domenica 19 aprile 2015

Tatunniello, 'o gelato cu 'o Tamburiello!


Negli anni '60 e '70 i quartieri di Piscinola e di Marianella hanno conosciuto una stratigrafia di umanità che riusciva a sopravvivere con dignità in quel che fu un momento difficile dell'economia locale e nazionale, un periodo poi non tanto diverso da quello attuale. 
Targa toponima "Villaggio di Piscinola" (foto Gino La Bruna 2011)
Per sopravvivere e sbarcare il cosiddetto lunario, tante persone praticavano i più disparati lavori, saltuari e occasionali... Molti erano gli "stagionali" che fornivano la loro manovalanza nei campi agricoli o nel settore dell'edilizia, ma tanti erano anche coloro che si arrangiavano praticando moltissimi mestieri ambulanti. 
Già in passato abbiamo qui parlato di Luisella 'a pisciavinnela e di 'Ntuono, venditore di "girelli" e di sedie di legno, ma c'erano anche acconciambrella, acconciapiatti, carnacottari, venditore di spiche (mais) e di castagne lesse o arrostite, eppoi, fiorai, piattari, stagnari e zarellari; ci dobbiamo fermare per ora qui, perché l'elenco potrebbe essere incontenibile, dato che tanti erano i mestieri ambulanti di una volta...! 
Ricordiamo ora in questo post un altro personaggio leggendario di Piscinola e di Marianella, che ha segnato con la sua presenza dei momenti lieti e piacevoli nella gioventù di moltissimi ragazzi della mia generazione e anche di altre, addirittura possiamo dire che egli ha regalato tanti momenti "gustosi" e indelebili della nostra vita: parliamo di Antonio D'Angelo, a tutti noto con il nomignolo di Tatunniello.  
Un venditore ambulante di gelati (foto di repertorio)
Tatunniello era originario del centro storico di Marianella, abitava nella località denominata "Vascio 'e case Marfella".
Aveva un carretto trainato da un asinello e nel periodo estivo, di pomeriggio, girovagava tra i quartieri di Marianella, Miano e Piscinola, vendendo superbe e gustose granite di limonata. Le preparava abilmente dentro ad una specie di tinozza di legno, che aveva un coperchio di chiusura a forma di cupola di rame, terminante con una maniglia. Questo coperchio doveva essere ripetutamente ruotato, a ritmo stabilito, in un verso e nell'altro, per consentire alla granita di limone di rendersi pronta per l'uso. La granita era prelevata con una specie di coppino e distribuita negli appositi coni e secchielli.  C'è da dire che durante questa preparazione dei gelati e la loro vendita, l'asino, che era ammaestrato, se ne stava buono a ruminare col muso in un sacco di Avena (chiamata Biada), che gli era stato appeso al collo.
La presenza pomeridiana di Tatunniello era inconfondibile, perché egli aveva  ben pensato di accomunare la sua attività al suono di un tamburo, che portava appeso al carretto e faceva fragorosamente trullare a ogni angolo di via stabilita lungo il suo percorso pomeridiano: era in pratica un suono usato a mo' di richiamo pubblicitario. 
Ricordo ancora il ritmo del trullare del tamburo e il costo del gelato, che era di 10 o 20 lire, a seconda del formato del cornetto che lo conteneva. Ma la leccornia ambita da tutti i bambini era quella di trovare nella granita uno spicchio di limone... una vera prelibatezza!!
Tatunniello è stato attivo, come venditore di limonate, tra gli inizi degli anni '60 e la fine degli anni '70. Purtroppo con il "sisma" del 1980, così come è accaduto per molti altri ambulanti di Piscinola e di Marianella, anche l'attività di questa simpaticissima e umile persona è scomparsa tra i meandri di una  "Ricostruzione" lunga  e difficile, che ha generato una specie di spartiacque con il passato, con la scomparsa di tante usanze e tradizioni che erano presenti in questi due quartieri, da tempo immemorabile.
Ecco una bellissima testimonianza di Tatunniello, scritta dal figlio Ludovico e cortesemente concessa per questa nostra dedica:
"L'uomo col "Tamburriello", era mio padre.
Mi è stato chiesto se io abbia delle foto che lo ritraggono insieme al suo carrettino e purtroppo, non ne esistono.
Allora, ho deciso di descrivervelo un po’.......
Era il secondo di sette figli, il padre aveva una macelleria e mia nonna, puliva le interiora dei vitelli e delle pecore.
Mio padre, mi raccontava che aveva sempre lavorato in vita sua...
Si diceva con ironia, che avesse ripetuto per sette anni la prima classe elementare.
Poverino, mi raccontava che da ragazzino, tornava la sera dall'avere venduto la trippa a Capodimonte e il padre, gli faceva trovare un carretto pieno di angurie che lui, doveva portare non so dove.
Ai bambini, era conosciuto per la limonata che vendeva in estate.
Lui però, aveva un attività per ogni stagione.... Come le "quattro" di Vivaldi.
In estate, c' era dunque la limonata, poi le spighe di mais bollite, poi le castagne, anch'esse bollite e d' inverno, faceva delle pizze fritte e crocchè di patate.
Sempre "ambulante".... 
Marianella vista dall'alto
Certo, non pagava le tasse e non era a norma con i criteri igienici, in quegli anni però , era un "vivere e lasciar vivere" e i vigili urbani, spesso chiudevano un occhio o anche due.
Di carattere, mio padre era una persona semplice ed umile ed è rimasto cosi, fino alla fine dei suoi giorni.
Mi sorprende e mi onora il fatto che il mio babbo, abbia lasciato un segno cosi indelebile, nella storia di Marianella e di Piscinola.
Tra le altre cose che mi ha insegnato e trasmesso, ricordo che era del parere che, quello che rimane di una persona post vita, è la sua " fama" " a' nnommina"... positiva o negativa che essa sia...

