e tutto sembrava collimare cronologicamente in maniera positiva…! Ma, come spesso avviene, avevamo fatto il conto senza l'oste...! Vale a dire: c’è sempre un imprevisto che non viene tenuto in debito conto…e guasta il finale!!
Trascorsi un paio di giorni, ho ricevuto una telefonata da Bruno, con la quale mi informava, con tanta amarezza di non aveva dormito la notte precedente, perché, per uno strano effetto dello smalto utilizzato sulla resina, le superfici delle tegole erano diventate lucide e non satinate, come invece dovevano apparire per imitare la realtà. Confidava, come ultima speranza, nel consiglio del suo amico, il maestro di San Leucio… anche se quasi non ci sperava più…!
Dopo manco un’ora mi telefonò ancora e mi disse che dovevo reperire una cosiddetta “Polvere degli artisti”, di colore “Seppia” e “Giallo Napoli”, che avremmo distribuita, a secco, spennellando sulle tegole lucide… per cercare di avere un risultato apprezzabile.
Mi recai, quindi, in un negozio specializzato indicato da Bruno, che si trova nel centro storico di Napoli e lì comprai due barattolini di polvere degli artisti, nei colori richiesti. Al pomeriggio assieme agli amici Marco e Biagio ritornammo da Bruno, per cercare di fare un “miracolo”... Ormai mancava solo un giorno all’appuntamento della presentazione del libro e il tetto della stazione non era perfetto… Mannaggia!
Ci mettemmo in quattro attorno a un tavolo della cucina di casa, con Biagio che faceva da regista... e io gli scongiuri...! Bruno procedeva con il pennello distribuente il giallo, mentre Marco il colore seppia, "accavallando" e mischiando ripetutamente i due colori, con più passate incrociate. Riuscirono finalmente, dopo tanto tempo, ad avere la tonalità e l'effetto desiderato sulle tegole…
Alla fine dell'operazione, imbrattammo anche il tavolo della cucina…! Chissà cosa avrà pensato sua moglie…! Ma eravamo tutti felici, la stazione di Piscinola era finalmente pronta!!
Alla presentazione del libro, nella sala conferenze della biblioteca "Domenico Severino", sistemai il plastico della stazione in bella mostra, al centro di un grosso tavolo che si trovava alle spalle della postazione dei lettori e dei presentatori e ovviamente di fronte al pubblico della sala. L’effetto scenografico fu eccezionale! La stazione incantò tutti, soprattutto gli amici dell’associazione “Clamfer”, che mi onorarono della loro presenza, oltre gli scrittori (Cecere, Cozzolino), i rappresentanti delle varie associazioni del posto, i tanti altri amici e conoscenti accorsi.
Fui felice che il mio sogno, dopo varie peripezie, risultava finalmente realizzato, ma fui ancor più felice per aver ricevuto un aiuto collegiale e accorato da parte di un gruppo di amici, che hanno collaborato con entusiasmo e affiatamento al progetto, affinché si potesse materializzare il ricordo della bella e romantica stazioncina di Piscinola!!
Altri amici diedero il loro contributo alla presentazione della serata, alla lettura dei testi e alla presentazione dei filmati.
Fu un successo indimenticabile!
Ringrazio ancora oggi tutti: a iniziare da Ciro, Marco, Bruno, Giovanni, Sandro, Sabatino, Biagio, Gino, il maestro di San Leucio, e poi ancora, Giulia, Maurizio, Anna, Loredana, Enzo, e altri che forse dimentico. Mi considero un uomo fortunato ad averli incontrati, sono dei carissimi amici di un sogno bello e luminoso che si chiama Piedimonte!

Salvatore Fioretto

Tutti i diritti sulla pubblicazione del testo e delle foto sono riservati all'autore, secondo le norme di legge vigenti sui diritti di autore.

Il "team" della stazione della Piedimonte quasi al completo, posa attorno all'opera, al traguardo...!

 



sabato 24 settembre 2022

Quell'antica nobiltà residente presso il Casale di Piscinola...

