lunedì 1 settembre 2014

C'era una volta... la Piedimonte! Annuncio dell'avvenuta pubblicazione del mio libro...

Copertina che riprende il dipinto di un pittore spagnolo
Ho il piacere di annunciare a tutti i lettori di questo blog che in questi giorni è stato pubblicato il mio secondo libro: è un libro di racconti sulla cara Piedimonte, che s'intitola "Cera una volta... la Piedimonte" e ha per sottotitolo: "La ferrovia Napoli-Piedimonte d’Alife attraverso racconti, foto, poesie e aneddoti". 
Il libro "Cera una volta... la Piedimonte" è interamente a colori e, oltre ai racconti, alla ricostruzione di alcuni eventi e alla descrizione di alcuni personaggi legati alla ferrovia, è arricchito da ben 120 riproduzioni di foto e di cartoline d'epoca di quasi tutte le località attraversate dal treno, in gran parte seppiate e diverse anche in "quadricromia". Per gli appassionati segnalo che esso contiene anche molti inediti mai pubblicati, tra i quali due rare foto della ricercatissima stazione di Piscinola!!! 
Tuttavia il testo non è un saggio, ma appartiene a pieno titolo al genere di romanzo, per i tanti racconti contenuti.
La presentazione di questo volume è stata curata da un celebre scrittore e storico dei trasporti dell'area napoletana, il col. Antonio Gamboni, il quale è autore di molte pubblicazioni specialistiche, scritte anche in lingua inglese, nonchè presidente dell'Associazione Ferromodellistica "CLAMFER" di Torre del Greco.
Il libro è stato dedicato al caro mons. Salvatore Nappa, parroco emerito di Marianella e Cappellano Decano della Cattedrale di Napoli.

Ecco la recensione, che si legge sull'aletta di sinistra:
"Questo libro, scritto sulla
ferrovia Napoli-Piedimonte
d’Alife, ha l’intento di
omaggiare la storica linea
ferroviaria, in occasione del
centenario della sua
inaugurazione, dando risalto ai
paesi attraversati, ai paesaggi e,
quindi, ai viaggiatori che sono
stati a contatto con la ferrovia.
Un fantastico viaggio nel
tempo, che mostra al lettore i
particolari di un’epoca lontana
e, con essa, un’umanità ormai
del tutto scomparsa.
L’opera comprende diversi
racconti, con foto, poesie e
aneddoti che, oltre a suscitare
un pizzico di nostalgia, possono
favorire la riscoperta e quindi la
consapevolezza di quei valori
creduti del tutto perduti negli
ultimi tempi ed essere anche
un’occasione di conoscenza e di
arricchimento per i giovani di
oggi e di domani."

 

Lo scritto sull'aletta di destra:
Retrocopertina, composizione grafica di B. Palumbo
Salvatore Fioretto è nato a
Napoli, ha già pubblicato il
saggio “Piscinola, la terra del
Salvatore” ed. The Boopen. Ha
partecipato a diversi concorsi
letterari ed a eventi culturali. E’
un ricercatore di storia locale ed
è appassionato di tradizioni e di
folclore di Napoli e del suo

Hinterland."











