sabato 27 giugno 2020

Il Comune di Piscinola, tra la Restaurazione borbonica e l’Unita’ d’Italia (parte terza)

Premessa:
Concludiamo l'esposizione dell'importate argomento storico, diviso in tre parti e un'appendice, con la narrazione dell'epilogo del Comune di Piscinola. Abbiamo preferito far "narrare" gli eventi storici direttamente dagli atti delle assemblee degli Enti e dell'Autorità dell'epoca, anche se questo ha comportato una maggiore lungaggine nella esposizione dei fatti, ma crediamo che ciò abbia contribuito a rendere più fluida e limpida la narrazione storica e quindi un maggior coinvolgimento del lettore. Tuttavia per facilitare la lettura, abbiamo usato due diversi colori per il carattere del testo: "blu" per i commenti storici e "nero" per i documenti trascritti.
Segnaliamo che mancano ancora alcuni documenti storici, come la risoluzione del Comune di Napoli che approva gli atti della commissione e ratifica l'aggregazione della nuova area comunale, oppure quella del Consiglio Provinciale che boccia la prima richiesta formula del Comune di Piscinola, di ingrandirsi insieme a Marianella e Miano, ma riteniamo che questi atti siano ininfluenti per lo scopo della trattazione, anche se ci proponiamo di reperirli e aggiungerli presto nel corpo del testo. 



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Riassunto:
Abbiamo narrato fin qui, come, a fronte di una situazione finanziaria insostenibile per il bilancio comunale, il Consiglio Comunale di Piscinola aveva deliberato, nelle tre tornate, del 9 dicembre 1860, del 29 agosto 1861 e del 30 maggio 1862, delle richieste e dei solleciti rivolti al Consiglio Provinciale di Napoli, per divenire un Comune autonomo più grande, unicamente insieme con i Villaggi di Marianella e di Miano (entrambi i Villaggi già facevano parte del Comune di Napoli nel quartiere S. Carlo All'Arena) oppure, in alternativa, di essere aggregato anch'esso, come "Villaggio", al Comune di Napoli.
Secondo la procedura, il Consiglio Provinciale di Napoli ebbe modo di esaminare la richiesta del Comune Piscinolese, inserendo l'argomento all'ordine del giorno, nella tornata del 10 settembre 1861. Ecco lo stralcio del dibattimento tratto dagli atti della:

"Deputazione Provinciale di Napoli - Consiglio Provinciale di Napoli  4^ tornata - 10 settembre 1861":
[...]
"Dappoi il Segretario ha riferito che erasi depositato dal Consigliere Rossi una proposta toccante il Comune di Piscinola col corredo di due deliberazioni dalla Giunta la quale esponeva che, stando quel Comune del lembo della zona agraria circuente la Capitale ed in una linea con Miano e Marianella che erangli a ciascun fianco, così come essi volevano o essere villaggio della Capitale, o tuttavia rimanere Comune, a patti che gli fosse annessa Marianella; e che Miano, come già nel 1848, si rilevasse a Comune, essendo quanto bastava popoloso.

Il Segretario Nardi faceva note le opinion favorevoli già espresse dall’agente governativo del Circondario di Casoria, e che il Governatore della Provincia aveva provocata a 5 gennaio 1860 e sollecitata a 25 febbraio e 28 agosto di detto anno una deliberazione del Consiglio comunale di Napoli, ma che dagli atti altro non costava. Osservava che il fatto era in tal punto d’indirizzo che altro non sarebbesene potuto adottare; mentre, al certo, se a Piscinola giovava incorporarsi a Napoli, a fine di affrancare le spese della sua autonomia, era sempre da udire cosa Napoli allegasse.
Richiesto il Consiglio dal Vice-Presidente se acconsentire ritenere la via interlocutoria già in atto intrapresa, cioè attendersi e nondimeno sollecitare il Consiglio comunale napolitano a pronunciare, è rimasto unanimamente adottato.
Ed all’uopo il Governatore ha preso atto di tale risoluzione."

Nel frattempo la vita amministrativa del municipio piscinolese continuava regolarmente il suo corso, con l'approvazione di importanti delibere, tra queste, una significativa fu quella del 1861, con la richiesta di un contributo alla Provincia di Napoli per la costruzione di una nuova strada collegante Piscinola con Miano e con la strada per Agnano (sarà la futura Via Vittorio Veneto). Ecco il testo: "Interpellanze al Consiglio provinciale di Napoli (da Atti del Consiglio Provinciale di Napoli nella sessione ordinaria del 1861) - (24-27 settembre 1861 duodecima riunione): Domanda del Comune di Piscinola per un sussidio per la costruzione di una strada di comunicazione fuori dell’abitato con quella di Agnano (Via Vittorio Veneto). Risposta della Provincia: "Uditi i chiarimenti del consigliere Rossi il Consiglio delibera all’unanimità accordarsi il sussidio di ducati 1.000 (4250 lire).".
Troviamo altre delibere, come quelle per l'acquisto di arredi sacri per la Parrocchia del SS. Salvatore (che evidentemente doveva considerarsi sottoposta alla gestione comunale), e la richiesta per la costruzione di una cisterna da adibire alla conservazione dell'acqua ad uso del territorio comunale.

La richiesta del Comune di Piscinola di ingrandirsi o di essere aggregato a Napoli, venne quindi girata dalla Provincia di Napoli al Consiglio Comunale di Napoli, il quale la discusse nella seduta del 2 febbraio 1862. Nel frattempo alcuni cittadini dei Villaggi di Miano e di Marianella (molto strana la coincidenza temporale...!) inviarono al Sindaco di Napoli, due petizioni, con numerose firme a seguito, con la richiesta di ritornare ad essere comuni autonomi e non più Villaggi di Napoli, come lo erano in quel momento. 
Da evidenziare che nell'anno 1848 i territori di Miano e di Marianella passarono dalle condizioni di Villaggi, come erano stati tradotti nel decennio francese (1809), allo stato di Comune autonomo, ma che poi, visti i problemi finanziari che non riuscivano ad assicurare l'autonomia amministrativa, avevano chiesto e ottenuto nel 1850, dall'allora governo borbonico, di ritornare nelle condizioni di "Villaggio" di Napoli. Quindi, nella seduta del Consiglio Comunale di Napoli, del 3 febbraio 1861, vennero messe in discussione, all'ordine del giorno, le tre richieste, ovvero, la richiesta di autonomia dei Villaggi di Miano e di Marianella e la richiesta di aggregazione del Comune di Piscinola, come Villaggio di Napoli.
Deduciamo che la richiesta di ingrandimento, formulata dal Comune di Piscinola, fosse stata bocciata in prima battuta dal organismo provinciale, visto che non se ne fa più menzione nei successivi documenti ufficiali di dibattimento. Non abbiamo trovato ancora la delibera con la quale venne disapprovata la richiesta. Ma questi riscontri saranno cercati nelle ricerche del prossimo futuro.


Seduta del Consiglio Comunale del 03/02/1862 (dal libro “150 dall’Unità d’Italia ad oggi. Cronache del Consiglio Comunale di Napoli”, di Ugo Grippo, ed. DenaroLibri anno 2012)
"Il Consiglio ecc. ecc.
Letta la domanda degli abitanti de’ villaggi di Miano e Marianella, colla quale espongono il bisogno di una amministrazione a parte e separata da quella che ora dipendente dalla Sezione S. Carlo all’Arena, intendendo con ciò a elevarsi a comune separato;
Visto l’Ufficio del Prefetto della Provincia del 21 p.p. mese, num. 2572, con cui richiedeva al riguardo l’avviso e parere del Consiglio Municipale di Napoli;

Ritenuto il bisogno di una richiesta preliminare, onde preparare gli elementi e il sostrato di un parere giusto e ragionato circa alla chiesta separazione della Sezione S. Carlo all’Arena, ed erezione in Comune de’ summenzionati villaggi di Miano e Marianella;

