domenica 25 ottobre 2015

La Selva nel cuore... Giovanni Baiano


La Selva di Chiaiano oltre ad essere un luogo incantato della natura, per la sua bellezza, per lo sviluppo rigoglioso della sua flora e della fauna, è anche uno scrigno di ricordi, un luogo dell'anima, che ammalia lo spirito più sensibile e poetico. Questo posto particolare è stato spettatore del volgere della vita di tanti personaggi, ma anche di appassionati estimatori e poeti che l'hanno frequentata e immortalata nelle proprie opere letterarie. Tra essi ci piace qui raccontate la figura di un poeta e scrittore, che più di tutti ha dato un contributo alla diffusione delle bellezze di questo posto ameno della città di Napoli, ci riferiamo al gen. Giovanni Baiano.
Lo scrittore Giovanni Baiano è nato a Chiaiano, quartiere di Napoli, nell'anno 1932. Laureatosi in giurisprudenza, dopo il servizio militare svolto con il grado di ufficiale di complemento, intraprese la carriera nella Polizia di Stato, raggiungendo il suo apice col grado di Dirigente Generale.
Dopo una carriera brillante, giunto al pensionamento, ha ripreso a coltivare i suoi vecchi amori: la campagna, la storia del suo quartiere natio, Chiaiano, nel quale è ritornato a vivere, "alimentandosi" dei valori della terra, dilettandosi a coltivare il suo orticello, luogo per lui ispiratore, dove trova gli argomenti, ma anche tanti ricordi che utilizza per comporre i suoi amati libri.
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Baiano ha svolto negli ultimi tempi un'intensa attività letteraria e ancor di più culturale, essendo iscritto in ben tre associazioni culturali del territorio, con le quali sostiene progetti di recupero delle tradizioni e i valori della civiltà contadina di Chiaiano. Si trova anche impegnato in attività sociali, volte a favorire la rinascita sociale dell'Area Nord di Napoli.
Giovanni Baiano ha finora scritto centinaia di articoli sulle colonne di diversi giornali e su riviste locali, ma risulta essere anche un prolifico scrittore di libri, ha infatti pubblicato tre volumi di racconti intitolati: "I Figli della Selva", sette raccolte di poesie (Fiori del Cuore, Pensieri in versi e Sinfonie del Tramonto) e due saggi: "La ciliegia a Napoli" e "Pensieri e Sogni di un Cristiano".
Una sua significativa poesia, dal titolo "Tramonto sul mare", è stata inserita nell'edizione 2013 della prestigiosa: Agenda dei Poeti - edita dalla OTMA EDIZIONI, Milano.
Ecco un breve elenco/recensione dei suoi scritti pubblicati:
-Racconti, ricordi, e Poesie (da pag.75 a pag. 86 del libro Chiaiano; - cenni storici e specificità del Quartiere ed. del Comune di Napoli) 1999, di Giovanni Baiano e altri;
- "Canti della selva  e delle  Cesinelle", Napoli 2003, Lito Rama;
- "Fiori del Cuore" - Mugnano di Napoli, 2004, Ediprint;
- "Fiori del Cuore2" - Mugnano di Napoli, 2004, Ediprint;
- "La ciliegia a Napoli e in Campania" - Mugnano di Napoli, 2005, Ediprint;
- "Fiori del Cuore 2 - edizione corretta", con un nuovo titolo sul frontespizio: "Quando un cuore s'innamora", Mugnano di Napoli 2005 ed. Ediprint;
- "Pensieri in versi", Mugnano di Napoli 2006, Ediprint;
- "I figli della selva, ovvero I personaggi della mia infanzia", Mugnano di Napoli 2006, Ediprint;
- "Sinfonie del cuore".
La collana "I figli della Selva" è un autentico gioiello di ricordi e di racconti nostalgici, riguardanti il quartiere di Chiaiano; in ognuno dei tre libri sono ritratte le vite di alcuni personaggi di Chiaiano dei tempi andati, alcuni umili, altri insigni, appartenenti al mondo scientifico e culturale, ma da tutti traspaiono elevati valori di umanità ed anche una ricchezza poetica...
Altro libro degno di menzione è "Canti della Selva  e delle Cesinelle", opera che rivela tutto l'attaccamento viscerale dello scrittore alla propria terra, in primis per Chiaiano, sua terra natia, e poi per la stessa città di Napoli. Dalla lettura dell'opera si riescono a percepire e a palpare i dolci ricordi di un cuore ancora fanciullo, legati alla cara "madre terra", ma anche la rabbia e l'impotenza manifestate da chi si vede portare via e distruggere i propri tesori, senza poter far nulla per impedirlo... e così l'uomo maturo, il poeta, da "sfogo" alla penna, per esprimere le proprie amarezze e le proprie disillusioni...
Nel libro "fiori del cuore" sono raccolte poesie ricche di amore e di delicatezza poetica, dedicate a tutte le persone che l'hanno amato e voluto bene.
Lo scrittore Giovanni Baiano ha scritto altre opere che attendono di essere pubblicate, come: "Il figlio della selva"; siamo sicuri che nei prossimi anni Egli scriverà altri libri, sempre di uguale sensibilità e bellezza poetica.
Salvatore Fioretto