La presentazione del libro avverrà nelle prossime settimane.
Salvatore Fioretto



 La copertina completa del libro



mercoledì 27 agosto 2014

Una scuola modello..! La scuola media "Salvo D'Acquisto" di Miano

A distanza di oltre due anni dalla chiusura, ritengo che sia meritorio, oltre che doveroso, ricordare quella che è stata per tante generazioni, anche per la mia, una scuola modello; secondo me una delle poche di tale spessore esistenti in Campania e forse nell'intera nostra Nazione: parliamo della scuola media statale "Salvo d'Acquisto" di Miano. 
Realizzata verso la fine degli anni '60, con strutture ultra modernissime, che furono progettate per una didattica all'avanguardia, il complesso scolastico ha svolto proficuamente negli anni la formazione giovanile, attraverso un corpo docenti dotato di elevata professionalità e lungimiranza, tali da essere oggi d'esempio per come andrebbe organizzata la didattica in una scuola moderna di Primo Grado. 
Piazzale di ingresso della scuola  "Salvo d'Acquisto", foto inizi anni '80
La scuola media "Salvo D'Acquisto" ha ben operato negli anni, considerato anche che ha dovuto far fronte alle ulteriori difficoltà, soprattutto sociali, scaturenti dalla preesistenza e vicinanza di un quartiere periferico abbastanza degradato e con molti problemi. Tutto questo l'ha resa ancora più apprezzabile oggi, dopo che moltissimi studenti, che si sono succeduti tra i suoi banchi, in oltre quarant'anni, possono testimoniare la formazione e la grande carica umana ricevuta, per far fronte alle difficoltà della vita, ma anche per la cultura assimilata e per l'umanità trasmessa dal suo corpo docenti. Molti di essi oggi svolgono professioni di rilievo della società.
Il vicebrigadiere Salvo D'Acquisto, med. d'oro
La scuola ha dato anche dimostrazione di saper operare con una didattica sperimentale avveneristica per i tempi, di alto profilo tecnico-pedagogico, come ad esempio la formazione di laboratori di ceramica e di pittura, attraverso i quali sono stati formati tanti ragazzi. Diverse opere artistiche, infatti, sono state realizzate negli anni, alcune delle quali oggi sono esposte fuori alla stazione della metropolitana di "Frullone San Rocco" e fuori alla chiesa di "Sant'Alfonso e San Gerardo" di via V. Janfolla a Miano.
Molto belle e accoglienti erano un tempo le numerose aule (alcune con vetrate panoramiche e con parquet di legno) e, poi, l'atrio d'ingresso con il corridoio pensile, il salottino di ricevimento dei genitori, il laboratorio di scienze...; bella soprattutto la palestra, attrezzatissima e dotata di un campo di basket e uno di pallavolo regolametari. La scuola era contornata da diversi giardini ed aiuole, un tempo molto curate, con piante e fiori.
Foto ricordo di una scolaresca, primi anni '70
Purtroppo due anni fa fu decretata la sua chiusura, per l'elevato rischio di crolli, come fu stabilito dalle competenti autorità. Da allora, purtroppo, le scolaresche sono state trasferite presso l'Istituto Comprensivo "Rosa Taddei", sito in via Lazio, sempre a Miano, ma distante oltre un chilometro dal precedente complesso, con notevoli problemi causati sia alle famiglie degli alunni che ai docenti. 
Nell'arco di questo biennio niente è cambiato e l'edifico versa ancora in uno stato di profondo abbandono e di incuria, mentre i lavori di manutenzione non sono stati ancora avviati, come appare.
Opera in ceramica, con la storia di Miano, realizzata dagli alunni della scuola

Da ex studente di questa scuola, esprimo qui il mio più sentito e accorato appello affinché si possa rapidamente ristrutturare questo storico complesso scolastico di Miano e restituirlo alla collettività, e che possa continuare ad essere "un faro" nella formazione dei giovani di oggi, in un ambiente considerato ad alto rischio di devianza minorile.
Colgo l'occasione per salutare e ringraziare i miei insegnanti (corso "L" - anni '76-'78) e tutti quelli che si sono succeduti nel tempo nell'insegnamento. Saluto anche i miei compagni di classe, molti dei quali sicuramente leggeranno questo "post".

Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)


Opera completa sulla facciata esterna della parrocchia di S. Alfonso e S. Gerardo, a Miano.

NB: Le foto riportate in questo post sono state liberamente ricavate da alcuni siti web, ove erano pubblicate. Esse sono state inserite in questa pagina di storia della città, unicamente per la libera divulgazione della cultura, senza alcun secondo fine o scopo di lucro.

martedì 19 agosto 2014

Scampia e Secondigliano, tra tram a vapore, tram elettrici e filobus...!



