In questi dodici anni di pubblicazione "Piscinolablog" ha dedicato molti post per ricordare i festeggiamenti del SS. Salvatore a Piscinola, riguardanti tanti aspetti legati all'evento, passando dalla storia alla letteratura, dal sacro al profano, tuttavia mancava ancora un post che descrivesse la parte più popolare della festa, ossia quella dei giochi collettivi popolari, che spesso diventavano delle vere e proprie competizioni agonistiche. Tali manifestazioni di svago, che caratterizzavano il pomeriggio che antecedeva il giorno della processione solenne del Salvatore, spesso coincideva con il sabato, perché per diversi anni la festa veniva traslata all'ultima domenica di agosto. Descriveremo quindi i giochi, dividendoli tra quelli di diletto (che erano una specie di emulazione della festa di Piedigrotta), da quelli di competizione, che si dividevano a loro volta di gruppo o per singoli concorrenti e, ancora, da quelli a pagamento.
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Giochi di diletto
Tra i giochi di diletto iniziamo a ricordare la "palla di segatura"; questa era una piccola palla realizzata in tessuto e riempita di segatura, che era poi legata a un elastico. L'estremità dell'elastico si inanellava a un dito, in modo che potesse essere lanciata con forza. Il gioco consisteva nel colpire a sorpresa le persone, in modo da sorprenderle nei momenti di distrazione. Era un gioco innocuo, che non generava alcuna ferita, ma suscitava ilarità collettiva, soprattutto tra gli amici e i conoscenti, che osservavano divertiti la sorpresa scaturita dall'urto con la palla.
Il "franfellicco" era una sorte di soffietto di carta, arrotolato in maniera concentrica, attaccato a un fischietto. Quando si imboccava e si soffiava all'estremità, oltre al fischio generato, si aveva lo srotolamento del tubetto di carta, che si allungava fino a circa mezzo metro. Anche questo gioco era utilizzato per generare una sorpresa, spesso puntando al viso delle persone. Era anch'esso un gioco innocuo, che serviva solo a dare il giusto divertimento e brio alla festa.
Il "Pulcinella canterino", era a forma di cono capovolto, sulla cui base sporgeva la testa di un piccolo pulcinella che veniva animato con una forcella di ferro posto nel vertice del cono, mentre a lato del cono era inserita una piccola trombetta. Il gioco consisteva nell'imitare la voce gracchiante della maschera partenopea, generando un contestuale movimento ritmico della testa della statuetta. Esisteva anche un altro tipo di gioco che aveva sempre per tema la maschera di Pulcinella, ma era installato su un piccolo carrello con due ruote, che veniva traslato a terra tramite l'impugnatura di un manico. Il movimento delle ruote faceva azionare un leverismo che animava le braccia del burattino, facendo suonare due piattini musicali.
I "Palloncini di elio o di aria"
erano il vero spasso dei bimbi; esistevano di tutte le forme e colori. Venivano venduti da un ambulante che spesso seguiva la processione, oppure si posizionava nella parte centrale della piazza o lungo le strade principali quando si accendevano le luminarie. Il venditore teneva raccolti i palloncini a fascio e per non far volare quelli gonfiati con elio, posizionava dei tiranti appesantiti dai tappi in acciaio delle bombole di ricarica del gas. Quando procedeva per le strade, la sua presenza era contraddistinta dal rumore metallico che generavano questi oggetti sul basalto delle strade. I palloncini con elio, oltre ad avere una forma caratteristica ovoidale, erano prodotti anche con sagome di animali (come conigli o pellicani), mentre quelli con aria era perfettamente sferici ed erano rivestiti con una pellicola di plastica, divisa a quadroni, con colori alternati, spesso di bianco e rosso o bianco e giallo. Avevano un elastico che permetteva di palleggiare la sfera, affettandoli per un'estremità.
Esistevano anche dei palloncini che emettevano un suono caratteristico quando erano manipolati ed erano questi che venivano adoperati dal rivenditore per annunciare la sua presenza.
C'era infine la "trombetta di cartone" (detta 'a trumbettella"), terminante con coriandoli colorati, il cui suono faceva da sottofondo a tutto il periodo dei festeggiamenti, soprattutto nelle ore serali.