E sembra proprio che il buon "Tatunniello", aveva ragione!
Buona vita a tutti!!"

Il sig. Ludovico D'Angelo ha provveduto a registrare una ricostruzione fonica del rullo del tamburo, come era allora eseguito dal papà Tatunniello...
Suono del tamburo di Tatunniello

A Tatunniello, il famoso gelataio cu 'o tamburiello, mio ricordo d'infanzia, ho dedicato anche una mia poesia, che riporto qui:

‘O tamburiello… Abbascio Miano!
Dint’’a ll’afa d''a staggione
e 'na quarantina d’anne fa,
tutti quanti 'e guagliune
se mettevane a pazzià…

Chi curreve e chi alluccave,
dint’a n'arie 'e giardeniello,
ma ‘o penziero loro stave
già aspettanne ‘o tamburiello…

Vers’‘e cinche d’’a cuntrora,
se senteva già 'a luntano
‘o rummore ‘e nu tamburo
che s’avvicinava chianu chiano…

Era chella na carrettella piccerella,
tirata ‘a nu povero ciucciariello,
e ncoppa a essa, n’omme anziane,
ca s’era ‘mprovvisato gelataie!

Accussì tutt’e guagliune
nun capevene cchiù niente,
e currevane comm’arille,
jenne ‘ncontro ‘o "tamburiello"!

Tanta gente da ‘e barcune
s’affacciave cu ‘e criature:
quanti strille…, che scenata…!
pe’ s'accattà na limunata!!

Mentre se gudevane 'a frescura,
'e sta delizia d’’a natura,
cchiù cuntento ‘o vicchiariello
faceva nata sunata 'e tamburiello!

Tantu tiempo già è passate,
e sti sapure mo se so’ scurdate…,
oggie tamburiello, granita 'e limone
so’ divintate sultanto ricordi... chin''e passione!

Salvatore Fioretto

Si ringrazia il sig. Ludovico D'Angelo per aver consentito alla pubblicazione della sua testimonianza.

Si ringrazia Gino La Bruna per la sua testimonianza fotografica, sopra inserita, della ormai simbolica foto della targa "Villaggio di Piscinola", da lui ripresa nel 2011, origine di tanti momenti aggregativi e di sana riscoperta delle tradizioni piscinolesi. La redazione di Piscinola blog, intende rendergli qui il giusto tributo che merita.
Si ringrazia, infine, Noemi Caira per la sua bella foto qui inserita.
Piscinola, foto di Noemi Caira, anno 2014




venerdì 10 aprile 2015

Il Salvatore va in India...! "Come Francesco" 2^ parte

(continuo della prima parte "Come Francesco... Padre Nicola Frascogna", pubblicata il 4 aprile 2015)
 