La rete tramviaria a nord di Napoli, in tratteggio le Tramvie Provinciali
Era l’ultimo ventennio del 1800, precisamente il giorno 11 giugno 1881 quando gli industriali belgi: Alfonso ed Eduardo Otlet fondarono la Societé Anonyme des Tramways à Vapeur de Naples. La società assumeva l'onere, in virtù della concessione rilasciata dalla Provincia di Napoli, di costruire e esercire una prima linea tramviaria a vapore, che poi costituirà il primo ramo di quelle che furono denominate: “Tramvie Provinciali di Napoli”. 
La linea, attraverso Capodichino, poteva raggiungere la cittadina di Caivano, interessando i già popolosi centri di Casoria ed Afragola. A Capodichino aveva sede la rimessa principale e l’officina dei tram. La linea “Napoli Capodichino Caivano” fu inaugurata nel 1881, anche se per un primo limitato tronco. Al compleamento, i tram percorrevano, con un solo binario, un tracciato relegato in una “sede propria”; salendo dapprima la "Doganella", fino a raggiungere piazza Capodichino e di qui, voltando a destra e proseguendo per l’attuale via De Pinedo, si raggiungevano in progressione: S. Pietro a Patierno, Casoria, Afragola e, infine, Caivano. I curiosi tram furono subito soprannominati dai napoletani col termine scherzoso di "'E papuncielli"...
Convoglio di un tram a vapore
Qualche anno dopo si passò alla realizzazione della linea, che riguardava più da vicino il nostro territorio, parliamo della “Capodichino, Giugliano, Aversa”, che percorreva in rettilineo la strada provinciale per Roma (Oggi via Roma Verso Scampia), toccando, in progressione, Secondigliano, Scampia (allora piana agricola di Piscinola e Secondigliano), Melito e la località “Colonne di Giugliano” (dove fu realizzata anche una bretella per raggiungere il centro di Giugliano). Alle “Colonne di Giugliano” la linea deviava sulla destra, attraversando il Comune di Sant’Antimo, per ricongiungersi, poi, di nuovo alla strada provinciale per Roma, fino a raggiungere il capolinea di Aversa, situato in piazza Magenta. 
Corso Secondigliano, in prossimità di piazza Capoodichino, con vista di un tram
Al terminale aversano fu costruito anche l’edifico della stazione. Al centro di Napoli, le tramvie ebbe la loro stazione terminale nei pressi di "Porta Capuana", oggi Piazza G. Leone, nel largo prospiciente l’edificio della Pretura (il palazzo della Pretura in antichità era il “carcere di San Francesco”). La stazione terminale napoletana fu inaugurata nel 1886. Intanto, già nel 1884, gli Otlet avevano ceduto il pacchetto azionario alla neocostituita società belga “Societé Anonyme de Tramways Provinciaux” (denominata con la sigla S.A.T.P.). 
Piazza Capodichinio e l'edificio daziario.
Nei primi anni del ‘900 le linee delle tramvie S.A.T.P. furono progressivamente tutte elettrificate, per prima toccò alla “Napoli-Aversa”, inaugurata il 5 maggio 1901, per le altre avvenne qualche anno dopo. Nel frattempo, la S.A.T.P. realizzò, oltre la linea già elettrificata “Napoli Frattamaggiore” (1904), un’ulteriore diramazione da Grumo a Casandrino (1910); e, per ultimo, nel 1912, il prolungamento “Aversa-Frignano-Albanova”. 
Con la Prima Guerra Mondiale non si ebbero danni significativi alle strutture. Fu invece il secondo conflitto mondiale a causare notevoli distruzioni e danni all’armamento delle linee ed ai convogli dei tram; in particolar modo da parte dei soldati teutonici in ritirata, a fine settembre del 1943. Dopo la guerra la società  S.A.T.P. si trovò a dover ripristinare una situazione disastrosa, soprattutto per aver perso oltre la metà del parco vetture. Intanto, nell’anno 1956, alla Società belga S.A.T.P. subentrò la T.P.N. (Tranvie Provinciali di Napoli), avente per azionisti il Comune e la Provincia di Napoli. 
Convoglio su Calata Capodichino
La nuova Società iniziò progressivamente a dismettere le linee tramviarie, sostituendole con autolinee di autobus noleggiati.  
L’ultima linea tranviaria ad essere dismessa fu la “Napoli Frattamaggiore”, nel 23 aprile 1961.  
Nell’anno 1964, lungo l'ex percorso tramviario “Napoli Giugliano Aversa”, fu realizzata una filolinea (filobus) che da Secondigliano raggiungeva Aversa, fino a prolungarsi al Comune di Teverola. Nel 1970 la linea filoviaria fu prolungata fino al centro di Napoli. 
Nel periodo di massima espansione della trazione a vapore, le Tramvie S.A.T.P. ebbero in dotazione in tutto 17 locomotive, tutte di costruzione “Krauss”, e circa 48 vetture rimorchiate, in buona parte costruite dalla società “Grondona”. Nella successiva fase, con la trazione elettrica, la dotazione complessiva delle elettromotrici della S.A.T.P. fu di 56 vetture. 
Salita Doganella (oggi via D. D'Ambra), angolo Salesiani
L’esercizio nel tempo di queste linee ha segnato, purtroppo, anche eventi infausti, in particolare nei primi anni del secolo scorso, quando un convoglio tranviario diretto al capoluogo deragliò nei tornanti di via Nuova del Campo (Doganella), causando non pochi morti e feriti, mentre nel 4 aprile del 1943, a S. Pietro a Patierno, un convoglio fu preso di mira  da alcuni aerei angloamericani, le cosiddette “Fortezze Volanti”, nel corso dei raid di bombardamento della zona aeroportuale, causando, tra i viaggiatori, 13 morti e moltissimi feriti. Oggi la strada, dove si verificò l'eccidio, si chiama "Viale IV Aprile".
Proprio per evitare l’eccesso di traffico nella tortuosa linea della Doganella, fu costruito dalla S.A.T.P. il nuovo ramo lungo la strada Calata Capodichino, realizzando una sorta di anello di accesso cittadino.
Oggi la società che gestisce il servizio di trasporto publico provinciale su gomma, compreso la linea filoviaria "Napoli Aversa Teverola", è la "Compagnia Trasporti Pubblici di Napoli" (C.T.P.)
Già da alcuni anni un nuovo collegamento del filobus (a servizio "bimodale"), diretto a Teverola, è stato realizzato fino alla stazione di Piscinola, della metropolitana cittadina "Linea1", in via Zuccarini.
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
 