venerdì 16 ottobre 2015

Lo "Scauzone" di Maria Pia Brando...

Come ogni anno, la terza domenica del mese di ottobre segna una tappa importante per la cittadina di Mugnano di Napoli, ma anche per tutta l'area a nord di Napoli ad essa confinante, per un'antica tradizione, ovvero per la festa delle feste, che i mugnanesi usano dedicare al "loro" Cuore di Gesù. La festa, che ha superato abbondantemente il secolo di vita, è conosciuta in tutta la regione Campania e anche fuori regione, come in Puglia e nel Basso Lazio, soprattutto per i bellissimi fuochi pirotecnici che vengono qui fatti esplodere già dalle prime ore della domenica e fino alla sera del martedì successivo, colorando il cielo con sgargianti colori e con belli effetti luminosi, ultimamente realizzati anche con l'aiuto della più avanzata tecnologia applicata all'arte pirotecnica. Mugnano di Napoli è famosa, quindi, per i festival di fuochi pirotecnici che ogni anno allietano tutto il territorio. Ma per conoscere le origini di questa festa, dobbiamo fare un passo indietro di oltre 160 anni, per risalire a Colei che fu la fondatrice del complesso monastico e del santuario di Mugnano, dedicato in onore del Sacro Cuore di Gesù, parliamo di Suor Maria Pia Brando. Il culto per il Sacro Cuore fu introdotto nell'ambito della Chiesa, due secoli prima a Maria Pia, con il riconoscimento delle apparizioni avute da una mistica francese, al secolo Margherita Alacoque, che nella seconda metà del '600, per ben 17 anni, ebbe le apparizione del Salvatore.
Maria Pia Brando
Maria Pia Brando nacque a Napoli, nel quartiere San Giuseppe, il 3 giugno del 1851, da Giovan Giuseppe e da Concetta Marrazzo. La sua famiglia era abbastanza facoltosa, il papà che lavorava nel Banco di Napoli, come cassiere, possedeva un intero palazzo, dove c'era la loro abitazione. La mamma di Maria Pia, Concetta, viene ricordata come donna di sani principi morali, oltre a essere molto religiosa: le sue virtù  sono raccolte nelle testimonianze di alcune amiche e conoscenti, con i quali ella usava raccogliersi periodicamente in preghiera e  spesso intenta nelle letture spirituali. 
Concetta, che era cagionevole di salute, morì di parto a soli 32 anni, dopo aver messo alla luce la secondogenita, Adelaide
Monumento dedicato a Suon Maria Pia Brando, nella piazzetta antistante il santuario e il convento
Nel maggio del 1870, Maria Pia entrò nel complesso monastico napoletano, detto delle Fiorentine, sito presso l’Arco Mirelli, ed e qui, in questo monastero, che Brando emise i solenni voti. Anch’ella cagionevole di salute, era costretta, di tanto in tanto, a far ritorno a casa per eseguire il decorso di riabilitazione e delle opportune cure. Col passare degli anni crebbe in lei l’indiscutibile necessità di imboccare un nuovo cammino di vita, senza distaccarsi però dalla vita religiosa. Nell'anno 1881 il Vicario Generale dell'ordine religioso, Monsignor Giuseppe Carbonelli,  la volle trasferita a Mugnano di Napoli, dove fece conoscenza con don Vincenzo Orlando, fondatore del primo nucleo del Ritiro dei Sacratissimi Cuori, opera realizzata grazie all’acquisto di alcuni locali e di un giardino, di proprietà del principe di Canosa, Fabrizio Capece Minutolo