Ritornando ai rapporti di "gemellaggio" sorti tra il parroco di Piscinola, Don Angelo Ferrillo e padre Nicola Frascogna, possiamo affermare che i due religiosi si conoscevano da tempo, sicuramente ancor prima della partenza di padre Nicola per le lontane Indie; forse si conobbero in qualche raduno ecclesiastico, per la passione che entrambi nutrivano verso le opere missionarie. Forse frequentavano lo stesso padre spirituale, il mons. Salvatore Cavallo, parroco di Mugnano, celebre per la sua azione di incoraggiamento alle opere missionarie o, addirittura, frequentavano il celebre missionario: padre Paolo Manna (oggi Beato), fondatore del PIME e del centro missionario di Ducenta che, proprio a Ducenta, trascorse gli ultimi anni della propria vita. Purtroppo non abbiamo le informazioni dettagliate su questo aspetto della loro biografia.
Nel libro "Come Francesco", di Ferdinando Germani, (ediz. PIME, anno 1981), sono riportate diverse notizie di questa conoscenza e le opere missionarie che ne seguirono; riportiamo in questa seconda parte del post dedicato a Padre Nicola Frascogna,  alcuni brevi stralci che ci interessano:
"Il gemellaggio missionario di Piscinola" (tratto dal libro "Come Francesco)"

"[...] Padre Frascogna tornò nel distretto di Bhimavaram, per riprendere il suo lavoro, che crebbe a dismisura, dopo che un suo amico sacerdote, don Angelo Ferrillo, parroco di Piscinola (Napoli) gli aveva proposto di stringere un "gemellaggio" tra la sua chiesa dedicata al "SS. Salvatore" e una nuova chiesa da costruirsi in India con il medesimo titolo. La proposta così allettante fu subito preso a volo dal Padre Frascogna e senz'altro s'impegnò a realizzare nel più breve tempo possibile una chiesa dedicata al SS. Salvatore nel villaggio di Molgaturu."
 
Per sostenere questo progetto di gemellaggio con Padre Frascogna, concorsero moltissime famiglie di Piscinola, che aderirono con entusiasmo alla proposta del Parroco Angelo Ferrillo, impegnandosi a dare un contributo mensile fisso in denaro. Diverse ragazze diedero il loro aiuto, realizzando dei bei lavori in ricamo, in filo e a maglia, la cui vendita consentì di contribuire non poco alla causa missionaria. Molti ricordano ancora che sulla parete dell'ingresso laterale della chiesa del SS. Salvatore era presente una statuetta di San Pietro in bronzo (una riproduzione in miniatura di quella esistente nella Basilica Vaticana), con alla base una cassetta dedita alla raccolta delle offerte in denaro, con sopra la scritta "Sante Missioni" e un grande quadro contenente diverse foto delle chiesette fino a quel momento realizzate nel centro missionario indiano. 

          
La prima chiesa "figlia" a Mogalturu
Ecco una lettera trasmessa da Don Angelo Ferrillo a Padre Frascogna, riportata nel libro "Come  Francesco":
"Voglio costruire a Molgaturu una chiesa figlia o sorella della parrocchia di Piscinola.... Considererò tale paese come il mio paese, se fossi stato missionario...
Nei pochi momenti di riposo, che mi lascia la parrocchia di Piscinola, mi recherò con il pensiero e con l'anima alla nuova chiesa. Spero che Gesù Salvatore davvero voglia farci centro di irradiazione nell'India e che anche Piscinola possa sentirne il beneficio... Ho parlato della mia idea anche agli amici sacerdoti e spero che qualche altro sacerdote faccia anch'egli una cappella nelle missioni.... Vorrei che le due chiese di Mogalturu e di Piscinola si leghino per sempre. Farò un piccola lapide da murare nella chiesa di Piscinola per ricordare ai posteri che esiste una chiesa sorella  lontana nelle missioni.... Vi manderò una tela ad olio (metri 2,3 per 1,30) immagine fedele della statua del SS. Salvatore, Patrono di Piscinola. Sto spiegando ai miei fedeli nelle messe che Gesù Salvatore partirà per le missioni a fare il missionario... Una cappella delle missioni sarà più utile di una cappella cimiteriale, che poi non si sa che fine farà... Dite ai cristiani di Molgaturu che un santo sacerdote, Don Salvatore Cavallo, instillò nella sua anima l'amore alle missioni sin da quando era fanciullo. Negli anni di studi, ebbi sempre il desiderio di farmi missionario, ma la mia salute era malaticcia e non potei attuarlo... Ora ho voluto fare un monumento nelle missioni, e ho voluto anch'io essere un po' missionario. Dite loro che li abbraccio e bacio tutti".