Il Casale di Piscinola, come è noto, non fu stato mai "infeudato", vale a dire non fu mai venduto ai "Baroni" da parte delle autorità del Regio Demanio, ma ha conservato nei secoli la propria autonomia amministrativa, anche e principalmente durante il periodo del Viceregno Spagnolo (1503-1707), quando maggiormente molti Casali furono ceduti. In ragione di tale aspetto, Piscinola (che ricordiamo si "autoriscattò", facendo colletta pubblica e raccogliendo il pari valore in ducati,  richiesto per la vendita) conservava, come alcuni casali di Napoli, lo status amministrativo di Casale Demaniale Regio, e pertanto esentato a pagare i tributi degli Arrendamenti, come avveniva per tutte le Ottine (rioni) della Città di Napoli. Tuttavia, nei secoli passati, Piscinola ha accolto le residenze nobiliari, principalmente estive, e anche i tenimenti agricoli, di importanti famiglie nobili appartenenti al fior fiore dell'aristocrazia napoletana, in gran parte di quella cosiddetta di "Seggio" (ascritta ai cinque Sedili nobili della Città); per tal motivo, nei testi antichi, i membri di tali famiglie vengono impropriamente menzionati come "Signori di Piscinola".
In questo post descriveremo sinteticamente il rapporto storico con Piscinola di una parte di quella nobiltà presente, in particolare di tre famiglie nobili:
quella dei d'Afflitto, conti di Trivento, quella dei Carafa della Stadera, conti di Montefalco e principi di Sepino e quella dei Giordano, duchi di Falangola. 


I D’Afflitto conti di Trivento
La famiglia D’Afflitto fu un'illustre ed antica famiglia nobile di origine amalfitana, che nei secoli s’impiantò in Calabria e in Sicilia. Un ramo dei D’Afflitto sopraggiunse anche a Napoli ai tempi degli aragonesi e subito si integrò nella vita civile e politica della città.

I conti D’Afflitto di Trivento, infatti, avevano il patronato di una cappella nell’antica chiesa napoletana di “Santa Maria la Nova”. Nella tomba di famiglia, che si può ancora oggi vedere, esiste il cenotafio in marmo del conte Michele D’afflitto, rappresentato genuflesso e, nelle due nicchie ai lati, i suoi due figli Vincenzo e Ferdinando, rappresentati armati. Don Michele D’afflitto fu molto caro al re Ferrante I d’Aragona.
Tra i rampolli della stirpe napoletana è degno di menzione don Matteo D’Afflitto, che compose nel gennaio 1497, su richiesta del mantovano cardinale Oliviero Carafa, l’”Ufficio della traslazione del corpo di San Gennaro da Montevergine a Napoli”.

Altro erede insigne di questa nobile famiglia fu il napoletano Scipione D’Afflitto, letterato e compositore, che tradusse un’opera, dal titolo: “I sei libri del sacerdozio di San Giovanni Crisostomo”. I libri furono tradotti in lingua volgare nel 1574, a Piacenza.
Del ramo piscinolese di questa famiglia conosciamo ben poco, se non la partecipazione dei suoi componenti ad alcune cerimonie pubbliche che si tennero in particolari ricorrenze nella chiesa del SS. Salvatore, come le feste patronali, i battesimi ed i matrimoni. Non sappiamo di preciso in quale luogo di Piscinola questa antica famiglia possedesse la sua nobile dimora; tuttavia una traccia storica ci conduce al complesso edilizio “a corte” esistente in Via Plebiscito.

Addirittura le due famiglie nobili piscinolesi dei De Luna e dei D’Afflitto, finirono per “legarsi” tra loro, attraverso il battesimo di un loro rampollo; infatti, il 19 settembre 1574, Don Geronimo De Luna fece da padrino al battesimo dell’infante Giovanni D’Afflitto, figlio di don Marco conte di Trivento e di Beatrice Carafa.

