sabato 2 giugno 2018

Susetta Spinola, da Scampia va a Milano. Un altro primato di Napoli...!

Come sempre facciamo nelle pagine di questo blog, per illustrare gli argomenti che ci legano all'attualità, soprattutto per quelle notizie che sono inerenti alle eccellenze del nostro territorio, dobbiamo fare un salto indietro nel passato, per comprendere le radici e i trascorsi storici da cui essi derivano... Lo faremo anche questa volta per introdurre un personaggio che è un po' fuori dall'ordinario, diciamo un poco atipico..: parleremo di una immagine da vignetta...!
Ma andiamo con ordine...
Forse sono in pochi a saperlo e forse nemmeno in tanti tra gli addetti ai lavori, ma la città di Napoli vanta una grande e antica tradizione nel cosiddetto mondo dei fumetti e delle vignette satiriche, con dei primati.
I fumetti nacquero in America, nell'anno 1896, furono infatti utilizzati per prima a New York, sulle pagine del giornale "World". Il personaggio raffigurato si chiamava "Yellow Kid". 
In Italia i fumetti con le classiche "nuvolette" tardarono ad essere introdotti, perché i giornali per ragazzi preferivano inserire i dialoghi con semplici didascalie sotto le vignette oppure strofette a rima baciata.
Il più diffuso giornale italiano per ragazzi (da noi chiamato semplicemente "Giornaletto"), fu "Il Corriere dei Piccoli", che nacque a Milano, nel dicembre 1908. I primi soggetti utilizzati furono naturalmente importati dagli americani, come Buster Brown, di Outcault, italianizzato in "Mimmo", "Jiggs end Maggie", di G. Mc. Manus, qui chiamati: "Arcibaldo e Petronilla", "Katzenjammer Kids" di R. Dirks, chiamati "Bibì e Bobò", ma furono tutti privati delle originarie "nuvolette", dette "Bollons". 
Ma è il giornale napoletano, chiamato "Il Corriere dei grandi", a essere considerato il primo periodico italiano a utilizzare delle vignette (addirittura disegnate a colori), complete delle nuvolette, ossia con le scritte del discorso, che uscivano dalla bocca dei personaggi (Bollons). Seguì il giornale milanese chiamato "Jumbo", ma a distanza di ben 12 anni da quello napoletano, infatti le sue prime pubblicazioni risalgono all'anno 1932.
Una vignetta satirica del giornale "Sei e ventidue"
Il "Corriere" napoletano, fu fondato dal giornalista G. Renato Morvillo, nell'anno 1920, e venne stampato nella tipografia "Melfi e Jole", in via Santa Lucia. Il fondatore Morvillo, per far confondere la sua testata con il celebre "Corriere dei piccoli", al fine di sfruttarne la celebrità, oltre al titolo (quasi coincidente), aveva impostata la prima pagina quasi del tutto simile al primo, con la sola differenza che, il giornale milanese aveva nel sottotitolo la frase: "Settimanale Illustrato del Corriere della Sera", mentre, quello napoletano (sempre con la proverbiale ironia partenopea), aveva riportato nel sottotitolo: "Ride di tutto: anche del Corriere della Sera". Era un giornale che faceva innanzitutto satira politica e voleva raggiungere tutti: sia adulti che piccini. 
Dopo appena tre mesi dalla nascita, "Il Corriere dei Grandi" iniziò a far uso di vignette in prima pagina, con le classiche "nuvolette", che erano finalmente introdotte in Italia: quindi, Napoli detiene il primato nazionale dei fumetti, con le vignette a forma di "bollons"! Famoso, tra le vignette di questo giornale, il personaggio chiamato "Signor Travetti"..., simbolo dell'italiano medio dell'epoca, a cui lo stipendio non bastava per mantenere la famiglia...!
Dobbiamo per correttezza di cronaca dire che già il giornale umoristico napoletano (bisettimanale), chiamato "Monsignor Petrelli", utilizzò, nel 1908, una vignetta di fumetto con una "nuvoletta", intitolata: "Le sorprese di Toto Scarfoglio", in riferimento al raid automobilistico condotto dal figlio di Edoardo Scarfoglio (soltanto omonimo del celebre giornalista, fondatore del Mattino), che fu umorista della testata, mentre, sull'altro giornale di satira napoletano, intitolato "Sei e ventidue", di Francesco Bufi, nell'anno 1915, apparve un'altra vignetta con le "nuvolette", per un articolo che faceva ironia sulle vicende del comitato per gli aiuti del terremoto di Avezzano. Ma furono degli episodi del tutto sporadici...
