venerdì 18 settembre 2015

Disastro tramviario sulla linea di Capodimonte a Napoli...


Il titolo è tra quelli inquietanti che, quando appaiono sulla prima pagina di un giornale, infliggono un certo terrore nell'animo di chi legge la cronaca, immaginando la sorte capitata ai passeggeri e, poi, sicuramente desta dei sentimenti di paura nella mente di familiari e amici delle vittime, ma, per fortuna  nostra,  questa notizia di cronaca risale all'anno 1907, precisamente nella prima decade del mese di maggio. Chi pubblicò la notizia, con un grande disegno a colori in prima pagina, fu un settimanale che oggi non è più presente in edicola, ma che ha fatto la storia della editoria italiana: si chiamava "La Tribuna Illustrata", edito a Roma.



Ecco la cronaca dell'evento, che riportiamo dalla pagina 3 del numero 19 (anno XV), di domenica, 12 maggio 1907.

"Le nostre pagine a colori"
Un accidente tramviario a Napoli
Un  gravissimo incidente  avvenne la settimana scorsa sulla linea tramviaria che serve ai Comuni al nord di Napoli. Il carrozzone n.2-bis discendeva lungo l'erta di Capodimonte, zeppo di viaggiatori. 
Ad un tratto, in un punto pericolosissimo, ove il binario costeggia, in curva assai stretta e in discesa ripidissima, il ciglione di un profondo dirupo, il carrozzone; lo deviava andando dritto contro il parapetto del burrone; lo abbatteva, e per un vero miracolo riusciva a fermarsi sull'orlo.
Il carrozzone sarebbe precipitato dall'altezza di quasi 100 metri sulla sottostante via Nuova di Capodimonte. 
Quello che al momento dell'urto avvenne non si descrive il contraccolpo, sbattè contro le pareti della vettura l'uno contro l'altro i viaggiatori, in modo che moltissimi rimasero feriti, contusi e taluno abbastanza gravemente.
La nostra prima pagina a colori ricostruisce la tragica scena."


La zona dove avvenne l'incidente raccontato è quella che oggi viene comunemente indicata con il toponimo di "Regresso"; il punto del deragliamento lo si può vedere nella foto sottostante, sul lato sinistro, dietro al lampione. Forse la cartolina deve essere proprio di quel periodo, perché c'è proprio un tratto di muretto divelto lì dove avvenne l'incidente... nessuno lo potrà mai confermare...
Ci è piaciuto raccontare di questo episodio del 1907, soprattutto per le semplicità e la sintesi con le quali il giornale descrive l'avvenimento, anche se, considerando il dislivello sul quale la vettura restò in bilico, non fu certo piacevole la brutta esperienza vissuta dai viaggiatori dell'epoca..
Gli incidenti capitati ai tram napoletani, sia a quelli appartenenti alle Tramvie di Capodimonte che a quelli delle Tramvie Provinciali di Napoli un tempo furono numerosi. Un tragico incidente avvenne in quegli anni anche sulla via del Campo, alla Doganella, quando un tram delle Tramvie Provinciali di Napoli ebbe un'avaria all'impianto frenante nella fase di discesa, e subì un deragliamento con conseguenti morti e feriti. 
Salvatore Fioretto




 
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lunedì 14 settembre 2015

I commercianti e gli ambulanti di Piscinola, dai ricordi di Luigi Sica (II^ parte)


Continua il racconto di Luigi Sica sui commercianti e gli ambulanti di Piscinola.