Tuttavia le cronache registrano che per il costruendo Ritiro ci furono diverse controversie e opposizioni... molte perplessità furono avanzate dalle suore appartenenti al preesistente Ritiro del Carmine
Le monache del Ritiro del Carmine sostenevano che nella cittadina di Mugnano, che nell'anno 1867 contava appena quattromila abitanti, di cui moltissimi poveri, ed era impensabile far coesistere due opere di carità che si sostenevano con la beneficenza della gente. Ma mons. Orlando non si perse d'animo e l’8 maggio del 1873 ottenne il permesso dal Cardinale di Napoli, Sisto Riario Sforza, per la costruenda opera e furono iniziati i lavori
Processione del Cuore di Gesù, anno 1926
Presto, però, la Brando rimase da sola a sostenere il progetto, per la scomparsa del mons. Orlando, e nonostante le difficoltà e la sua gracilità, si dedicò con fervore all'opera e investì tutta la sua eredità nell’ampliamento del complesso religioso. 
I sacrifici che dovette compiere e le difficoltà superate per coronare l'ambito traguardo furono tantissime; si narra che durante i lavori, per la costruzione del santuario, un muratore cadde dall’impalcatura, stramazzando al suolo e la Madre Brando, prostata per l'avvenimento, fece di tutto per alleviare le sofferenze dei familiari, assistendoli in tutte le loro necessità. 
A conclusione dell’opera, Maria Pia, fece realizzare la bellissima statua del Gesù, dal volto somigliantissimo alla "visione" che lei asseriva di aver ricevuto. Condusse una esistenza umile, dedita solo al lavoro e alle preghiere. Alcune testimonianze, delle suore che la circondarono, riferirono che la religiosa non ebbe mai un letto, poiché preferiva trascorrere la notte seduta su di uno sgabello, accanto ad un grande crocifisso, nonostante il suo fisico fosse alquanto debilitato. Il complesso si dotò di un orfanotrofio con molte fanciulle assistite. Per ovviare ai problemi di sussistenza delle orfanelle e dell’intero convento, la Madre, si recava ogni giorno a questuare per le strade di Mugnano e nei paesi circostanti, dove raccoglieva le offerte dei benefattori. Ma ben presto altre suore si unirono al suo progetto e la comunità religiosa crebbe negli anni.
Le fu regalato un cavallo con un calesse, che le permisero, in qualche modo, di alleviare le sue fatiche, ogni volta che si recava in giro per la questua. Dopo tutti questi sacrifici, il suo impegno, la sua tenacia e soprattutto la sua fede, in qualche modo la ripagarono... Infatti, col passar degli anni, gli abitanti di Mugnano si affezionarono alla piccola suora e compresero che ella aveva un messaggio divino da trasmettere e cioè quello di diffondere il culto del Sacro Cuore di Gesù, dando l'esempio, col donarsi tutta se stessa per gli altri, aiutando soprattutto i più deboli.  L'ultimo periodo della vita di suor Maria Pia fu interamente dedicato al suo amato “Scauzone”, come preferiva chiamare l'immagine del Sacro Cuore di Gesù, fatto da lei realizzare. 
Maria Pia spirò nella sua abitazione, situata nel Rione Sanità, la sera del 27 agosto del 1916. Ricevuta la notizia della sua scomparsa, i mugnanesi, commossi, si strinsero intorno alle suore del convento di Mugnano, mentre il consiglio comunale si riuniva in seduta straordinaria per comunicare alle autorità politiche e militari cittadine la scomparsa di colei che aveva profuso tante opere di assistenza sociale per i più deboli ed aver elevato la spiritualità dell’intera comunità mugnanese. 