Il giornale "Sei e ventidue" fu addirittura chiuso dai fascisti, per aver pubblicato una vignetta con la caricatura di Mussolini.
Sulla scia di questa bella e orgogliosa tradizione napoletana, il fumetto e le vignette satiriche hanno avuto a Napoli e nel resto d'Italia un lungo periodo florido e di grande popolarità, specialmente nei decenni a cavallo degli anni 50-70, quando sono stati dei veri e propri mezzi di comunicazione sociale di massa dell'epoca, capaci di trasmettere anche tanta spensieratezza e una salutare ironia tra i suoi lettori; infatti, tante generazioni di bambini, di adolescenti, e anche di adulti e di anziani, hanno letto i vari fumetti e anche le tantissime vignette satiriche, pubblicate da quasi tutte le testate giornalistiche italiane. Ricordiamo, solo per citarne alcune, quelle recenti e famose di Cesare Forattini, sul giornale "La Repubblica".
Il territorio del quartiere di Scampia, seguendo la tradizione della vignetta satirica, vanta la nascita di un personaggio per vignette, che è sulla breccia da ormai trent’anni: si chiama "Susetta Spinola da Scampia". Il personaggio di "Susetta" è una geniale creazione di Salvatore Tofano, insegnante in pensione, che lo firma con lo pseudonimo di "STOF".
Ecco la testimonianza dello stesso Salvatore Tofano, che ricorda come è nata l'idea di Susetta:
"Susetta nasce per caso nei tardi anni ottanta. Il caso si chiama Gennaro Giannattasio, che, conoscendo la mia passione per il disegno, e suppongo apprezzandone il tratto, insistette perché elaborassi delle vignette a sfondo sociale e satirico per un foglio mensile, che alcuni suoi amici stavano mettendo su. Si trattava de “il Chiaianese”. Cominciai a pensare a una ragazzina pestifera, tipo la Mafalda di Quino.  La direzione del mensile però le preferì altre mie vignette, che avevano per protagonisti i politici del tempo (Craxi, Occhetto, Andreotti, Forlani, etc). 
Susetta apparve successivamente e per la prima volta nel novembre 1990 su “la Testata”, un foglio mensile, che circolò per breve tempo a Chiaiano.  Susetta, nelle prime vignette, mostrava il volto, e fisicamente ricordava alla lontana Ilaria, la figlia del Bobo di Sergio Staino, e un po’ Pippi Calzelunghe. Non aveva ancora un nome. 
Quando poi nel dicembre del 1995 approdò su “L’altra Napoli”, dove fu pubblicata con costanza mensile fino all’ottobre 2001, il personaggio, a differenza degli altri comprimari cominciò ad apparire sempre di spalle, non mostrando più il suo volto, e aveva finalmente il nome, una sorta di alchimia, che, nella ricerca di radicamento nella tradizione napoletana, prese spunto da “Assunta Spina” di Salvatore Di Giacomo. La scelta, più che da una preferenza specifica verso l’eroina teatrale, nacque dal bisogno di “costruire” una allitterazione tra nome, cognome e provenienza territoriale del personaggio, il quartiere di Scampia." 
Nel frattempo, Susetta era apparsa anche sul giornalino scolastico “Le fragoline crescono” e aveva partecipato a una mostra organizzata dall’ Associazione “Le vie del Sebeto”.
Successivamente, era il novembre del 2003, Susetta trovò ospitalità su “Fuga di Notizie”, un foglio diretto dai padri gesuiti di Scampia, Domenico Pizzuti e Fabrizio Valletti, divenendone presto la mascotte. Dal luglio 2005 Susetta cominciò ad apparire, contemporaneamente alle sue incursioni mensili su Fuga di Notizie, sul periodico on line www.fuoricentroscampia.it, diretto dal prof. Ernesto Mostardi.        
Susetta è una ragazzina vivace, figlia artistica della Mafalda di Quino, che si scontra continuamente coi luoghi comuni su Scampia e sul mondo tutto. Si arrabbia e si dispiace dello stigma massmediatico sul quartiere nel quale abita, ma non si arrende e lotta, capace di sorriso e grande amore per le piccole cose del suo quotidiano. A differenza dei comprimari, non si vede mai in volto; secondo l'autore, per protesta contro i denigratori del quartiere."

