domenica 8 novembre 2015

Piscinola e Marianella... la terra della musica....! (parte prima)



L'abbiamo affermato al termine della splendida serata di "Piano City Napoli 2015", tenutasi al Teatro Area Nord di Piscinola, quando consegnammo l'attestato di partecipazione al bravissimo maestro piscinolese: Sasà Priore, dicendo: "Piscinola e Marianella sono la terra delle musica"
Clavicembalo di Sant'Alfonso M. De Liguori, conservato nel museo Alfonsiano di Pagani (Nocera Inferiore)
Ma questa frase non è stata detta a caso, per il solo piacere della circostanza, per campanilismo o per coniare un nuovo luogo comune..., sono le numerose testimonianze storiche che abbiamo raccolto negli anni, che ci portano a poter affermare questo bel aforisma...!
Si! Piscinola e Marianella sono effettivamente "La terra della musica", perché qui la musica ha una tradizione antichissima, possiamo dire senza enfasi, secolare!
Le testimonianze storiche al riguardo si perdono nella notte dei tempi, ciò spiega perché nel tempo i suoi abitanti hanno manifestato questa specialissima attenzione, diremo passione, verso la musica; non solo come soggetti fruitori di opere musicali, ma, soprattutto, come musicisti e anche compositori di buona musica...!
La musica rivive ancora oggi tra gli abitanti e questa passione non è affatto sopita ... Si può dire che essa è impregnata nelle strutture porose di tufo che compongono i vicoli e le venelle di questi antichi borghi, tra gli antri e i cortili di un tempo e, ancor di più, nel DNA e nel sangue della gente!
Alfonso de Liguori, in un ritratto giovanile (convento di Ciorani)
Un faro luminoso, un pilastro  della musica settecentesca napoletana, anche se di genere religioso, è stato Alfonso Maria De Liguori (nato a Marianella, nel 1696), considerato oggi, con giusta ragione, il primo cantautore della musica italiana. Alfonso, capendo l'importanza della forza espressiva e comunicativa della musica e del canto, capaci di raggiungere proprio tutti: dal colto, all'aristocratico, fino agli ultimi e agli analfabeti, spese non poche delle sue energie e del suo tempo per comporre numerose canzoncine spirituali, come lui soleva chiamarle; canzoncine che faceva cantare durante le celebrazioni religiose condotte dai Redentoristi; in special modo durante le Sante Missioni e nel corso delle Cappelle Serotine, che i padri andavano organizzando in tutto il Regno.
Ma al di là delle cosiddette "canzoncine spirituali", che poi sono dei piccoli capolavori di musica barocca, Alfonso compose quell'opera che è considerata il suo capolavoro musicale, vale a dire il Duetto tra l'Anima e Gesù Cristo, opera così bella e penetrante, che fino al secolo scorso era stata impropriamente attribuita al celebre Pergolesi, fin quando non fu scoperto il manoscritto originale nel British Museum di Londra, a firma autografa di Mons. Alfonso de Liguori