Processione del Cuore di Gesù, foto anni '50
La sorella di Maria Pia, Adelaide, anche lei suora, con il nome di Suor Maria Cristina Brando, fu fondatrice della Congregazione delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, complesso fondato nella cittadina di Casoria, ed è stata elevata lo scorso anno agli onori degli altari. 
Nei decenni che seguirono la dipartita della nostra umile suora, ci fu un rifiorire nella piccola cittadina di Mugnano del culto verso il Cuore di Gesù e in tanti incominciarono a frequentare la casa del Santuario, mentre altre sedi conventuali nacquero per i lasciti di benefattori, come il convento situato nel centro di Frattamaggiore. L'orfanotrofio, retto dalle suore che appartengono all'ordine francescano, nei decenni seguenti incominciò ad accogliere centinaia e centinaia di fanciulle orfane o abbandonate
Domenica 18 ottobre 2015, durante la prima Messa, ore 5:20
I festeggiamenti per il Sacro Cuore di Gesù furono fissati la terza domenica di ottobre, e in tali circostanze, per abbellire e esaltare l'evento, un po' come avviene anche oggi in tanti altri centri di Napoli e della sua provincia, si dava spazio proprio dall'esibizione pirotecnica, che qui però ebbe un decorso storico ben diverso e importante, perché oltre ad appassionare gli abitanti, promosse anche la nascita di diverse aziende familiari, che fondarono la loro attività proprio sulla produzione dei fuochi pirotecnici e sulla loro esibizione artistica, durante le feste patronali. 
Ovviamente per i festeggiamenti di Mugnano questi facevano a gara tra di loro e con altre aziende campane, per esibire il meglio della loro produzione e dare sfoggio del loro estro, della loro tecnica ed abilità artistica. Ecco la nascita del festival pirotecnico che da diversi anni si svolge e richiama curiosi ed appassionati da ogni parte della Campania e anche oltre i suoi confini.
Le famiglie Vallefuoco e Schiattarella sono espressioni di questa antica tradizione mugnanese, conosciuta ed apprezzata anche oltre l'oceano, persino in Australia e in America.  
Precursore dell'arte pirotecnica mugnanese fu Orazio Vallefuoco, che maturò la sua esperienza con la polvere pirica nel 1896, durante la guerra in Etiopia, dove partecipò come bersagliere e si distinse per la sua eroicità, nella battaglia di Adua. Nel 1900, ritornato a Mugnano, fondò la sua azienda, a carattere familiare, basata sulla produzione pirotecnica, che fu poi ereditata dai figli e dai nipoti. Insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica, e di tanti riconoscimenti e attestati raccolti in ogni parte d'Italia e d'Europa, morì ultracentenario nella sua Mugnano, nel 1976. 
Gli antichi abitanti di Piscinola e di Marianella avevano una particolare devozione per il Cuore di Gesù di Mugnano e solevano eseguire donazioni di ogni genere a favore del convento e delle orfanelle ivi assistite, come quello di donare il primo latte munto, quando si verificava nelle loro stalle la nascita di un vitellino.

