Nun è campagna, è mare,
mare verde. Nu golfo d'erba, na scugliera 'e fronne, ca luntano se perde sott' 'o cielo d'está. |
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E pe' stu mare verde senza
fine, suonno d' 'a vita mia, cchiù carnale e gentile tu cammine cu me. Ll'ombra te veste ma te spoglia 'o sole. Si' d'oro comm' 'o ggrano. Tremmanno 'e passione t'astregno sti mmane e 'o mare verde, ce 'ncanta e ce perde, abbracciáte accussí. |
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Dorme nu bosco e canta na
surgente. Sisca nu treno sott'a na muntagna. Va sbarianno cu 'o viento, na palomma ccá e llá. |
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E pe' stu mare verde senza
fine, ............................................ |
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E ce perdimmo pe' stu mare
verde, stu mare verde. |
Pagina culturale del quartiere di Piscinola e del territorio a nord di Napoli. "Se vuoi essere universale, parla della tua terra...".
venerdì 19 luglio 2013
La pesca "Mimì del Forno", in un "Mare verde"...!
giovedì 18 luglio 2013
La mia postfazione al libro "La Terra del Salvatore" di Salvatore Fioretto
NOTE CONCLUSIVE
Conoscere ciò che esiste è base fondamentale di ogni tipo di progresso. Il libro di Salvatore Fioretto “Piscinola, la terra del Salvatore”, ripropone la storia di questa terra, con tutta la sua forza interiore, con una cultura e una passione non comuni, in uno stile di scrittura semplice e alla portata di tutti; un lavoro importante, sia per semplici appassionati, che per ricerche storiche, architettoniche e antropologiche di tipo universitario; ed è azzardato, da parte mia, parlare di questo libro, in quanto ogni cosa che si può dire su di esso per evidenziarne i pregi, qualunque dissertazione si possa farne, rivela da solo le sue qualità.
Il libro "Piscinola, la terra del Salvatore” consente al lettore di assistere al recupero della maniera in cui si viveva in altri tempi, riuscendo a dare una ben precisa identità alla nostra gloriosa terra.
Personalmente penso che un libro come quello di Salvatore Fioretto non valga solo per uno o due anni, ma che debba invece offrire, per un tempo molto più lungo, spunti e recuperi importanti, per scongiurare la dispersione o peggio ancora la perdita dell’identità antropologica della nostra terra, dovuta all’espansione urbanistica e alle conseguenti “allucinanti” devastazioni territoriali, causate dall’aumento della densità di popolazione, con l’avvento del rione, che ha preso il nome dalla legge che lo istituì: la “167”, ma anche per contrastare il terremoto mediatico, conseguenza dei noti fatti di criminalità organizzata sopraggiunta, che non hanno origine, certamente, dalla nostra “Terra del Salvatore”.
Sono molto riconoscente a Salvatore per avermi ricordato con il suo libro il profumo del pane caldo, appena sfornato dai forni di Piscinola, negli anni della mia infanzia e il vino “Per’ ’e palummo”, vera delizia del palato; per aver esaltato un piatto come “’e scagliozzi”, che ormai viene considerato "un piatto di archeologia vivente” e che personalmente ritengo uno dei piatti storici della gastronomia italiana e, ancora, l’uso di allevare il maiale, ormai dimenticato. Poi, ancora, all’attento lettore desidero far notare come l’autore dedichi ampio spazio alla storiografia, alla topografia, all’architettura e ai servizi di Piscinola, dedicando a essi capitoli specifici. Non può certamente sfuggire a costui la grande capacità di Salvatore Fioretto di fissare nel suo libro un’attenta e precisa documentazione dei fatti narrati, arricchita da una minuziosa riproduzione fotografica di documenti, mappe, foto, atti pubblici e non, cartoline d’epoca, nonché una nutrita bibliografia, che pongono il suo Liber a fianco ai migliori trattati antropologici, di tipo tecnico.
Nel libro non si notano preclusioni ad un’evoluzione della “Terra del Salvatore” a quartiere metropolitano, ma che semmai nella realtà odierna, dove non si conosce questa evoluzione, si coniughi il passato con il presente, la storia e le tradizioni con l’attualità.