Stazionamento terminale presso Porta Capuana, anni '50

Stazionamento dei filobus a Napoli, nei pressi di Porta Capuana, anno 1983 (foto collezione E. Bevere)
NB: Le foto riportate in questo post sono state liberamente ricavate da alcuni siti web, ove erano pubblicate. Esse sono state inserite in questa pagina di storia della città, unicamente per la libera divulgazione della cultura, senza alcun secondo fine o scopo di lucro.

martedì 12 agosto 2014

La stazione dell'arte...

Per il progetto "Arma il tuo riscatto - Piscinola, Stazione dell'arte", ideato dall'arch. Mariano Marmo (tutor arch. A. Pagliano e A. Triggianese), realizzato dalla "E.A.V." Ente Autonomo Volturno (MetroCampania NordEst), promosso da DIARC "Dipartimento di Architettura" dell'Università di Napoli Federico II, con la collaborazione e la partecipazione di vari Enti e Scuole, tra i quali:  l'Istituto Comprensivo "43° Circolo Didattico - S. Gaetano" di Piscinola, il Centro sociale "Obiettivo Uomo", il Centro di Educazione Territoriale "L'Impronta" e con il patrocinio del Comune di Napoli, sono state realizzate e allestite queste strutture artistiche, nel corridoio di accesso alla stazione di Piscinola della metropolitana di Napoli "Linea 1" e la stazione di Piscinola-Scampia della ferrovia Metrocampania NordEst.
Le opere si compongono di messaggi, a tema educativo, scritti sui muri, con la particolarità che hanno un "fuoco" visivo di lettura, ottenuto posizionandosi in determinati punti segnalati nel piazzale.
  