Ha deliberato: Che una Commissione da prescegliersi dal Sig. Sindaco Presidente nel seno del Consiglio, coll’intervento di due o più notabili, e maggiori imposti dei villaggi di Miano e Marianella, che potrebbero essere all’uopo invitati, e con tutti quegli altri mezzi che si stimeranno acconci a raggiungere lo scopo, raccolta ed indaghi i dati statistici necessari e le nozioni opportune per stabilire la estensione del territorio che dovrebbe costituire la circoscrizione del novello Comune, la popolazione effettiva, le sue risorse finanziarie, le possibili rendite poste a raffronto delle spese facoltative ed obbligatorie che va ad incontrare, in che e fine a qual punto la chiesta separazione potesse tornar dannosa, ed essere di nocumento all’attuale percezione de’ dazii di consumo per la Città di Napoli; e finalmente quant’altro si crederà utile ed opportuno per istabilire la convenienza dell’invocato procedimento. 
Antico stemma del Comune di Napoli
Da risultamenti della richiesta se ne farà dettagliato rapporto al Consiglio; mettendolo così in grado di emettere sull’obiettivo il suo plenario e definitivo parere, per trasmettersi all’autorità competente che lo ha richiesto.
BENEVENTANI dice che il Comune di Piscinola trovasi d’aver fatto una dimanda in senso opposto: cioè o di venire aggregato all’Amministrazione comunale di Napoli, o di unirsi ai villaggi di Miano e Marianella per formare un sol Comune. Propone quindi che la Commissione , la quale dovrà occuparsi della domanda avanzata dagli abitanti di Miano e Marianella, si occupi anche del Comune di Piscinola.
GALLOTTI fa riflettere che il villaggio di Miano nonché quello di Marianella, dimandarono ed ottennero nel 1848 di elevarsi a Comune separato, ma poi non potendo sopperire coi propri mezzi alle spese dell’Amministrazione, fecero istanza di essere riuniti, siccome ora lo sono, al Comune di Napoli.
CORTESE chiede di conoscere se l’autorità governativa, nel trasmettere le petizioni degli abitanti di Miano e Marianella; voglia un parere di questo Consiglio sulla convenienza della chiesta separazione relativamente agli interessi del Comune di Napoli, o relativamente agl’interessi degli abitanti dei succennati villaggi.
AVETA dice che lo avviso letto deve essere dato, tanto nello interesse della Città di Napoli, quanto in quello dei Villaggi che chieggono separarsene.

PROIBENTE, in appoggio di quanto ha detto il consigliere Aveta, fa riflettere che questo Consiglio Comunale rappresenta l’intero Comune di Napoli, di cui ora fan parte i Villaggi di Miano e Marianella. Può quindi occuparsi e da parere non solo sugli interessi speciali della città di Napoli, ma anche su quello dei Villaggi ad essa riuniti.
Essendo quindi la proposta del Sig. Beneventani appoggiata da molti Consiglieri, il Presidente dice che nella deliberazione proposta dal Sig. Aveta dovrebbe aggiungersi che la Commissione da prescegliersi toglierà pure ad esaminare la domanda del Comune di Piscinola tendente o ad aggregarsi a Napoli, o a formare un sol comune con Miano e Marianella. Quindi mette ai voti la deliberazione proposta dal Sig. Aveta con l’aggiunta del Sig. Beneventani."

Mappa Terra di Lavoro - Olim Campania Felix , XVII sec.

Quindi, come si è visto, vennero accolte le proposte dei consiglieri comunali Aveta e Beneventani, di unire le tre richieste e nominare una commissione di esame, per valutare la convenienza per il Comune di Napoli di accogliere le richieste di Miano, Marianella e Piscinola. La commissione, come si legge nel testo, venne suddivisa in tre subcommissioni. Il Sindaco di Napoli, in carica all'epoca, era il conte Giuseppe Colonna di Stigliano. Ecco il contenuto delle relazioni finale delle tre commissioni, riportate dall'Avv. Giacomo Rossi, nella sua opera:
 

"Memorietta riguardante la dimanda del Municipio di Piscinola di divenire Villaggio di Napoli", scritta e pubblicata dall’Avv. Giacomo Rossi (Pubblicazione conservata presso la Biblioteca della Società di Storia Patria di Napoli).
"Il Municipio di Piscinola con tre successive deliberazioni de’ 9 dicembre 1860, 29 agosto 1861 e 30 maggio 1862 esponeva, che stando nel comune sul lembo della zona agraria circuente la città di Napoli ed in line con i Villaggi di Miano, e Marianella, ch’erangli a ciscun fianco, avendo a destra il primo a sinistra l’altro, ed a brevissima distanza massime Marianella, che può dirsi una continuazione di Piscinola, così dimandava o essere Villaggio di Napoli, com’essi; o tuttavia rimanere Comune a patti che gli fosse annesso il Villaggio di Marianella, e che Miano, come già nel 1848, si rilevasse a Comune, essendo quanto bastava popoloso.
L’Agente governativo del Circondario di Casoria con suo uffizio del ’28 dicembre 1860 n.7546 espresse parere favorevole sul proposito, facendo osservare, che il Comune di
Piscinola situato com’era in mezzo ai Villaggi di Miano, e Marianella esenti da’ balzelli civici di cui era gravato Piscinola, veniva frustrato nell’esazione degli stessi, perciocché gli abitanti andavano a comprare i generi soggetti al dazio nei vicini Villaggi, e poscia l’introducevano fraudolentemente nel Comune.
Il sig. Prefetto della Provincia con ufficiale dei 5 gennaio 1861 n. 5235 rimise all’onorevolissimo sig. Sindaco di Napoli la deliberazione del Municipio di Piscinola e copia dell’uffizio del sottoprefetto di Casoria premurandolo a sentire all’uopo il Consiglio Comunale, facendogli tenere la corrispondente deliberazione.

Disegno costruttivo di sistemazione del Palazzo San Giacomo
A’ 7 dicembre 1861 la Giunta Municipale di Napoli a proposta dell’assessore Cav. Beneventano sul riflesso che aggiungendosi al Comune di Napoli il territorio di Piscinola poteva venire giovata la percezione de’ dazi di consumo, opinava accogliendosi la dimanda di Piscinola, da farsene rapporto favorevole al Consiglio Comunale.
A ’27 detto pochi mestatori di Miano per privati interessi avanzavano dimanda al Prefetto di Napoli per elevarsi a Comune indipendente: la prefata dimanda venne rimessa al Sindaco di Napoli per sentire il Consiglio Comunale.
Nel giorno 3 febb. 1862 il Consiglio Comunale di Napoli, dopo matura discussione all’unanimità deliberò, che una commissione da prescegliersi dal Sindaco in sebo del Consiglio, coll’intervento di sue, o più notabili, e maggiori imposti de’ Villaggi di Miano, Marianella, e Comune di Piscinola indagasse la popolazione effettiva de’ Villaggi, e Comune di Piscinola, le risorse finanziarie, e possibili rendite poste a confronto delle spese facoltative, ed obbligatorie: in che , e fino a qual punto la chiesta separazione, o annessione potesse tornare dannosa, o essere utile all’attuale percezione dei dazi di consumo della Città di Napoli: e finalmente quanto altro si credesse utile, ed opportuno. Dei risultamenti dell’inchiesta se ne fosse fatto dettagliato rapporto al Consiglio, mettendolo così in grado di emettere il suo plenario, e diffinitivo parere per trasmettersi all’autorità competente, che ne aveva fatta richiesta.

Poscia il Sindaco procedé alla nomina della commissione d’inchiesta composta come segue.
1. Cav. Beneventani Valerio
2. Persico Federico
3.  Barracca Roberto
4. Raffaele Federico
5.  Pepe Michele.
Mappa della Provincia di Napoli, di L. Marzolla
 Notabili.
1.     Grimaldi Luigi di Miano
2.     Ametrano Nicola di Marianella
3.     Principe de Luna d’Aragona (Piscinola)
4.     Rossi Giacomo (Piscinola).