Don Eugenio o’ putecaro
Figlio della sorella di mio padre, don Eugenio Ercolano aveva per mio padre (che lui chiamava affettuosamente zio Totonno), una specie d’idolatria...
Egli fu un salumiere a tutto tondo... Viveva solo per quella sua salumeria; aveva  anche un cavallo, chiamato Principino, che trainava un calesse a due ruote, detto ‘o 'riroto’, col quale andava a comprare all’ingrosso ciò che avrebbe poi rivenduto al dettaglio. 
Di tanto in tanto, per la mia felicità, mi faceva montare sul calesse e andavamo a Melito, qualche volta a Giugliano, ad Aversa, a Teverola, e fino a Villa Literno. In questi giri di calesse cominciai a capire che il mondo era molto più grande di quanto immaginassi. 
Per andare a Melito, attaccava il cavallo al carro ed, evitando le strade trafficate, c’inoltravamo nella cupa detta dell’Acquarone, percorrendo strade di campagna che non avrei mai indovinato, quelle che allora tagliavano il territorio di Scampia, per giungere nei pressi della strada detta "Degli Americani", alle porte di Melito. 
Quasi all’altezza dell’attuale municipio del piccolo comune, c’erano dei negozi molto accorsati, dove don Eugenio provvedeva all’acquisto delle derrate: olio d’oliva, di semi, di sansa: mi spiegava che quest’ultimo è un olio meno pregiato, un sottoprodotto proveniente dal processo d’estrazione chimica dell’olio, tratto dai residui della polpa e dai frammenti del nocciolo dell’oliva. 
Comprava olive bianche e nere provenienti dalla Puglia, quelle tonde della Spagna, capperi in salamoia di Pantelleria, grossi pezzi di pane rotondi o fusi, detti ‘palatoni’, aventi delle grosse cavità nella mollica che parevano caverne..., ma che erano indice della ottima lievitazione. Don Eugenio acquistava, ancora, sacchi di farina, sacchi di ceci, di fagioli, di lenticchie, e sacchi di piselli secchi in polvere. Questi ultimi all'epoca tanto richiesti, perché si utilizzavano nella preparazione della minestra di pasta e piselli in polvere. Comprava anche sacchi di granone, di fave secche e anche barattoloni di concentrato di pomodoro, detto ‘o’ buattone’. 
L’arte sublime di don Eugenio era la preparazione del soffritto, tipico piatto nostrano, che ha per base le frattaglie di maiale: pezzi di polmone, di cuore, di trachea, da noi dette ‘coratella di maiale’. Il soffritto una volta preparato si vendeva bene per tutto l’inverno, ma era necessario prepararlo più volte, per l'elevata richiesta. Il soffritto lo preparavano anche i macellai e i cantinieri, ma quello di Eugenio era davvero "n’ata cosa!", era fatto veramente con il cuore, davvero imbattibile!
Dilettandomi di cucina, con modestissimi risultati, vi trasmetto qui la ricetta che ho molte volte sperimentato, valida per 6/8 persone. 
Per cucinare questa zuppa forte de "‘o suffritto", che va bene tanto sugli spaghetti che su tranci di pane raffermo, tostato, è opportuno avere disponibile i seguenti ingredienti:
1500 gr. di coratella di maiale,
600 gr. di prosciutto di maiale (a pezzettini),
250 gr. di salsa di peperoni piccanti,
500 gr. di concentrato di pomodoro,
foglie di alloro secco o verde, salvia, rosmarino, quanto basta,
250 gr. di sugna.
Una pentola di creta o di rame con l’interno ben stagnato. Preparazione: Tagliate e gettate via il grasso in eccesso della coratella. Lavatela più volte. Mettetela in una pentola senz’acqua, sul fuoco, per far asciugare tutti i liquidi che contiene. Scolate la coratella, risciacquatela e lavate anche la pentola. Rimettetela in pentola, insieme al prosciutto a pezzetti e fate rosolare il tutto nella sugna.
Quando sentirete lo "sfrigolio" delle carni in cottura e un buon profumo, aggiungete la salsa di peperoni piccanti, unitevi il concentrato di pomodoro, gli aromi, due bicchieri d’acqua e il sale. Fate cuocere tutto a fuoco lento, fino a rendere denso questo sugo, versatelo poi sugli spaghetti (preparati per l'occasione) o su delle bruschette, sulle quali avrete strofinato energicamente dell’aglio e ... buon appetito, alla memoria d’Eugenio.