Salvatore Fioretto, con il suo libro, ha reso omaggio alla nostra terra; lo ha fatto con sentimento, con delicatezza, dimostrando, da un verso la capacità di ricostruire, anche storicamente, vecchi usi e abitudini e dall’altro la serietà e l’entusiasmo di un uomo, che ha dedicato il suo impegno a conservare e a diffondere, ora, con questo suo Liber, ciò che la sua anima gli imperava.
Prof.ssa Rosa Bianco
http://ww2.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=15385
Conoscere ciò che esiste è base fondamentale di ogni tipo di progresso. Il libro di Salvatore Fioretto “Piscinola, la terra del Salvatore”, ripropone la storia di questa terra, con tutta la sua forza interiore, con una cultura e una passione non comuni, in uno stile di scrittura semplice e alla portata di tutti; un lavoro importante, sia per semplici appassionati, che per ricerche storiche, architettoniche e antropologiche di tipo universitario; ed è azzardato, da parte mia, parlare di questo libro, in quanto ogni cosa che si può dire su di esso per evidenziarne i pregi, qualunque dissertazione si possa farne, rivela da solo le sue qualità.
Il libro "Piscinola, la terra del Salvatore” consente al lettore di assistere al recupero della maniera in cui si viveva in altri tempi, riuscendo a dare una ben precisa identità alla nostra gloriosa terra.
Personalmente penso che un libro come quello di Salvatore Fioretto non valga solo per uno o due anni, ma che debba invece offrire, per un tempo molto più lungo, spunti e recuperi importanti, per scongiurare la dispersione o peggio ancora la perdita dell’identità antropologica della nostra terra, dovuta all’espansione urbanistica e alle conseguenti “allucinanti” devastazioni territoriali, causate dall’aumento della densità di popolazione, con l’avvento del rione, che ha preso il nome dalla legge che lo istituì: la “167”, ma anche per contrastare il terremoto mediatico, conseguenza dei noti fatti di criminalità organizzata sopraggiunta, che non hanno origine, certamente, dalla nostra “Terra del Salvatore”.
Sono molto riconoscente a Salvatore per avermi ricordato con il suo libro il profumo del pane caldo, appena sfornato dai forni di Piscinola, negli anni della mia infanzia e il vino “Per’ ’e palummo”, vera delizia del palato; per aver esaltato un piatto come “’e scagliozzi”, che ormai viene considerato "un piatto di archeologia vivente” e che personalmente ritengo uno dei piatti storici della gastronomia italiana e, ancora, l’uso di allevare il maiale, ormai dimenticato. Poi, ancora, all’attento lettore desidero far notare come l’autore dedichi ampio spazio alla storiografia, alla topografia, all’architettura e ai servizi di Piscinola, dedicando a essi capitoli specifici. Non può certamente sfuggire a costui la grande capacità di Salvatore Fioretto di fissare nel suo libro un’attenta e precisa documentazione dei fatti narrati, arricchita da una minuziosa riproduzione fotografica di documenti, mappe, foto, atti pubblici e non, cartoline d’epoca, nonché una nutrita bibliografia, che pongono il suo Liber a fianco ai migliori trattati antropologici, di tipo tecnico.
Nel libro non si notano preclusioni ad un’evoluzione della “Terra del Salvatore” a quartiere metropolitano, ma che semmai nella realtà odierna, dove non si conosce questa evoluzione, si coniughi il passato con il presente, la storia e le tradizioni con l’attualità.
Salvatore Fioretto, con il suo libro, ha reso omaggio alla nostra terra; lo ha fatto con sentimento, con delicatezza, dimostrando, da un verso la capacità di ricostruire, anche storicamente, vecchi usi e abitudini e dall’altro la serietà e l’entusiasmo di un uomo, che ha dedicato il suo impegno a conservare e a diffondere, ora, con questo suo Liber, ciò che la sua anima gli imperava.