Le sue vignette sono notissime in tutta la periferia dell'area Nord di Napoli e in buona parte dei comuni limitrofi, ma viaggiano anche sul web e ha fans in tutta Italia; a Milano ha avuto per un certo periodo uno spazio tutto suo, su “www.scampiaitalia.it”, un sito che si occupava di Scampia. In seguito le vignette di "Susetta" sono apparse anche su “Politicadomani”, mensile a distribuzione nazionale, “Il barrito del mammut”, “Le radici del futuro” (rivista d’arte trimestrale, diretta da Maria Mezzina), “Napoli Area Nord”,  “Plajanum”, sui siti e nei blog: "La repubblica.it", "www.giorgiolapira.com", “Piscinolablog”, e altri siti ancora. 
Le vignette sono apparse anche su trasmissioni della "RAI", come nel settembre 2011, in un servizio di "RAI3" dedicato a Scampia, e nella trasmissione "Buongiorno Regione", nelle quali l'autore, Salvatore Tofano, è stato intervistato.
Le vignette di "Susetta" hanno partecipato alla 1° Rassegna delle arti figurative integrate dal titolo:“(F)orme aliene”, del 27 e 28 Dicembre 2008, organizzata dall’Associazione “Senza Barriere Onlus”, in collaborazione con la VIII Municipalità di Napoli e con la "Cooperativa Umanista Mazra" di Piscinola.
"Susetta Spinola" ha partecipato al progetto “Caffè Europa”, promosso dalla Ulten, col patrocinio morale della Dir. Scolast. Regionale della Campania, della VIII Municipalità di Napoli, del Centro Lifelong Learning, dell’Istituto Universitario “L’Orientale” .
Nel Maggio 2010 è stato pubblicato il libro (un ideal racconto "Fantasy"), scritto da Antonio Caferra, che vede protagonista "Susetta”, dal titolo “Stof – Susetta Spinola di Scampia. Oltre venti anni di satira in periferia" – The Boopen editore”. Nel libro sono contenute oltre 80 vignette con "Susetta Spinola".
Seguirà l'opera: “Susetta Spinola di Scampia al caffè letterario del prof. Franco Maiello”.
Nell’aprile 2011, "Susetta Spinola di Scampia" ha partecipato con alcune sue vignette all’evento culturale itinerante “Scampia. Italia. L’altra faccia di Gomorra“, che vedrà per tutto il mese diversi angoli di Milano e dell’hinterland trasformarsi in un megafono che, attraverso il linguaggio di molteplici forme espressive, per raccontare l’alternativa che esiste, insiste e resiste nel quartiere Scampia. 
Nell’Ottobre 2011 è stata invece protagonista del racconto “Il ragazzo che volle farsi di carta”, che è un po’ il seguito di “Fantasy”. 
Nel novembre 2011, le vignette di "Susetta Spinola di Scampia" sono state esposte all’evento culturale “Non solo Gomorra”, promosso da O.d.V Pensiero Sociale, A.s.d. Scampia e Judo Maddaloni.
Alcune vignette di Susetta sono state inserite nel libro “Scampia. La leggenda della vela che non voleva morire e altre storie”, scritto da Salvatore Tofano ed edito dalla Marotta & Cafiero, Napoli 2011, prefazione di Luca Bifulco.
Per capire il messaggio trasmesso con la satira di "Susetta Spinola di Scampia", prendiamo in prestito la prefazione di Antonella Ferri, del libro della The Boopen: 
"Susetta è un personaggio anomalo fin dalla veste grafica: fa uno strano effetto ritrovarsi davanti al segno di Stof, dal tratto scarno e semplice, nero su bianco. Anche il messaggio è semplice, composto da tesi e antitesi; e nella sua rapidità, ci lascia nel dubbio: Susetta o meglio Stof, il suo autore maturo per età anagrafica ma non per questo troppo lontano dal disincanto degli "uomini con il cuore da bambino", vuole da noi una ultima battuta? 
Ci chiama in causa per essere giocoforza interlocutori partecipi di un dialogo sui problemi che interessano il suo e il nostro mondo? Susetta, disincantata e fuori dagli schemi già nel suo presentarsi perennemente di spalle, commenta in forma semplice ma arguta, spesso tagliente, la quotidianità (attuale il riferimento ad una sede dell`Università a Scampia), ma mi sembra che prima di ogni cosa provi a “narrare il territorio”. Susetta, che certo ricorda e fa tesoro delle ragazzine ideate da Quino e da Staino, ma resta legata fin nel nome a Scampia e alla napoletanità della tradizione attraverso un`articolata allitterazione con il nome del quartiere ed Assunta Spina, prova a narrare anche uomini e donne del nostro tempo troppo presi dalla televisione per ascoltare davvero chi ti vive intorno, troppo legati alle comode convenzioni per ascoltare una voce fuori dai cliché, uomini e donne, giovani e anziani che si lasciano vivere nella realtà di un quartiere che si delinea nella sua forma spesso attraverso gli alti palazzi accennati sul fondo del foglio, attraverso le sagome inconfondibili e ormai tristemente note all`opinione pubblica delle Vele, attraverso i ruderi romani che rappresentano "il prima" di un genius loci del quale gli urbanisti sono andati inutilmente alla ricerca, e la figura nervosa di Felice Pignataro che si apre al "dopo", al futuro possibile e all`utopia di un domani difficile da realizzare, ma perché no, possibile!