In quei tempi, una famiglia di sei, sette, persone si sfamava con una minestra di pasta con polvere di piselli o con un piatto di pasta e fave. Alcune famiglie, meno abbienti, andavano nelle campagne per raccogliere delle cicorie, che poi erano utilizzate in cucina per farne delle zuppe. Andava già bene quando si poteva comprare 20 o 30 lire di soffritto, per non sprecare il pane raffermo... 
Queste vecchie ricette non vanno bene nei nostri tempi di salutari "diete leggere", ma l’ho proposta ugualmente, perché oggi c'è un sostenuto revival della cucina di una volta, quella semplice e genuina, come la nostra, fatta con alimenti poveri, insomma la cucina tipica contadina.
Le prime avvisaglie stanno nel fatto che i grandi chefs dei ristoranti importanti frequentati da vip e uomini del mondo della politica e della alta finanza, stanno elaborando e proponendo il piatto unico, da valere come "antipasto", "primo", "secondo" e "contorno".... 
Carissimo ed inimitabile Eugenio, mi resti eccezionalmente caro come un sapore antico di soffritto, di certe castagne del prete, così buone e mai più mangiate, quelle che solo Tu vendevi a Piscinola. 
Ricordo i Tuoi famosi ‘moscioni’, che così chiamavi, parlo dei fichi secchi di Natale, che erano una varietà pregiata di fichi chiari, asciugati al sole e profumati con foglie d’alloro o scorze di limone e talvolta farciti con gherigli di noci, o mandorle o nocciole. 
Tanta era la devozione per quella tua bottega e, direi, l'amore fluido che stabilivi con i prodotti che promuovevi, come la mortadella che chiamavi prosciuttella: ricordo che mostravi orgoglioso i semi di pistacchio che la profumavano e insaporivano, oppure la bontà dei salami napoletani che tagliavi di sbieco e, ancora, i grani d’Auricchio piccante, che assaporando goloso, offrivi assaggi alla tua clientela per acclararne la bontà che stava già nei tuoi gesti appassionati.
Una volta c’incontrammo in piazza e, parlando del più e del meno, ricordasti una gita in macchina, con una Fiat 128, con la quale ci recammo nella trattoria "da Achille", sita sulla strada che dalla Domitiana mena a Villa Literno. Lì assaporammo un gustosissimo fritto d’anguille, insieme a mio padre. Ricordo che tra anguille, cicorie, noci e vino asprino, tu ascoltavi zio Totonno che filosofeggiava affermando che tutti noi siamo alberi che nascono e muoiono da soli e che, fiori, frutti, foglie e rami sono solo brevi parentesi delle stagioni della vita che gravano pesantemente sul tronco, e che la solitudine, la morte stessa, sono mille volte preferibili alla loro caducità...
Ti vedevo guardare così intensamente e teneramente mio padre, quel tuo caro zio, che per Te era stato padre, mentre, con mirabile maestria, imboccavi l’anguilla intera e ne sfilavi la lunga lisca pulita, poi dicesti: ‘zi Totò nun ce penzamme, pensiamo, piuttosto, alla prossima volta che verremo qui...
Ci ripromettemmo di farci una mangiata a casa mia nelle feste di Natale di quell'anno, previo acquisto di anguille, sia per friggerle sia per farne una zuppetta con cicorie, piatto che avresti preparato con le Tue mani... 
Non è stato possibile, il diabete si portò via la Tua Puppenella e tu, "tronco" privo di fiori, frutti, foglie e rami, e senza di lei, restasti anche privo di radici... Te ne sei andato prima, non ce l’hai fatta a stare da solo!
Il destino ci negò un pranzo natalizio e, credimi, è strano, ma è bellissimo, come se una "sottrazione" s’è fatta quotidiana "addizione" di ricordi e di sentimenti, che restano con te presente nella mia mente, molto, molto caramente.
Luigi Sica 