Padre Frascogna così commentava, stracolmo di felicità, la sera dell'inaugurazione della chiesa "gemella del SS. Salvatore" a Molgalturu:
[...] "La chiesa è proprio bellina: è piaciuta a tutti, ai missionari che sono venuti a condecorare la festa, alle suore missionarie della Immacolata del P.I.M.E., che in numero di circa 40, tra italiane e indigene, sono venute in autobus da Bhimavaram, ai neofiti e ai catecumenali, che a centinaia sono accorsi anche dai paesi lontani, ai pagani e anche ai luterani del luogo.
Il rev.mo P. Arlati, Superiore regionale dell'India che anni fa battezzò il primo nucleo di Mogalturesi, durante la Messa in canto, eseguita dalla comunità delle suore presenti , ha rivolto alla folla un ardente discorso e distribuito un gran numero di Sante Comunioni. Alle 9:30, una grande processione con un grande crocifisso è sfilata ordinata per le strade della cittadina, sotto lo sguardo commosso dei pagani. Alle 12, neofiti e catecumeni uniti seduti a terra, come si usa qui, hanno pranzato insieme. Poi c'è stata anche la rappresentazione della vita di nostro Signore.
Chiesa di San Giuseppe


Una giornata veramente piena e indimenticabile non solo nella storia di Mogalturu, ma anche in quella del mio immenso distretto di Bhimavaram.
Stasera, stanco, si sono messo a fare i... conti. Una bella chiesa eretta; un appezzamento di terreno acquistato, dove fabbricare domani , con l'aiuto della Provvidenza, un conventino e un ospedale per la povera gente di questa zona, che vive senza alcuna assistenza medica; un lungo muro di cinta costruito attorno al terreno... e poi un entusiasmo indescrivibile in tutta la popolazione anche pagana; e, ciò che è addirittura miracoloso, ben quattro nuovi villaggi, che mi hanno fatto la domanda di farsi anch'essi cristiani: una nuova Pentecoste!.... Sia benedetto lo zelo e la carità del caro parroco don Angelo Ferrillo. A lui va tutto il merito di questo miracolo. Una lapide ne ricorda il nome della nuova chiesa del SS. Salvatore a Molgaturu; ma il suo nome è scritto con caratteri ancora più indelebili e lo ricordano come un padre. Mi hanno perfino chiesto: "Il nostro padre Angelo quando verrà a trovarci?" E si sono meravigliati che per la festa di questi memorabile giorno egli non si sia fatto vedere..." (dalla rivista V.T.R. 1961, pp. 30-31).

Nella residenza di Molgalturu: la gratitudine...
In segno di gratitudine e di riconoscenza verso Don Angelo Ferrillo, una famiglia abitante nel villaggio di Molgalturu decise di attribuire al proprio figlio, appena nato, il nome di Angelo. Padre Nicola fu ben lieto di farsi fotografare con il piccolo Angelo e spedire questa foto al parroco di Piscinola... La foto, già inserita nella "prima parte", è riportata anche in questo post, con il commento contenuto nel libro preso come fonte.
[...] "Per organizzare una cristianità non basta la chiesa: questo è soltanto la prima tappa di un lungo cammino; è necessario poi costruire la residenza del missionario, un conventino per le suore ed eventualmente anche una scuola ed un ospedaletto.
Tutte queste cose Padre Frascogna le aveva già messe in programma, ma aspettava la provvidenza... e questa venne ancora tramite don Angelo Ferrillo e qualche altra anima buona di Napoli. Difatti dopo un anno, il 6 dicembre 1961, a fianco della chiesa del SS. Salvatore poteva essere inaugurata anche la residenza missionaria."

L'Ospedaletto "Madonna Addolorata" di Molgalturu
[...] Passò ancora un anno e Padre Frascogna, grazie all'aiuto di un generoso benefattore (don Ferrillo), poté realizzare anche il progettato ospedaletto di Molgalturu, dedicato alla Madonna Addolorata.