Nel giorno 22 luglio ultimo la prefata commissione tenne la sua prima riunione, e si stabilì di formare tre sottocommissioni.La prima ebbe l’incarico di esaminare il lato economico della proposta, tenendo presenti i rispettivi bilanci, gli oneri che ognuno attualmente ha, e che potrebbe avere mutando le sue condizioni a seconda delle diverse dimande avvanzate.
La seconda ebbe l’altro incarico di studiare la topografia de’ luoghi per riferire sullo stato attuale della viabilità, e sulle modifiche alle quali potrebbe andar soggetta quante volte si accogliessero le dimande.
La terza tolse l’incarico di studiare specialmente nell’interesse del Comune di Napoli l’andamento del muro di barriera , ove venissero accolte, o rifiutate le dimande, e se la percezione de’ dazi civici della Città potesse vantaggiarne o soffrirne nocumento.
Glia abitanti, e proprietari di Marianella e Miano a’ 9 e ’20 ottobre ultimo avanzavano due distinte dimande con svariate firme munite di autentica alla commissione d’inchiesta, che in seguito verranno trascritte.
Le prefate tre sottocommissioni fecero le seguenti relazioni.
Relazione della 1^ sottocommissione per lo stato finanziero.
La sottocommissione incaricata di riferire in linea economica sulle dimande di aggregazione al municipio di Napoli dal Comune di Piscinola, e di separazione da Napoli dei Villaggi di Miano e Marianella, ha osservato quanto a questi due ultimi, che le velleità riprodotte da alcuni abitanti, massime di Miano, di separarsi da Napoli furono esaudite nel 1848; ma indi a non molto si vide la necessità di togliere a quel nuovo ente  la indipendenza che non bastava a sostenere. Che nessuno evidente mutamento giustificherebbe oggi quello si sperimentato nocivo del 1848 – Che infine (e questo fatto sopraggiunto ci libera da ogni esame) altri notabili cittadini di quei Villaggi, anzi parecchi di coloro che sottoscrissero la prima petizione, chieggano ora come un beneficio di rimanere congiunti a Napoli, e biasimano il fatto dei primi.
Mappa della Campagna felice, di A. Bulifon
Quanto al Comune di Piscinola, speciali ragioni confortano ad accettale le sue dimande di aggregazione al Municipio di Napoli, le quali si riducano brevemente a queste.
Il Comune di Piscinola è posto a due miglia da Napoli, quasi come Miano, ma per una singolarità che è la principale cagione del suo malessere, è fra mezzo a due Villaggi napoletani di Marianella e Miano.
Se si eccettua la sovraimposta fondiaria, gravissima per bastare alle spese necessarie, e il dazio sulla farina, prossimo ad indebolirsi, come è voce accreditata, la maggiore delle rendite di Piscinola è l’imposta sul vino, la quale esso dava negli anni passati in appalto per una somma dai 1000 ai 1500 ducati. Questa entrata ora è ridotta quasi al terzo, cioè a duc. 556, stanteché  i limitrofi Villaggi di Miano e Marianella godendo la franchigia dai detti dazii, il contrabbando si esercita largamente, bastando pochi passi per uscire dal territorio di Piscinola e ripararsi nel franco.

Ponendo ora mente alla condizione economica del detto Comune, è da osservare: che le spese da addossarsi dal Municipio di Napoli per conto di Piscinola, se l’annessione abbia luogo, sarebbero:
Ai signori Gallotti, per interessi sul capitale di duc. 8938.43 ……373.43
A detti sig. Gallotti in disconto del capitale……………..               200.00
Ai signori Quattromani sul capitale di duc. 700  ………….             25.20
Al parroco per congrua    …….                                                        72.00
Al sottoparroco …………….                                                             36.00
Per la Guardia Nazionale   ……………                                         156.00
Per l’istruzione affidata a Padre Lodovico da Casoria ………..     20.00
Per mantenimento delle strade (in buono stato ora) ………….       47.00
Fondiaria………………………….                                                     31.20
Sagristano…………………….                                                           12.00
Orologista…………………..                                                                8.00
Ai poveri per soccorsi e medele……………….                                 40.00
Riparazioni alle proprietà Comunali………………                          10.00

Totale duc. ………………………………………       …                   1030.00.
Seguita l’aggregazione, il Municipio di Napoli ricaverebbe con la sovraimposta delle grana addizionali alla ragione di duc. 28 per ogni grano, sopra un territorio di moggia 924, e passi 684
Duc. …………………………..                                                         112.00
Pel doppio 3 per 100 sull’imponibile di duc. 1925.25 …………   115.00
Pei maggiori dritti d’intero sopra circa 70 morti l’anno, per una popolazione di 2300 ab……………………………….                                                       126.00
Per affitti di proprietà Comunali……………………..                      92.00
                                                                                            Duc.  445.00
Certo, se queste, e non altre fossero le speranze di entrate da porre a calcolo, vi sarebbe danno del Comune di Napoli. Ma la sottocommissione ha considerato: 1. Che per fermo di percezione dei dazii di consumo dovrà essere maggiore quando tutti quei territori potranno sottoporsi alla vigilanza dell’amministrazione: 2. Che un considerevole  introito si dovrà avere nel solo villaggio di Piscinola sui generi soggetti al dazio che ivi si consumano.
Palazzo San Giacomo, foto fine '800

Finalmente per quello, che concerne l’edificio, il personale, e la organizzazione della novella amministrazione del villaggio da aggiungersi, nulla verrebbe ad alterare le spese del Comune di Napoli, che già mantiene una Sezione nel Villaggio di Miano. Anzi un guadagno verrebbe a farsi lasciando la casa appigionata in Miano per duc. 36 l’anno, e trasportando la Sezione in Piscinola, dove una comoda, e decente abitazione di proprietà del Comune, è già addetta a Casa Comunale.
Il trasferimento della Sezione la sottocommissione lo consiglia altresì, ponendo  l’occhio alla rispettiva situazione dei Villaggi da lei accuratamente ed ocularmente esaminata. Piscinola infatti, è fra Miano, e Marianella, anzi può dirsene il tratto d’unione, poiché Marianella non confina con Miano, che in sol lato brevissimo, al ponte, cioè San Rocco. Gravi doglianze si muovano tuttodì dagli abitanti di Marianella, che deono recarsi a Miano per gli affari municipali, e per i frequenti dello Stato Civile. A Piscinola confinante da molte parti con Miano, e con Marianella, a breve distanza da quello, e brevissima da questa, converrebbe dunque trasporre la sede dell’aggiunto, che naturalmente si eleggerebbe dal Consiglio Comunale fra i residenti in uno dei tre Villaggi.
Per le quali considerazioni, la sottocommissione opina, doversi rigettare la dimanda che tende a staccare da Napoli Miano, e Marianella, e doversi accogliere la dimanda di annessione al Municipio Napoletano del comune di Piscinola. Napoli 4 novembre 1862. La sottocommissione  - Federico Persico relatore – Michele Pepe – Giacomo Rossi.
Relazione della 2^ sottocommissione per la topografia, e viabilità
La sottocommissione  incaricata di studiare la topografia de’ Villaggi di Miano,  e Marianella, nonché quella del Comune di Piscinola, che chiede essere annesso alla Città di Napoli, per riferire sullo stato attuale della viabilità, e sulle modifiche, alle quali potrebbe andar soggetta quante volte le dimande venissero accolte, osserva quanto segue.
Regio Decreto di elevazione a Comune per Miano e Marianella
Alla parte settentrionale, ed alla distanza di due miglia da questa nobilissima Città sopra Capodimonte sonovi i Villaggi di Miano, e Marianella: il primo che contiene una popolazione di circa 4000 abitanti, ed il cui territorio si estende fin sotto il muro finanziero, confina a mezzo giorno col Boschetto Reale di Capodimonte, ad oriente con Capodichino, a Settentrione con Secondigliano, e Occidente col Comune di Piscinola, che gli è molto prossimo. Le strade interne, la di cui estensione non è molto rilevante, essendo i fabbricati quasi tutti in continuazione. Sono in alquanto buono stato, essendo basolate nel mezzo la maggior parte, e scardonate nei laterali; e tale basolato s’innesta colla strada Nazionale, che gli è molto vicina.
Il Villaggio di Marianella poi, che conta una popolazione di circa 2000 abitanti confina a mezzo giorno col Comune di Polvica, e Chiajano, ad Oriente col Villaggio di Capodimonte, e Comune di Piscinola, a Settentrione col medesimo Comune di Piscinola, e ad Occidente con Mugnano. Le sue strade interne rattrovansi in medesimo stato; lo stesso tiene due cupe che menano sulla strada di Marano.

In quanto al Comune di Piscinola.