Il musicista Johann Adolf  Hasse
Le canzoni natalizie alfonsiane sono oggi cantate in ogni angolo della Terra, come "Tu scendi dalle stelle", "Quanne nascette Ninno", "Gesù Cristo Peccerillo", "Fermarono i cieli", e tante altre... 
Anche Piscinola, nel Seicento e nel Settecento, ha dato un contributo non indifferente al panorama musicale Barocco e Roccocò italiano; il patrizio Carlo Carmignano, ad esempio, che fu giudice del tribunale durante il Viceregno Austriaco, commissionò e fece rappresentare due opere musicate dal compositore tedesco, Johann Adolf Hasse (1699 - 1783).
La prima opera, è una serenata dedicata a Carlo VI di Asburgo, intitolata "Marc'Antonio e Cleopatra", musicata su libretto di Francesco Ricciardi. La serenata è considerata il primo capolavoro italiano dell'artista e fu cantata dal celebre castrato Carlo Broschi, noto con lo pseudonimo di Farinelli, nel 1725, nel teatrino del casino dello stesso Carmignano, teatrino molto conosciuto e apprezzato all'epoca, sia in città che nel Regno. Secondo la testimonianza del Castelli, in una lettera indirizzata a Bernardino Tafuri, questo casino, con il celebre teatro, era situato nel casale di Piscinola (forse, più correttamente, in un tenimento sito tra Piscinola e Capodimonte).  
Il cantante Carlo Broschi, detto il Farinelli
Hasse in seguito conobbe Pietro Metastasio e con lui realizzò una collaborazione artistica intensa, che portò alla creazione di molte opere teatrali e musicali, le quali, per la nuova maniera di comporre, definita "Metastasiana", si distaccarono dal conformismo dell'epoca, legato al soggetto mitologico, ai dettami dell'Arcadia e al soggetto spirituale (per la musica sacra) e diedero vita alla nascita di quello che diventerà il filone musicale che impererà dalla fine del '700 fino agli inizi del '900, ossia il "Melodramma italiano". 
Il compositore Pietro Metastasio
Ecco perché non è un assurdo affermare che i primi rudimenti del Melodramma italiano sono nati proprio tra Piscinola e Capodimonte
Diversi rappresentanti della nobile arte si distinsero ancora in quel periodo nel nostro territorio, ma, per brevità di spazio, rimandiamo la descrizione in un altro racconto.
Altra espressione di questo amore per la musica la troviamo nella costituzione delle bande musicali, in  particolare quelle di Piscinola e di Marianella. Non sappiamo ancora l'effettiva origine di queste due formazioni, una cosa è certa però, la loro fondazione è antichissima. Una bella e interessante testimonianza (*) ci viene fornita nel poemetto in vernacolo, scritto nel 1787 da Nunziante Pagano, dal titolo: “Mortella D’Orzolone, Poemma Arrojeco”. Nel canto II, troviamo la seguente strofa, nella quale sono citate Piscinola, Marianella, Polvica e Chiaiano:
[…] A Ppasca, e ffuorze fuorze a Carnevale,
Chella respose, e nce vo fa no nvito 
De quanta nce nne stanno a sto Casale,
Pe fa fa annore a mmene, ed a lo Zito:
E ppe nce fa na festa prencepale,
Nce vo chiammà li suone de Melito,
De Pescinola, Pollica, e Cchiajano,
e dde Marianella e dde Mugnano.
Mmperzò, Petrillo mio, conto le juorne
Pe nzi che non se fa sta parentezza;
Uh se navimmo d’allommare forne!
Uh se nce penzo moro d’alleggrezza! […]
A inizio del '900 (almeno fino agli anni '30), la banda musicale di Piscinola era diretta dal maestro Onofrio Piccolo. Troviamo nei decenni successivi la presenza della formazione musicale di Marianella, guidata dal maestro Di Lorenzo, forse nata a seguito della separazione di alcuni musicisti dal complesso piscinolese. 
La banda musicale di Piscinola posa fuori alla chiesa del SS. Salvatore a Piscinola, anni '50
La due compagini bandistiche ebbero vita distinta, spesso rivaleggiando per bravura. Nel complesso musicale di Piscinola, che fu presto intitolato al maestro Onofrio Piccolo, troviamo, a partire dal dopoguerra, l'eminente figura del maestro Pasquale Santoro, che assunse la direzione musicale per diversi anni. Di origini salernitane, Santoro era diplomato al Conservatorio di Salerno, si trovò a Piscinola come militare, assegnato alla caserma allestita nella scuola Torquato Tasso e qui, poi, mise su famiglia. 
Componenti della banda musicale di Piscinola
Il maestro Santoro, oltre alla direzione della banda musicale, impartiva anche lezioni di musica a giovani musicisti, che ritroveremo a descrivere famosi in questo racconto. 
Diversi componenti del complesso musicale si distinsero per bravura e divennero bravi professionisti, a parte il capobanda, primo clarinetto, Luigi De Rosa, segnaliamo il maestro Orazio Russo, che fu assunto nell'orchestra della RAI, come professore di sax, e altri musicisti ancora. 
Dopo il maestro Santoro la direzione fu assegnata al maestro Gaetano Azan, originario di Frignano Maggiore, che diede al complesso di Piscinola le caratteristiche di "Banda di giro". Seguì ancora la direzione del maestro Salvatore Longo.
Banda musicale di Piscinola Marianella,
diretta dal M° Ciccarelli
Le due bande musicali di Piscinola e di Marianella, per uno strano gioco del destino, ritornarono a rifondersi alla fine degli anni sessanta, dopo aver accusato un inesorabile declino, questa volta con la direzione musicale unica, assunta dal maestro Natale Ciccarelli e fu chiamata "Banda musicale di Piscinola Marianella, Concerto Musicale Speranza".  
Delle due bande musicali, dei solisti e del maestro Natale Ciccarelli parleremo ancora, in dettaglio, nei prossimi post.
Oggi, nell'era di Internet e della musica elettronica, sbalordisce pensare a come, oltre settantanni fa, dei ragazzi, che erano contadini e muratori, ma anche artigiani e commercianti, dopo una estenuante settimana di duro lavoro, avessero questa speciale passione e dedizione per la musica, al punto di riunirsi con assiduità tutti insieme la sera, con grande spirito di sacrificio,  nella sala di musica che si trovava in via del Salvatore, nel palazzo Grammatico, prima, e nel palazzo Chiarolanza, dopo. In queste sale erano dediti a provare e riprovare marce e pezzi sinfonici, imparando tutti i segreti del "pentagramma"!
Come la musica sacra, quella bandistica e quella sinfonica manifestavano le proprie espressioni più genuine tra gli appassionati del territorio, così anche la composizione musicale, cosiddetta "leggera", romantica e popolare, proprie della tradizione canora napoletana classica, aveva un suo punto di riferimento nella personalità del maestro piscinolese Don Beniamino Montesano, il quale, oltre ad essere un eccellente musicista (suonava il mandolino e il pianoforte), è stato un bravo compositore musicale, spesso anche di testi, di diverse canzoni napoletane. 
Il maestro Don Beniamino Montesano, con il maesto Gennaro Silvestri (batteria) e il suo papà
Alcune di queste canzoni oggi fanno bella mostra consultando l'Archivio storico sonoro della canzone napoletana della RAI. Montesano è stato anche insegnante di musica per diversi musicisti di Piscinola e di fuori quartiere, che nel tempo sono diventati artisti famosi. 
Tra le sue composizioni, alcune scritte per le cosiddette "Audizioni per la Piedigrotta" (Concorsi canori eseguiti a settembre di ogni anno, per la festa della Piedigrotta, a cui aderivano molte case discografiche napoletane e anche di fuori città), citiamo: Vase annascuse” e “S’io mo vasasse a tte!”. Insieme a G. F. Miccio compose la canzone “Pecchè sì ‘nfama?”, mentre con A. Ventriglia compose: ”‘Nu cunziglio!".
Nel 1934 rese omaggio alla nascita della principessina Maria Pia di Savoia, componendo la marcetta, per piano e canto: “A principessina d’ ‘a Casa Riale ‘e Napule!”.
Il maestro Don Beniamino Montesano nacque a Piscinola nel 1875 e si estinse alla veneranda età di 93 anni, nell'anno 1968, nella sua casa di Piscinola, in via Vittorio Emanuele (*).
                                                                                                                                                        (segue nella seconda parte)
Salvatore Fioretto