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domenica 6 settembre 2015

Una vita sulle note della musica Soul e del Rythm&blues... Gennaro Silvestri!



Abbiamo sempre affermato che Piscinola, Marianella, Miano e tutta l'Area Nord di Napoli, hanno avuto da secoli una spiccata vocazione musicale, con tanti artisti di talento che, nati o cresciuti in questo territorio, hanno dato dimostrazione della loro passione e della loro arte, esibendosi durante la loro vita in tanti progetti musicali e in kermesse di rilievo, conosciuti ed apprezzati in tutta Italia e anche all'estero. Il personaggio che descriveremo in questo post ne è un'altra validissima dimostrazione.
Tracceremo qui la bella carriera di un bravissimo musicista piscinolese, che ha reso ampiamente merito a questa antica e nobile tradizione di casa nostra, parliamo di Gennaro Silvestri, bassista, cantante, nonché coordinatore artistico, con una lunga carriera alle spalle.
Foto 1 (Gennaro con il maestro Montesano al
 mandolino ed il papà alla chitarra - Piscinola, 1952)
Silvestri è nato a Piscinola, nell'anno 1950, da una semplice famiglia di operai: la madre era figlia di contadini, fine sarta, amata e stimata da tutto il quartiere (conosciuta con il soprannome di Maria 'a ricciulella, per la sua bella e folta chioma). Il padre, prima barbiere e poi ferroviere, aveva una grande passione per la musica e da giovane si dilettava con la chitarra ed il pianoforte.
Foto 2 (Gennaro con la sua fisarmonica
 a 80 bassi - Piscinola, 1963)
La passione musicale di Gennaro s'intravede subito, già all’età di due anni quando, con una batteria giocattolo, dimostra un forte senso ritmico, accompagnando il vecchio maestro Beniamino Montesano al mandolino ed il suo papà alla chitarra, con un tempismo innato, da sbalordire il folto pubblico di amici. (vedi foto 1)
Dopo questa precocissima esperienza musicale, il giovane Silvestri sentirà presto il richiamo della musica e dopo qualche anno comincerà a tirar fuori motivi musicali da una piccola fisarmonica a 24 bassi, avuta in dono dalla “Befana”, strumento che presto permuterà con un'altra fisarmonica più grande, a 80 bassi . (vedi foto 2)
Nel frattempo incoraggiato dal maestro Lino Santoro (Pasquale Santoro, organizzatore di spettacoli molto attivo nel quartiere), partecipa a due concorsi di voci nuove.
Nel 1964 debutta nello storico Teatro Selis di Piscinola, con “Stasera no no no”, di Remo Germani (vedi foto 3) e, alcuni mesi dopo, si esibisce in Piazza Annunziata, a Giugliano in Campania, con “T’amo e t’amerò” , di Peppino Gagliardi.
Foto 3 (Gennaro canta al Teatro Selis di Piscinola, 1964)