 
La seconda chiesa "figlia" a Kalipatnam
Don Angelo Ferrillo, qualche anno dopo di aver fatto costruire la prima chiesa "figlia" del SS. Salvatore a Molgalturu, pensò bene di farne costruire un'altra. La scelta cadde su Kalipatnam distante una decina di chilometri da Molgalturu.
"Che festa che gioia - scriveva Padre Frascogna - il giorno in cui ho celebrato per la prima volta la Messa in questa seconda cappella dedicata anch'essa al SS. Salvatore!
Era la stagione delle piogge, e l'acqua torrenziale, fino alla sera precedente l'inaugurazione, non aveva permesso ai cristiani e catecumeni di lasciare le loro capanne per venire in chiesa. Ma la mattino eravamo tutti felici. Felici le suore Missionarie dell'Immacolata (PIME) che per una settimana avevano dato l'ultima preparazione al battesimo a quaranta catecumeni ritardatari; felici i neofiti che quel giorno facevano la loro prima Confessione e per la prima volta ricevevano la S. Comunione; entusiasti i Catechisti che erano venuti da villaggi lontani ad amministrare la nuova chiesa del SS. Salvatore ed eseguire in buon canto gregoriano la "Messa degli Angeli": soddisfatti persino i pagani, dei quali tanti vennero a felicitarsi con me e ad offrirne banane "al tuo Dio" come essi dicevano.
L'unico assente (ed era chi più degli altri doveva godere di tanta comune gioia) era il parroco don Angelo Ferrillo di Piscinola. Ma il suo nome era sulle labbra e nel cuore di noi tutti, che uniti pregammo per lui e per la sua parrocchia lontana, di cui ci sentiamo parte". [...]
Padre Frascogna aveva raggiunto per la prima volta il villaggio di Kalipatnam nell'anno 1959.

La terza chiesa "figlia" a Perupalem
Il parroco don Angelo Ferrillo, non contento di aver già fatto costruire due chiese "figlie" del "SS. Salvatore" di Piscinola, nel 1964 propose al Padre Frascogna di erigerne un'altra.
Ecco cosa scriveva Padre Frascogna a Don Ferrillo:
"Proprio sull'Oceano, ai confini del mio distretti e... del mondo, c'è un villaggio chiamato Perupalem, nascosto in mezzo a piantagioni di noci di cocco e di pini, In questo villaggio il buon Dio mi fece pescare un buon numero di catecumeni, che si mostravano assai bravi e mi davano consolazione. Come al solito per un momento eressi una povera capanna, che servisse da cappella. Ma i  miei catecumeni non ne erano contenti, perché volevano una cappellina in muratura. [...]. 
"[...] Arrivai a Bhimavaram. Trovai una lettera dall'Italia. Veniva da Piscinola... Mi scriveva lo zelante parroco Don Angelo Ferrillo che mi proponeva di erigere una nuova chiesina (la terza per ora!) e di dedicarla al SS. Salvatore. Ditemi un po' esiste o no la Provvidenza?... Scrissi subito al Parroco lontano che egli mi aveva già fatto erigere due chiesine al SS. Salvatore: ora, col suo permesso avrei voluto dedicare la terza chiesina alla "Madre del SS. Salvatore"... Il caro parroco accettò subito la proposta. E il 6 agosto dell'anno scorso, la chiesina è stata anche inaugurata! Ed è venuta bellina davvero. Ed ha destato l'ammirazione anche dei pagani. [...]
La chiesa fu dedicata alla Madonna del Rosario di Pompei.

L'esempio di don Ferrillo viene imitato...
L'esempio del parroco di Piscinola aveva stimolato anche il parroco di Bari, don Vito Zotti, a stringere un gemellaggio con un villaggio in India, perciò questo parroco aveva scritto a Padre Frascogna, già suo compagno di seminario nel PIME.

Chiesa di S. Gennaro, P. Frascogna impartisce la Cresima
La chiesa dedicata a S. Gennaro a Lankalakoderu
[...] "Cercai di farla bellina il più possibile, secondo la disponibilità dei mezzi, anche perché ho una segreta speranza che quel grosso villaggio, in seguito possa diventare centro di un nuovo distretti missionario. Perciò cercai di acquistare, e ci riuscii, circa 4000 metri quadrati di suolo (una piccola risaia). Quando il mio Vescovo avrà più personale, quel suolo potrà servire per erigere la residenza per un altro missionario. [...] 
La festa dell'inaugurazione fu disturbata dalla pioggia. Fango da per tutto. Ma i neofiti erano ricolmi di gioia per la realizzazione. Padre Frascogna impartì in questa cerimonia anche il sacramento della Cresima, ricevendo una delega dal Vescovo locale.
[...] Ora San Gennaro, oltre che di Napoli, è patrono anche di Lankalakoderu, grazie alla fede del caro parroco don Angelo Ferrillo, della archidiocesi napoletana, che ha voluto erigere un trono al grande Santo in questo promettente angolo dell'India misteriosa".