Naturalmente “Susetta Spinola da Scampia” è sempre in piena attività e non si ferma mai… E’ notizia di questi giorni l’allestimento di una mostra personale di Salvatore Tofano, che si svolgerà a Milano, nel mese corrente, nelle sale del centro culturale: “Bem Viver”, dal titolo: “Giugno all’insegna della Vignetta”. L'inaugurazione avverrà il 5 giugno prossimo, con letture dell’autore, “STOF”.
A Salvatore Tofano auguriamo tanto successo per la personale di Milano e per la sua attività di scrittore, poeta e disegnatore vignettista, una "Voce" sempre attuale e presente del quartiere di Scampia, con la sua "Susetta".
Salvatore Fioretto
lo scrittore, Salvatore Tofano, autore di "Susetta Spinola"




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sabato 26 maggio 2018

La rivoluzione di Masaniello del 1647: i Casali a Nord di Napoli partecipano alla rivolta!



Come tutti i Casali posti a nord di Napoli, anche quelli di Piscinola, Miano, Marianella e Chiaiano parteciparono attivamente agli avvenimenti del 1647, che, come si sa, sfociarono in Città e nel Regno nei famosi moti di Masaniello. Molte testimonianze storiche di quegli avvenimenti, purtroppo tragici per la storia di Napoli, sono contenute nelle cronache scritte da Innocenzo Fuidoro: “Successi historici raccolti dalla sollevazione di Napoli dell’anno 1647”.  Oltre agli episodi descritti dal Fuidoro, riporteremo, al termine del post, anche tre testimonianze contenute nel "Diario di Francesco Capocelatro".
Tomaso Aniello di Amalfi, detto Masaniello
Durante i moti: […] Questa sollevazione fu così grave che tutta la città et casali si ridussero all’arme et correvano al suon delle campane della città che suonava all’arme nel campanile di S. Lorenzo: e non si vedevano altro […]. Un altro testo riporta: […] Vennero a soccorso di Napoli le genti de’ casali di Miano, Piscinola, casali di Napoli, Marano, et altri sopra narrati […].
Dopo la proclamazione di Masaniello a “Capitano del popolo”, i Sedili, le Borgate ed i Casali di Napoli si recarono a rendergli atto di obbedienza, ognuno attraverso un gran numero di popolani, armati fino al collo: […] Vennero quelli dell’Arenella, Treporte, Vomero ed Antignano, tutti armati a dar obbedienza a Masaniello, similmente con tamburri et insegne et ordinò li capitani loro a detti quartieri e fecero mastro di campo D. Francesco Catrocucco, di nascita nobile et imparentato con nobili di Seggio, vituperato da tutti per questa attione d’intricarsi con il popolo. Seguitò il Casale di Marano, Mugnano, Piscinola, Mariglianella (Marianella), Panicocolo, Calvizzano e tutti l’altri Casali a prestare obedienza a Masaniello. Però il Casale di Marano destò molta meraviglia per essere entrato in Napoli con più di cinquecento huommini armati, con un’altra compagnia di donne armate rusticamente, come di bastoni, ronghe e spade nude, ancorchè alcune di esse portavano le scoppette con li micci allummati, alcun’altre con le scoppette a fucili et con gridi del “Viva il Re di Spagna e mora il mal governo!”.

Seguirono aspre giornate di rappresaglie e saccheggi, sia in Città che nei Casali viciniori, durante le quali il popolo, aizzato e infuriato, si accaniva in maniera incontrollata su persone e cose, a volte solo per sospetto o per sentito dire. Particolarmente toccante è la descrizione dell’uccisione di Giovanni Serio Sanfelice, signore di Acquavella, Governatore dell’”Arrendamento della portolania”: perseguitato, decapitato e poi vilipeso, nell’agosto 1647, solo perché suo figlio, Luccio, a Porta Capuana, aveva improvvidamente espresso ad alcuni popolani le sue considerazioni, un po’ pesanti, contro la qualità e la grossezza del pane.