Prof.ssa Rosa Bianco
http://ww2.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=15385
Le bande musicali di Piscinola e di Marianella
Della vocazione musicale radicata nel nostro
territorio si trovano diverse tracce antiche, come ad esempio nel poemetto in
vernacolo scritto nel 1787 da Nunziante Pagano, dal titolo: “Mortella D’Orzolone, Poemma Arrojeco”.
Successivamente, a fine '800, si formarono
addirittura due corpi musicali diversi, che furono denominati “‘A surgità vecchia” e “‘A surgità nova”. Con il passare degli
anni uno dei due “corpi” s’insediò a Marianella, fondando la banda locale, da
cui prese il nome.
Sappiamo che il complesso musicale di Piscinola era già attivo e operava agli inizi degli anni ‘20 del secolo scorso, la cui direzione musicale era stata affidata al maestro Onofrio Piccolo, già maresciallo e musicista della banda della Regia Marina.
Sappiamo che il complesso musicale di Piscinola era già attivo e operava agli inizi degli anni ‘20 del secolo scorso, la cui direzione musicale era stata affidata al maestro Onofrio Piccolo, già maresciallo e musicista della banda della Regia Marina.
All’epoca era motivo d’orgoglio per un paese
avere una propria banda musicale e Piscinola e Marianella, che conservavano ancora i caratteri
originari di borgo agricolo, erano due di questi.
La banda di Piscinola prese il nome di “Concerto Musicale Giuseppe Martucci”, in
onore del famoso compositore di musica.
La banda musicale raccoglieva i ragazzi piscinolesi
dell’epoca, che avevano la vocazione per la musica. Fu ripresa e ampliata nel
dopoguerra dal maestro Pasquale Santoro e fu poi intitolata “Concerto Musicale Onofrio Piccolo”, in
onore del maestro Piccolo, ormai scomparso.
Dopo il 1948 la direzione della banda musicale fu
assunta dal maestro Gaetano Azan di Frignano Maggiore, che vi aggiunse solisti
scelti per le rappresentazioni operistiche di maggior rilievo. A quei tempi la
banda superò i 55 elementi e per tal motivo prese il nome di “Gran Concerto Musicale Onofrio Piccolo”.
Nei concerti di piazza la banda eseguiva musiche di Verdi, Bellini, Donizetti,
Rossini ed altri compositori.
La gestione del maestro Azan durò fino al 1950.
Dopo Azan la direzione della banda fu di nuovo affidata all’ormai veterano
maestro Santoro, che la diresse fino al 1957.
Con Santoro la banda fu intitolata semplicemente: “Corpo Musicale di Piscinola” e
partecipava, oltre ai festeggiamenti annuali del SS. Salvatore di Piscinola, anche ad altre feste patronali del circondario, tra le quali Miano,
Secondigliano, Monte di Procida, Casaluce, Frignano, S. Marcellino, Trentola,
Ducenta e alte località.
Il capobanda nonchè vicedirettore della Banda di Piscinola fu per molti anni il compianto e apprezzato maestro De Rosa, bravo clarinettista.
Dopo la seconda gestione “Santoro”, la “bacchetta”
di direttore fu consegnata al maestro Salvatore Longo, che fu attivo nel
quinquennio 1957-61; tuttavia già si delineava l’inesorabile declino della
storica banda musicale, che avvenne alla fine degli anni ‘60.
Nella vicina Marianella operava con lo stesso successo del complesso di Piscinola, la banda musicale di Marianella, diretta dal maestro Di Lorenzo. Il momento solenne del complesso era la festa patronale della Madonna del Carmine, quando la banda sfoggiava il suo miglior repertorio sinfonico.
Durante gli anni ’50 alcuni componenti della banda di Pisicinola si distinsero per la loro bravura e il successo ricevuto in ambito artistico; si ricordano i maestri Orazio Russo e Natale Ciccarelli. Il primo fu assunto come “primo saxofono” nell’orchestra sinfonica della RAI e si specializzò, oltre in sax tenore, anche in clarinetto e in sax sopranino, mentre il maestro Ciccarelli, che già durante la guerra fu primo clarino presso la “Presidiaria di Trieste”, divenne negli anni ’70 direttore musicale della banda di Marianella, oltre ad essere insegnante di musica per le giovani leve e autore di brani musicali.