Piscinola vanta una popolazione al di là di 2300 abitanti confina a mezzo giorno, e ad Occidente con Marianella, ad Oriente con Miano, e a Settentrione con Melito. In modo, che i due Villaggi , ed il Comune di Piscinola rattrovansi sul lembo della stessa zona agraria circuente la Città di Napoli, ed in linea tra di loro, avendo Piscinola ad un fianco Miano circa un quarto di miglio, e vi si accede per due strade, l’una in linea retta, ch’è una breve cupa, e l’altra a brecciame detta strada di Agnano meno breve, perché fa un gomito; alla parte Orientale di Piscinola vi è la massaria degli eredi del sig. Angelis, che fa parte del Villaggio di Miano, mentre è in continuazione dell’abitato di Piscinola, locché da luogo a frequenti quistioni per i dazi civici del Comune, e consumi della Città di Napoli: un eguale inconveniente si osserva per la masseria denominata Macedonio che essendo prossima all’abitato di Miano fa parte sconciamente del Comune di Piscinola.
Dista poi da Marianella pochi passi, anzi i fabbricati possono dirsi quasi congiunti, e vi si accede per due brevissime cupe. Le strade interne dello stesso rattrovansi in buono stato, essendo nella massima parte basolate, e scardonate; possiede inoltre una strada a brecciame che da fuori l’abitato del Comune s’innesta con quella di Agnano, che immette su quella di Miano, S. Rocco, e Marano. Nella ipotesi che Piscinola fosse dichiarato Villaggio nessuna modifica si dovrebbe apportare alle strade di comunicazione tra Piscinola, Miano e Marianella, ne tampoco a quella che mena al Camposanto, che la città di Napoli tiene per i Villaggi, poiché tutte le mentovate strade rattrovansi in istato tale da non far soggiacere il comune di Napoli a niuna grave spesa né per ripararle, né per manutenerle: e d’altra parte non hanno quei tre villaggi bisogno urgente di nuove strade da doversi fare dal comune di Napoli.
Per le quali tutte cose risguardanti lo stato viario dei summentovati Villaggi e la configurazione territoriale la sottocommissione è di parere doversi rigettare la dimanda di segregazione da Napoli inoltrata da alcuni di Miano, a nome anche di Marianella, e doversi accogliere la sola dimanda di annessione del Comune di Piscinola al Municipio di Napoli; e con tale annessione Napoli non estenderebbe il suo territorio oltre gli attuali limiti, ma regolarizzerebbe, ed arrotonderebbe quello de’ Villaggi di Miano e Marianella, essendo Piscinola un cono o istmo in mezzo di essi.
Tanto dovea rapportare coscienziosamente la sottocommissione in adempimento dell’incarico commessole. Napoli 7 novembre 1862. La sottocommissione =Roberto Barracco=Luigi Grimaldi relatore= Principe Pasquale de Luna d’Aragona.
Relazione della 3^ sottocommissione pei dazii di consumo.
Regio Decreto di soppressione dei Comuni di Miano e di Marianella
La sottocommissione deputata ad esaminare se convenga aggregare al Municipio di Napoli il Comune di Piscinola, e se convenga permettere la separazione dal detto Municipio di Napoli dei Villaggi di Miano, e Marianella, un quanto riguarda, dei dazi di consumo, osserva quanto segue.
La posizione topografica del Comune di Piscinola, che rimane tra Miano, e Marianella, essendo ora un luogo franco arreca non lieve danno alla percezione de’ dazi di consumo; imperocché  dai depositi de’ generi che ivi si raccolgano si alimenta la consumazione de’ circostanti Villaggi di Miano, e Marianella; e tali immessioni in frode avvenendo con frequenza, alla spicciolata, ed in tenue quantità, agevolmente sfuggano anche alla più accurata vigilanza.
Il maggiore inconveniente si sperimenta inoltre per l’ascrizione degli animali di vita, e precipuamente per i maiali, i quali nel tempo della loro macellazione per fuori Piscinola si dichiarano, e s’introducano poscia macellati in contrabbando nei menzionati limitrofi Villaggi di Miano, e Marianella.
Ed è principalmente a riflettere, che per ovviare ai siffatti inconvenienti una volta aggregato il Comune di Piscinola, il Municipio di Napoli non soggiacerebbe ad alcuna spesa per lo stabilimento di una nuova officina, e del correlativo personale, potendosi aggiungere la giurisdizione daziaria al vicino Villaggio di Marianella, come per lo innanzi era stabilito giusta il disposto dall’art. 3.° del Regolamento dei 9 gennajo 1827.
Tale aggregazione del comune di Piscinola al Municipio di Napoli, mentre assicurerebbe maggiore introito nei detti villaggi di Miano e Marianella da una parte; dall’altra parte frutterebbe al comune di Napoli non meno di annui ducati cinquecento.
Dimostrata per le cose dette di sopra l’utilità che deriva dall’annessione di Piscinola al Municipio di Napoli, ed ottenutosi  simultaneamente  il vantaggio  della percezione senza onere di sorta da una parte, se conseguita, per converso dall’altra la necessità assoluta di ritenere i villaggi di Miano, e Marianella, la cui disgiunzione arrecherebbe evidentemente gravissimo danno al sistema generico della percezione dei dazi di consumo, perocché quei Villaggi van specialmente considerati come garentia del muro di cinta dall’angolo di Capodichino sino a Lieto, potendo la maggior parte dei generi soggetti al dazio di consumo essere sorpresi a distanza del detto muro, ove le perlustrazioni riescano proficue, sperimentandosi invece ogni vigilanza meno utile, allorché si esercita in maggior prossimità del medesimo.
Piscinola, interno del cortile in via del Salvatore
Quindi si opina accogliersi la dimanda di annessione del Municipio di Piscinola, e rigettarsi quella di Miano e Marianella di separarsi da Napoli.
Tanto dovea riferire la sottocommissione in adempimento dell’onorevole incarico ricevuto. Napoli 28 ottobre 1862. La sottocommissione = Federico Raffaele  relatore Nicola Ametrano.
Dopo di che riunitisi insieme nei giorni 14 dicembre, 14, e 19 gennaio ultimo, e lette, discusse ed adottate le prefate tre relazioni, la commissione ad unanimità fu di parere di rigettarsi la dimanda avanzata da alcuni abitanti di Miano, a nome anche di Marianella per elevarsi a Comune indipendente ed accogliersi solo la dimanda di annessione al Municipio di Napoli del Comune di Piscinola stabilendo ivi la Municipalità per comodo di tutti e tre i Villaggi, rimanendo incaricato l’egregio Consigliere Persico per la redazione del rapporto, e proposta al Consiglio.
Napoli li 9 febbrajo 1863.  Avv. Giacomo Rossi" .

Intanto il processo di aggregazione di Piscinola subì delle lungaggini procedurali e dei rallentamenti burocratici... Nel 15 luglio del 1864 un sollecitò arrivò addirittura tra i banchi del parlamento del Regno, riunito a Firenze (all'epoca Capitale d'Italia), attraverso un'interpellanza formulata dal deputato on. Lazzaro, rivolta al ministro degli interni del tempo, on. Peruzzi. Ecco il testo della discussione:


Camera dei Deputati - Sessione 1863-64 - Interpellanza parlamentare “Mozione relativa al Comune di Piscinola” - 1^ tornata del 15 luglio 1864
Lazzaro,
Ora che si è approvata la legge io prendo occasione per fare un eccitamento all’onorevole ministro. C’è un comune vicino Napoli, quello di Piscinola, il quale desidera di aggregarsi a Napoli. Io credo che l’onorevole ministro sia a giorno di questa pratica, tanto più che il Consiglio comunale e il Consiglio provinciale di Napoli hanno dato parere favorevole.
Dopo ciò si attendeva appunto che fosse presentato un progetto di legge. In aspettazione della legge comunale e provinciale, il comune non ha creduto spingere le sue istanze. Or che si è presentato e votato un progetto di sapere due comuni, a ragione di più, e stando ai sani principii di amministrazione, si potrebbe presentare apposita legge per un comune che, se non è aggregato a Napoli, vede esaurire giornalmente le sue deboli forze.