"La sera dello stesso martedì, andandosene ad Aversa, D. Luccio Sanfelice, capitano di cavalli, figlio di D. Giovanni Serio, dopo essere dimorato tutto il giorno con la compagnia in guardia di Pizzofalcone, e del Largo di Palazzo, quando fu alla Chiesa di S. Lorenzo, e per la Vicaria,, e per porta Capuana, favellò con poco avvedimento, contro un Giovanni cappellano suo familiare, che custodiva l'artiglieria, e contro alcuni altri popolari, minacciandoli aspramente sopra la qualità e grossezza del pane. La qual cosa da loro intesa, se gli avventarono addosso all'uscir fuori porta Capuana ed avendogli uno zingaro tratta una lanciata, mancò poco ad ucciderlo, il che al sicuro gli avveniva, se dando gli sproni al cavallo, non si fosse con la fuga salvato".
Fuggito Luccio, il popolo riversò la sua furia contro il padre D. Gianserio Sanfelice, già da questo odiato per aver applicato la gabella sul pane nel Sedile Montagna: GianSerio fu catturato nel Casale di Capodimonte, in zona detta La Canocchia, mentre cercava di fuggire dalla città e fu decapitato senza pietà. Il corpo fu legato a un piede e trascinato per tutte le strade principali di Napoli, mentre la testa, appesa a una "forcina", fu esposta fino alla Canocchia. Per quanto riguarda il povero Luccio, fu giudicato "reo di morte", mentre il Viceré assegnò una taglia sulla sua testa, di ben 4000 ducati...
Dall‘opera di Fuidoro, si traggono altre preziose testimonianze sulle ritorsioni eseguite dagli abitanti nei confronti di alcuni beni posseduti da altri membri della famiglia del Sanfelice, a Polvica e a Piscinola:
[…] “Quelli del Casale di Polvica et Piscinola decidere persecuzione alli Sanfelici parenti di Giovanni Serio, dove tengono alcune possessioni, ma quelli salvatisi con perdita delle suppellettili, saccheggiate da quei villani et portate nel Mercato per farne approfittare la plebe di quel loco“ […].
La narrazione del Fuidoro continua anche dopo la morte di Masaniello, quando il nobile francese Enrico di Lorena, duca di Guisa, appoggiato da alcuni rivoltosi, cercò di approfittare del caos post-rivoluzionario, per conquistare il traballante potere, ancora in mano spagnola: […] Il Guisa la sera del 13 dicembre (del 1647) partì per Giugliano alle frontiere d’Aversa, città e piazze d’armi delli Baroni. Fu ricevuto con giubilo universale dè giuglianesi e con rustiche dimostrazioni d’allegrezza da quei armigeri villani “Viva Sua Altezza, viva il duca di Ghisa!”.
Enrico II di Lorena, duca di Guisa
Con queste voci d’applauso intonavano l’orecchie di esso duca e l’aria; dalle contadine fu buttato grano per le finestre al suo ingresso per dove passava e tutta la gente di quel Casale cresciuto con armi per naturalezza, si ritrovarono pronti al servizio per il Ghisa che gradì assai la dimostrazione del suo ricevimento e ne giubilorno assai altri casali e terre convicine a Giugliano, e sino <alle donne> concorsero a darli obbedienza, mosse dall’esempio di una compagnia del Casale di Marano frapponendosi alla tedesca tra le squadre armate come furono quelle di Mugnano, Carvizzano, Piscinola, Marianella, Panicocolo ed altri che si erano dichiarati per il popolo. Fece suo auditor generale sopra tutta la militia il dottor Bernardo Spirito et auditore del Terzo, con titulo di fiscale del detto auditore, il dottore Antonio Stoppa (figlio di un poverissimo orefice) che viveva nelli regi tribunali esercitando la procura, quali accettarono con molto gusto loro la carica conferitali […].