Durante gli anni ’50 alcuni componenti della banda di Pisicinola si distinsero per la loro bravura e il successo ricevuto in ambito artistico; si ricordano i maestri Orazio Russo e Natale Ciccarelli. Il primo fu assunto come “primo saxofono” nell’orchestra sinfonica della RAI e si specializzò, oltre in sax tenore, anche in clarinetto e in sax sopranino, mentre il maestro Ciccarelli, che già durante la guerra fu primo clarino presso la “Presidiaria di Trieste”, divenne negli anni ’70 direttore musicale della banda di Marianella, oltre ad essere insegnante di musica per le giovani leve e autore di brani musicali.
Con la scomparsa della banda di Piscinola diversi
musicisti suoi componenti continuarono a suonare per passione, aggregandosi ad
altri complessi della zona, principalmente con quello di Marianella.
La "banda di Marianella e Piscinola", nella conformazione riunita, fu chiamata "Concerto Musicale Speranza", fu diretta dal maestro Natale Ciccarelli, fino alla fine degli anni '80, riscuotendo molti successi e formando tanti giovani musicisti del territorio.
Salvatore Fioretto
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
Nella foto allegata, inserita mesi fa da Giuseppe de Rosa, figlio del maestro, nel gruppo "NoiePiscinola", sono ritratti alcuni componenti del complesso musicale di Piscinola. Il restauro è stato eseguito da S. Fioretto.
mercoledì 17 luglio 2013
RIPULIAMO LA VILLA ROMANA DI MARIANELLA : restituiamo alla fruibilità una testimonianza della ns antica città!!
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Villa romana di Marianella, Cupa Cardovito, Napoli Dalle ore 17 alle 20 di martedì 23 luglio saremo alla villa romana di Marianella, oggi sepolta dalla vegetazione e dall'incuria, per restituirla alla città.
Vi aspettiamo per darci una mano, tutti insieme, armati di guanti e pazienza!
Le strutture appartengono ad una villa agricola del I secolo d.C. venuta alla luce negli anni ottanta, oggi in abbandono. Le operazioni di ripulitura ci consentiranno di rendere fruibile il sito a cittadini e turisti che vorranno scoprire un'altra testimonianza dell'importanza del nostro territorio nell'antichità romana. Vi aspettiamo!!!
Insieme ai volontari del Gruppo Archeologico Napoletano ci saranno i ragazzi del Campo Estivo organizzato dal CSV Napoli.
Se vuoi aiutarci contatta il 3384091994 o scrivi a: info@ganapoletano.it
La villa è in Cupa Carderito, angolo Via Federico Celentano e Via Luigi Compagnone, a Marianella, nell'area settentrionale di Napoli. A 400 metri è la fermata della Metropolitana Linea 1 di Chiaiano dove giungono anche diversi autobus (linee ANM C62 e 163, linee CTP M4N, M5, M78, P25N, M10). Dalla stazione seguire la strada subito a sinistra (Cupa Carderito). Dopo circa 400 metri è il cancello di ingresso al sito archeologico.
Post
IL BORGO PERDUTO di Luigi Sica - Marotta&Cafiero edizioni
A Luigi Sica, biografo dell'anima, mio caro amico!
Ho avuto il privilegio di leggere, prima della pubblicazione, il libro di Luigi, che mi ha molto emozionato.