Molte notizie inserite in questo post sono state tratte o riassunte dai racconti scritti dal bravo e appassionato scrittore mugnanese Carmine Cecere, contenuti nel sito "http://www.mugnanostoria.it", e nelle tante sue pubblicazioni su Mugnano; scrittore e amico che qui ringraziamo con sincera stima e ammirazione. 
Auguri a tutti i cittadini di Mugnano di Napoli!
Salvatore Fioretto

Ecco un filmato con i fuochi esibiti durante la processione di domenica, 18 ottobre 2015, ore 18:30.
https://www.youtube.com/watch?v=bSX_ooeaOjM 

   

sabato 3 ottobre 2015

I commercianti e gli ambulanti di Piscinola, di Luigi Sica, III^ parte

La tabaccheria di don Antonio e donna Idarella


Da bambino notavo la piazza di Piscinola animarsi in alcuni orari del giorno e solo negli anni capii che l’animazione dipendeva direttamente dai "flussi umani", che ogni giorno si ripetevano cadenzati nel tempo, iniziando all’alba, per terminare a tarda ora della sera. 
Piazza Municipio (oggi piazza B. Tafuri) e il negozio di
"Sali e Tabacchi" (particolare da una cartolina anni '30)
Questi "flussi" erano distinti e identificabili da rumori, vocii, grida, richiami, passi, colpi di tosse, chiacchiericci, suoni amplificati, che riuscivano a interrompere la quiete del Villaggio. Ma non erano i soli...
I rintocchi della campanella dell'orologio del campanile, che segnavano "i quarti" delle ventiquattro ore, li sentivamo tutti, ma io udivo nel contempo qualcos'altro... qualcosa come sospeso tra il reale e il surreale... un sibilo, un fischio lungo e armonicamente modulato, che coincideva esattamente con il momento in cui l’aurora si faceva alba e dalla Piazza si vedeva il cielo esattamente diviso in due parti: il rosa montante a est, il mio "tramonto della notte", e il blu declinante a ovest, che chiamavo "il sorgere della sera"... Era quella una breve eternità, che mi lasciava sospeso su quella sorta di fischio e sopra le nebbioline di campagna; un attimo che indugiava a specchiarsi sulle gocce di diamanti che prendevano il colore del cielo, diventando miliardi di rubini o turchesi appesi alle foglie degli alberi, oppure un tappeto di brina, aghi di ghiaccio, che variavano di colore più lentamente... 
Un sogno...!
Mostrino della elettromotrice AdB Breda, della ferrovia "Napoli-Piedimonte d'Alife"
Appurai, poi, con un po' di delusione, che il fischio lo emetteva Vicienz''o frascaiuolo ed io, allora bambino, pensavo che doveva essere proprio il primo piscinolese a svegliarsi al mattino; subito dopo udivo lo sferragliare del primo treno della Piedimonte e quasi simultaneamente aprivano i loro battenti, la tabaccheria, le salumerie e la chiesa. In seguito si udiva lo stridio delle ruote dei carri e un battere di zoccoli di animali sul lastricato stradale in basalto e, infine, restavano i rintocchi della campanella e lo sferragliare sui binari del treno in frenata, insieme al suono della trombetta del capotreno, che ne annunciava la successiva partenza.
Il primo "flusso" mattutino era rappresentato dai contadini, che utilizzando carrette e traini, si recavano in campagna, spesso sostando nella Piazza, davanti alla tabaccheria, per comprare sigarette sciolte o a pacchetti: Nazionali, Alfa, Africa, Esportazione, Giubek, Aurora, ma anche sigari toscani, che sceglievano dal pacco azzurro con molta calma e perizia, mentre consumavano una presa d’anice. Dopo la sosta, proseguivano verso le loro mete, prendendo diverse direzioni. 
Cartolina anni '30 della Piazza Municipio (a sinistra si vede il negozio di "Sali e Tabacchi")
Intorno alle sei c’era un secondo "flusso", quello di operai e di impiegati che prendevano la Piedimonte per giungere al loro posto di lavoro nella parte orientale di Napoli, seguito da un piccolo "flusso" di vecchie "nerovestite", che partecipavano alla prima messa; verso le sette, un altro "flusso" si recava in via Vittorio Veneto per prendere il tram n.38 e andare in centro. Don Antonio 'o parulano tornava alla stessa ora dal mercato con la carretta colma di frutta e verdura e la moglie, donna Francesca, lo aiutava a sistemarla sui banchetti. Le ceste e le sporte erano esposte in posizione inclinata, mettendo in bella mostra la frutta e la verdura migliore (detta l'accoppatura); una volta terminati questi metodici preliminari, i due commercianti iniziavano a dare le loro voci caratteristiche di richiamo, tipo: "ccà stann’'e cumpagne voste cocozzié", "'a tenghe nera nera 'a mulignana!"...
