Questo racconto è stato liberamente scritto prendendo spunto dai ricordi narrati da alcuni anziani del quartiere e dalle rarissime e scarne testimonianze riportate in alcuni libri di storia cittadina. Alcune scene sono state ricostruite con un po’ di immaginazione, anche se pensiamo che non diversamente dovettero svolgersi gli eventi di quel giorno.
Di questo eccidio di Secondigliano oggi si è persa completamente la memoria.
L'episodio nella Stazione di Secondigliano è stato raccontato anche nel libro "Campania 1943 Napoli. Le incursioni, le Quattro Giornate, la Liberazione", di Simon Popock, vol. II, parte III, ed. Three Mice Books (pagg. 177-179); nel quale, assieme alle incertezze della ricostruzione storica, che purtroppo persistono, si riportano anche le testimonianze di alcuni sopravvissuti, oltre le fonti scritte dell'epoca.
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In memoria di quei viaggiatori che persero la vita nella stazione di Secondigliano.
"Trascorrevano tranquille le ore in quella tiepida domenica napoletana, del 4 aprile del 1943. Sembrava un qualsiasi giorno settimanale, quel pomeriggio di inizio primavera; d’altra parte si era nel pieno conflitto della seconda guerra mondiale ed era difficile distinguere un giorno qualsiasi dalla domenica... La natura continuava, come ogni anno, imperterrita, a fare il suo corso, manifestando l’incomparabile bellezza, attraverso i suoi colori e profumi, quasi a voler ignorare o forse contrastare, quelle brutali alterazioni al paesaggio, compiute da quei “piccoli uomini”, che si mostravano come impazziti dalle loro ideologie, come imbestialiti dai comizi e dalle adunate patriottiche, pervasi solo dalla bramosia del potere e dal desiderio di distruzione…!Secondigliano viveva, in quell’epoca, come in tanti piccoli centri d’Italia, un’atmosfera alquanto surreale, potremmo dire quasi mistica; come se fosse ovattata di un mistero indefinito, ma pur presente... Regnavano in quel tempo nell’animo delle persone i sentimenti più disparati: dalla paura, alla rassegnazione, dal rancore, alla speranza… La gente avvertiva sempre di più la paura: la paura di perdere per un non nulla la propria vita, la paura di perdere i propri cari. I bombardamenti degli Anglo-americani si facevano sempre più frequenti e distruttivi e non facevano più distinzione tra zona alta o zona bassa, tra chiese, ospedali e navi. Si viveva nel terrore di dover scappare da un momento all’altro, al sopraggiungere del sibilo di una sirena della contraerea, che preannunciava l’inizio dell’”apocalisse”…!
Stazione di Secondigliano, jeep americana riadattata per la ferrovia, 1972 |
Erano da poco passate le due del pomeriggio, di quella strana domenica primaverile, quando, senza neppure udire il suono della sirena, gli aerei americani (le famose “Fortezze Volanti”), iniziavano a rombare, solcando carichi di bombe l’azzurro e indifeso cielo di Napoli. Fu una ecatombe! Gli aerei iniziavano a lanciare, da diverse miglia di altezza, centinaia di bombe, seminando distruzione e morte ovunque! Dal porto, alla stazione, dal centro di Napoli all’aeroporto di Capodichino, i piloti puntavano a colpire obiettivi militari Italo-tedeschi ritenuti strategici. Purtroppo e inevitabilmente venivano colpite e distrutte anche tantissime abitazioni e poi anche chiese ed ospedali. Moltissimi furono in quel giorno i morti e i feriti. Una vera carneficina...!
Stazione di Secondigliano, anno 1972 |
La città di Napoli aveva molti presidi militari italo-tedeschi, tante postazioni antiaerei disseminate ovunque e poi tantissimi obiettivi sensibili: le raffinerie, le centrali elettriche, il porto, l’aeroporto, i depositi, gli arsenali, tutti obiettivi che gli anglo-americani continuavano a prendere di mira e a bombardare.
Elettromotrice in fase di ricostruzione, forse mai completata, foto 1972 |
I corpi di questi sfortunati restavano al suolo oppure sul treno, con le braccia penzoloni dai finestrini, immobili, orami senza più vita; altri gemevano o piangevano, tra rivoli di sangue e con vistose ferite alla testa e al corpo. I pianti ed i lamenti che si levavano erano assordanti…, non per l’intensità del suono, ma per la brutalità della scena da cui provenivano…, tantissimi erano i feriti, che levavano le braccia in alto, per chiedere aiuto, molti si trascinavano, strisciando, tra pietre traversine e rotaie, cercando scampo nell’edificio di stazione, anche perché temevano altre possibili incursioni degli aerei. Moltissimi trovarono rifugio sotto il pianale del treno della Piedimonte e furono salvi! Quanti bambini, ragazzi, donne e anziani non erano più vivi…! Quanti di questi sfortunati quella sera non abbracciarono i loro cari! Erano partiti la mattina, per una semplice commessa e non sapevano che quel fugace saluto, dato partendo da casa, era stato proprio l’ultimo di una vita così breve e grame…! Pochi chilometri più a nord, a San Pietro a Patierno, avvenne una scena di morte simile, vissuta in quello stesso infernale pomeriggio domenicale del 4 aprile 1943. Quasi contemporaneamente all’episodio di Secondigliano, alcuni aerei Anglo-americani, di ritorno dalle missioni di guerra, prendevano sotto tiro i convogli di un tram delle Tranvie Provinciale di Napoli. Morivano molti passeggeri e altri rimanevano al suolo gravemente feriti.
Un altro aereo Anglo-americano centrò la contraerea tedesca sulla calata Capodichino causando, altri morti tra i civili.
In quel giorno anche l’ospedale dei Pellegrini subì ingenti danni, con morti e feriti.
Elvira oggi è una simpatica signora settantottenne, che vive ancora in questo antico e popoloso borgo di Napoli; ride e scherza Elvira, come tutte le signore napoletane della sua età; però, quando ricorda e racconta quel triste episodio vissuto quando era piccola, la sua voce di fa subito rauca e tremula, gli occhi luccicano affioranti lacrime e ritorna indietro con il pensiero: a quella bambina, terrorizzata e stupita, nascosta dietro ai vetri di una finestra di cucina, che aveva conosciuto troppo presto il significato del “male”, durante un assolato e triste pomeriggio di primavera di settanta(1) anni fa…!"
Stazione di Secondigliano oggi |
Salvatore Fioretto
I nomi dei personaggi inseriti in questo racconto sono di fantasia. Qualsiasi riferimento a persone, dell’epoca o anche recenti, è puramente causale.