Giochi di competizione
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Foto di Fiore Barbato a S. Anastasia |
Scalare l'albero non era una cosa facilissima, perché per rendere complicata l'impresa la superficie dell'asse di legno veniva cosparsa di grasso. Ovviamente erano in tanti che tentavano invano l'impresa e solo pochissimi, i più agili, quelli che escogitavano delle tecniche personali particolari, riuscivano a conquistare l'ambito premio!

La "corsa con i sacchi" era la competizione più divertente perché i concorrenti che gareggiavano dovevano posizionarsi dentro a dei sacchi di canapa e, saltellando, dovevano raggiungere per primi un traguardo posto all'estremità della piazza.

Altro gioco di competizione era la "gara con gli spaghetti". Per questa competizione i concorrenti dovevano mangiare una porzione abbondante di spaghetti al sugo di pomodoro senza l'aiuto delle mani; vinceva chi terminava per prima. Ovviamente il modo goffo e curioso di mangiare la pasta, quasi divorandola, generava l'imbrattamento del loro viso con sugo di pomodoro ed era questa un'altra forma di divertimento per il pubblico che assisteva alla competizione. Alcune volte al posto della pasta veniva utilizzato uno spicchio grande di anguria rossa...
Un altro gioco che era svolto durante la festa era il "braccio di ferro".
Giochi a pagamento
Durante la festa erano svolti anche dei giochi a pagamento; tra i primi ricordiamo l'"appezzata di figurine". Un rivenditore di fichi d'india posizionava un grande cesto (detto "sporta") pieno di questi frutti sulla pavimentazione stradale e consentiva, tramite il pagamento di una cifra prestabilita, di eseguire un certo numero di tiri con un coltello a punta. Il concorrente si posizionava dritto davanti al cesto e, mirando con precisione, doveva cercare di far cadere la punta del coltello in modo da centrare un frutto. Il frutto centrato veniva scorzato dal venditore e dato in pasto al vincitore sull'estremità dello stesso coltello.
Altro gioco a pagamento era il "tiro alle buatte". Sui ripiani di una bancarella allestita si posizionavano delle lattine di pelati di pomodori vuoti e al concorrente erano consentiti diversi tiri di lancio con una palla. Chi riusciva a far cadere un certo numero di "buatte" aveva diritto ad avere altri lanci a disposizione o a vincere alcuni premi messi in gara, che potevano essere giochi o animaletti di peluche.
Analogo era il gioco con il "fucile ad aria compressa", per il quale le modalità erano identiche a quello praticato con le "buatte", con la sola differenza che al posto della palla era utilizzato un fucile ad aria compressa, che sparava piccoli pallini di gomma. Vinceva ovviamente chi riusciva con il colpo a far cadere uno degli oggetti che erano esposti sul bancone.
Altro gioco a pagamento era quello delle carte napoletane. Era una sorta di roulette, che chiameremo in breve del "Re di denari", per questo si utilizzava un banchetto munito di un piano circolare nel cui centro ruotava un indice a ago, mentre nella parte circonferenziale erano poste tutte le carte napoletane. L'indice terminava con una piccola molla che saltellava toccando dei chiodi disposti lungo l'intero cerchio, in modo da rendere certa la corrispondenza della carta vicino alla quale l'indice si arrestava. Vinceva chi con il tiro riusciva a far arrestare l'indice in prossimità di una delle carte prestabilite, considerate di valore. Il traguardo ambito era quello di centrare la carta del "Re di denari", che dava diritto a un premio maggiore.
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In occasione della ricorrenza del "6 agosto" la redazione di "Piscinolablog" porge gli auguri a tutti i lettori che si chiamano "Salvatore" e a tutti i Piscinolesi, specie quelli che sono oggi all'estero.
Auguri al quartiere di Piscinola, che è sempre la millenaria "Terra del Salvatore"!
Auguri a tutti e buona festa!
Salvatore Fioretto
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Il "Tiro con la fune" fu uno dei giochi agonistici delle Olimpiadi del 1904 in USA |