Peruzzi, ministro per l’interno. Io vedo che l’onorevole Lazzaro ha dato un esempio che, spero, non sarà seguito, imperocchè allora potremmo stare qui sino a questa sera ad udire qualche onorevole deputato  che lo segua pur anche in questa strada. Del resto mi pare che l’occasione non fosse molto opportuna, me lo perdoni, in quanto che adesso abbiamo fatto una legge per la separazione, ed egli viene a domandare una riunione.  Qui non è quistione di separazione, né di riunione: tanto l’una come l’altra possono, secondo le circostanze, essere opportune; anche uno che abbia opinione che i comuni debbano essere grossi, può, per una circostanza qualunque, favorire la separazione di un comune dall’altro. Ho già dichiarato altra volta che il Ministero non credeva di proporre alcun progetto a questo proposito finché non fossesi deciso intorno alla legge comunale e provinciale, nella quale sono poste alcune norme per agevolare questa riparazione d’inconvenienti che pur troppo ci sono, come benissimo diceva l’on Depretis, ed ai quali è forse conveniente di provvedere avanti che si venga ad una misura generale.
Ora questa pratica pende dinanzi al Ministero dell’interno, e penderà sinché non siasi deliberato intorno alla legge comunale e provinciale.
Del resto la Camera ha sospeso la discussione della legge comunale e provinciale, ma abbiamo preso impegno di riprendere i nostri lavori più presto e ricominciali dalla continuazione di questa discussione, Se in oggi presentassi un progetto di legge, evidentemente non sarebbe discusso se non dopo la legge comunale e provinciale. Mi pare dunque che sarebbe perfettamente inutile che si insistesse in questa discussione.
Quando si discuterà la legge comunale e provinciale, si stabiliranno quelle norme che si crederanno convincenti onde agevolare questa riparazione d’inconvenienti pur troppo lamentati, inconveniente che esiste pure nel caso accennato dall’onorevole Lazzaro, ed allora si procederà secondo le norme che il Parlamento stabilirà in occasione di quella discussione.

Cadolini.
Ho domandato la parola.
Presidente. Ha la parola.
Cadolini. Non accennerò un altro caso del genere di quello ricordato dal propinante; soltanto dirò due parole sulla questione di massima.
A me sembra che il Ministero dovrebbe invitare i Consigli provinciali a formolare i loro pareri fin d’ora intorno alla questione delle aggregazioni e disgregazioni per poter poi, quando la Camera si riunirà nuovamente, venire a sottoporre al suo giudizio un progetto di legge a cui fosse annessa una tabella di aggregazioni e di disgregazioni, la quale potesse essere in blocco approvata dalla Camera stessa, con che si avesse a risolvere finalmente questa importantissima questione dei piccolissimi comuni incapaci di avere un’amministrazione libera e indipendente, e di sostenerne le spese.
Pianta della città di Napoli, con la delimitazione del muro finanziere
Credo che l’unico modo di risolverle prontamente e costituzionalmente, con soddisfazione di tutti i comuni e con un sicuro benefizio della pubblica amministrazione sia questo che il Ministero debba compilare una tabella  sopra le proposte che tutti i Consigli provinciali gli faranno, che poi debba presentare questa tabella (che sarebbe il riassunto delle proposte dei Consigli provinciali) alla Camera per la sua approvazione.
Io credo sia questo l’unico modo costituzione di risolvere la questione, specialmente per quanto si riflette alle aggregazioni, a cui anzi intendo specialmente alludere, ritenendo che il numero delle disgregazioni a farsi sia incompatibilmente minore di quello delle aggregazioni che sono necessarie al buon andamento della cosa pubblica.
Altrimenti il Ministero farà dei decreti reali, i quali daranno luogo ad interminabili interpellanze in questa Camera, perché facilmente sorgerà il caso in cui alcun deputato si troverà in dovere di reclamare contro qualcuno di questi decreti.
Quando invece la questione sia stata risolta dalla Camera, non vi sarà più luogo a querele, tanto più perché il suo voto avrà una leggittima base nelle autorevoli deliberazioni dei Consigli provinciali.
Peruzzi, ministro per l’interno. Domando la parola.
Io, per la parte mia mi riserbo di pensare alla mozione dell’onorevole Cadolini, la quale è molto, ma molto grave; imperocché altro è informazioni che i Consigli provinciali diano, a termini delle leggi vigenti, intorno alle separazioni ed aggregazioni promosse dagli interessato, altro è che il Governo promuova delle ricerche per parte dei Consigli provinciali, le quali verrebbero senza aver consultato i comuni interessati, giacché sarebbe impossibile, le sessioni essendo seguite subito dalla riunione del Parlamento, che questo si facesse. Sarebbe un modo forse di sollevare molte pressioni e gare; e l’onorevole Cadolini mi permetterà, la cosa essendo molto grave e trattandosi d’iniziative che debbo prendere io, che io mi riservi, prima di pronunciarmi sulla sua proposta, di fare quelle riflessioni che mi parranno opportune.

Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, con la notizia della soppressione del Comune di Piscinola

Il processo di "soppressione/aggregazione" del Comune di Piscinola si concluse il 29 novembre 1865, con l'emanazione del Regio Decreto n. 2650, con il quale si sancì, a firma del Re Vittorio Emanuele II, la soppressione del Comune di Piscinola e l'aggregazione del suo territorio alla Città di Napoli, a far data del 1° gennaio 1866. Seguì la conseguente pubblicazione sulla Gazzetta del Regno d'Italia, n. 330 del 22 dicembre 1865 (foto di sopra). Il Sindaco di Napoli, in carica al momento dell'aggregazione comunale, era il Barone Rodrigo Nolli.
Ecco il testo del breve decreto:

N.2650
REGIO DECRETO per la soppressione del Comune di Piscinola, ed aggregazione del medesimo alla Città di Napoli.
29 novembre 1865
                                         VITTORIO EMENUELE II
                      per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia
Sulla proposta del Nostro Ministro dell’Interno;
Visto l’art. 15 della Legge del 20 marzo 1865;
Viste le deliberazioni di Piscinola del 3 dicembre 1860, del 29 agosto 1861 e del 30 maggio 1862;
Viste le deliberazioni del Consiglio Municipale di Napoli del dì 11 marzo 1863, e quella del Consiglio Provinciale di Napoli del 18 dello stesso mese;
Abbiamo decretato e decretiamo:
                                                       Articolo unico.
Dal 1.° gennaio 1866 il Comune di Piscinola sarà soppresso ed aggregato alla Città di Napoli, e cessando perciò di far parte del Circondario di Casoria, sarà unito a quello di Napoli.
Ordiniamo che il presente Decreto, munito del Sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Firenze addì 29 novembre 1865.
                   VITTORIO EMANUELE
Registrato alla Corte dei conti
addì 16 dicembre 1865
Reg.o  31 Atti del Governo a c. 121
AYRES
(Luogo del Sigillo)
V. il Guardasigilli CORTESE. 
                                                                                    NATOLI.
Stamperia Reale.



Intanto la notizia apparve nelle cronache della stampa nazionale; diversi articoli furono scritti a commento della notizia dell'abolizione del Comune di Napoli e l'aggregazione del territorio nel Comune di Napoli. Ne abbiamo trovato uno satirico che riportiamo nel seguito:
Da Lo Cuorpo de Napoli e lo Sebbeto, edizione 1 - Venerdì 6 aprile 1866.
Fatticielle Nuoste:
“Ll’autr’jere se riunette lo Consiglio Municipale – La cosa cchiù nteressante che se trattaje fuie l’annessione de lo Comune di Pescinola a chillo de Napule – Se tratta de no bellissimo affare che ‘a fatto lo Municipio nuosto, pecché Piscinola tene no ntrojeto de 2 mila lire e n’eseto de 2400!  […]


La Deputazione della Provincia di Napoli, con la seduta del 26 luglio del 1866, prese atto della conclusione del processo di aggregazione del territorio di Piscinola nel Comune di Napoli e si espresse con una precisazione in merito alla ripartizione del numero dei seggi dei consiglieri eletti spettanti al Comune di Napoli. Fu infatti ribadito che, secondo le norme di legge all'epoca vigenti, a richiesta del consiglio Comunale e della maggioranza dei cittadini delle frazioni comunali aggregate, si potesse riconsiderare la ripartizione della circoscrizione elettorale di riferimento e l'elezione del relativo numero di consiglieri, a scrutinio separato; ma questi saranno argomenti di futuri post del blog...
Ecco il testo della delibera provinciale:

