La tabaccheria di don Antonio e donna Idarella
Da
bambino notavo la piazza di Piscinola animarsi in alcuni orari del giorno e
solo negli anni capii che l’animazione dipendeva direttamente dai "flussi
umani", che ogni giorno si ripetevano cadenzati nel tempo, iniziando
all’alba, per terminare a tarda ora della sera.
Questi "flussi" erano distinti e identificabili da rumori, vocii, grida, richiami, passi, colpi di tosse,
chiacchiericci, suoni amplificati, che riuscivano a interrompere la quiete del
Villaggio. Ma non erano i soli...
Piazza Municipio (oggi piazza B. Tafuri) e il negozio di "Sali e Tabacchi" (particolare da una cartolina anni '30) |
I rintocchi della campanella dell'orologio del campanile, che segnavano "i quarti" delle ventiquattro ore,
li sentivamo tutti, ma io udivo nel contempo qualcos'altro... qualcosa come sospeso tra il reale e il
surreale... un sibilo, un fischio lungo e armonicamente modulato, che
coincideva esattamente con il momento in cui l’aurora si faceva alba e dalla
Piazza si vedeva il cielo esattamente diviso in due parti: il rosa montante a
est, il mio "tramonto della notte", e il blu declinante a ovest, che
chiamavo "il sorgere della sera"... Era quella una breve eternità,
che mi lasciava sospeso su quella sorta di fischio e sopra le nebbioline di
campagna; un attimo che indugiava a specchiarsi sulle gocce di diamanti che
prendevano il colore del cielo, diventando miliardi di rubini o turchesi appesi
alle foglie degli alberi, oppure un tappeto di brina, aghi di ghiaccio, che
variavano di colore più lentamente...
Un sogno...!
Un sogno...!
Mostrino della elettromotrice AdB Breda, della ferrovia "Napoli-Piedimonte d'Alife" |
Il
primo "flusso" mattutino era rappresentato dai contadini, che
utilizzando carrette e traini, si recavano in campagna, spesso sostando nella Piazza,
davanti alla tabaccheria, per comprare sigarette sciolte o a pacchetti: Nazionali,
Alfa, Africa, Esportazione, Giubek, Aurora, ma anche sigari toscani, che
sceglievano dal pacco azzurro con molta calma e perizia, mentre consumavano una
presa d’anice. Dopo la sosta, proseguivano verso le loro mete, prendendo
diverse direzioni.
Intorno alle sei c’era un secondo "flusso", quello di operai e di
impiegati che prendevano la Piedimonte per giungere al loro posto di lavoro nella parte
orientale di Napoli, seguito da un piccolo "flusso" di vecchie "nerovestite",
che partecipavano alla prima messa; verso le sette, un altro "flusso" si
recava in via Vittorio Veneto per prendere il tram n.38 e andare in centro. Don Antonio 'o parulano tornava alla stessa ora dal mercato con la carretta colma di frutta e
verdura e la moglie, donna Francesca, lo aiutava a sistemarla sui banchetti. Le ceste e le sporte erano esposte in posizione inclinata,
mettendo in bella mostra la frutta e la verdura migliore (detta l'accoppatura);
una volta terminati questi metodici preliminari, i due commercianti iniziavano a dare le
loro voci caratteristiche di richiamo, tipo: "ccà stann’'e cumpagne voste
cocozzié", "'a tenghe nera nera 'a mulignana!"...
Cartolina anni '30 della Piazza Municipio (a sinistra si vede il negozio di "Sali e Tabacchi") |
Mappa La Campagna Felice meridionale, di D. Spina - 1761 |
Poi c’era il "flusso" delle donne che andavano a fare le commissioni e le compere e rientravano a casa per rassettare e cucinare, infine c’era il "flusso" delle mamme, che prelevavano i figli dall'androne della scuola Tasso, per condurli a casa, prassi che coincideva con la ritirata dei vecchi per il pranzo. Questi ultimi "flussi" erano però meno affollati.
Scuola T. Tasso e la piazza prospiciente; sul muro il murales di Felice Pignataro (foto tratta dal Web) |
C'erano
poi i contadini, che uscivano da casa sul far della sera e si recavano nelle sedi delle
varie associazioni oppure ai vari bar del territorio: Abbatiello, Ciancio o
Ronga, a questi poi si aggiunse il bar Scopato e lì
discutevano animosamente tra loro.
Con
i miei pochi amici dell'epoca non avevamo abitudini fisse, allora eravamo scolari un po'
svogliati, sempre in giro a giocare: eravamo i "padroni" della Piazza
e delle campagne...!
Piazza Municipio e la chiesa, oggi Piazza B. Tafuri (foto S. Fioretto) |
Bruno,
a ragione, sostiene che il panettiere veglia tutta la notte, mentre io
ribatto che, se sua madre era salumiera e proprietaria del forno, non
era la fornaia, diversamente donna Idarella, facendo la tabaccaia, riceveva la
prima clientela, che erano proprio i contadini che andavano nella campagne di
Scampia (for'’a terra), già alle quattro
del mattino! Invece i primi clienti della salumeria erano le massaie, che solo di
buon’ora s’accingevano a fare compere per preparare i vari pranzi, quello del mezzodì e la cena
o quello delle feste e delle ricorrenze straordinarie, come il cuonzolo (il termine credo
che derivi dal pranzo di consolazione, che era tradizionalmente preparato in occasioni
luttuose e offerto a parenti e amici colpiti dal lutto).
Campanile orologio della chiesa del SS. Salvatore ripreso dalla Villa M. Musella (Foto S. Fioretto, 2004) |
I
tabaccai sono stati mio padre e mia madre, don Antonio e donna Idarella, che
fin dal lontano 1927, esercivano l’attività in Piscinola, nella allora piazza
Municipio, dove oggi c’è un rivendita di articoli sanitari, proprio a lato
dell'attuale sede del Circolo dei Cacciatori.
Oltre
ai tabacchi, sale grosso e sale fino, Chinino di Stato, francobolli, marche e carte
da bollo dei Monopoli, essi vendevano ogni genere di derrate: zucchero, caffè,
caramelle, biscotti, alcol (spirito fine), anice, cartoleria, profumeria e merceria
varia, ma anche saponi, lisciva, varechina, acido muriatico,
bacchette di zolfo, carte moschicide ed il famigerato "DDT",
che noi chiamavamo "‘ o flitto", e tante altre cose ancora...
Luigi
Sica
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