I Carafa della Stadera, conti di Montecalvo e principi di Sepino
Dagli albi araldici consultati risultano diversi componenti di questa nobile famiglia napoletana, nati o morti a Piscinola. Abbiamo già parlato di Donna Beatrice Carafa, che sposò don Marco d’Afflitto, conte di Trivento e “signore” di Piscinola.
Isabella Carafa, nacque a Napoli nel 1593 e morì a Piscinola il 13 aprile 1618; sposò nel 1607 Francesco Caputo, marchese di Petrella; mentre Carlo Carafa, nato a Napoli il 5 novembre 1602 e sposo di Ippolita Carmignano, morì a Piscinola l’11 luglio 1667.
Giovanna Carafa, infine, nacque a Piscinola nel 1638 e sposò, in diverse nozze, Giuseppe Staibano, Fabrizio Staibano e Ascanio Sensale. Morì a Grumo nel 1737.
La famiglia Carafa possedeva a Piscinola una masseria, denominata “Masseria del Monte”, la quale, come si evince dalla mappa di G. Porpora, si trovava nella parte meridionale del Casale, confinante con la località “San Rocco”. Non sappiamo se questi nobili avessero in questa zona delle residenze, oppure delle ville di campagna.

I Giordano, duchi di Falangola
Questa famiglia possedette diverse proprietà e cespiti nel Casale di Piscinola. In particolare ci sono giunte molte notizie riguardanti la vita del duca don Giuseppe Giordano, che visse verso la prima metà del ‘700.
Dei fasti di questa famiglia si hanno delle preziose testimonianze attraverso la lettura di un raro documento del 1755, oggi conservato nella Biblioteca della Società di Storia Patria di Napoli, che ha per titolo: “Appuramento de’ fatti e ragioni a pro del Rev. Sacerdote D: Pietro Ruffo del Casale di Piscinola contro l’ill. Duca D. Giuseppe Giordano Falangola. Presso il rev. Notare D. Bonifacio Paulillo”. In questo manoscritto si descrive minuziosamente la controversia nata tra il duca Giuseppe e un sacerdote di Piscinola, Don Pietro Ruffo. La contesa fu dibattuta davanti alla Rev.ma Congregazione della Corte Arcivescovile di Napoli.

Il prelato, che fu per dieci anni al servizio del Duca, nella qualità di fattore-amministratore dei beni, lamentava per la circostanza il mancato pagamento dell’onorario spettantegli per le prestazioni svolte al servizio del nobile. Il documento è di enorme interesse, soprattutto perché, oltre a descriversi gli episodi della vita del Duca e del Sacerdote, registra molte testimonianze di fatti e descrive vari personaggi piscinolesi dell’epoca. Sono riportati anche i nomi e le attività svolte dai numerosi testimoni chiamati a deporre.
Palazzo Fioretto in via Plebiscito, un tempo residenza nobile

Sappiamo, ad esempio, che i “parzonari“ (termine per indicare i conduttori dei fondi e delle masserie) erano tali Aniello Cuozzo, Antonio Manna, Angelo Ruffo (alias Lillone) e Biagio Cascella, che il forno era dato in affitto a tale Domenico Basile di Giugliano e che la taverna era data a Tommaso Chiarolanza.
Il Duca aveva diversi cespiti, tra cui un vasto tenimento posto a Nord del Casale e diverse case, che faceva periodicamente ristrutturare.
Molto curati erano anche il mobilio e le suppellettili della sua dimora. Considerevoli erano poi le attività di biancheria che commissionava periodicamente alle lavandaie del posto.
Fatto curioso è quello che avvenne nel 1748, quando, per ben otto mesi, il Duca ospitò a Piscinola, per conto dell’Università e del re, sei compagnie di fucilieri di Barcellona, fornendo biancheria, vitto e alloggio ad oltre 300 uomini, tra soldati e ufficiali.
Nel 1745, il duca Giordano acquistò dal Casale di Piscinola “…due comprensori di case ad uso del forno, chianca e bottega lorda…”, per l’importo di duc. 2032. Detti cespiti, nell’anno 1863, erano diventati di proprietà del Comune di Piscinola e formavano la “casa municipale”.

Le notizie riportate nel presente post sono state integralmente tratte dal libro: "Piscinola, la terra del Salvatore - Una terra, la sua storia, le sue tradizioni", di S. Fioretto, ed. The Boopen, anno 2010. 

Queste notizie storiche, supportate dalle citate fonti documentali, sono da considerarsi ancora incomplete, in quanto gli argomenti trattati saranno oggetto di ulteriori approfondimenti e di future ricerche.

Salvatore Fioretto 


Cappella del Succorpo di S. Gennaro (Cattedrale di Napoli), Tommaso Malvito, stemma del cardinale Oliviero Carafa, della Stadera