La chiesa di S. Agnese a Goraganamudi
A fine dicembre 1971, oltre alla gioia di avere nel suo distretto un sacerdote indigeno ebbe la soddisfazione di dedicare una chiesa a S. Agnese nel villaggio di Goraganamudi.
[...] "La chiesa di Goragabamudi, scriveva padre Frascogna, è stata fabbricata un po' alla volta, con l'aiuto del parroco di Piscinola (Napoli) don Angelo Ferrillo, che mi ha aiutato anche in altre occasioni" [...]

La chiesetta de "l'Angelo Custode" a Mahadevapatnam
La costruzione della chiesetta dedicata all'Angelo Custode, risale al 1972. Possiamo ritenere che la dedica sia un ringraziamento all'opera benefattrice di Don Angelo Ferrillo.
[...] "La misera cappella di questo villaggio era stata distrutta da un incendio assieme alle casette dei cristiani nel 1966. Grazie all'aiuto di don Angelo potei costruire non solo la cappella (muri di fango essiccati e tetto con travi e bambù coperto con foglie di palma) ma anche nuove capanne alle famiglie che avevano avuto la loro distrutta nell'incendio".[...]

Le chiese missionarie edificate con le offerte dei piscinolesi
Ecco le chiese costruite da Padre Frascogna, con l'esclusivo l'aiuto della parrocchia di Piscinola e di don Angelo Ferrillo:
-SS. Salvatore                   Molgalturu              1960
-SS. Salvatore                   Kalipatnam             1962
-Madonna di Pompei       Perupalem               1963
-SS. Salvatore                   Komatitippa            1965
-Addolorata                      Srungavruskham     1968
-S. Giuseppe                     Artakatla                  1968
-S. Gennaro                       Lankalakoderu         1969
-S. Agnese                         Goraganamudi         1971
-Angelo Custode               Mahadevapatnam    1972
-S. M. Maddalena              Màipa                       1980
-S. Filomena                      Kancharadibba        1980
All'elenco delle chiese realizzate (che risultano essere 12, ma dall'elenco ne manca una), occorre aggiungere anche la realizzazione dell'ospedale intitolato all'Addolorata, sorto a Molgalturu e diverse capanne nel villaggio di Mahadevapatnam, distrutte dall'incendio.  


Tuttavia le chiese edificate da padre Nicola Frascogna furono molte di più, come si può vedere dall'elenco che alleghiamo in foto, dove sono menzionate 37 chiesette, e per tutte queste sicuramente ci fu anche il contributo dei Piscinolesi e di don Ferrillo, che nei decenni continuavano a finanziare ininterrottamente le opere della missione indiana. 
La testimonianza che segue sostiene questa deduzione.
La cooperazione di Don Ferrillo alle opere missionarie nell'India, attraverso il PIME, non si interruppe con la morte di padre Frascogna; nel libretto di Ferdinando Germani, dal titolo: "P. Nicola Frascogna e il centro di riabilitazione dei lebbrosi in India", anno 1990, ed. PIME, è riportata questa interessante frase:[...] "Questi esempi di generosità non sono mai isolati; so che anche il parroco di Piscinola, mons. Angelo Ferrillo, già benefattore del padre Frascogna per la costruzione di una trentina di cappelle, morendo si è ricordato anche dei suoi lebbrosi predisponendo un fondo di sussistenza". 
Da leggere anche il commento riportato a margine della foto del mons. Angelo Ferrillo, inserita nel secondo libro biografico "P. Nicola Frascogna", scritto da Ferdinando Germani .


Il PIME, alcuni anni dopo la scomparsa di padre Nicola Frascogna, per ricordare l'instancabile missionario, ha voluto dedicargli il nuovissimo e moderno centro di riabilitazione dei lebbrosi, a Srugavruksham (anno 1990), che s'intitola "Centro Nicola Frascogna".
Salvatore Fioretto

Si ringraziano calorosamente i responsabili del PIME di Ducenta e di Roma per il sostegno e il generoso aiuto fornitoci durante il lavoro di ricerca della documentazione, inerente la vita di padre Nicola Frascogna.

Le foto sono di proprietà del PIME e sono contenute nel libro "Come Francesco" di Ferdinando Germani, ed. PIME, anno 1981, dal quale sono state tratte anche le notizie biografiche. E' vietato copiare e utilizzare le foto senza aver ricevuto l'autorizzazione.

Momenti di vita missionaria di P. Nicola Frascogna, in un villaggio e con alcune suore



 


Centro di riabilitazione dei lebbrosi, in India, dedicato alla memoria di padre Nicola Frascogna