All’età di 16 anni si appassiona a suonare il basso elettrico e con alcuni amici del quartiere: Renato Gargiulo (piano) e Luciano Gargiulo (batteria) di Piscinola, Enzo Ruocco (chitarra) e Franco Ciervo (voce) di Miano, formerà un gruppo che, "audizionato" dal pianista Guido Palma di Giugliano in Campania, verrà da questo ingaggiato per un contratto (da aprile a settembre 1967), sul Lago Maggiore. 
I fratelli Gargiulo per motivi di studio non potranno accettare ed il batterista sarà sostituito da Antonio Voglio di Secondigliano. Il gruppo col nome di "Guido Palma e I Favoriti" suonerà con pieno successo, per l'ottimo affiatamento vocale e strumentale, tutte le sere sul lungolago di Stresa, al "Gigi Bar". (vedi foto 4)
Foto 4 ("Guido Palma e i Favoriti", al "Gigi Bar"-Lungolago di Stresa, 1967)
Nei primi mesi del 1968, Gennaro si esibisce a Napoli, con "Rodolfo e i Giullari", prima al "Jolly club" e poi allo “Sci Sci club”. (vedi foto 5)
Pochi mesi dopo accetta la proposta di Nicola Mormone, di entrare a far parte del gruppo “Vito Russo e i 4 con”, insieme al batterista Ino Galluccio e ad una sezione di fiati composta da: Lello Marchese (sax) e Alberto Piatto (tromba). Nell'anno 1969 al sax ci sarà  Mimmo Iavazzo ed il gruppo prenderà il nome "Vito Russo e le Scadenze". (vedi foto 6)
Foto 5 ("Rodolfo e i Giullari" - Sci Sci club di Napoli 1968)
Con questa band Silvestri suonerà nelle balere del nord Italia, per circa due anni, fino a quando conoscerà il pianista-compositore–arrangiatore, Arcangelo Valsiglio di Casavatore, con cui inizierà il progetto del gruppo musicale “La Scadenza 70 condiviso da Ino Galluccio, Alberto Piatto, Franco Ciervo ed i nuovi musicisti Gaetano Capasso (sax) di Frattamaggiore, Renato Giovanile (chitarra) di Napoli. 
Un “supergruppo”, che riscuoterà in breve tempo un
Foto 6 ("Vito Russo e le Scadenze" - 
Castiglio Aragonese di Ischia – agosto 1969)
grande successo, ottenendo consensi immediati da pubblico, discografici ed impresari.
Questa band Rythm&Blues ebbe modo di esibirsi in locali molto famosi, del calibro del "Club 84" di Roma, della "Bussola" di Forlimpopoli e del "Carillon" di Marina di Pietrasanta. (vedi foto 7).
L'inaspettata cartolina della "ferma militare" (inaspettata perché fino a quel contingente gli ultimi figli di ogni famiglia ne erano esonerati) per il nostro Gennaro Silvestri, coordinatore e fondatore del progetto, segna la fine di una bellissima favola e lo scioglimento, dopo pochi mesi, di una interessante formazione, che aveva tutti i requisiti per affermarsi nel panorama della musica pop italiana.
Foto 7 ("La Scadenza 70"-Carillon Dancing 
di Marina di Pietrasanta-nov. 1969)
Durante il servizio militare, svolto a Civitavecchia nel 1° Reggimento Bers. Corazz. sull'Aurelia, viene accolto da subito dal Col. Com. appassionato di musica e sport, ed "ordinato" a suonare nel complesso della Caserma "I Primi". Silvestri, insieme ad altri validi commilitoni musicisti e tra questi il sassofonista Francesco Timbro (già noto col suo gruppo di Benevento "I Freemem"), per tutta la ferma sarà sempre impegnato nell'organizzazione di eventi e spettacoli con ospiti di rilievo come Giuliano Gemma, Duccio e Monica Tessari. (vedi foto 8 e 8a) 
Ma la sua carriera non si arresta con la "ferma di leva", difatti rientrato a Napoli nel maggio 1971, accetta con grande entusiasmo di suonare, seppure per un breve periodo, con Mario Musella, cantante soul, già noto come "Showman" dalla voce straordinaria, anch'egli di Piscinola.
Nel 1972 si riforma il gruppo de "I Nobel" e Gennaro entrerà nella formazione composta da: Roberto Lala (voce-chitarra), Giorgio Piga (organo e tastiere), Mimmo Sepe (piano-violino-trombone), Silvio Rossi ed in seguito Osvaldo Timbro (batteria). (vedi foto 9)
Foto 8 ("I Primi" con Monica Tessari e Giuliano Gemma - Civitavecchia, 1970)
Foto 8a (Ancora una foto del complesso de "I Primi", 1970)









 