Le foto sono di Biagio Palumbo, a cui vanno i nostri ringraziamenti.

Risultato della lettura, dal punto focale...
Scomposizione spaziale delle scritte...



 






peccato per le immancabili scritte dei soliti....


Risultato ottico della composizione delle scritte....

I ragazzi della scuola "S. Gaetano" hanno realizzato anche una serie di disegni improntati sul rispetto dell'ambiente, che sono stati esposti alle pareti esterne della stazione.






domenica 3 agosto 2014

Dalla letteratura e da Internet...Un ricordo della festa del Salvatore...


...6 agosto..., su tutti i calendari si legge: "Trasfigurazione di N. S.", ma per noi è ancora la "festa"..., la festa di Piscinola...! La festa del SS. Salvatore!
Altare della chiesa Parrocchiale del SS. Salvatore (2009)
Tanto è antico questo legame che un tempo Piscinola era anche denominata "La terra del Salvatore"; forse furono i continui contatti avuti nel medioevo con i monaci del monastero del SS. Salvatore di Napoli a far nascere negli abitanti questa antichissima devozione, direi molto particolare, verso il Gesù Trasfigurato, culto importato dalla Grecia, dove il Salvatore era venerato (ma è più corretto dire "adorato") con l'appellativo di "Divina Sapienza".
Quanti piscinolesi si chiamavano un tempo Salvatore? Tantissimi! Si può dire che in ogni famiglia si contava almeno un rampollo con tale nome! Una tradizione nata per suggellare una specie di patto tra il Patrono, il territorio e la sua comunità: un autentico legame storico-antropologico verso la figura del Salvatore, che ha caratterizzato sicuramente la storia e le vicende di questo luogo. 
Un tempo nel borgo di Piscinola si organizzavano solenni festeggiamenti in onore del SS. Salvatore, che richiamavano curiosi e appassionati sia dal centro cittadino che dalla sua Provincia; oggi, a malapena, si eseguono brevi fuochi pirotecnici, verso la sera del giorno della ricorrenza... 
Come avvenuto per la "festa", così l'usanza di porre il nome "Salvatore" ai fanciulli sta lentamente scomparendo negli ultimi tempi, notiamo, sperando vivamente di essere smentiti, che nelle famiglie di oggi sono sempre meno i genitori che affidano il nome del Patrono ai loro figli. 
Affresco del SS. Salvatore (XVII sec.), part. foto del m.tro G. Vitagliano
Tutta una tradizione, purtroppo, che va inesorabilmente annullandosi nel dimenticatoio della cosiddetta modernità dei nostri tempi...!
Degli antichi festeggiamenti popolari di Piscinola ne hanno parlato diversi scrittori nelle loro opere letterarie, qui riportiamo la breve citazione che la grande scrittrice e giornalista Matilde Serao fece sulla testata de "Il Giorno", il 15 luglio 1904. Il testo fu successivamente raccolto, insieme ad altri racconti, in un'opera completa, pubblicata con il titolo "I Mosconi".

Intanto, già da qualche anno, nel sito internet intitolato "SantissimoSalvatore", curato da alcuni cittadini del Comune di Militello Val di Catania, è stata inserita anche Piscinola, nell'elenco delle cittadine italiane che hanno affidato il patronato al SS. Salvatore. Li ringraziamo ancora in questa pagina del blog!

Sito di Militello Val di Catania (Catania) che elenca i luoghi italiani dove il SS. Salvatore è il Patrono, tra essi Piscinola (Foto n.18).
 http://www.santissimosalvatore.com/SEZ-festa-patronale/festa-patronale-content.php?id=altreFeste

Auguri a Piscinola, la "Terra del Salvatore", auguri a tutti i miei concittadini e, in particolare, a quelli che portano come me il Suo nome. 