Consiglio della Deputazione Provinciale di Napoli - Seduta del 24 luglio 1866 (dal libro “Atti della Deputazione Provinciale di Napoli”, anno sesto volume settimo, dal 3 luglio al 30 dicembre 1866. Napoli stamperia dell’Iride - 1867)V. Lette le deliberazioni del Consiglio comunale di Piscinola e Marianella, in data 9 di dicembre 1860, 29 di agosto 1861, e 30 di maggio 1862, con le quali dimandavasi che il Comune di Piscinola, rimanendo soppresso, venisse invece aggregato a quello di Napoli col diritto però alla nomina di un consigliere comunale, siccome borgata e frazione della Sezione del Comune medesimo a cui si sarebbe riunito.
Lette le deliberazioni del Consiglio comunale e provinciale di Napoli in data 11 e 18 marzo 1863, colle quali s’inerì al dimandato aggregamento.
Visto il Regio Decreto 29 novembre 1865, col quale il Comune di Piscinola, rimanendo soppresso, fu invece aggregato a quello di Napoli.
Considerato che la suddetta aggregazione, quando nel correlativo decreto non ci ha limitazione veruna, debba ritenersi per approvata nei termini come fu chiesta, come fu consentita della parte stessa che vi aveva interesse, e come il Consiglio provinciale ritenne che l’aggregazione medesima dovesse avvenire.
Perciò non è da dubitare che il soppresso Comune di Piscinola, diventato ora borgata e frazione di quello di Napoli, abbia dritto alla nomina d’un Consigliere che possa rappresentar i suoi interessi in seno al Consiglio del Comune a cui è stato riunito, allora maggiormente che ciò costituì una condizione esplicita dell’atto della chiesta deduzione.
Considerato però che per l’articolo 47 della legge 20 marzo 1865 la Deputazione provinciale può pei Comuni divisi in frazioni, sulla domanda del Consiglio comunale e della maggioranza degli abitanti di una frazione, sentito il Consiglio dello stesso, ripartire il numero dei consiglieri fra le diverse frazioni della popolazione, e determinare la circoscrizione di ciascuna di esse. Nel qual caso soggiunge lo stesso articolo si procederà all’elezione dei Consiglieri delle frazioni rispettivamente degli elettori delle medesime, a squittinio separato.
Considerato che allo stato delle cose, occorre d’interpellare, giusta il mentovato articolo, il Consiglio comunale di Napoli.
Vista la domanda all’uopo presentata, e sottoscritta da n.47 elettori, costituenti la maggioranza della frazione suddetta.
Per le considerazioni.
La Deputazione
A relazione del Deputato cav. Mazza. 

Delibera
D’invitarsi il Consiglio comunale di Napoli a deliberare con urgenza intorni alle dimande della frazione Piscinola e Marianella.



Conclusioni e analisi storica:
Dal 1° gennaio 1866, dopo secoli di autonomia amministrativa, Piscinola divenne una parte del Comune di Napoli, inizialmente come Villaggio, nell'ambito del quartiere di San Carlo All'arena e, successivamente, come "Frazione" e poi come "Circoscrizione" del Comune di Napoli, insieme a Marianella.
Non è facile esprimere dei giudizi in merito alle scelte civiche e politiche fatte all'epoca dai nostri amministratori, per giunta oltre 150 anni fa...
Dobbiamo innanzitutto calarci nel contesto storico e sociale del momento, che forse ci aiuterebbe a capire meglio le dinamiche e le cause scaturenti quelle scelte. Ma dall'analisi dei fatti accaduti, dalla lettura dei testi e delle discussioni pubbliche, traspaiono almeno due cose che appaiono abbastanza significative e contrastanti, che generano alcuni dubbi interpretativi. La prima è che la domanda presentata dal Comune di Piscinola appare contraddittoria, perché, in un unico testo, da un lato si chiede di diventare un grande Comune e dall'altro si chiede, in mancanza del primo, di essere abolito. Si possono intuire delle divergenze amministrative esistenti tra il Comune con il Distretto centrale che era Casoria oppure una disperata richiesta di aiuto lanciata alla Provincia per considerare la propria posizione finanziaria critica: richiesta di aiuto formulata come una sorta di provocazione... Forse i motivi non li conosceremo mai...!
L'altra cosa che stupisce è la contemporaneità delle richiesta fatte dai cittadini di Miano e di Marianella, di essere autonomi da Napoli, proprio nel momento in cui Piscinola chiedeva di unire i territori dei due Villaggi sotto la sua impronta comunale. Gli atteggiamenti di Miano e di Marianella appaiono come un dissenso al processo di unificazione portato allora avanti da Piscinola, come un pretesto per evitarlo; tuttavia l'azione potrebbe pure essere interpretata come una specie di rafforzamento all'azione piscinolese, anche se mal formulato...! Sarà un altro dubbio che ci porteremo appresso, fino al reperimento di nuovi indizi...!
Piscinola, quindi, nel 1866, subito a valle dell'Unità d'Italia, fu uno dei primi Comuni d'Italia ad essere aboliti, quando la Capitale non era stata ancora trasferita a Roma. Possiamo confortarci per la perdita, considerando che, trascorsi da quel momento altri 60 anni, nel biennio 1925-26, per opera del regime fascista (che intendeva realizzare la "Grande Napoli", ossia la terza metropoli dell'Impero con oltre un milione di abitanti), altri importanti Comuni posti nella cintura attorno alla Città di Napoli, furono soppressi e annessi al Municipio napoletano, tra questi: Secondigliano, Chiaiano e Uniti, Soccavo, Pianura, Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio e San Pietro a Patierno. Sicuramente in quel frangente anche il sopravvissuto Comune di Piscinola (semmai ancora esistente), sarebbe inesorabilmente passato, forzatamente, nella fila dei Comuni soppressi.
Salvatore Fioretto


lunedì 22 giugno 2020

Il Comune di Piscinola, tra la Restaurazione borbonica e l’Unita’ d’Italia (Appendice alla Parte seconda)

Prima di continuare con il completamento della storia del Comune di Piscinola, della "Terza parte", introduciamo questa "Appendice" alla "Seconda parte", appena pubblicata, chiarendo i dubbi che sono sorti in merito alle origini dell'ingente debito detenuto dal Comune di Piscinola, al momento della sua aggregazione. Possiamo affermare, non senza una giustificata soddisfazione personale, che la ricerca in merito è stata fruttuosa e rapidissima, e le lacune presenti si possono dire definitivamente colmate! 
Grandezza della ricerca storica e lungimiranza di Colui (avv. Giacomo Rossi), che ben 157 anni fa desiderò mettere "nero su bianco", a futura memoria..., quindi, oggi per noi!

Origine, Storia ed ammontare dei debiti di Piscinola
(Dall'appendice della relazione dell'avv. Giacomo Rossi, del 9 febbraio 1863 dal titolo: "Memorietta riguardante la dimanda del Municipio di Piscinola di divenire Villaggio di Napoli", conservata nella "Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria", Napoli).

Nell'anno 1647, la Città di Napoli per fare un donativo di un milione richiesto dalla Maestà Cattolica Filippo IV, dietro conclusioni dell'eccellentissima piazza, impose due gabelle, cioè una di un carlino a tomolo sulla farina da esigersi nella Città di Napoli, l'altra di carlini tre per ogni tomolo da esigersi nei casali del suo distretto, fra cui Piscinola la cui gabella fu valutata per ducati 1822,75; tale somma venne tolta in prestito dai signori Alessandro Brancaccio, e Alfonso de Liguori (avo di Sant'Alfonso M. De Liguori), col patto quandocunque, tanto in benefizio della Città, che del Casale di Piscinola, come da istrumento rogato nel dì 1.° aprile 1647, per Notaio Giovanni Maria Stinga, allora Notajo della Citta di Napoli.
Nel 1679, il Casale di Piscinola per sottrarsi dalla jattura di essere venduto come le altre terre demaniali, e cadere al giogo dei Baroni, pagò alla Regia Corte di Sua Maestà Cattolica Carlo II, la somma di duc. 3800, come da istrumento per Notar Paolo Giuseppe Russo di Napoli.
Con istrumento del 18 febbrajo 1745, per Notar Francescantonio Migliaccio di Napoli la università del detto Casale, vendé al Duca D. Giuseppe Giordano Falangola duc. 81,00 di annua rendita corrispondente al capitale di duc. 2032 per l'acquisto di due comprensorj di case ad uso forno, chianca e bottega lorda (lo scrittore annota che ancora nell'anno 1863: "esistono i suddetti cespiti una alla casa municipale, e formano il patrimonio comunale"). 
Con istrumento del Notar D. Filippo Cangiano del dì 4 febbrajo 1781, a cagione di annualità arretrate l'università del detto Casale contrasse un debito con il signor D. Vito Majullari a tempo indefinito, nella somma di duc. 9778,89, estinguendosi però con questo denaro i debiti preesistenti, dinanzi discorsi, di cui il Majullari divenne cessionario dei dritti, e ragioni, perché da esso soddisfatti.
In fine con altri due strumenti deu 19 giugno e 16 ottobre 1781, per Notar Giuseppe Ventrella di Napoli, il detto Majullari cedè il prefato credito di duc. 9778,89, dovutogli dal Casale di Piscinola, una cogl'interessi  alla ragione di 3 e mezzo per 100, ascendenti a duc. 312, a D. Giovambattista Gallotti, di cui successero i suoi figlioli, D. Raffaele, e D. Salvatore Gallotti.
Il credito rappresentato dal fu D. Raffaele presentemente si rappresenta dai signori
1. D. Francesco Gallotti per duc. 890,37, su di essi gli si corrispondono duc. 21,74 annui.
2. D. Maddalena Gallotti per duc. 2381,00, su di essi le si corrispondono duc. 89,67 annui.
3. Eredi di D. Giovambattista Gallotti juniore per duc. 883,35, e loro si corrispondono annui ducati 21,36.
Il detto capitale quindi trovasi ridotto a ducati 8938,43.
Più esiste altro debito, anche a tempo indefinito di soli duc. 700 in prò dei signori Quattromani, pei quali si paghino duc. 25,20 annui.
In uno i debiti che gravitano sul Comune di Piscinola ascendono a duc. 9638, 43, e sugli stessi si corrispondono annui duc. 398,63".