La tournée de "I Nobel" è davvero di quelle ambiziose e intense, esibendosi in moltissime balere del Veneto, del Piemonte e tantissime piazze della Sicilia per poi rientrare a Napoli e suonare per un lungo periodo al "Cactus club".
Foto 9 ("I Nobel" - Francofonte agosto 1972)
Tra i vari concerti a Napoli si ricorda il successo strabiliante riscosso insieme a Wess & The Airedales il 24 novembre 1972 al "Teatro Selis" di Piscinola. (vedi foto 10)
Nel 1974, Gennaro Silvestri entra nel complesso de "I Senzanome" fondato dall’amico Nicola Mormone (chitarrista-cantante), insieme a Franco Ciervo (voce), Libero Di Matola (sax e flauto), Silvio Rossi (batteria) e Paolo Rossi (tastiere) con i quali suonerà fino al 1976 stabilmente nel nightclub "San Francisco". (vedi foto 11)
Foto 10 ("I Nobel" al Teatro"Selis", di Piscinola, 1972)
Dopo l’esperienza nei cosiddetti “locali americani” di Napoli (New York club, Cactus club, Number One…), Gennaro nel 1979, convocato ancora una volta da Nicola Mormone, fondatore ed ideatore di un nuovo progetto musicale, inizia a farne parte come bassista e Legale Rappresentante. Il nuovo gruppo sarà  chiamato "Paranza", con Mimmo Barrella (piano-tastiere-autore-compositore-arrangiatore), Franco Ciervo (voce), Silvio Rossi (batteria), lo stesso Nicola Mormone ed in secondo tempo Vincenzo Avella (chitarra). (vedi foto 12)
Foto 11 (Foto dei "Paranza", da sx: Paolo Rossi, tastiere - Franco Ciervo, vox - Libero Di Matola, sax e flauto - 
Silvio Rossi, batteria - Gennaro Silvestri, basso e voce - Nicola Mormone, Chitarra e voce)
Il progetto "Paranza" realizzerà brani melodici in lingua italiana e strofette in napoletano, con la collaborazione di James Senese, nel 1979 entrerà nella distribuzione e nella promozione della "Ricordi SpA", partecipando coi brani "Tu nun me vuo' bene cchiù" e "Canto pe' tte" a trasmissioni come: "Disco Ring", di Gianni Boncompagni, "Teleclassifica Show" ed a tantissime altre trasmissioni, di emittenti radio e TV private italiane. (foto 13)
Foto 12 (Con il gruppo dei "Paranza", 1979)
Ma la musica melodica di gruppi, come: Il Giardino dei Semplici, gli Alunni del Sole, i Collage ed in ultimo i Paranza, ormai era alla fine. Infatti dagli inizi degli anni '80 l’industria discografica punterà prevalentemente su singoli artisti.
Da qui la scelta dei gruppi musicali di abbinarsi ad artisti già conosciuti per poter "rientrare" nel circuito discografico e negli spettacoli programmati, infatti, Gennaro Silvestri viene ingaggiato dal marchese Gerini, un impresario di Roma, dal 1983 al 1985, sempre con i "Paranza". Nel complesso suoneranno alla batteria, Rino Certo di Torre Annunziata (in un primo momento) e, successivamente, Paolo Pirozzi, di Capodichino. I "Paranza" accompagneranno la cantante Rosanna Fratello in serate e concerti in tutta l'Italia. (vedi foto 15).
Foto 13 (Paranza –Tu non mi vuoi bene più, 45 giri, 1979)
Intanto, nell'anno 1987, Silvestri inizia un progetto legato al suo cresciuto interesse per la canzone napoletana, accompagnando e producendo l’amico di sempre, il maestro Nicola Mormone di Miano, cantante-chitarrista e grande conoscitore della canzone classica napoletana.
Un progetto che ha illuminato la carriera di un cantastorie moderno: un musicista che con la sua sensibilità racconta, tra musica e parole, tutte le sfumature dello spirito partenopeo.