Dal libro "Diaro di Francesco Capocelatro, contenente la storia delle cose avvenute nel reame di Napoli negli anni 1647-1650", di F. Capocelatro e A. Granito, riportiamo:
Episodio del salvataggio del duca di Maddaloni, grazie all'aiuto ricevuto da un medico del Casale di Chiaiano, il 10 luglio 1647: 
"[...] Ora il duca di Maddaloni la notte del vegnente mercordì, 10 luglio, con intendimento del Perrone e del Grasso via si fuggì scampando dal pericolo della morte vicina quasi che miracolosamente, attribuendolo alla devozione, che egli aveva alle anime del Purgatorio, alle quali fin che era stato fanciullo, aveva in loro suffragio fatto dire molte messe al giorno. Salvossi fuggendo a piedi sino al casale di Chiajano nei tenimenti di Capodimonte: ivi avuto una giumenta da un medico, che a caso incontrò, coll'aiuto di alcuni suoi famigliari, che seco erano, montando sopra essa passò a Cardito e di là, per opera di Mario Loffredo, principe del luogo, alla Torella [...]".
….
Micco Spadaro, uccisione di D. Domenico Carafa
La cattura a Miano dell'Eletto del Seggio di Montagna, Cesare Sanfelice, avvenuta mercoledì, 10 agosto 1647:
"[...] Fu lo stesso Mercordì dalli uomini del Casale di Miano fatto prigione Cesare Sanfelice Eletto del Seggio Montagna, congiunto in stretto parentado col morto D. Giovanni Serio; il quale fuggendo da coloro che il presero, avvisato del loro male animo, si era ascoso entro un campo di grano d'India, ma conosciuto da alcune donne, quasi costellazione fatale agli uomini di tale legnaggio di essere in cotale guisa imprigionato, fu da loro sostenuto. E correndovi poi altri uomini allo strepito che lo ferono le donne, fu da loro condotto in Napoli, con gran rischio di perdervi la vita, lo che senza fallo gli avveniva, perché era da quei paesani fieramente odiato, se un capitano dei popolari che andò a torlo di là, ed aveva avuto 100 ducati da una sorella di Cesare per camparlo dalla morte, non lo avesse con ogni possibil diligenza difeso e custodito".
Portato quindi don Cesare dinnanzi al Toraldo, cominciarono i Popolari a chiedere la morte, ma D. Francesco che voleva invece salvarlo lo mandò in prigione in Vicaria ordinando che gli facesse un processo e se per falli lo meritasse fosse fatto morire. E tardando i Popolari ad obbedirlo li minacciò che avrebbe inviato contro di loro quelli del Mercato e della Conceria. E così restando prigione Cesare, di lì a poco non se ne parlò più e fu riposto in libertà.