Da osservare che, tra i locali acquisiti in proprietà dall'Università del Casale di Piscinola, c'erano, oltre al "Forno pubblico" e alla "Bottega lorda", anche la "Chianca", dedita alla vendita al dettaglio delle carnagioni macellate (con Jus Macellatico): deduciamo che l'etimologia del toponimo di Piscinola di "Capo 'a Chianca", derivi, quasi sicuramente, per la presenza di questa struttura comunale.
La "Bottega lorda" era il locale (con il corrispettivo "diritto di privativa" concesso all'asta, al miglior offerente), per la vendita a prezzi controllati di oli, fomaggi, latticini, salami e pesci affumicati.



Con la prossima pubblicazione della "Terza Parte", completeremo la trattazione della storia del Comune di Piscinola, descrivendo gli eventi che portarono alla sua abolizione e all'aggregazione del suo territorio all'interno del Comune di Napoli.
Salvatore Fioretto

domenica 21 giugno 2020

Il Comune di Piscinola, tra la Restaurazione borbonica e l’Unita’ d’Italia (parte seconda)


Continuiamo in questo post la narrazione delle vicende storiche del Comune di Piscinola, che abbiamo iniziato nella parte prima, e analizzeremo sinteticamente i motivi che causarono l'epilogo dell'Ente comunale. 
La vita dell'amministrazione piscinolese continuò, dopo la restaurazione borbonica, in seno alla conservata struttura della Provincia di Napoli, sotto la soprintendenza del Distretto di Casoria. In quel periodo Piscinola contava 2218  abitanti (anno 1858), quasi tutti dediti ai lavori agricoli nei campi del territorio comunale. C'erano anche un discreto numero di persone dedite ai lavori nell'edilizia, nella manutenzione delle selve e nelle cave di Chiaiano, per l'estrazione del tufo. Purtroppo il ridotto numero degli abitanti, l'esigua estensione territoriale del Comune e, soprattutto, la mancanza di una imprenditoria fiorente e di un mercato di derrate prodotte, che portassero introiti alle casse comunali, attraverso le imposte dei dazii sui beni di consumo, furono significativamente determinanti per l'esistenza del  Comune di Piscinola, portando alla sua rapida soppressione, avvenuta nell'anno 1866 (1 gennaio).
Il bilancio delle casse comunali erano quindi gravate da debiti significativi, a fronte dei quali il Comune non riusciva nemmeno al pagamento dei ratei degli interessi annuali. Questi debiti derivavano soprattutto da impegni finanziari contratti dal Comune nei decenni precedenti all'Unità d'Italia e che furono acquisiti dalla famiglia Gallotti, dal precedente debitore, don Vito Majullari (ducati 8900)
Non conosciamo ancora con precisione le cause che portarono alla formazione del debito; sappiamo che una parte di esso scaturì dal debito contratto con il duca don Giuseppe Giordano di Falangola (ducati 2032), come descritto nella prima parte, purtuttavia c'erano anche delle sostanziose pendenze pregresse e una traccia ci conduce addirittura al periodo vicereale, quando fu richiesta dalla comunità un'ingente liquidità di danaro, per far fronte al "riscatto" del Casale contro la paventata compavendita. Ma questa è materia di ulteriori future ricerche storiche.
Poi c'erano le spese per la manutenzione corrente del territorio, le spese amministrative e i contributi che il Comune doveva versare ogni anni alle casse dell'Ente provinciale per la realizzazione delle infrastrutture nel territorio provinciale...
Ecco alcune delle numerose delibere scritte durante le sedute della Deputazione della Provincia di Napoli di quegli anni, riguardanti i solleciti e le interpellanze rivolte al Comune di Piscinola, per il pagamento dei creditori o per la conciliazione a fronte della richiesta di aumento degli interessi da parte degli stessi. Quando troveremo altre informazioni, provvederemo a implementare e ad aggiornare questo elenco. 

Dal “Giornale dell’intendenza della Provincia di Napoli”, anno 1859 settembre n.19 Consiglio provinciale Risoluzioni Sovrane su i voti del Consiglio provinciale del 1859. 
14°.  In ordine alla imposizione di grana otto addizionali al contributo diretto di Piscinola per addirsene il prodotto a pagare a favore della famiglia del Barone Gallotti  l’annua rata di duc. 500,, - pel debito di oltre duc. 9000,, - con l’interesse pel 3 ed un quarto per cento; il Consiglio opinava di chiamarsi le parti a novella conciliazione, ed in ogni caso, di limitarsi a sole grana quattro la progettata imposizione; potendosi al mancante supplire con levarsi la tariffa del dazio sul consumo del vino. Ha determinato la M.S. che ella categoricamente vi riferisca.

Dagli atti dell'Archivio storico per le Provincie Napoletane, del periodo 1859-1863

L’11 febbraio si approva l’aumento della tassa in Cardito, Piscinola e Portici, con aumento per quest’ultimo comune della tassa del vino per sanare “un deficit di ducati 2000 esitati dalle casse comunali nel 1859 per truppe in transito e manutenzione di strade in occasione della permanenza della regia corte”; nella stessa occasione veniva quasi raddoppiato il tributo di Mugnano (A.S.N., ivi).

59.° I. Veduta la precedente deliberazione del 14 novembre ultimo, con cui furono domandati taluni schiarimenti circa la convenzione progettata tra il Municipio di Piscinola, ed i signori Gallotta creditori del Comune.
Veduta la deliberazione di quella Giunta municipale del 1° corrente mese, dalla quale risulta di non essersi la giunta medesima uniformata alle disposizioni della Deputazione.
Considerato che ai termini dell’art. 133 della legge comunale e provinciale possono meritare approvazione le contrattazioni di prestiti, non già progettati in astratto, o trattative di accordi senza che sieno definiti i patti tutti del contratto.
Inteso il Deputato signor Scotti Galletta,
La Deputazione non trova luogo a deliberare sugli atti di sopra accennati della Giunta municipale di Piscinola, e di nuovo invita ad uniformarsi alle deliberazioni del 14 novembre 1863.

72.° VII. Il Sindaco di Piscinola domandò dilazione a tutto il mese corrente per la soddisfazione del ratizzo delle opere pubbliche provinciali del 1863, atteso la deficienza del numerario in cassa.
La Deputazione
Inteso il Deputato signor Colletta,
Annuisce alla domanda.

278.° XXIII. La giunta Municipale di Piscinola, con deliberazione del dì 24 del passato mese, domandò l’autorizzazione di stare in giudizio contro il Barone signor Giuseppe Gallotti, il quale per credito contro il Comune di L. 30,330.76 aveva eseguito pegnoramento di uno stabile di proprietà del Comune medesimo, ed aveva chiamato il Municipio innanzi ai Tribunali per gli atti di espropriazione.
La Deputazione cav. Avellino,
Approva l’anzidetta deliberazione della Giunta, non tralasciando però d’inculcare al Municipio di non impegnare il Comune in una lite dispendiosa quantevolte non abbia valevoli ragioni di opporre al creditore.
Intervengono il signor marchese D’Afflitto Prefetto Presidente ed i Deputati signori Scotti, Galletta, Colletta.

289.° VII. La giunta municipale di Piscinola chiede dilazione sino a giugno prossimo al pagamento dei ratizzi provinciali per 1863 in duc. 59.28, adducendo che il Percettore della fondiaria non ha versato il primo bimestre del prodotto dei centesimi addizionali d’interessi del Comune, per avervi posto sequestro il Cassiere comunale di Mugnano.
La Deputazione
Inteso il Deputato signor Colletta,
E ritenuto il principio stabilito di non doversi accordare dilazione.
Rigetta la domanda.