(*) Alcune notizie storiche sono state tratte dal saggio "Piscinola, la terra del Salvatore. Una terra, la sua gente, le sue tradizioni", ed. The Boopen, anno 2010, di Salvatore Fioretto. 

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N.B.: Le foto riportate in questo post sono state liberamente ricavate da alcuni siti web, ove erano pubblicate. Esse sono state inserite in questa pagina di storia della città, unicamente per la libera divulgazione della cultura, senza alcun secondo fine o scopo di lucro.

Carlo Broschi, detto il Farinelli


























Johannes Adolf Hasse





domenica 1 novembre 2015

Un insegnante benefattore..., il professor Mastropaolo

La scuola elementare di Piscinola, intitolata a Torquato Tasso, ha registrato fin dalla sua inaugurazione, che ricordiamo avvenne nel 1929, un corpo docenti all'avanguardia per l’epoca, per  competenza e professionalità, provenienti da ogni angolo della città e anche dalla Provincia di Napoli. Alcuni di essi sono stati già menzionati in questo blog, per il loro impegno nelle attività sociali, nella politica e anche nella letteratura, come l'insegnante Giovanna Altamura. Ma l'elenco è nutrito, e altri personaggi dobbiamo menzionare per ricordare questi "missionari" del secolo scorso, che hanno con il loro operato di docenti reso un alto contributo sociale per elevare il livello culturale e di conoscenza dei ragazzi del territorio; tanti uomini di ieri e di oggi, impegnati nel mondo accademico, nel vasto campo delle scienze, della medicina e della tecnica, devono un grazie a questi uomini e donne di altri tempi...!  
Descriveremo in questo post l’opera del professore Monsignor Giovanni Mastropaolo, sacerdote e insegnante dei fanciulli di Piscinola.
Monsignor Giovanni Mastropaolo svolse per molti anni la professione di insegnante a Piscinola, e diverse generazioni di ragazzi furono da lui istruite, tra gli scanni di legno della scuola "Torquato Tasso", ma Egli è ricordato soprattutto per la fondazione di un orfanotrofio a Capodimonte, nel quale trovarono inizialmente rifugio tante bimbe rimaste orfane durante la guerra e, in seguito, tante altre abbandonate per vari motivi.
L’Istituto fu inaugurato nel maggio del 1946, alla presenza del Cardinale di Napoli Alessio Ascalesi e di un folta rappresentanza delle istituzioni civili cittadine. La struttura, con annesso convento di suore dell’ordine francescano, oltre che di palestra, di refettorio e di spazi ludico formativi, era dotata anche di una scuola elementare, con diverse classi di ragazzi. La scuola era aperta anche ai fanciulli dell’antico borgo di Porta Piccola e dei suoi dintorni. Gli scolari pranzavano insieme alle suore nel grande refettorio esistente.