Il giorno dopo i Popolari andarono al Monastero di S. Patrizia e della Sapienza e cominciarono a togliere i mobili di D. Giovanni Serio e di D. Carlo Spinello e li trasportarono al Monastero di S. Lorenzo. Ma poiché facevano le loro cose senza prudenza, in un preseguo di tempo, con poca somma di moneta data in mancia ai Popolari ritornarono questi arredi ai loro padroni. E seguitando irriverentemente i Popolari ad insultare Monasteri di sacre vergini col rompere e violare la clausure, D. Francesco Toraldo fece pubblicare una grida che sotto pena della vita nessuno osasse più entrarvi che se fosse stata necessità si doveva attender licenze dal Pontefice o chi per esso.
..... 
La cattura di filofrancesi a Polvica, il 7 aprile 1648: [...] Furono nello stesso giorno fatto prigioni al casale di Polvica, sedici Francesi e Romani famigliari e palafrenieri di Guisa che cercavano per quella strada passare in Roma o in Abruzzo e con la fuga salvarsi e, sostenuti dagli stessi villani della villa furon condotti al castel Nuovo. Ed essendo rimasti altri cento sessanta alli Bagnoli all'incontro di Nisida, assalita dai Regii, si fecero forti in un luogo rilevato; e fatta tregua con loro che malamente li stringevano, inviarono un di loro per volersi rendersi a patti al Viceré, ma fu ributtato da lui con dirgli che giacchè era colà sotto la parola venuto, il facessero ritornare libero ai compagni, e inviata una galera con altri soldati spagnuoli, comandò che si mandassero tutti a fil di spada, dicendo, che come invasori e bandolieri, e favoreggiatori di rubelli non meritavano cortesia di buona guerra, [...].

Ecco alcuni episodi che riguardano la rivolta di Masaniello, raccontati, una volta tanto, ponendoci dal "lato" degli antichi Casali posti a nord di Napoli: Piscinola, Miano, Marianella, Chiaiano, Capodimonte, Polvica, Mugnano, Calvizzano, Giugliano, Marano ...
Episodi di un periodo storico particolarmente difficile per la città, quando il popolo, esasperato dalla grave oppressione spagnola, fece sentire altamente la sua "voce". La rivolta di Masaniello è giustamente considerata una delle insurrezioni popolari più importanti della storia d'Italia e d'Europa, quando il popolo, napoletano, guidato da un semplice pescivendolo di Amalfi, ebbe la meglio sugli oppressori, gridando "Viva 'o Rre 'e Spagna, mora 'o malgoverno". Purtroppo gli esiti di quella sollevazione non furono benigni per le sorti della città e del Viceregno, e la situazione divenne ancora più incerta e aspra dopo l'uccisione di Masaniello. Si dovettero attendere altri cinquant'anni circa, con l'avvento del Viceregno austriaco e poi con la salita al trono di re Carlo di Borbone, per assistere alla nascita e al fiorire di un grande Regno.
Salvatore Fioretto

Molte delle notizie di questo post sono state tratte dal Libro "Piscinola, la terra del Salvatore, una terra, la sua gente, le sue tradizioni", di S. Fioretto, ediz. The Boopen, 2010, con l'implementazione di nuovi aggiornamenti.
 
Domenico Gargiulo (Micco Spadaro), la rivolta di Masaniello in piazza Mercato