4^ tornata -  2 settembre 1863. 
31° XVI. Il Sotto Prefetto di Casoria riferisce che il Sindaco di Piscinola non ha adempiuto al pagamento dei duc. 80, dovuti a Gaetano Riccio sin dal 1856 per estaglio di manutenzione di strada comunale, eccependo la mancanza del numerario in cassa; assicura però il Sotto Prefetto che non sia questa la ragione vera del rifiuto, bensì che voglia il Sindaco maltrattare il Riccio, dal quale non ebbe il compenso che si attendeva.
Il deputato Relatore signor Colletta, facendo conoscere che il Sotto Prefetto procederà contro il Sindaco per la sua indelicatezza, propone spedire sopra luogo lungo un Commissario ai termini dell’art. 138 della legge 23 ottobre 1859.
Il Prefetto Presidente osserva che il Commissario rappresenta la parte governativa, e non può provvedere là dove il Governo non ha facoltà, ed inoltre va a carico del Municipio, non già di coloro che stanno all’amministrazione del Comune e non adempiono al proprio dovere, come sarebbe il caso in disamina.
Il Deputato Cav. Avellino domanda se sarebbe consentiti i piantoni militari.
Il Presidente risponde che si adottano per le condizioni di tale specie le disposizioni delle antiche leggi.
Il Deputato Cav. Avellino dice che convenga per le uniformità del servizio adottare per principio che saranno spedite le coazioni ai Cassieri comunali inadempienti.
Il Prefetto propone di trarsi il mandato di ufficio al Cassiere di Piscinola pel credito del Riccio, salvo  la spedizione dei piantoni se non eseguirà il pagamento.
La Deputazione l’adotta.

5^ tornata -  21 ottobre 1863 
84° XXI. Veduta la nota del sotto Prefetto del Circondario dii Casoria dei 24 dello scorso settembre circa la renitenza del Comune di Piscinola di pagare i rateizzi arretrati al comune di Mugnano.
Inteso il deputato sig. Colletta,
Veduta di Napoli da Capodimonte. Stampa ottocentesca
La Deputazione delibera trarsi il mandato d’ufficio alla cassa del Comune di Piscinola, per le somme stanziate in bilancio a pro del Comune di Mugnano in soddisfazione dei rateizzi arretrati. 

9^ tornata -  14 novembre 1863
167.° IX. I signori Francesco Luciano, ed altri Gallotti vantano contro il Comune di Piscinola un credito a tempo indefinito di duc. 4144.72; ma non avendo il Municipio pagato i convenuti interessi alla scadenza i creditori domandarono la rescissione del contratto, ed il pronto pagamento della somma.
Procedutosi al preventivo esperimenti di conciliazione, secondo la legge, fu progettata una transazione, mercé la quale il debito del Comune sarebbe ridotto a duc. 3050, ben vero da pagarsi fino a dicembre 1863, o al più a tutto aprile 1864.
Il Consiglio comunale con deliberazione del dì 16 passato mese ha consentito alla proposta transazione; e poiché il Comune manca assolutamente di mezzi, ha proposto torre a prestito la somma sia dalla Cassa di risparmi sia dalla Cassa di deposito e prestiti, o in altro modo qualunque, fissando l’epoca del pagamento a fine aprile. Si osserva che se da una parte la transazione sembra utile al Comune atteso la economia di oltre ducati mille ; dall’altra parte questo vantaggio scomparisce quando si riflette al patto di pagare prontamente un debito a tempo definito, e che il Comune, mancando di mezzi, dovrà torre la somma a prestito, gravandosi d’interessi assai maggiori di quello che pagava ai signori Gallotti del 3 ½ per cento. Si proporrebbe adunque approvare la transazione, e conseguentemente la deliberazione del Consiglio comunale di Piscinola, bensì quantevolte il Comune non dovesse prendere la somma a mutuo con un interesse maggiore del 4 per cento.
I deputati Giura e Capuano fanno considerare che la Deputazione, secondo la legge comuna e provinciale vigente, non ha facoltà che di approvare o disapprovare la deliberazione del Consiglio comunale, non già di variarla, o di porre condizioni di approvazione.
Il deputato relatore signor Scotti Galletta presenta la deliberazione seguente:
“La Deputazione provinciale preparatoriamente dispone che il Consiglio comunale indichi il modo, i patti, e la ragione d’interessi, coi quali intende contrarre il mutuo di duc. 3050, in esito di che si riserba di dare le provvidenze ulteriori.”.
Il Deputato signor Rossi si è astenuto.

La controversia del Comune di Piscinola con il debitore, barone Gallotti, si inasprì, arrivando, nel 1858 perfino alle aule del tribunale di Napoli, che viene chiamato dal Gallotti a pronunciarsi sulla legittimità della procedura della notifica dell'atto di pignoramento.

Da “Giureprudenza civile della Corte Suprema di Giustizia di Napoli”, opera compilata da Luigi Capuano, vol. I, Napoli, 1861).
Ricorso contro la decisione della Gran Corte Civile di Napoli 1^ Camera, del 24 aprile 1858, nella causa tra il Comune di Piscinola e Gallotti. 
768) Per fare decorrere i termini a produrre i gravami nello interesse de’ Comuni, la notifica delle sentenze e delle decisioni dev’essere fatta al Sindaco, e non all’Intendente (irrecettibile).
30 settembre 1858 – Presid. Cav. Jannaccone – Relatore March. Puoti – P.M. Comm. Falconi)
La Corte Suprema ha considerato: “Che la legge, nel concedere alle parti litiganti la facoltà di richiamarsi da talune sentenze e decisioni, ha formato dei termini, oltre i quali siffatti reclami non potessero prodursi; affinché non sia perenne l’incertezza di chi ha avuto parte in un giudizio; e perché del decorrimento di tali termini si avesse legale sicurezza, ga prescritto che le sentenze e decisioni fossero intimate a coloro coi quali si è litigato, e con forme stabilite, e per mezzo di ufficiali a tal uopo ordinati, punto non curando la notizia di fatto, che se ne fosse potuta avere.
Che da questi principii procede l’indubitata verità, che l’intimazione, dalla quale i  termini per la produzione di gravami competono; e  quando i litiganti, sono enti che han solo una persona legale, o tali cui la legge concede per sua particolare provvidenza che altri agissero per essi, e ne curino il governo, l’intimazione debbe esser fatta a coloro che per legge possono intentar giudizio per esse, o difenderli. La legge prescrive che i Comuni sieno nei giudizii rappresentati dai Sindaci. L’art. 56 e 57 della L. del 12 dicembre 1816, enumerando tutti i carichi e le facoltà dei Sindaci, rifermano la verità, che i Sindaci rappresentino e governino immediatamente i Comuni, e costituiscano la loro persone legale in tutte le relazioni politiche, civili e giudiziarie.
Che i Sindaci istituiscono i giudizii pei Comuni; ed a questi è mestieri per legge indirizzar le citazioni per chiamare i Comuni in giudizio, come art. 164 LL. di PP. CC.; conseguentemente ai Sindaci solamente debbano intimarsi le decisioni per far decorrere il termine, oltre il quale il ricorso per annullamento non è permesso. […] 
Nella causa tra il Barone Gallotti ed il Comune di Piscinola il ricorso è stato prodotto quando erano trascorsi tre mesi dall’intimazione della decisione al Sindaco del Comune, e non ancora erano compiuti dall’intimazione fatta all’Intendente. SI è dunque prodotto un ricorso fuori i termini assegnati dalla legge contro una decisione già passata in giudicato. Il ricorso dunque è irrecettibile.

La situazione divenne sempre più insostenibile per la sopravvivenza dell'amministrazione piscinolese, tanto che il Consiglio Comunale di Piscinola, già con le sue deliberazioni, del 9 dicembre 1860, del 29 agosto 1861 e del 30 maggio 1862, inviò richieste e solleciti al Consiglio Provinciale di Napoli, per divenire un Comune autonomo più grande, unicamente insieme con i Villaggi di Miano e di Marianella (già facenti parte del Comune di Napoli nel quartiere S. Carlo All'Arena) oppure essere aggregato anch'esso, come "Villaggio", al Comune di Napoli... 
Ma questo è l'argomento della "terza parte". 
Salvatore Fioretto