Mons. Mastropaolo in un foto ricordo con i suoi alunni della scuola T. Tasso di Piscinola (foto famiglia Rosiello)

L'orfanotrofio accoglieva anche bambine di colore, numerose all’epoca, curate con affetto dalle suore e ben integrate nella piccola comunità di bambini, mai emarginate e considerate “diverse”, come invece accadeva all’esterno di questo contesto.
Spesso Monsignore Mastropaolo passava tra i tavoli scherzando, sorridendo e benedicendo tutti. Dopo la morte del Monsignore Mastropaolo, forse per mancanza di fondi, l'orfanotrofio attraversò dei periodi di difficoltà e in seguito fu definitivamente chiuso.
Oggi rimane una piccola chiesa dell’Immacolata, che si affaccia sulla via Bosco di Capodimonte; in questa chiesetta Monsignore Giovanni Mastropaolo ebbe l’onore di essere sepolto su richiesta della gente del posto, che lo amava tanto. Nel convento sono oggi rimaste poche suore francescane, l'umile ordine che aiutò il fondatore nel suo progetto caricatevole.
Ecco quanto riportava il giornale “il Risorgimento”, anno III, n. 114, di sabato 18 maggio 1946, alla pagina 4 della "Cronaca di Napoli", descrivendo la cerimonia di inaugurazione dell’orfanotrofio:

"Il Cardinale Ascalesi all’inaugurazione dell’orfanotrofio a Capodimonte
In un atmosfera di vibrante commozione il cardinale Ascalesi e le autorità cittadine hanno inaugurato a Capodimonte l’orfanotrofio di Maria SS. Immacolata, sorto in poco più di un anno sui diroccati locali dell’Istituto delle Suore Adoratrici della Croce. 
Il rito si è svolto nell’ampia palestra, presenti un folto gruppo di signore ed una schiera di benefattori, i quali hanno voluto manifestare a Monsignore Giovanni Mastropaolo, fondatore dell’opera, la loro riconoscenza e la loro ammirazione. Ha per primo presa la parola Mons. Mastropaolo illustrando il lavoro da Lui compiuto e ringraziando quanti gli sono stati di valido aiuto nella realizzazione della pia istituzione nella quale hanno trovato finora posto trenta orfanelle. Una di queste, margherita Paoli, di 9 anni, ha, tra la commozione dei presenti rivolto un indirizzo al Cardinale e ai benefattori e, quindi hanno parlato il Comm. Stendardo ed il padre francescano Giacomo Jovine, Provinciale del Sacro Cuore. A tutti ha risposto S. E. Ascalesi il quale ha chiuso il suo discorso impartendo ai presenti la pastorale benedizione. In ultimo l’assessore Gatta ha parlato in nome del Sindaco dichiarandosi ammirato alla geniale opera tenacemente voluta e realizzata da Mons. Mastropaolo. Gli invitati hanno quindi visitati i locali dell’Orfanotrofio".

La Testimonianza è stata tratta dal libretto: Famiglie d’Italia - “Magister Paulus Signor d’Acireale (1230 -1326)”, Edizioni Amici del Libro, 1993, scritto da Pasquale Mastropaolo, parente del monsignore Giovanni.
Nel libro è contenuta anche una prosa, nella quale tre strofe menzionano l’illustre avo, che qui ci piace riportare:

Evocazione:
[…]
Né da meno sono due dottori:
Giacomo e Giovanni, carichi d’onori!
Cui segue un terzo, non meno Signore: 
Giovanni si chiamò: Fu Monsignore!

Di Sacra Romana Chiesa fu Dottore,
Di pace e carità fu fautore…
E d’un Orfanotrofio fu fondatore!
A cui prodigò averi e amore!

Nella chiesa dell’Orfanotrofio ora riposa
In un sacello di colore rosa!
L’anima stanca di Lui si raccomanda,
Per trovar conforto in questa landa!
[…].


Appassionato di storia antica, il prof. Giovanni Mastropaolo fu nominato,
nel 1935, ispettore per le antichità, per le frazioni di Napoli Nord di Marianella, Piscinola, San Rocco e Secondigliano.

Anche Monsignor Giovanni Mastropaolo è stato presto dimenticato dalla società di oggi, non è stata dedicata una lapide o una via in Sua memoria, nemmeno un attestato per ricordare quello che fu il suo grande operato, soprattutto sociale, prestando aiuto ai ceti più bisognosi in quello che fu un momento difficile per la città di Napoli,  nel periodo dell’immediato dopoguerra. Ma c’è sempre tempo per rimediare…!

Saremo grati a quei lettori che vorranno integrare questo ricordo dedicato a Mastropaolo, con altre testimonianze, ricordi, documenti cartacei e foto, in loro possesso. Saranno menzionati in questa pagina per il loro prezioso contributo. 
Salvatore Fioretto