Salvatore Fioretto


Invitiamo i lettori a vedere il documfest: "Piscinola e il Suo Salvatore", pubblicato l'anno scorso, regia di Dario De Simone (ecco il link): https://www.youtube.com/watch?v=eqv3fnBOpl8


Le festicciole
(dai "I Mosconi" di  Matilde Serao; racconto pubblicato sul giornale “Il Giorno”, del 15 luglio 1904) 
"Ecco che, con l’estate grave ed asfissiante, con le prime spiche che si arrosolano agli angoli delle vie, sui fornelletti portatili, fumicano nei caldaioni trascinati sulle rotelle, con i primi cocomeri che rosseggiano sulle bancarelle, alla novissima luce dell’acetilene, tutti i vicoli di Napoli, tutte le strade dei sobborghi, tutte le piazza dei paesi suburbani diventano il regno il trionfo, l’apoteosi della festicciola.
Festeggiamenti in provincia di Napoli, anni '30
Oh, la classica, la tipica festicciola, fantasmagoria luminosa della nostra infanzia lontana, gioia degli scugnizzi, delizia delle sartine, felicità ineffabile di tutti gli inquilini delle case circostanti, che il profumo dell’olio gocciante delle lampadine policrome e i vibranti colpi di grancassa delle musiche campagnuole, mantengono in uno stato di eccitamento piacevolissimo fino a tarda ora di notte!
Quale istituzione più paesana, più indigena di questa? E quale manifestazione più caratteristica dei sentimenti di fede e di arte di un popolo amante dei colori, delle musiche,  degli spari, che improvvisa una festa con quattro stracci rossi e azzurri, una frangia dorata e quattordici bicchierini di vetro colorato?
E, dal giugno all’ottobre, è tutto una sfilata di santi, tutta una fioritura di festicciole, tutta un’orgia di lampadine, di ferze, di fuochi pirotecnici e di bande. Ogni strada di Napoli, dalla fastosa Pignasecca al modesto vico Scassacocchi, ha, in questi cinque mesi, il suo santo e la sua festa; e ad ogni otto passi v’imbattete in una fuga di archi luminosi, in una Kermesse di castagnari, nocellari e torronari, e ad ogni cantonata vi arriva all’orecchio la gaia voce del venditore di gelati a un soldo o uno squarcio del Trovatore o della Cavalleria Rusticana, massacrato da una banda che non è di malfattori, ma che si direbbe tale… E Miano, Piscinola, Marianella, sfoggiano anch’essi i loro lumi colorati e le loro bandiere, e San Giovanni a Teduccio, Portici e Resina, diventano tutto un caleidoscopio luminoso e disseminano le notti di punti d’oro, di rubini e d’ametista, schiudentisi nel cielo come strani fiori di luce…
Matilde Serao
Tutto questo fa sorridere, forse, lo scettico; fa strizzire, forse, l’uomo nervoso, a cui gli spari e i tromboni danno l’emicrania; ma il sognatore, ma colui che rievoca le ricordanze lontane, ma colui che vede in ciascuna di queste festicciole un poco dell’anima napoletana, anima vibrante ed entusiastica, è lieto in fondo, di questi lumi, di queste musiche, di questa piccola straccioneria clamorosa e simpatica, e si commuove, anche, un poco, alla gaiezza dei monelli seminudi che fanno le capriole innanzi ai palchi delle musiche, e alle tenerezze delle coppie d’innamorati che passeggiano sotto gli archi scintillanti, in abito di festa, con un sorriso sul labbro e un raggio di contentezza negli occhi…
E pensa, il sognatore, che il nostro popolo si contenta di tanto poco, che vale, veramente la pena di benedire a ciò che gli dà un quarto d’ora di felicità, anche che sia meschino o banale, anche che i tromboni stonino e le lampadine sentano di moccolaia!"