Foto 14 (Mistery - Shock the Pubblic - Discomix, 1987)
Nello stesso anno, insieme ad Arcangelo Valsiglio, Gennaro Silvestri con una propria etichetta, denominata "Strike Music", produce due discomix: They Call Me Scorpyo”, cantato da Scorpyo (alias Dino Piacenti) e “Mistery”, con gli "Shok the Pubblic" di Pino Ciccarelli (sassofonista - autore) di Marianella ed Emanuele La Rosa (chitarrista - compositore) di Piscinola, con Brunella Selo (cantante) e Massimo Volpe (tastierista - arrangiatore). (vedi foto 14)
Arrivano gli anni bui della Disco dance, dei floppy disc, insomma della musica "artificiale". In questo periodo Gennaro si dedica con passione alla musica Jazz ed ha la fortuna di conoscere il bravissimo pianista Pierluigi Canzanella, con cui formerà, insieme al batterista Silvio Rossi (altro grande appassionato di Jazz), un trio che si esibirà in vari club jazz come l'"Around Midnight" di Napoli, "Galliano" di Aversa, "Maxim's" di Napoli. 
Foto 15 (Rosanna Fratello e i "Paranza", 1984)
Il trio interverrà poi anche nelle scuole medie superiori: con un progetto del Maestro Gaudiello, rivolto ai giovani studenti, partendo dal primo concerto tenutosi nel Conservatorio di musica Domenico Cimarosa di Avellino.
Il “Trio Canzanellache si ispira a Bill Evans e Michel Petrucciani, è tutt’oggi attivo.
Frattanto, nel 1994, Gennaro, anticipando l’imminente ritorno della musica live, si rimette all’opera e ricostituisce la band Rhythm and blues, con alcuni vecchi amici della "La Scadenza 70", dando inizio, quindi, ad un’altra lunga e fantastica avventura insieme al bluesman di Marianella: Gennaro Chiummariello (voce e sax): la Black Market Band nome suggerito da Tullio De Piscopo amico di Franco Ciervo (primo vocalist del gruppo). (vedi foto 16)
 Foto 16 ("Black Market Band" - formazione 1995)
La band è un'orchestra con un organico minimo di 9 elementi, con sessione fiati, più voci soliste e vocalist. Sotto l'acronimo di "BMB" per oltre 10 anni la formazione diretta da Gennaro si è esibita in numrerosi locali pubblici e Pub-birrerie di Napoli, ha partecipato a diverse manifestazioni e festival blues, cominciando dalla "Festa della Musica" a Napoli, “Music Garden” a Pontecorvo, “Non solo Rock” a Montesarchio, alla "Festa del C.S.I." a Perugia, etc.
La band BMB nel 2005 ha festeggiato, al "Dry Dock" di Napoli, il decennale della sua fondazione: un percorso costellato di soddisfazioni e successi. (vedi foto 17)
Foto 17 ("Black Market Band" - formazione 2005)
Intanto Gennaro Silvestri, che ama tutta la buona musica, non riesce ad allontanarsi per troppo tempo da un genere musicale intrapreso. Infatti, nel 2007 e 2008 torna a suonare canzoni classiche napoletane, nel collaudatissimo spettacolo:"'A luna rossa me parla ‘e te", di Franco Cipriani e Pamela Paris, due voci fra le più espressive ed apprezzate nel panorama della canzone classica napoletana. Con lui nell'orchestra, di cui aveva già fatto parte nel 1998, ci sono i bravissimi amici musicisti: Ino Galluccio (batteria), Luigi Salvati (violino) e Eduardo Mascia (saxofono).

Foto 18 ("Black Market Band" - Teatro Area Nord di Piscinola - marzo 2015)

Nel contempo, intuendone le potenzialità, inizia a dedicarsi alla crescita artistica del cantante della "BMB", Salvatore Guantario e con lui ha fondato un progetto Soul, per la realizzazione di brani inediti col chitarrista-autore Enzo Moio.
L’idea ultima di questo progetto, tutt'ora in piena evoluzione e crescita, è quella di promuovere con forza la musica Soul nella sua massima espressione, ispirandosi all’interpretazione live dei grandi miti: da Otis Redding a James Brown.
Il maestro Gennaro Silvestri
Intanto la Black Market Band continua la sua attività live partecipando esclusivamente ad eventi musico-culturali tra questi quello del febbraio 2012 nell’ambito delle iniziative della rassegnaRock2allestita al PAN (Palazzo delle Arti), a cura di Michelangelo Jossa e Carmine Aymone, ricevendo un ampio successo di critica e di pubblico tanto da essere riconfermata anche nell'edizione Rock5 del febbraio 2015.
Ed ancora a marzo 2015 Gennaro con la sua "BMB" si esibisce nel quartiere di Piscinola in sostegno alle associazioni culturali legate al TAN (Teatro Area Nord). (vedi foto 18)

Gennaro Silvestri continua ancora oggi il suo percorso artistico musicale, onorando l'antica tradizione musicale piscinolese, partecipa infatti a diversi progetti musicali di rilievo, sia in ambito regionale che nazionale. Siamo sicuri che nel futuro continuerà a ricevere altre grandi soddisfazioni, per arricchire il suo già nutritissimo bagaglio artistico e professionale. 

Da un'intervista rilasciata dal maestro Gennaro Silvestri. 
Ringraziamo il maestro Silvestri per la sua generosa collaborazione e per averci fornito il materiale della sua collezione fotografica, utilizzato per la stesura di questo post.
Salvatore Fioretto

Locandina pubblicitaria del concerto di "WESS" con "I Nobel" e S. Nappa, organizzato al Teatro "Selis" di Piscinola, 1972
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