Dedicargli la mia recensione non è che un piccolo tributo alla sua magnifica opera: IL BORGO PERDUTO di Luigi Sica - Marotta&Cafiero edizioni .Il romanzo di Luigi è una speranza e una promessa di felicità: ritrovare il tempo perduto non è impossibile! La sua struttura si basa sulla contrapposizione Tempo perduto-Tempo attuale, attraverso la memoria involontaria, che è il ricordo improvviso e spontaneo di una sensazione provata nel passato, suscitata dalla stessa sensazione nel presente. Grazie a questa Luigi ripercorre, in un viaggio a ritroso nel tempo, i luoghi, le tradizioni, le usanze, il modo di vivere semplice e genuino del suo "borgo" natio, Piscinola, dando voce agli umili, quelli dei quali mai nessuna storia parla, restituendo ad essi quella dignità e quella vis, pregne di grande umanità e civiltà, che si ritrova in ogni popolazione ricca di valori, come quella piscinolese: è il trionfo del genius loci, che nessuna cementificazione potrà mai cancellare o svilire! Questa esperienza, che non appartiene né al passato né al presente ed è dunque extratemporale, è motivo di grande felicità perché elimina la sensazione di perdita del tempo e permette al soggetto stesso di uscire dalla dimensione del tempo reale e riscoprire la verità di un momento della sua esistenza. Anche lo stile, musicale, molto dettagliato e metaforico, è l'espressione di una sorta di eternità e vittoria sul tempo e di fede nell'Assoluto che vive nell'interiorità umana. Le pagine di Luigi Sica, fatte di frasi lunghe e sinuose, spiegano simultaneamente gli aspetti del mondo e la profondità dell'anima. Luigi concepisce, inoltre, lo scrittore come il portatore
martedì 16 luglio 2013
Scampagnate e trattorie
In un paesaggio ancora per molti versi bucolico, il territorio a nord di Napoli è stato meta fino a una quarantina di anni di scampagnate e gite (quelle che oggi vengono dette "gite fuori porta") eseguite da molti cittadini sia di Napoli che della provincia. Allora non c'era bisogno di andare lontano o fuori Regione, come accade oggi, ma oltrepassare appena la cinta urbana di Napoli. Qui si poteva incontrare una vasta estensione di lussureggiante verde (un mare verde!) che circondava e abbracciava la grande metropoli. Il territorio era punteggiato di masserie, borghi e tantissime trattorie. Ne ricordiamo qualcuna: Sarnacchiaro, Pippotto, Pullastiello, Schiavuttiello, 'o Cafone, Tre pagliare, e tante altre. Avevano tutte un allestimento molto semplice, come d'altronde avevano tutte le trattorie antiche degne di questo nome, ma in esse si potevano gustare pietanze prelibate e genuine. Molti erano i piatti tipici e caratteristici, locali o di stagione, sfoggiati da queste trattorie nei loro richiami pubblicitari, che avvenivano solo con il passaparola.
A Piscinola, ad esempio, la trattoria Sarnacchiaro era famosa per la gustosissima "Menesta mmaretata". Si racconta che molti appassionati buongustai vi giungevano appositamente da fuori provincia, con la mitica ferrovia "Napoli Piedimonte d'Alife", che a Piscinola aveva una stazione importante. Fuori a ogni trattoria non mancava la famosa frasca, una vera e propria insegna pubblicitaria dell'epoca...
In questa foto, donata dal sig. Di Febbraro P., è ripreso un gruppo di amici di Piscinola durante una gita negli anni '40.
Salvatore Fioretto
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)lunedì 15 luglio 2013
domenica 14 luglio 2013
Scampia Osca...
Le tombe Osche rinvenute a Scampia!
(Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
Durante la costruzione del carcere di Secondigliano sono venute alla luce 5 tombe a cassa di lastre di tufo, risalenti al periodo Osco-preistorico. La foto, unica nel suo genere, è stata pubblicata sulla copertina dell'opuscoletto "Bibliografia Osca", scritto dal prof. Domenico De Luca, edito nella collana "Acta Osca Storia e Territorio", dalla Fondazione Planianum, Napoli 2003.
Dopo i rilievi e la catalogazione di prassi, i reperti archeologici ci risultano essere stati rimossi, anche se c'era tutto lo spazio disponibile, nel piazzale antistante il carcere, per poterli conservare nel tempo.
Peccato! Una bellissima traccia della nostra antichissima storia che forse è andata perduta per sempre, tranne questa foto...!
Salvatore Fioretto (Tutti i diritti per la pubblicazione dei testi del blog sono riservati all'autore, ai sensi della legislazione vigente)
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