Mappa La Campagna Felice meridionale, di D. Spina - 1761
Intorno alle ore otto aprivano i battenti anche la farmacia, l'ufficio postale, la cantina, gli uffici dell'anagrafe del Municipio e della Condotta Medica. Mezz’ora dopo iniziava il "flusso" dei vecchietti, alcuni dei quali si sistemavano a sedere sull'uscio dell’Associazione della Madonna Addolorata, mentre altri, su quello del Partito Comunista Italiano: vecchi in pensione, che fumavano sigari toscani, "scaracchiando" a destra e a manca.
Poi c’era il "flusso" delle donne che andavano a fare le commissioni e le compere e rientravano a casa per rassettare e cucinare, infine c’era il "flusso" delle mamme, che prelevavano i figli dall'androne della scuola Tasso, per condurli a casa, prassi che coincideva con la ritirata dei vecchi per il pranzo. Questi ultimi "flussi" erano però meno affollati.
Scuola T. Tasso e la piazza prospiciente; sul muro
il murales di Felice Pignataro (foto tratta dal Web)
Intorno alle ore quattordici c’era il "flusso" che io chiamavo "del rientro giornaliero", di coloro che erano andati al lavoro in tram e, alle diciassette, di quelli che si erano serviti della Piedimonte; altri "flussi" erano formati da coloro che si recavano in chiesa, per partecipare alla recita dei Vespri e da quelli che partecipavano alle riunioni nelle sedi dei vari partiti (partito Monarchico, nel Palazzo Chiarolanza, Democrazia Cristiana, in Via V. Veneto e Partito Comunista Italiano, sempre in Piazza Tafuri). 
C'erano poi i contadini, che uscivano da casa sul far della sera e si recavano nelle sedi delle varie associazioni oppure ai vari bar del territorio: Abbatiello, Ciancio o Ronga, a questi poi si aggiunse il bar Scopato e lì discutevano animosamente tra loro. 
Con i miei pochi amici dell'epoca non avevamo abitudini fisse, allora eravamo scolari un po' svogliati, sempre in giro a giocare: eravamo i "padroni" della Piazza e delle campagne...!
Piazza Municipio e la chiesa,
oggi Piazza B. Tafuri (foto S. Fioretto)
Parlandone con l’amico d'infanzia, Bruno, che mi raggira chiamandomi "profeta", sull'argomento di chi fosse in quel periodo il primo piscinolese a levarsi ogni mattina, ci siamo "imbeccati", ascrivendo il primato alle rispettive mamme, entrambe commercianti, la prima salumiera e panettiera, la seconda tabaccaia.
Bruno, a ragione, sostiene che il panettiere veglia tutta la notte, mentre io ribatto che, se sua madre era salumiera e proprietaria del forno, non era la fornaia, diversamente donna Idarella, facendo la tabaccaia, riceveva la prima clientela, che erano proprio i contadini che andavano nella campagne di Scampia (for'’a terra), già alle quattro del mattino! Invece i primi clienti della salumeria erano le massaie, che solo di buon’ora s’accingevano a fare compere per preparare i vari pranzi, quello del mezzodì e la cena o quello delle feste e delle ricorrenze straordinarie, come il cuonzolo (il termine credo che derivi dal pranzo di consolazione, che era tradizionalmente preparato in occasioni luttuose e offerto a parenti e amici colpiti dal lutto).
Campanile orologio della chiesa del 
SS. Salvatore ripreso dalla
Villa M. Musella (Foto S. Fioretto, 2004)
Putroppo io e Bruno non siamo giunti a una conclusione univoca, ma pensandoci bene, piaccia o no a lui, ritengo che i primi a levarsi la mattina fossero proprio i contadini, forse il capostazione della Piedimonte o il sagrestano o lo stesso parroco o le sue perpetue o qualche incognito e "scornoso" lupermenare (lupo mannaro) sofferente d’asma e "affamato" d’aria fresca.
I tabaccai sono stati mio padre e mia madre, don Antonio e donna Idarella, che fin dal lontano 1927, esercivano l’attività in Piscinola, nella allora piazza Municipio, dove oggi c’è un rivendita di articoli sanitari, proprio a lato dell'attuale sede del Circolo dei Cacciatori.
Oltre ai tabacchi, sale grosso e sale fino, Chinino di Stato, francobolli, marche e carte da bollo dei Monopoli, essi vendevano ogni genere di derrate: zucchero, caffè, caramelle, biscotti, alcol (spirito fine), anice, cartoleria, profumeria e merceria varia, ma anche saponi, lisciva, varechina, acido muriatico, bacchette di zolfo, carte moschicide ed il famigerato "DDT", che noi chiamavamo "‘ o flitto", e tante altre cose ancora...
Luigi Sica


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